flyanto
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mercoledì 11 febbraio 2015
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la profonda crisi di un attore che vuole riscattar
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Film in cui si racconta di un attore, divenuto famoso negli anni per avere interpretato il personaggio di un uomo giustiziere travestito da uccello, il quale vuole convincere il pubblico che la sua fama sia dovuta più al suo talento che al personaggio dei films di cassetta a cui è stato sempre legato. Conseguentemente decide di seguire un progetto ambizioso allestendo e presentando una raffinata pièce, tratta da un dramma di Raymond Carver, in un teatro di Broadway dove impiegherà ovviamente degli attori altamente professionali e molto ben preparati. Nel corso della messa in scena dell'opera egli però verrà sempre di più assalito da numerosi dubbi sul suo reale talento che lo porteranno verso una profonda crisi d'identità professionale ed esistenziale sino all' estremo epilogo.
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Film in cui si racconta di un attore, divenuto famoso negli anni per avere interpretato il personaggio di un uomo giustiziere travestito da uccello, il quale vuole convincere il pubblico che la sua fama sia dovuta più al suo talento che al personaggio dei films di cassetta a cui è stato sempre legato. Conseguentemente decide di seguire un progetto ambizioso allestendo e presentando una raffinata pièce, tratta da un dramma di Raymond Carver, in un teatro di Broadway dove impiegherà ovviamente degli attori altamente professionali e molto ben preparati. Nel corso della messa in scena dell'opera egli però verrà sempre di più assalito da numerosi dubbi sul suo reale talento che lo porteranno verso una profonda crisi d'identità professionale ed esistenziale sino all' estremo epilogo.
Questa pellicola costituisce l'ultima opera di Alejandro G. Inarritu e, a differenza delle sue precedenti, non viene costruita dal regista separando ed incastrando le vicende dei singoli personaggi sino al collegamento finale, bensì in una forma lineare che vede evolversi la trama in un sempre maggiore crescendo sino al tragico epilogo.Trattando un tema completamente nuovo per lui, Inarritu, per quanto abbia ideato una storia piuttosto interessante, qui però non raggiunge, a mio parere, la profondità e la complessità dei temi trattati invece nei suoi precedenti, per esempio, "21 Grammi" e "Babel", e crea una storia che risulta pretenziosa ed in cui la crisi professionale ed esistenziale del protagonista viene descritta in una maniera arzigogolata, facendo ricorso a delle scene visionarie e fantastiche che sono eccessive e che compromettono notevolmente la riuscita del film. Sicuramente l'argomento risulta quanto mai interessante e realistico, ma il modo in cui, appunto, il regista messicano la presenta e la sviluppa, rivela una forma ricercata troppo studiata e per nulla, dunque, naturale e diretta. Un vero peccato perchè il risultato avrebbe sicuramente potuto essere diverso e senza alcun dubbio superiore.
Ciò nonostante, non si può che non ammirare il talento artistico del protagonista principale Michael Keaton e quello di Edward Norton, i quali spiccano su tutti, seguiti da un'alquanto interessante Emma Stone nella parte della ex-tossica figlia del protagonista.
In ogni caso, sicuramente consigliabile, anche come spunto di riflessione.
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atacama86
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giovedì 12 febbraio 2015
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il backstage di uno spettacolo e della vita
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Birdman è un uccello rapace che ti trasporta dietro le quinte di Hollywood, di Broadway, della vita di un attore e forse anche della vita senza ulteriori specificazioni.
La sua voce fuori campo fa da alter ego, da doppio interiorizzato del personaggio principale (interpretato da Michael Keaton) per tutta la durata del film. E' una guida che ti conduce nel mondo, per nulla fittizio, che Inarritu riesce a creare. Un iperuranio dalle Idee perfette e perfettamente concretizzate che nulla ha a che vedere con il fissare ombre confuse in quella caverna che troppo spesso sembra essere diventata la cinematografia contemporanea. E il film non lesina nemmeno di sottolineare questo aspetto, lanciando un'ironica, sarcastica e nemmeno troppo velata critica alla Hollywood del 3D e dei grandi effetti speciali.
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Birdman è un uccello rapace che ti trasporta dietro le quinte di Hollywood, di Broadway, della vita di un attore e forse anche della vita senza ulteriori specificazioni.
La sua voce fuori campo fa da alter ego, da doppio interiorizzato del personaggio principale (interpretato da Michael Keaton) per tutta la durata del film. E' una guida che ti conduce nel mondo, per nulla fittizio, che Inarritu riesce a creare. Un iperuranio dalle Idee perfette e perfettamente concretizzate che nulla ha a che vedere con il fissare ombre confuse in quella caverna che troppo spesso sembra essere diventata la cinematografia contemporanea. E il film non lesina nemmeno di sottolineare questo aspetto, lanciando un'ironica, sarcastica e nemmeno troppo velata critica alla Hollywood del 3D e dei grandi effetti speciali. A partire anche dalla locandina che, in parte, sembra chiamare in causa, parodiandoli, action movies e supereroi di turno. Passando, poi, attraverso le parole di Mike (Edward Norton) che parla addirittura di un "genocidio culturale" di una generazione.
