fabiofeli
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giovedì 5 marzo 2015
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volare anche in teatro
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Riggan (Michael Keaton), un attore già affermato nei panni di uomo-uccello, un super-eroe di cartapesta, ha l’ambizione di dimostrare a se stesso e al mondo intero che è un interprete vero in grado di conquistare senza maschera l’esigente pubblico degli spettacoli teatrali per il quale non c’è trucco e non c’è inganno. Vuole scrollarsi di dosso l’etichetta che lo ha reso famoso. Ha scelto il St. James di Broadway, addirittura, per rappresentare un testo ostico di Carver, mascherato da racconto semplice ma con implicazioni profonde sull’amore. Ha impegnato tutto il suo denaro nell’impresa, allarmando il suo manager, che è anche il suo migliore amico (Zach Galifianakis). Si sbarazza senza complimenti di un attore della troupe che non lo soddisfa per andare a pescare come deuteragonista Mike (Edward Norton), una litigiosa star che vuole rubargli la scena piegando il testo a sua glorificazione e nel frattempo accende un flirt con la di lui figlia (Emma Stone).
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Riggan (Michael Keaton), un attore già affermato nei panni di uomo-uccello, un super-eroe di cartapesta, ha l’ambizione di dimostrare a se stesso e al mondo intero che è un interprete vero in grado di conquistare senza maschera l’esigente pubblico degli spettacoli teatrali per il quale non c’è trucco e non c’è inganno. Vuole scrollarsi di dosso l’etichetta che lo ha reso famoso. Ha scelto il St. James di Broadway, addirittura, per rappresentare un testo ostico di Carver, mascherato da racconto semplice ma con implicazioni profonde sull’amore. Ha impegnato tutto il suo denaro nell’impresa, allarmando il suo manager, che è anche il suo migliore amico (Zach Galifianakis). Si sbarazza senza complimenti di un attore della troupe che non lo soddisfa per andare a pescare come deuteragonista Mike (Edward Norton), una litigiosa star che vuole rubargli la scena piegando il testo a sua glorificazione e nel frattempo accende un flirt con la di lui figlia (Emma Stone). La vita privata di Riggan è il vero punto dolente: cerca il favore del pubblico e adopera come oggetti le sue donne, siano la ex-moglie, la compagna e la figlia; questa ultima cerca di uscire da una storia di tossicodipendenza e gli imputa l’assenza come padre. Riggan, consigliato di tornare sui suoi sperimentati passi dalla voce dell’uomo uccello, il suo alter ego di successo, vive in un mondo irreale, una specie di sogno a fumetti nel quale levita, vola, distrugge mostri e oggetti con poteri psicocinetici, ma poi si confronta continuamente con la sua fragilità, la sua solitudine, i suoi errori e i suoi dubbi. Sembra un personaggio uscito dalla penna di Paul Auster, alla ricerca esasperata dell’amore del pubblico e tormentato dal presagio di un probabile flop. Le prove e l’anteprima della rappresentazione, infatti, fanno presagire un insuccesso, che sarebbe una vera catastrofe per il tormentato attore: la critica, quella che conta perché scrive sul giornale più importante, promette di recensire la sua fatica facendola a pezzi. A meno che come un vero uomo-uccello, Riggan in teatro non riesca a volare. E vola? …
La narrazione è serrata come la colonna sonora, un rullante assolo di batteria; il montaggio è perfetto nella concatenazione dei piani-sequenza; le recitazioni sopra le righe dei personaggi maschili, esagerate, si alternano con quelle sommesse e dolenti dei personaggi femminili; la confezione è un film vulcanico, immaginifico e coinvolgente, nello stile delle grandi storie hollywoodiane di autori famosi – molto citato dalla critica il colosso Altman -. Come il personaggio principale anche la pellicola punta bulimicamente al favore del pubblico e ai premi cinematografici. Le stelle sorridono a Iñarritu e a Keaton. Da non mancare.
Valutazione *** ½
FabioFeli
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massual
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lunedì 9 marzo 2015
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la riscossa del facilone
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Riggan Thompson è un uomo di 60 anni, una celebrità, un professionista maturo alle prese con un progetto che dovrà consacrarlo come abile attore divincolandolo dall'etichetta da supereroe da cinema facilone, etichetta che gli è stata attribuita in seguito alla sua interpretazione di "Birdman" diversi anni prima.
Birdman è il suo alterego, il suo ponte per la celebrità. Veglia su di lui, lo sprona. Gli ricorda che ha superpoteri, che aveva il mondo in mano, che la polvere dei teatri di Broadway puzza di marcio ("questo posto sa di palle sudate" cit.) mentre Hollywood, il suo passato, sapeva di bigliettoni, di successo, di lusso.
Per la riuscita del suo spettacolo Riggan è pronto a tutto. I suoi attori sono scelti tra i migliori disponibili, creano attorno a lui un caleidoscopio di caratteri estremizzati e personaggi a tratti surreali.
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Riggan Thompson è un uomo di 60 anni, una celebrità, un professionista maturo alle prese con un progetto che dovrà consacrarlo come abile attore divincolandolo dall'etichetta da supereroe da cinema facilone, etichetta che gli è stata attribuita in seguito alla sua interpretazione di "Birdman" diversi anni prima.
Birdman è il suo alterego, il suo ponte per la celebrità. Veglia su di lui, lo sprona. Gli ricorda che ha superpoteri, che aveva il mondo in mano, che la polvere dei teatri di Broadway puzza di marcio ("questo posto sa di palle sudate" cit.) mentre Hollywood, il suo passato, sapeva di bigliettoni, di successo, di lusso.
Per la riuscita del suo spettacolo Riggan è pronto a tutto. I suoi attori sono scelti tra i migliori disponibili, creano attorno a lui un caleidoscopio di caratteri estremizzati e personaggi a tratti surreali. Ognuno di loro ha interesse per la riuscita dello spettacolo: chi per un sogno puerile, chi per amore dello stesso Reggan, chi per esigenza, poiché intrappolato nel mestiere dell'attore si riconosce in se stesso solo quando interpreta un ruolo (un bravissimo Edward Norton nel corso di una ripetizione dello spettacolo ha un'erezione potente, e il personaggio ammette di riuscire a vivere nel pieno delle proprie facoltà fisiche solo calcando la scena).
Dalla consacrazione o denigrazione della critica, dipende la carriera di Thompson.
Il film "Birdman" ci parla di teatro. Sfiora tematiche e saggi celeberrimi nello svolgersi dell'azione narrativa, primo tra tutti "il lavoro dell'attore su se stesso". Tema principale è quanto un personaggio possa diventare parte della persona, quanto il trasporto di una vita interpretata possa trasformare quella finzione in vita vera. Deliri che diventano scene, scene realistiche che inciampano e si rialzano paradossali; attori che interpretano altri attori, in questo film opera di meta-teatro in cui lo stesso Keaton si trova ad interpretare il ruolo di se stesso: torna alla ribalta con questo conclamato film di Inarritu dopo aver interpretato quasi 30 anni fa il protagonista nelle due pellicole di Batman firmate da Tim Burton. E si interpreta, come supereroe in pensione, in maniera sublime. E non vince l'oscar, nonostante fosse il favorito, proprio come Riggan Thompson, nonostante Birdman, non potesse mai raggiungere la consacrazione da parte di un'istituzione come il New York Times ad attore a tutto tondo.
E se non fosse per un suicidio malriuscito, che ridicolizza Thompson alla stregua di Stanlio e Ollio, quel riconoscimento non arriverà mai.
Con lo svolgersi dell'azione narrativa i due, Reggan e Birdman, finiscono per ritornare e unirsi in una cosa sola; erano sdoppiati e due distinti personaggio all'inizio del film, arrivano a concidere alla fine; e con un volo sia fisico che pindarico, guardando il mondo reale dall'alto, Birdman si staglia nel cielo per riprendere ad esistere. Si comincia con Riggan Thompson sospeso nell'aria -accompagnato da voce di Birdman fuori campo, quasi fungesse da narratore onnisciente- e termina con un'allusione di Riggan-Birdman in volo, con perfetta circolarità.
Come per Michey Rourke in "The Wrestler", altro mostro sacro del cinema anni '80, Keaton si trova intrappolato nella propria storia.
Storia che entrambi magistralmente interpretano, mettendo a tacere chi avesse mai dubitato delle loro virtù attoriali.
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lella sabadini
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venerdì 10 aprile 2015
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inarritu questa volta non mi convince del tutto
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Ho sempre amAto i film di Inarritu e in effetti questo si discosta molto dagli altri e lascia spiazzati fin dalla prima scena Mi è piaciuto molto il vagbondare della macchina da presa fra corridoi angoli, stanze , esterni ed interni che fa sì che lo spettatore si senta realmente sul set.
A parte la bravura degli interpreti che riscatta alcuni momenti , purtroppo sono costretta a scrivere, di noia, penso che questo film possa essere apprezzato maggiormente dagli " addetti ai lavori" che ben conoscono ciò che accade dietro le scene e i rapporti fra attori, registi e produttori.
Geniale la "vocina " di Birdman che diventa una specie di alter ego di Michael Keaton prendendone alla fine il sopravvento.
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Ho sempre amAto i film di Inarritu e in effetti questo si discosta molto dagli altri e lascia spiazzati fin dalla prima scena Mi è piaciuto molto il vagbondare della macchina da presa fra corridoi angoli, stanze , esterni ed interni che fa sì che lo spettatore si senta realmente sul set.
A parte la bravura degli interpreti che riscatta alcuni momenti , purtroppo sono costretta a scrivere, di noia, penso che questo film possa essere apprezzato maggiormente dagli " addetti ai lavori" che ben conoscono ciò che accade dietro le scene e i rapporti fra attori, registi e produttori.
Geniale la "vocina " di Birdman che diventa una specie di alter ego di Michael Keaton prendendone alla fine il sopravvento.
Il finale aperto è interessante ed è una splendida chiusura di un film che vuole essere realistico ma onirico allo stesso tempo ed è concepito appositamente per sorprenderci ogni volta. Vi sono anche parecchi colpi di scena sia nella fase delle anteprime che in quella finale in cui tutti siamo portati a pensare che Keaton si sia ucciso per poi ritrovarcelo in una stanza di ospedale a curarsi il naso rifatto...La critica inaspettatamente positiva che viene letta con tanto entusiasmo rimarca il fatto che il pubblico vuole letteralmente "il sangue" dagli attori.Col risultato che spesso, dopo averli vampirizzati, li abbandona al loro destino cotringendoli ad una corsa ( corsa metaforicamente rappresentata "dall'inseguimento "continuo della macchina da presa in corridoi angusti che per lo spettatore diventano un labirinto )affannosa per la sopravvivenzache li può portare a perdere la ragione.