In questa dimensione artistica parallela di Innarritu, che a tratti è quasi metafisica, l'unica cosa ad essere in 3D sono le emozioni, i pensieri e le anime dei personaggi, spesso dilaniate e in bilico tra la loro insostenibile pesantezza e leggerezza, tra la ricerca della fama e un equilibrio mai raggiunto nei propri affetti personali, nelle relazioni. Si crea così una confusione interiore che scambia l'adulazione e la popolarità per amore, fino a spingere Riggan sull'orlo di un precipizio da cui l'attore decaduto, che tenta il tutto per tutto nella sua messa in scena a Broadway, non è per nulla sicuro di poter spiccare il volo, pur essendo stato un tempo un supereroe cinematografico, Birdman appunto.
In pratica, si dipana un intreccio perfetto che è un film, che è una rappresentazione teatrale, che è la messa in scena di una vita o di varie vite. Si perché oltre ai mille dubbi che tormentano Riggan, sotto ai riflettori ci sono anche i suoi rapporti con la ex moglie, con l'attuale compagna, con la sua attrice di punta (Naomi Watts), con il sarcastico attore newyorchese Mike, che lo introduce al mondo della critica teatrale di Broadway, con il suo agente e soprattutto con la figlia, Sam (Emma Stone), ex tossicodipendente, che più di tutti ha pagato le conseguenze del continuo inseguimento della gloria da parte di uno padre per lei mai davvero presente.
In questo intrigo che, in fondo, riflette sull'esistenza (e lo fa magistralmente) nessuno si sentirà escluso, tanto meno lo spettatore, chiamato in causa quasi direttamente a porsi la domanda che inizia e conclude la pellicola: ho davvero ottenuto quello che volevo nella vita? Ma soprattutto: ho davvero capito cosa fosse?
E nel cercare il bandolo della matassa, i personaggi sembrano quasi auto-annientarsi e sparire, in una risoluzione del dubbio amletico essere o non essere, per lasciare spazio solo alla verità.
Siamo tutti Icaro, con le nostre ali incerte, in cerca di quel qualcosa che faccia la differenza in un battito di ali chiamato vita.
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midnight
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domenica 15 febbraio 2015
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keato e norton due attori da oscar.....
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Michael Keaton interpreta Riggan Thompson un attore che vive del ricordo di birdman, un supereroe alato che anni prima lo aveva portato al successo. Il film ruota tutto attorno a questo personaggio e al conflitto interiore fra Birdman e Riggan. Il film risulta lento, privo di emozioni e dal finale prevedibile. Fortunatamente un’ impeccabile Keaton, ed un bravo Norton salvano il film…..due attori da Oscar!
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dhany coraucci
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lunedì 16 febbraio 2015
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voli pindarici negli spazi angusti dei desideri
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Non c'è sogno più condiviso e armonioso che l'immaginarsi con le ali a spiccare il volo in direzione del cielo aperto, ma qui siamo in un teatro, uno spazio chiuso, costantemente illuminato dalle luci artificiali, angusto, claustrofobico e dai soffitti bassi. Qui gli unici voli consentiti sono quelli verso il basso, giù, per terra, dove i conti della banca precipitano senza rimedio, dove i desideri e le aspirazioni crollano, dove l'identità di ognuno frana rovinosamente in un'insoddisfazione perpetua e nervosa. E' un film creativo e moderatamente visionario, ricco di riprese mirabolanti, rapide e ardite, di misteriosi poteri di telecinesi, di pindarici voli su Broadway e di inquietanti voci che parlano nella testa, ma personalmente lo ritengo un film molto realistico, crudo e spietato su una crisi che si allarga a macchia d'olio investendo l'individuo ma anche la società in cui è costretto a vivere; e benché sulla scena finale, ironica, si stemperi un sorriso, lo ritengo anche un film magnificamente triste, perché la crisi è di dimensioni così sproporzionate che perfino nel raggiungimento del proprio obiettivo, del proprio sogno e della propria verità vi è la totale incapacità di goderne i frutti, di assaporarne il piacere e la soddisfazione, rimane solo un senso di vuoto assoluto.