Film sul film e sul teatro, non facile ma che ci offre parecchie spunti di riflessione e chiavi di lettura come quella sui social network che sono diventati , purtroppo , col numero di visualizzazioni, la prova della visibilità e del successo "questo è il potere papà"...
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mario tognetti
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lunedì 20 aprile 2015
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ironico, magistrale, imprevedibile
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Ammetto che questa è la prima recensione che pubblico, potrei essere (anzi, sarò di certo) meno accurato e accorto di molti altri recensionisti su questo sito, le cui opinioni aiutano anche ad apprezzare meglio il film. Ammetto anche di non essere stato troppo entusiasta all'entrata al cinema, soprattutto per i commenti negativi riferiti da alcuni amici riguardo Michael Keaton, considerato da loro attore piatto e monoespressivo... E invece eccola qui "l'imprevedibile virtù" di Birdman: un film che tratta un argomento scomodo e critico nei confronti dello star system, ma senza mai tangere lo stucchevole o il moralizzante, candidato, giustamente, a 9 academy awards e proclamato, ancora più giustamente, re della notte degli oscar 2015.
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Ammetto che questa è la prima recensione che pubblico, potrei essere (anzi, sarò di certo) meno accurato e accorto di molti altri recensionisti su questo sito, le cui opinioni aiutano anche ad apprezzare meglio il film. Ammetto anche di non essere stato troppo entusiasta all'entrata al cinema, soprattutto per i commenti negativi riferiti da alcuni amici riguardo Michael Keaton, considerato da loro attore piatto e monoespressivo... E invece eccola qui "l'imprevedibile virtù" di Birdman: un film che tratta un argomento scomodo e critico nei confronti dello star system, ma senza mai tangere lo stucchevole o il moralizzante, candidato, giustamente, a 9 academy awards e proclamato, ancora più giustamente, re della notte degli oscar 2015. Inarritu delizia il pubblico con un esercizio di tecnica da fuoriclasse, giocando per tutto il film con la tecnica del piano sequenza (molto amata anche da un altro regista messicano altrettanto talentuoso: Alfonso Cuaròn (si guardi “i figli degli uomini” per averne la prova)), facendo così sentire lo spettatore parte integrante della vicenda, come se origliasse di nascosto i dialoghi dei personaggi, supportati da una grande sceneggiatura. La storia parla di Riggan Thomson, ex attore di blockbusters e interprete di Birdman, personaggio che gli donò fama ma ora lo condanna al tormento nel momento in cui il protagonista vuole dimostrare a sé stesso e agli altri la sua vena da grande attore tramite l’adattamento teatrale di “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore” di Raymond Carver. Riggan avrà da fare a tenere unito un cast molto litigioso, colpa dell’arrivo del co-protagonista Mike Shiner, interpretato magistralmente Edward Norton, a non deteriorare ulteriormente i rapporti con la figlia tossicodipendente Sam (Emma Stone), e a risanare per quanto possibile i legami con la ex moglie, facendo i conti con il continuo e angosciante pensiero per la buona riuscita dello spettacolo, dove Riggan si gioca tutto (sparecchi soldi, dignità personale e voglia di rivalsa nei confronti della critica, che lo considera una celebrità, ma non un grande attore). Michael Keaton è l’anima del film, la sua interpretazione svaria dal volto esasperato di Riggan-artista, distrutto dal dramma interno, famigliare, professionale che lo affligge, al Riggan-celebrità, dove si abbandona alla voce di Birdman, ai fasti del passato e, con sorriso sornione, accarezza l’idea di tornare alla ribalta grazie all’eroe che lo ha fatto diventare grande. Questo marasma di vicende è condito dall’ironia delle battute, dal mistero del finale (dove non si capisce la scelta finale di Riggan, cambiare e diventare artista “di nicchia” grazie al successo che ha effettivamente avuto il suo spettacolo o abbandonarsi al piacevole volo della celebrità, della star che vede tutti dall’alto) e dal pathos che inevitabilmente suscita il dramma degli attori (intesi come personaggi). Sono uscito dalla sala consapevole di aver visto un grandissimo film, imprevedibilmente stupito dalla perfezione tecnica e interpretativa, tanto da sentirmi in colpa per le sensazioni avute prima della visione. Uno dei miei film preferiti, lo consiglio a tutti.
P.S.: per la lunghezza non ho menzionato Zach Galfianakis, Naomi Watts e Anne Risebourgh, bravissimi pure loro.
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gabri0001
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venerdì 29 maggio 2015
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l'imprevedibile virtu' del teatro
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L’immagine che lascia più perplesso lo spettatore è quella della meteora subito dopo affiancata al corpo di una medusa ormai morta, che compare all’inizio e alla fine del film.
Questo si potrebbe paragonare con il geniale racconto la metamorfosi di Franza Kafka.
Ma attraverso la metamorfosi un soggetto diventa ciò che in realtà è sempre stato. Questo significa che Riggan si è sempre sentito come una stella che precipita, per poi diventare una medusa in decomposizione.
Infatti, nel racconto “la metamorfosi”, Gregor Samsa, trasformandosi in un insetto, diventa ciò che in realtà era, perché egli era trattato come un insetto, e quella che conduceva non era una vita.
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L’immagine che lascia più perplesso lo spettatore è quella della meteora subito dopo affiancata al corpo di una medusa ormai morta, che compare all’inizio e alla fine del film.
Questo si potrebbe paragonare con il geniale racconto la metamorfosi di Franza Kafka.