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Non c'è sogno più condiviso e armonioso che l'immaginarsi con le ali a spiccare il volo in direzione del cielo aperto, ma qui siamo in un teatro, uno spazio chiuso, costantemente illuminato dalle luci artificiali, angusto, claustrofobico e dai soffitti bassi. Qui gli unici voli consentiti sono quelli verso il basso, giù, per terra, dove i conti della banca precipitano senza rimedio, dove i desideri e le aspirazioni crollano, dove l'identità di ognuno frana rovinosamente in un'insoddisfazione perpetua e nervosa. E' un film creativo e moderatamente visionario, ricco di riprese mirabolanti, rapide e ardite, di misteriosi poteri di telecinesi, di pindarici voli su Broadway e di inquietanti voci che parlano nella testa, ma personalmente lo ritengo un film molto realistico, crudo e spietato su una crisi che si allarga a macchia d'olio investendo l'individuo ma anche la società in cui è costretto a vivere; e benché sulla scena finale, ironica, si stemperi un sorriso, lo ritengo anche un film magnificamente triste, perché la crisi è di dimensioni così sproporzionate che perfino nel raggiungimento del proprio obiettivo, del proprio sogno e della propria verità vi è la totale incapacità di goderne i frutti, di assaporarne il piacere e la soddisfazione, rimane solo un senso di vuoto assoluto. Il regista è messicano ma si esprime nella miglior tradizione hollywoodiana, quella incisiva e profonda che scava e dissotterra sensazioni e sentimenti in cui tutti, in fondo, ci possiamo riconoscere, e lo fa a un ritmo serrato e sincopato (bello il tema free jazz di batteria che ci accompagna fin dai titoli di testa) avvalendosi, quasi superfluo sottolinearlo, di un cast d'attori eccellente a cominciare dal protagonista Michael Keaton per il quale ho sempre nutrito una passione, per finire con gli attori minori, tutti straordinari. Anche le donne, pur se dipinte con nervosa fragilità al limite dell'isterismo sono bellissime e reali (in particolar modo le “attrici teatrali” Naomi Watts e Andrea Riseborough). Si sono cercate delle similitudini tra la storia personale di Michael Keaton e la storia di Riggan Thomson nel film, il primo intrappolato nella celebrità appariscente del suo Batman come il personaggio del film è ingabbiato nel suo ruolo di spettacolare e imbattibile Birdman, e indubbiamente vi sono. Ma è facile pensare che la “prigione” costruita dai media e dal pubblico (o da semplici “tweet”); quello spazio chiuso e angusto, quelle ali che si immaginano e che non conducono da nessuna parte, siano prerogativa di tutti gli attori e, perché no, di tutti gli uomini con delle aspirazioni.
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gabryhope95
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sabato 21 febbraio 2015
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cinema innovativo e anti consumismo
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Che ci piaccia o no il cinema al giorno d'oggi tende al consumismo:dare cioè in pasto allo spetatore medio (il consumista) ció che desidera,anche se va ricordato che nell'ultimo anno abbiamo assistito a più film che si distinguevano dalla massa.E cosa desidera il consumista? Desidera l'intrattenimento fine a se stesso,denso di grandi effetti speciali,distruzione e poca trama;desidera insomma andare al cinema a cervello spento per godersi una serata tranquilla,chiaccherare del film appena visto per poi andare a letto e dimenticarsene.
Birdman non critica direttamente questa tendenza,ma scaglia su di essa scottanti dardi infuocati e si pone come una nuova ipotesi di cinema opposta al consumismo che appunto chiamerei anti consumismo;Birdman ruota attorno alla messa in scena di uno spettacolo a Broadway scritto da Riggan Thompson,una ex superstar divenuta celebre per la sua splendida interpretazione anni prima del supereroe Birdman,che lo trasformó in un'icona del cinema.
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Che ci piaccia o no il cinema al giorno d'oggi tende al consumismo:dare cioè in pasto allo spetatore medio (il consumista) ció che desidera,anche se va ricordato che nell'ultimo anno abbiamo assistito a più film che si distinguevano dalla massa.E cosa desidera il consumista? Desidera l'intrattenimento fine a se stesso,denso di grandi effetti speciali,distruzione e poca trama;desidera insomma andare al cinema a cervello spento per godersi una serata tranquilla,chiaccherare del film appena visto per poi andare a letto e dimenticarsene.
Birdman non critica direttamente questa tendenza,ma scaglia su di essa scottanti dardi infuocati e si pone come una nuova ipotesi di cinema opposta al consumismo che appunto chiamerei anti consumismo;Birdman ruota attorno alla messa in scena di uno spettacolo a Broadway scritto da Riggan Thompson,una ex superstar divenuta celebre per la sua splendida interpretazione anni prima del supereroe Birdman,che lo trasformó in un'icona del cinema.Rifiutatosi peró di girare il quarto capitolo la sua popolarità declinó e per dimostrare a se stesso di essere un bravo attore,ecco che 20 anni dopo decide di scrivere uno spettacolo teatrale.Ma nella sua mente la voce di Birdman,il suo alter ego risuona inesorabile...e desidera il successo del passato
Ancora molto fresche e trattate con originalità sono le varie tematiche:Il desiderio di successo,il metacinema,la realtà e la finzione e soprattuto una parodia del consumismo dei giorni nostri che questo film affronta con ironia e ne prende le distanze in ogni ambito persino in quello tecnico:la regia non presenta quasi mai nessuno stacco e almeno all'apparenza il film si svolge (eccetto i primi secondi iniziali e gli ultimi iniziali) in una
macrosequenza all'interno (quasi sempre)del teatro.