Ma attraverso la metamorfosi un soggetto diventa ciò che in realtà è sempre stato. Questo significa che Riggan si è sempre sentito come una stella che precipita, per poi diventare una medusa in decomposizione.
Infatti, nel racconto “la metamorfosi”, Gregor Samsa, trasformandosi in un insetto, diventa ciò che in realtà era, perché egli era trattato come un insetto, e quella che conduceva non era una vita.
Quella immagine mostra il cambiamento della vita di Riggan Thomson interpretato da Michael Keaton. Prima era una star del cinema, apprezzata e ricordata da tutti (anche se nel film molte persone si ricordano di lui) che poi, cerca di essere ricordato come un grande attore, e non un solo interprete di film modesti come appunto Birdman il film dove lui era protagonista, ma lui, attraverso il teatro cerca di diventare attore, anche se, non si capisce se riesce nel suo intento.
Altro dettaglio che si può notare a circa metà film, è il matto che grida per strada le parole del Machbeth.
Si potrebbe aprire una parentesi con il racconto di Willam Shakespeare, dove il “fool” o meglio dire il “giullare” è sempre colui che dice le cose come stanno realmente. Per farla breve è colui che dice la pura verità senza minima traccia di menzogna.
Una scena molto bella del film mostra la figlia dell’ attore che disegna su un rotolo di carta igienica tanti segmenti, ognuno dei quali, spiega lei, rappresenta qualche miglia di anni della storia dell’universo.
Tutto questo viene spiegato attraverso la finzione del teatro che riesce a superare lo scacco finale della condizione umana, infatti il personaggio, nella sequenza finale, si getta dalla finestra, ma non muore. Anzi, compie un’azione impossibile: cioè volare. Il finale del film è tutt’altro che paradossale. Un teatro nel teatro, si potrebbe dire. Nel film vediamo attori che recitano in panni di attori e tutto il film è una parabola sul teatro, la quale spiega la fragilità della condizione umana
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no_data
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sabato 20 giugno 2015
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un manifesto della modernità (spoiler)
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Inarritu va a teatro, quello con la T maiuscola, quello all'origine della cultura delle arti visive americane, il crogiuolo delle vette della recitazione. Lo stravolge, lo bombarda e dalle sue macerie lo fa risorgere in veste rinnovata. Gli attori spaesati sono inseriti in un mondo reale in “continuo”, dove non esistono il montaggio, la post-produzione e gli effetti speciali.
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Inarritu va a teatro, quello con la T maiuscola, quello all'origine della cultura delle arti visive americane, il crogiuolo delle vette della recitazione. Lo stravolge, lo bombarda e dalle sue macerie lo fa risorgere in veste rinnovata. Gli attori spaesati sono inseriti in un mondo reale in “continuo”, dove non esistono il montaggio, la post-produzione e gli effetti speciali.
In questo si rivelano attori di basso livello, così per la critica non sono degni di avvicinarsi ai mostri sacri che hanno calpestato gli stessi palchi. Il personaggio di Keaton, provieniente dalle maggiori produzioni hollywoodiane, insegue il riscatto personale entrando in completa crisi interiore con quella che è la realtà del lavoro che rappresenta. Trasporta costantemente il fantasma del suo personaggio eroico, adatto ad un pubblico decisamente meno ricercato. Si capisce che esiste un abisso enorme tra la recitazione teatrale e cinematografica. Il teatro non può assumere lo stesso impatto visivo di una pellicola cinematografica ricca di colori e animazioni computerizzate, ma non per questo è menomato, dato lo spessore intellettuale che deve trasportare. Questa differenza non è concepita da Birdman e Keaton. Non è capace di separare il ruolo di attore hollywoodiano da quello di attore teatrale e quello di uomo, ex marito e padre. Complice anche il suo ostinato ego, perde velocemente sè stesso e la sua integrità con ripetuti tentativi di suicidio. Una perdizione scandita a ritmo frenetico e sconclusionato da una batteria assordante.
Alla prima dello spettacolo, quella che dovrebbe rappresentare la sconfitta totale e il suo fallimento (annunciato a priori dalla critica), Keaton decide di compiere il folle gesto nell'ultima scena utilizzando una pistola vera puntata alla tempia. Quella che era un'autostrada per il fallimento viene così elogiata come una nuova forma di arte che sfocia nell'iper‑realismo, assumendo toni trionfali. Keaton dimostra che, nonostante l'opera teatrale scadente, l'effetto scenico da Hollywood anche se senza effetti speciali, è da standing ovation.
Il film è moto più complesso di tutto ciò, attraverso i vari personaggi vengono date numerose sfaccettature. In particolare, per importanza, con il personaggio della figlia viene esplorata la nuova generazione, descritta con grande negatività come una generazione bruciata che ha perso la sfida personale dell'autorealizzazione scambiandola per un fenomeno di immagine da social-network, disinteressata per il vivere autentico, una generazione dalla mente annebbiata che, figuratamente viene abusata dalle persone un poco più sveglie (un grande Norton). Chi non ha la pagina personale sulle piattaforme di social network non ha visibilità, non è nessuno, non conta.
In quest'ottica, paradossale, il personaggio di Keaton riscuote di gran lunga più visibilità da azioni di follia che finiscono per diventare virali che per la sua attività di attore. La generalizzata stupidità dell'epoca moderna basata unicamente sull'apparire in ogni forma potrebbe essere vista come la causa dello stesso fallimento annunciato del teatro che eleva la crisi e il gesto disperato di un uomo in un'alta espressione artistica. Una platea che apprezza uno spettacolo del genere non può che essere il sintomo di una malattia ormai con metastasi, partite dal mondo del cinema per colpire il teatro. Il malato (società) è in rianimazione. Grazie Inarritu, te lo meriti.
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dodo780
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martedì 15 settembre 2015
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da perdere il fiato. immenso
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Riggan Thomson (Michael Keaton),celebre in tutto il mondo per la sua interpretazione del supereroe Birdman, è alle prese con una nuova sfida: produrre, dirigere e interpretare un’opera teatrale. Una sfida con il pubblico (ma soprattutto con se stesso) per dimostrare di essere grande, con la modernità e con il passato in un ultimo,disperato tentativo di sentirsi vivo.
“A thing is a thing, not what is said of that thing”.
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Riggan Thomson (Michael Keaton),celebre in tutto il mondo per la sua interpretazione del supereroe Birdman, è alle prese con una nuova sfida: produrre, dirigere e interpretare un’opera teatrale. Una sfida con il pubblico (ma soprattutto con se stesso) per dimostrare di essere grande, con la modernità e con il passato in un ultimo,disperato tentativo di sentirsi vivo.
“A thing is a thing, not what is said of that thing”. Potrebbe bastare questa frase che il protagonista ha lì, scritta su un pezzo di carta fissato sullo specchio del suo camerino, a racchiudere l’essenza dell’ultimo, maestoso lavoro di Iñárritu. Il regista messicano mette in scena il dramma moderno di un ex-celebrità, costretta all'oblio per aver seguito le proprie idee nell'affannosa ricerca Baumaniana dell’individualità, seguendola in un lunghissimo e teatrale piano sequenza dove i personaggi si avvicendano, agiscono e reagiscono in un susseguirsi di scambi tra realtà e finzione. Riggan è costantemente in bilico tra la voglia di essere apprezzato (e non semplicemente amato) e il ricordo dei gloriosi anni ‘90 in cui i suoi film incassavano miliardi, in un esercizio funambolico dove l’equilibrio è regolato dagli attori non protagonisti in modo strepitoso, perfettamente caratterizzati da una sceneggiatura che li rende manifestazione tangibile dei dubbi e le ossessioni di Riggan. Da un lato Mike Shiner (Edward Norton), giovane attore dal talento smisurato, costantemente“mascherato” e capace di essere se stesso solo sul palcoscenico, che spinge Riggan verso l’anima della recitazione, ricordandogli che “la popolarità è la cuginetta zoccola del prestigio”. Dall'altro lato Sam Thomson (Emma Stone), tossicodipendente appena uscita dalla riabilitazione che mostra quale sia oggi il potere,un’arma a doppio taglio tra tweet e visualizzazioni Youtube nella trasformazione da(super)eroe a celebrità, che nella società liquido-moderna diviene famosa con la stessa velocità con cui viene posta nel dimenticatoio. E sempre Sam che mostra su un rotolo di carta igienica la frivolezza della nostra esistenza e delle nostre ossessioni, mentre ci perdiamo nei suoi occhioni verdi e i tra i suoi capelli dorati. Il dorato e il blu che dominano la fotografia di Lubezki alternandosi in un continuum tra Golden Age e periodo blu, rendendola malinconica e avvolgente,di stampo Picassiano. In un finale che è un crescendo, con la batteria a dareil ritmo e una telecamera che non stacca mai per tutto il film, cresce l’ansia e la drammaticità del tutto, in una sintesi tra Thompson e il suo alter-ego, nella consapevolezza che “ci sarà sempre un noi”, perché lui è Birdman, è anche Birdman.
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iuriv
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martedì 3 novembre 2015
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keaton vola ancora.
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Montato come se fosse un unico piano sequenza, questo film racconta il tentativo di rivalsa, attraverso una piece teatrale, di un attore imprigionato dal successo ottenuto con il ruolo di supereroe interpretato anni prima.
Con questo soggetto Inarritu si sfoga mettendo in scena i conflitti tra arte alta e cultura pop, mostrando l'ambiente del teatro come club di prime donne e circondato da critici pieni di pregiudizi. Le difficoltà di Thompson nel mettere in scena il suo spettacolo, rapportate al pensiero individuale delle persone che gli girano intorno, riescono a uscire dallo schermo, anche grazie alle interpretazioni impeccabili degli attori. Personaggi complicati racchiusi nella claustrofobica ambientazione teatrale, in cui l'ambizione del protagonista diventa ossessione, agevolata dall'impossibilità di liberarsi di un passato che Thompson non può e non vuole rinnegare.
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Montato come se fosse un unico piano sequenza, questo film racconta il tentativo di rivalsa, attraverso una piece teatrale, di un attore imprigionato dal successo ottenuto con il ruolo di supereroe interpretato anni prima.
Con questo soggetto Inarritu si sfoga mettendo in scena i conflitti tra arte alta e cultura pop, mostrando l'ambiente del teatro come club di prime donne e circondato da critici pieni di pregiudizi. Le difficoltà di Thompson nel mettere in scena il suo spettacolo, rapportate al pensiero individuale delle persone che gli girano intorno, riescono a uscire dallo schermo, anche grazie alle interpretazioni impeccabili degli attori. Personaggi complicati racchiusi nella claustrofobica ambientazione teatrale, in cui l'ambizione del protagonista diventa ossessione, agevolata dall'impossibilità di liberarsi di un passato che Thompson non può e non vuole rinnegare.