Ineccepibile il cast:Micheal Keaton è descrivibile con una parola:definitivo.Troviamo anche uno smagliante e tagliente Edward Norton,una giovane ribelle Emma Stone,una sensuale Naomi Watts e degno di nota anche Zach Galifianakis.
Birdman è un film da vedere:rifiuta il consumismo e preferisce raccontare una storia drammatica in chiave tragicomica che si pone all'estremo opposto dei tempi moderni
Chissà se agli spettatori medi piacerà...
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spock88
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domenica 22 febbraio 2015
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birdman : thomson = batman : keaton
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Il film, ambientato quasi tutto dietro le quinte di un palcoscenico, racconta la vita di Thomson (Keaton) nei panni di attore e star famosa per aver interpretato il supereroe Birdman.
Si ritrova diversi anni dopo a dover combattere con il suo alter ego per una vita depressa, per il decadimento della sua carriera e per il fallimento di marito e padre.
Presupposti di una storia poco motivante fino all'ingresso in scena di E.Norton e E.Stone: con un'interpretazioni da oscar i due danno tono al film, i loro dialoghi hanno uno spessore enorme, entrano nella testa di ognuno di noi e guardano la vita da un altro punto di vista.
Si parla di fallimenti, cattive relazioni sociali , adolescenza rinnegata, trascuratezza fisica e psicologica.
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Il film, ambientato quasi tutto dietro le quinte di un palcoscenico, racconta la vita di Thomson (Keaton) nei panni di attore e star famosa per aver interpretato il supereroe Birdman.
Si ritrova diversi anni dopo a dover combattere con il suo alter ego per una vita depressa, per il decadimento della sua carriera e per il fallimento di marito e padre.
Presupposti di una storia poco motivante fino all'ingresso in scena di E.Norton e E.Stone: con un'interpretazioni da oscar i due danno tono al film, i loro dialoghi hanno uno spessore enorme, entrano nella testa di ognuno di noi e guardano la vita da un altro punto di vista.
Si parla di fallimenti, cattive relazioni sociali , adolescenza rinnegata, trascuratezza fisica e psicologica...il tutto tra svariate porte nel retroscena che si aprono in dissolvenza e conducono ad un cambio scena.
Thomson si ritrova a dover combattere con i fantasmi del passato e la voglia di essere ancora qualcuno in un epoca diversa, dove quello che conta, oltre all'essere popolari in rete, è stravolgere.
"Io non fingo sul palcoscenico, fingo in qualunque altro posto ma non là sopra", è quello che dice Mike (Norton).
Questa è la parola chiave, solo quando riesce a scindere le due cose Thomson raggiunge il successo...anche se ci rimette il naso!!
Anche il regista non ha finto ha fatto in questo film: sceglie Keaton, famoso per aver interpretato Batman e a distanza di anni quasi dimenticato, cerca di rifarsi con una nuova opera...insomma Birdman è la sua vita.
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.ele.
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lunedì 23 febbraio 2015
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ti fa tornare a casa affamato.
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È improvviso questo disamore post-oscar per Birdman da parte della critica? O a molti (americani ma non solo) non è piaciuto e sono io che lo scopro in ritardo? Da qualche critico ce lo si aspetta (quando la cuginetta del prestigio te la fa annusare ma non te la dà, ci si inacidisce), ma mi sfiora per la prima volta il dubbio che si possa realmente non apprezzare Birdman, e l'idea mi addolora al punto da fare autocritica. Il fatto che per deformazione professionale un film che racconta tre giorni in piano sequenza sia un capolavoro a prescindere per me e per la maggior parte delle persone con cui parlo di cinema, mi ha forse reso eccessivamente indulgente?
No.
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È improvviso questo disamore post-oscar per Birdman da parte della critica? O a molti (americani ma non solo) non è piaciuto e sono io che lo scopro in ritardo? Da qualche critico ce lo si aspetta (quando la cuginetta del prestigio te la fa annusare ma non te la dà, ci si inacidisce), ma mi sfiora per la prima volta il dubbio che si possa realmente non apprezzare Birdman, e l'idea mi addolora al punto da fare autocritica. Il fatto che per deformazione professionale un film che racconta tre giorni in piano sequenza sia un capolavoro a prescindere per me e per la maggior parte delle persone con cui parlo di cinema, mi ha forse reso eccessivamente indulgente?