Intimo come può esserlo quando una telecamera segue sempre da vicino lo sviluppo della trama, il lavoro di Inarritu è molto emotivo, fondato sulla costruzione dei caratteri che sono tutti fragili a loro modo e che devono convivere in un ambiente che non ha pietà per chi si impegna.
C'è una sorta di velato disprezzo per la moda del cinecomic, ma anche una forte presa di posizione contro certe categorie che giudicano per partito preso, per il semplice fatto che considerano il loro mondo elitario e chiuso a chiunque cerchi di entrare. Nella testa di Keaton tutto si trasforma in confusione, turbini di rassegnazione e voglia di tornare al mondo in cui tutto sembra riuscire facile.
Un film persino coraggioso nel suo procedere per virtuosismi stilistici, con un ritmo che, per forza di cose, raramente impone accelerate, ma che comunque conquista per la personalità con cui la storia viene messa in scena. Una pellicola oggettivamente intensa e piena di spunti utili alla riflessione.
Poi, però, c'è il finale. La conclusione, doppia come spesso ultimamente succede, è la parte più debole di tutto il lavoro. L'idea di proseguire dopo una scena che poteva rimanere sospesa ha portato il regista a cercare una chiosa simbolica in un film che di simbolismo ne ha cercato poco durante tutto il suo incedere.
Inoltre si va a chiudere la storia fuori dal suo alveo naturale (il teatro) il che pone le sequenze finali quasi fuori dal contesto, spezzando con un momento quasi da commedia, quell'aura di follia schizofrenica che aveva dato basi solide a un'opera che fino a li ha funzionato egregiamente.
Una scelta rispettabile, ovviamente, ma che a me ha abbassato il gradimento complessivo del tutto.
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andrejuve
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lunedì 28 dicembre 2015
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la lotta con sè stessi è la più difficoltosa
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“Birdman o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza) è un film del 2014 diretto da Alejandro Gonzalez Innaritu. Riggan Thomson è un attore che vive un periodo di crisi esistenziale e lavorativa in quanto il suo ultimo grande successo cinematografico risale a vent’anni prima, quando ha interpretato per la terza volta il supereroe di nome “Birdman”. Riggan vuole staccarsi di dosso questa etichetta che lo associa continuamente a questo personaggio di fantasia, senza davvero riuscire a mettere in risalto le sue capacità. E’ continuamente ossessionato da Birdman il quale riecheggia nella sua mente ricordandogli il suo passato glorioso ormai infranto.
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“Birdman o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza) è un film del 2014 diretto da Alejandro Gonzalez Innaritu. Riggan Thomson è un attore che vive un periodo di crisi esistenziale e lavorativa in quanto il suo ultimo grande successo cinematografico risale a vent’anni prima, quando ha interpretato per la terza volta il supereroe di nome “Birdman”. Riggan vuole staccarsi di dosso questa etichetta che lo associa continuamente a questo personaggio di fantasia, senza davvero riuscire a mettere in risalto le sue capacità. E’ continuamente ossessionato da Birdman il quale riecheggia nella sua mente ricordandogli il suo passato glorioso ormai infranto. Allora cerca di riscattarsi recitando in un’opera teatrale, di cui è anche regista e sceneggiatore, a Broadway. Assieme a lui ci sono due protagoniste femminili e uno maschile. Riggan è insoddisfatto dell’attore che lo affianca e, manomettendo l’impianto di illuminazione, fa cadere uno dei riflettori in testa all’attore, ferendolo gravemente. Allora, assieme all’aiuto del suo avvocato Jake riesce ad ingaggiare Mike Shiner, ragazzo di Lesley la quale è una delle due attrici dello spettacolo, il quale rappresenta uno dei migliori attori emergenti in circolazione. Mike è molto presuntuoso, supponente e altezzoso e questo atteggiamento provoca all’interno del cast teatrale, e soprattutto in Riggen, un senso di odio, rigetto, nervosismo e tensione profondo. Ma Riggen deve anche fare i conti con la figlia Sam Thomson, la quale è appena riuscita a disintossicarsi dalla forte dipendenza da droghe però soffre di un’evidente forma di depressione. Sam viene trascurata dal padre e questo le provoca grande sofferenza. Riggen di giorno in giorno è sempre più ansioso in vista delle anteprime del suo spettacolo e, quando queste ultime si terranno, nonostante dei fuori programma inaspettati, riscuoteranno un grande successo. Riggan però non sopporta il fatto che risalti maggiormente la figura di Mike che spicca su tutti quanti. Inoltre Riggan teme le recensioni della spietata critica d’arte Tabitha Dickinson, giornalista del giornale “Times”. Riuscire a reggere a tutte queste pressioni e ai continui rimorsi di coscienza che lo attanagliano non sarà facile. La pellicola si incentra sulla figura di Riggen Thomson per affrontare differenti tematiche. Innanzitutto Riggen è costretto a convivere con un fardello che sarà costretto a trascinarsi dietro per tutta la vita, e il paradosso è che questo peso è costituito dalla sua stessa figura travestita dal supereroe Birdman. Riggen si rende conto che il successo non equivale al talento e alla bravura di un artista. Spesso l’uomo si ritrova a lottare con la propria coscienza, col proprio ego, domandandosi continuamente se le scelte da lui effettuate siano state quelle davvero giuste o meno. Cosi facendo molti vivono in un persistente stato di inquietudine e di disagio. Riggen vive in continua lotta con sé stesso e la sua