No.
Peggio ancora, autocompiacente?
No.
Snob?
No.
Superficiale?
No.
Dicono che Hollywood sia particolarmente benevola coi film che parlano di film. “È metacinema.” E allora? Sì, parla con il cinema: lo prende in giro e poi lo perdona. Anzi, è il cinema, proprio, che parla. E per dimostrare di essere la settima arte guarda in faccia il suo fratellastro, il teatro, e scava nel loro rapporto incestuoso. E pure in trasferta, lo fa. Nella città in cui teatro batte cinema da sempre.
È un film che racconta sentimenti, complessi, e lo fa con una tecnica narrativa che ti costringe a entrare nella storia a suon di pugni. Lascia spazi aperti, voglia di conoscere meglio anche i personaggi secondari. Ti fa tornare a casa affamato.
È, insieme, allucinato come un ragazzino al suo primo acido e brutalmente realistico quanto un cane che defeca per strada. Una dimensione che dipende dall’altra, concatenate come normalmente accade solo nei sogni delle persone.
Riguardatevi e ricordatevi la scena della camminata in Times Square.
Dire che non emoziona solo perché usa la tecnica nega l’esistenza stessa dell’arte.
C’è verità in ogni fiato degli attori. Nessuno si permette di “recitare” senza che gli caschi qualcosa dritto in testa. L’interpretazione di Michael Keaton è un gesto d’amore. Si dà. Trasparente. E non c’è bisogno di controllare la sua filmografia su wikipedia per capire che sta salvando se stesso. “You risk nothing, nothing.” È facile etichettare tutto con il culo degli altri, sta dicendo proprio a chi è lì che non vede l’ora di chiamarlo film freddo, ricercato, presuntuoso.
La verità è che l’unica cosa che può impedire di amare Birdman è l’inaspettata virtù dell’ignoranza.
La vera verità è che sì, Birdman non piacerebbe a quei tuoi ex compagni di scuola che non si sono mai spostati da dove dove sono nati, per i quali ordinare un menu sushi-sashimi XL il prossimo sabato sera sarà il gesto più di rottura del mese. A tutti gli intellettualmente pigri, a quelli che se durante un film devi restare concentrato per tutto il tempo, che palle. A quelli che se un film fa ridere non è drammatico, se è amaro non è una commedia.
Forse non piacerebbe neanche a mia madre che quando deve stirare mette su il dvd di love actually per la sesta volta (che poi è bellissimo) perché a guardare un film nuovo non si rilassa.
A loro non piacerebbe, sicuro. E -al netto da qualsiasi giudizio di merito- sticazzi?
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jacopo b98
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lunedì 23 febbraio 2015
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ambiziosissimo e geniale! un grande film
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Riggan Thomson (Keaton), star del cinema hollywoodiano in quanto ex-interprete di Birdman, supereroe adorato dalle masse, è ora un attore invecchiato e indurito che cerca tramite la messa in scena di uno spettacolo teatrale a Broadway di essere riconosciuto come vero artista. Attorno a lui ruota una cerchia di buffi personaggi: il suo amico avvocato (Galifianakis), la figlia drogata (Stone), un attore (Norton) sulla cresta dell’onda, un’amante (Riseborough) che pretende da lui più di quello che lui sia realmente disposto a darle e la ex-moglie Sylvia (Ryan) di cui è ancora innamorato. Ce la farà Riggan a lasciarsi alle spalle il suo alter-ego Birdman e a diventare un “vero attore”? Sceneggiato dal regista con Nicolas Giacobone, Armando Bo e Alexander Dinelaris, è il quinto film del messicano Iñarritu, che con questa commedia umana sul successo e sulla solitudine ha conquistato pubblico, critica e Academy, che lo ha difatti premiato con 4 Oscar pesantissimi: miglior film, regia, sceneggiatura originale e fotografia (Emmanuel Lubezki, al suo secondo Oscar consecutivo).