coscienza gli ricorda continuamente che è un fallito, un incompiuto e un ingenuo che ha lasciato alle spalle la sua fama per avventurarsi in un percorso pieno di incognite e ostacoli. In questa situazione Riggen si pone dei dubbi sulle sue capacità e sulle sue abilità, autoconvincendosi che non sarà mai ricordato per quello che rappresenta, ma per come il pubblico vuole che lui appaia. Cosi come quando indossa la maschera di Birdman, Riggen è costretto a nascondersi dietro ad una maschera esternando una personalità che non gli appartiene, perché priva di spontaneità, genuinità e sincerità. Birdman è la metafora della sua vita, caratterizzata dall’egoismo, dalla vanità e dall’orgoglio dietro ai quali si maschera in realtà una grande debolezza ed un’infinita insoddisfazione. E’ proprio l’insoddisfazione il filo conduttore della sua esistenza. Non riuscendo mai a trovare una pace interiore sente la necessità e il bisogno di dimostrare quello che può valere, cimentandosi in azioni difficoltose e azzardate. Le problematiche di Riggen sono frutto di uno spietato mondo, come quello dello star system, all’interno del quale purtroppo è fondamentale riscuotere continui consensi e ottenere elogi anche a costo di portare in scena ciò che non piace o che non gratifica a pieno. Questa realtà è trasponibile anche nella vita di tutti i giorni dove purtroppo in molti, pur di ottenere i rispettivi obiettivi e di conseguire benefici sempre maggiori, sono disposti ad esternare una personalità che non corrisponde a quella reale, ma è conseguenza della volontà di essere accettati da coloro che ci circondano. L’uomo ormai è disposto a perdere la propria dignità e la propria capacità di autodeterminarsi pur di essere inserito all’interno di una società capace solo di fermarsi alle pure apparenze senza mai effettuare alcun tipo di approfondimento. In questo senso il tentativo di Riggen di essere riconosciuto per le sue capacità è senza dubbio coraggioso e ammirevole. Ma qual è il suo vero intento? Perché fa tutto questo? Per scopi personali che non vorrebbe condividere con nessuno. Infatti quando qualcuno lo sovrasta o lo pone in secondo piano prende il sopravvento nel suo animo un sentimento di invidia e di gelosia molto spesso anche infantile. Ma Riggen non si rende conto che attraverso questo comportamento sta allontanando e denigrando le persone a lui più care, con particolare riferimento alla figlia Sam. Quest’ultima non ha mai ricevuto un vero affetto paterno e si è sempre sentita abbandonata al proprio destino, facendosi sopraffare dalla rassegnazione e dallo sconforto. Sam riversa tutto il suo malessere nella droga e nell’autoflagellazione che la distrugge gradualmente. Inoltre Riggen si è separato dalla moglie proprio perché quest’ultima si sentiva accantonata ed emarginata dalla presenza ingombrante e imponente del marito. Ma Riggen è troppo impegnato ad occuparsi della propria ambizione e tutto ciò che lo circonda viene posto in secondo piano. L’uomo è capace di farsi accecare dalla smania di successo e di potere a tal punto da dimenticarsi delle persone che ci vogliono bene e alle quali dovremmo donare tutto il nostro amore e il nostro affetto. L’altruismo e la solidarietà sono valori sempre più rari e sconosciuti ai più e purtroppo oggigiorno costituiscono l’eccezione, e questa constatazione è preoccupante e inquietante. Si assiste ad un continuo alternarsi tra vita reale e vita da palcoscenico ed entrambe sono pervase dalla falsità e dall’ipocrisia. La realtà e la finzione si mescolano e si alternano incessantemente e non è facile comprendere quale sia davvero il mondo reale e quale quello frutto solamente di recitazioni, di azioni precostituite e programmate. Soprattutto Riggen e Mike sembrano sentirsi a proprio agio solo sul palcoscenico forse perché è in quegli istanti che fanno davvero quello che amano. Mike è tanto spavaldo e altezzoso sul palcoscenico quanto fragile e immaturo nella vita quotidiana. Ma è anche vero che in quei momenti entrambi possono esulare da tutte le problematiche che li tormentano e li ossessionano, non ritrovandosi costretti ad assumersi le proprie responsabilità. E’ troppo facile fuggire di fronte agli ostacoli e alle avversità che la vita ci presenta, ancorandosi e giustificandosi dietro a scuse banali e meschine. Tutti i personaggi sono fondamentalmente infelici e non riescono o non vogliono attuare un cambiamento all’interno delle proprie esistenze ormai vuote e prive di motivazioni. Il disagio che essi provano è la naturale conseguenza di una società sempre più superficiale, eccitata dalla violenza, dallo scandalo e dalla materialità. E’ inevitabile farsi condizionare negativamente da questa infelice realtà, all’interno della quale essere apprezzati ormai non equivale più ad un evento positivo. L’ignoranza citata anche nel titolo del film potrebbe essere riferita all’uomo, il quale spesso può paradossalmente beneficiarne in favore del raggiungimento dei propri specifici interessi. Spesso si viene ricordati per degli eventi futili e insignificanti, e non viene legittimato e riconosciuto a dovere tutto quello che viene compiuto con passione, tenacia e sincerità. Ma Riggen dopo molto tempo si accorge di tutto questo e capisce che è arrivato il momento di scrollarsi di dosso il peso del passato che provoca solamente rimpianti e rimorsi. Birdman, e quindi il suo alter ego, non deve più perseguitarlo e non può più rovinargli la sua esistenza. Deve trovare la forza per farlo e questo può risultare difficoltoso. L’essere umano spesso si adagia su una vita che non lo soddisfa ma, per pigrizia o per paura, si lamenta senza agire. A mio avviso questo è un