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Riggan Thomson (Keaton), star del cinema hollywoodiano in quanto ex-interprete di Birdman, supereroe adorato dalle masse, è ora un attore invecchiato e indurito che cerca tramite la messa in scena di uno spettacolo teatrale a Broadway di essere riconosciuto come vero artista. Attorno a lui ruota una cerchia di buffi personaggi: il suo amico avvocato (Galifianakis), la figlia drogata (Stone), un attore (Norton) sulla cresta dell’onda, un’amante (Riseborough) che pretende da lui più di quello che lui sia realmente disposto a darle e la ex-moglie Sylvia (Ryan) di cui è ancora innamorato. Ce la farà Riggan a lasciarsi alle spalle il suo alter-ego Birdman e a diventare un “vero attore”? Sceneggiato dal regista con Nicolas Giacobone, Armando Bo e Alexander Dinelaris, è il quinto film del messicano Iñarritu, che con questa commedia umana sul successo e sulla solitudine ha conquistato pubblico, critica e Academy, che lo ha difatti premiato con 4 Oscar pesantissimi: miglior film, regia, sceneggiatura originale e fotografia (Emmanuel Lubezki, al suo secondo Oscar consecutivo). Il regista di Babel e Biutiful qui ha abbandonato il proprio stile classico e si è accostato a un’operazione più complessa, stratificata ed ambiziosa. Forse troppo ambiziosa. Iñarritu e i suoi sceneggiatori infatti tramite la storia di Riggan si propongono di realizzare uno spaccato della società moderna in tutti i sensi e ci buttano dentro recitazione, successo, solitudine, infelicità, realizzazione, trionfo e potere, potere, potere… E se spesso l’affresco risulta affascinante e riuscito comunque alla fine c’è quasi una certa idea di incompiutezza, come se nello sforzo di parlare di tante cose la riflessione, per lo meno su certi argomenti, sia rimasta solo a livello superficiale. Non possiamo fargliene una colpa: Birdman è bellissimo così com’è, ed è una potentissima e inquietante riflessione sul nostro tempo, ma si sa, il troppo stroppia. Con ciò le grandi scene non si contano e il finale aperto con Emma Stone che guarda al cielo è semplicemente perfetto. La regia di Iñarritu è a dir poco sublime: l’immenso piano sequenza cui il film gira attorno è indimenticabile, i movimenti di macchina sono di un virtuosismo spericolato, quasi sfacciato oserei dire, il tutto al servizio di un cast di attori perfetto. Michael Keaton, scelto non a caso, chiaramente, ci lascia la più grande interpretazione della sua carriera, al servizio di un ruolo complesso e maturo, ma a spalleggiarlo sono tutti gli altri attori, uno più bravo dell’altro (Emma Stone era da Oscar!). Alla fine in sostanza Birdman è un grande film che avrebbe potuto essere più grande ancora, ma non ci lamentiamo troppo: si tratta di una ventata d’aria fresca, un film grondante creatività! Non è cosa da poco.
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pietro muratori
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mercoledì 4 marzo 2015
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"la popolarità, la cuginetta zoccola del successo"
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“Birdman” (del già premio Oscar, Alejandro G. Iñárritu) è la storia di una star di Hollywood, Riggan Thomson (Michael Keaton), che tutto deve al suo personaggio Birdman, un supereroe alato, che negli anni gli ha regalato popolarità e fama, ma non la sicurezza di essere un grande attore.
La sfida a se stesso e la rivalsa personale di Riggan, avverrà sul terreno più difficile per ogni attore, il palcoscenico di un Teatro, l’ambizione è quella di portare in scena a Broadway, una pièceteatrale di Carver, dal titolo “Di che cosa parliamo, quando parliamo d’amore?”
L’impresa per Riggan non sarà facile, oltre a firmare la regia, si ritrova squattrinato come pochi, per aver deciso di sostenere la produzione della commedia, le sue finanze sono al verde, “la mia salute è durata più dei miei soldi” è la frase con cui Riggan giustifica la sua rovina.
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“Birdman” (del già premio Oscar, Alejandro G. Iñárritu) è la storia di una star di Hollywood, Riggan Thomson (Michael Keaton), che tutto deve al suo personaggio Birdman, un supereroe alato, che negli anni gli ha regalato popolarità e fama, ma non la sicurezza di essere un grande attore.
La sfida a se stesso e la rivalsa personale di Riggan, avverrà sul terreno più difficile per ogni attore, il palcoscenico di un Teatro, l’ambizione è quella di portare in scena a Broadway, una pièceteatrale di Carver, dal titolo “Di che cosa parliamo, quando parliamo d’amore?”
L’impresa per Riggan non sarà facile, oltre a firmare la regia, si ritrova squattrinato come pochi, per aver deciso di sostenere la produzione della commedia, le sue finanze sono al verde, “la mia salute è durata più dei miei soldi” è la frase con cui Riggan giustifica la sua rovina.
Ai problemi finanziari, si susseguono quelli di regia, nonostante abbia pochi attori nella compagnia, avrà non pochi problemi da gestire, il cast è formato dalla sua amante Laura (Andrea Riseborough), imprevedibile e vogliosa di maternità, dalla sensuale e insicura Lesley (Naomi Watts), e infine da Mike (Edward Norton), eccentrico e bislacco fidanzato di Lesley, quanto apprezzato attore e ben visto dalla critica, ingaggiato a tre giorni dalla “prima”, in sostituzione del pessimo attore e protagonista della commedia, infortunatosi sul palcoscenico, il quale successivamente lo citerà per danni.
A complicargli la vita, la sua coscienza piumata, la voce (fuori campo) del suo alter ego “Birdman”, che non gli perdona il fatto di aver tolto costume e ali, di aver rinunciato a un facile successo, Birdman IV, martellandolo puntualmente sul suo passato glorioso di divo del cinema.
L’inizio del film è suggestivo, Riggan è alle prese con la voce impietosa della sua coscienza, all’interno del suo camerino “Birdman” cerca di dissuaderlo dalla strada intrapresa, “come siamo finiti qui, questo posto puzza di palle sudate, avevamo tutto …”, una voce pesante come la sua impresa, che cercherà in ogni occasione di riportarlo dentro il suo personaggio.
Il compito di dare un po’ di insano ottimismo e consolazione a Riggan è affidato al suo amico Manager Jacke (Zach Galifianakis), mentre un po’ d’ordine, in questo vorticoso psicodramma del dissociato Riggan, viene riportato dalla figlia Sam (Emma Stone), ex tossica ma la più lucida e schietta del gruppo, a cui è affidata l’organizzazione della produzione, e dalla ex moglie Sylvia (Emy Ryan) che “allevierà” lo psicodramma di Raggin ricordandogli quanto lo avesse amato e di quanto sia stato assente e fedifrago nella sua vita.
Il film che sembra girato in un unico piano sequenza, ha il giusto ritmo per sostenere la continuità narrativa e scenica, alleggerito da un tappeto musicale valido, spesso intrecciato da percussioni jazz che ricordano improvvisazione e il frastuono della mente, come i lunghi e tetri corridoi del Teatro, sembrano essere i labirinti del suo cervello, passaggi usati come vie di fuga, dagli esilaranti quanto drammatici scatti d’ira contro la sua coscienza, e gli innumerevoli scontri con gli attori della sua commedia.
Il genere cinematografico sul Cinema stesso, è stato più volte portato sul grande schermo, dal più recente “The Artist” (di Michel Hazanavicius, 2011), passando per il film nel film, “Effetto Notte” (di F. Truffaut, 1973), ma il film di Iñárritu rievoca su tutti, il fantastico mondo cinematografaro, racchiuso nel set di “8 ½” (di F. Fellini, 1963), mentre il taglio ironico e sarcastico sul mondo di Hollywood e dell’America, sembra esser preso dal fondo del cilindro di Robert Altman (“I protagonisti, 1992; “America oggi”, 1993).
Le scene di questa originale commedia noir, scorrono gradevoli, con i “dentro-fuori” nella testa del personaggio, in cui coscienza ed incoscienza litigano e si rincorrono tra realtà e fantasia, con un filo narrativo incalzante.
I dialoghi con piani sequenza interminabili, grazie alla magia del montaggio, sembrano ininterrotti, danno credibilità alla naturalezza recitativa.
Il cinema si fa teatro, senza interruzioni di ciack, nonostante la storia del film è di appena tre giorni, la scansione temporale è una tempesta perfetta, i vari dialoghi tra i diversi attori, danno rifrazione alla storia e colori diversi a ogni situazione, drammaticamente umana e sempre segnata da un delirio a due.
L’unico punto debole di questo film di Alejandro G. Iñárritu, è quello di averlo infarcito, con una sovrapposizione di temi e spunti da proporre alla riflessione dello spettatore, sembra quasi un’opera prima del regista, anche se coerente ai suoi temi, sempre così umani e intrisi di rapporti personali, ontologicamente validissimi, come nei suoi precedenti film (“21 grammi”, 2003; Babel, 2006; Biutiful, 2010).
Le diverse dicotomie, pur sempre attuali, danno copro al film, tra tutte il dualismo di sempre, tra la genuinità recitativa essenziale del Teatro e la magica suggestione del Cinema, tra minimalismo e grandezza, aprono la strada alla terza via della celebrità, i social network !
Il new motiv è la riflessione su quale sia la misura più autentica che possa veramente attribuire il successo di un attore, una valutazione che può essere ritrovata tra i risultati al botteghino, il metro potrebbe essere la popolarità, “la cuginetta zoccola del prestigio”, oppure nel giudizio più competente e tecnico da ritrovare in un articolo di terza pagina, lasciando quindi, alla critica, il giusto riconoscimento.
L’idea su cosa sia la critica cinematografica per Iñárritu è molto chiara e netta, cinica e spietata, come la frase detta dalla giornalista Tabitha, (Lindsay Duncan) del New York Times a Riggan, alla vigilia del debutto “tu non sei un attore sei solo una celebrità”, una sentenza che non lascia spazio ad altri commenti.