grande film e i meriti vanno divisi tra il regista e gli attori. Innaritu è riuscito innanzitutto ad ambientare quasi l’intera durata della pellicola all’interno di un teatro, che diventa lo sfondo di tutte le vicissitudini che si susseguono incessantemente, effettuando un’introspezione psicologica completa ed esaustiva dei tre protagonisti. Quello che colpisce di più però è la tecnica registica di ripresa. Infatti tutte le scene vengono girate attraverso l’utilizzo di un unico piano sequenza che consiste nel non variare continuamente inquadrature, ma nell’effettuarne una unica seguendo i movimenti degli attori. Inoltre ho apprezzato molto l’utilizzo di una narrazione senza soluzione di continuità, che elimina qualsiasi spazio temporale, concentrandosi sul susseguirsi degli eventi. Azzeccatissimo l’utilizzo del supereroe Birdman quale materializzazione della coscienza di Riggen Thomson. La sceneggiatura non è banale e si basa sull’alternarsi di dialoghi esilaranti e profondi. Efficace anche l’utilizzo, pur se sporadico, di alcuni elementi fantascientifici che spiazzano lo spettatore ma che riescono a descrivere al meglio le sensazioni e le emozioni di Riggen. Tutti gli attori hanno dimostrato di essere in forma smagliante a partire da Edward Norton, perfetto nei panni del superbo Mike Shiner, passando per Emma Stone, sorprendente nella parte di Sam Thomson, sino ad arrivare a Michael Keaton, il quale ha fornito una prova davvero eccezionale e sopra le righe calandosi con straordinaria spontaneità nel ruolo del protagonista Riggen Thomson, riuscendo ad esprimere tutti i suoi tormenti interiori e tutte le sue sfaccettature caratteriali. I tre attori sono rispettivamente candidati al premio come migliore attore non protagonista, migliore attrice non protagonista e migliore attore protagonista alle prossime premiazioni degli Oscar. Da segnalare anche, tra le nove nomination, quelle come migliore film, migliore sceneggiatura originale e miglior regista. Un film molto originale, che sa impressionare, emozionare e far riflettere. Tra i film candidati ai premi Oscar sino ad ora, a mio modesto parere, meriterebbe la vittoria anche se purtroppo dubito fortemente che questo avverrà. Da vedere perché vi colpirà per la sua capacità di distinguersi da ogni altro genere cinematografico inserendo canoni atipici e innovativi.
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raysugark
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mercoledì 10 agosto 2016
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birdman or (the unexpected virtue of ignorance)
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Le pellicole teatrali vengono riconosciute per essere ambientati in un solo luogo, accompagnati da pochi personaggi. Spesso le riprese sono lente oppure rapide, a seconda di come il regista vuole elaborare le riprese, pochi cineasti hanno girato le pellicole teatrali in una sola inquadratura come lo ha fatto Alfred Hitchcock con il suo capolavoro Rope. Il cineasta Alejandro González Iñarritu doveva girare The Revenant, ma Leonardo DiCaprio era occupato a realizzare con Martin Scorsese The Wolf of Wall Street. Così Iñarritu prima di ritornare a realizzare The Revenant, propone questo stile teatrale girando in una sola inquadratura con Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance) con protagonisti Michael Keaton, Emma Stone, Naomi Watts ed Edward Norton.
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Le pellicole teatrali vengono riconosciute per essere ambientati in un solo luogo, accompagnati da pochi personaggi. Spesso le riprese sono lente oppure rapide, a seconda di come il regista vuole elaborare le riprese, pochi cineasti hanno girato le pellicole teatrali in una sola inquadratura come lo ha fatto Alfred Hitchcock con il suo capolavoro Rope. Il cineasta Alejandro González Iñarritu doveva girare The Revenant, ma Leonardo DiCaprio era occupato a realizzare con Martin Scorsese The Wolf of Wall Street. Così Iñarritu prima di ritornare a realizzare The Revenant, propone questo stile teatrale girando in una sola inquadratura con Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance) con protagonisti Michael Keaton, Emma Stone, Naomi Watts ed Edward Norton. In questa pellicola si percorre l'avventura dell'attore Riggan Thomson interpretato da Keaton, colui che era famoso per aver recitato il supereroe Bridman. Adesso Thomson è impegnato a dirigere e a recitare con gli attori, su un pezzo di teatro tragico scritto da Thomson stesso a Broadway. Mentre Riggan è pienamente stressato con il pezzo di teatro, cerca di ritrovare il successo che ha avuto con Birdman scontrandosi duramente con il suo alter-ego. Le performance degli attori sono straordinari specialmente quella di Keaton, riesce a cambiare le sue espressioni da positivo a negativo così bizzarro da non farne fatica. Emmanuel Lubezki è stato straordinario come direttore della fotografia, per quanto la macchina da ripresa riesce a riprendere le scene in modo fluido, con le luci maneggiati con molta accuratezza per l'atmosfera della storia. La colonna sonora viene composta da Antonio Sánchez e viene utilizzato solo la batteria suonato da Sánchez stesso, dando un ritmo calzante senza aver bisogno di una completa orchestra musicale. I dialoghi e i monologhi vengono scritti così bene, da poter caratterizzare specificatamente i personaggi. Il luogo principale dove viene girato maggiormente in Birdman è il teatro a Broadway, dove oltre essere il luogo di cui viene svolto il pezzo di teatro è anche il luogo dove caratterizza maggiormente i personaggi.
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