Lo squarcio di iperrealtà, dopo tanto interno teatrale, viene riempito di luce reale quando Riggan si ritrova rocambolescamente fuori dal teatro, e dopo aver perso l’accappatoio incastrato tra le porte di sicurezza, si ritrova in mutande per la via di Broadway, la via sacra newyorkese dei Teatri, metaforicamente nudo a se stesso, dove la folla numerosa in attesa ai botteghini lo filma e lo segue divertita, postato immediatamente su Twitter.
La meschina quanto buffa marcia intrapresa da Riggan, per guadagnare l’ingresso del teatro, in pochi minuti decreterà un successo incredibile di followers, una notorietà che apre la terza via della popolarità, attraverso la curiosità celebrata nei i vari social network.
Questo film che ha fatto il pieno di premi Oscar (miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale, miglior fotografia), è un concentrato di ottima recitazione, la bravura di ogni attore, da Michael Keaton a Edward Norton, passando per Emma Stone, è di indubbia rilevanza, armonia e ritmo riempiono le pagine di questa favola moderna.
Dopo la densità ben stesa per quasi tutto il film, arriva il drammatico epilogo, che incredibilmente porta a un ampio respiro, un esito liberatorio, un finale per questa pellicola del regista messicano che sembra intrecciare, con venature freudiane, illusione e felicità, per poi dare in chiave più popolare che sociale una nuova via per il successo, l’imprevedibile virtù dell’ignoranza.
Pietro Muratori
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sabrina lanzillotti
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venerdì 13 marzo 2015
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un film difficile da dimenticare
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Riggan Thompson è un attore diventato famoso per aver interpretato il ruolo di un eroe alato di nome Birdman. Dopo gli anni scintillanti del successo, però, l’ex star di Hollywood rischia di sprofondare nell’oblio e, deciso a rilanciare la propria immagine, si dedica completamente ad un ambizioso progetto: scrivere l'adattamento di un racconto di Raymond Carver e portarlo in scena a Broadway.
Nei giorni che seguono la prima, però, l’uomo dovrà affrontare una serie di problemi personali, familiari e lavorativi che rischiano di mettere in crisi la sua performance.
Il 5 febbraio è finalmente arrivato nelle sale italianeBirdman (o L'inattesa virtù dell'ignoranza), uno dei film più attesi del 2015.
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Riggan Thompson è un attore diventato famoso per aver interpretato il ruolo di un eroe alato di nome Birdman. Dopo gli anni scintillanti del successo, però, l’ex star di Hollywood rischia di sprofondare nell’oblio e, deciso a rilanciare la propria immagine, si dedica completamente ad un ambizioso progetto: scrivere l'adattamento di un racconto di Raymond Carver e portarlo in scena a Broadway.
Nei giorni che seguono la prima, però, l’uomo dovrà affrontare una serie di problemi personali, familiari e lavorativi che rischiano di mettere in crisi la sua performance.
Il 5 febbraio è finalmente arrivato nelle sale italianeBirdman (o L'inattesa virtù dell'ignoranza), uno dei film più attesi del 2015. Candidato a ben 9 premi Oscar, l’ultimo lavoro di Alejandro González Iñárrituè un’avvincente black comedy, un film tragicomico e surreale in cui i protagonisti devono costantemente confrontarsi con le proprie paure e insicurezze, consapevoli e, allo stesso tempo, spaventati dai propri limiti.
A differenza di altri film del regista messicano (impossibile non ricordare 21 grammi e Babel) Birdman sembra essere girato senza soste in un unico ciak. Questa scelta stilistica dona al lungometraggio una profondità e un ritmo eccezionali. Iñárritu analizza in profondità l’<io> dei protagonisti portando a galla i loro demoni interiori e il concetto di fama che è sempre fugace. Il regista, inoltre, gioca con le etichette, distinguendo tra star da copertine e attori “impegnati” sulla scena teatrale.
Birdmanci mostra una fotografia agghiacciante degli artisti hollywoodiani. Uomini e donne all’affannosa ricerca di un po’ di fama, indispensabile per le loro esistenze.
La colonna sonora è costituita dal suono quasi martellante della batteria jazz che sembra tradurre in melodia le ansie del protagonista.
Birdmanè ricco di momenti eccitanti e divertenti, con dialoghi sopra le righe ma mai eccessivi, inseriti in un contesto più ampio e profondo.
Il cast voluto da Iñárritu è brillante. Riggan Thomson è egregiamente interpretato da Michael Keaton, mentre Emma Stone, nei panni della problematica figlia Sam, ci regala una delle sue performance più fresche e genuine di sempre. A completare il cast ci sono Zach Galifianakis, Edward Norton, Andrea Riseborough, Amy Ryane Naomi Watts.
Per concludere, Birdmanè un’opera che cattura l’attenzione del pubblico, un film che è difficile dimenticare.
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