francesco2
|
martedì 3 novembre 2015
|
comunque, grande inarritu
|
|
|
|
Per favore, lasciatemi scrivere -anche se con ritardo- che considero "Birdman" un grande film. Che non è ineccepibile, che contiene quella dimensione pacchianamente kitsch di Inarritu, già vista in "Babel" e nel discutibile "21 grammi". Ma che pochissimi film sanno raccontare cosi, e senza praticamente nessuna retorica, il confine tra arte e realtà, come noi ci immergiamo nello spettacolo, ( solo?) quando lavoriamo in quell'ambito; come sottile diventa il confine tra queste dimensioni, al punto che un attore, per mestiere o per scelta, si immerge in questa dimensione. E con lui il casting di uno spettacolo, sempre in bilico tra lavoro e vita; ma per cui, forse, il lavoro diventa un modo per esplicitare una parte di noi stessi.
[+]
Per favore, lasciatemi scrivere -anche se con ritardo- che considero "Birdman" un grande film. Che non è ineccepibile, che contiene quella dimensione pacchianamente kitsch di Inarritu, già vista in "Babel" e nel discutibile "21 grammi". Ma che pochissimi film sanno raccontare cosi, e senza praticamente nessuna retorica, il confine tra arte e realtà, come noi ci immergiamo nello spettacolo, ( solo?) quando lavoriamo in quell'ambito; come sottile diventa il confine tra queste dimensioni, al punto che un attore, per mestiere o per scelta, si immerge in questa dimensione. E con lui il casting di uno spettacolo, sempre in bilico tra lavoro e vita; ma per cui, forse, il lavoro diventa un modo per esplicitare una parte di noi stessi. E allora non esiste più la barriera tra vita e lavoro, ma solo un entrare ed uscire -Anche fisicamente, come sa chi abbia visto il film- tra due parti di noi stessi. Nel caso di questo protagonista, poi, la cosa assume una valenza ancora più specifica, perché ha un presente mesto ed un passato che rimpiange; in più, essendo un attore, il passato è rappresentato da " un altro lui", che potrebbe essere una parte del carattere soffocata, o comunque un personaggio da cui ha dovuto separarsi.
E' questa la parte più ripetitiva e meno riuscita del film, nonostante l'impegno di Keaton ed una colonna sonora eccellente. Ma in "Birdman" questo (tragicomico) gioco ha un significato che va oltre la retorica sull'industria hollywoodiana, perché una bravissima Emma Stone è protagonista di scene "d'amore" che ironizzano, molto intelligentemente, sulla finzione come parte della quotidianità, come barriera di protezione. Come anche, le tocca un finale in cui il protagonista si è, forse, ritrovato senza rinnegare sé stesso.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a francesco2 »
[ - ] lascia un commento a francesco2 »
|
|
d'accordo? |
|
luca parlato
|
lunedì 9 febbraio 2015
|
presuntuoso
|
|
|
|
Critico verso Hollywood e la presunta superficialità dei suoi film. Critico verso i social network, stigmatizzati in maniera prevedibilmente noiosa. Critico verso l'uomo della strada, interessato a rubare con il cellulare attimi di vita altrui. Critico verso i critici di Broadway, spesso di parte e raramente sinceri nei loro giudizi. Pesante, spesso lento, divertente solo nelle parti in cui la voce interiore di Birdman emerge a rimproverargli le assurde scelte fatte in nome dell'arte e del teatro. Un film che parla poco e male allo spettatore, diretto da un Inarritu che indirettamente si autoincensa, criticando tutto e tutti. Molto, troppo lontana la magia di Amores Perros, film poetico e sublime di cui, qui, non rimane nulla.
[+]
Critico verso Hollywood e la presunta superficialità dei suoi film. Critico verso i social network, stigmatizzati in maniera prevedibilmente noiosa. Critico verso l'uomo della strada, interessato a rubare con il cellulare attimi di vita altrui. Critico verso i critici di Broadway, spesso di parte e raramente sinceri nei loro giudizi. Pesante, spesso lento, divertente solo nelle parti in cui la voce interiore di Birdman emerge a rimproverargli le assurde scelte fatte in nome dell'arte e del teatro. Un film che parla poco e male allo spettatore, diretto da un Inarritu che indirettamente si autoincensa, criticando tutto e tutti. Molto, troppo lontana la magia di Amores Perros, film poetico e sublime di cui, qui, non rimane nulla.
[-]
[+] insufficiente
(di vitto1949)
[ - ] insufficiente
[+] ti piacciono i filmoni blockbusters eh?
(di cinemaniac70)
[ - ] ti piacciono i filmoni blockbusters eh?
|
|
[+] lascia un commento a luca parlato »
[ - ] lascia un commento a luca parlato »
|
|
d'accordo? |
|
luigi chierico
|
giovedì 25 febbraio 2016
|
teatrale
|
|
|
|
Il titolo del film è di gran richiamo per tutti coloro che sono appassionati del genere di Batman, Superman,L’uomo ragno,Spiderman,ma non ha proprio nulla a che confrontarsi con nessuno di loro.I fans di quel genere di film rimarranno delusi, altri ignari spettatori lo accetteranno con superficialità o lo contesteranno,altri invece ne usciranno entusiasti.Sono tra questi ultimi e mi sento fortunato di averlo potuto gustare ed apprezzare.
Ho potuto godere di uno spettacolo eccezionale nella sua impostazione, con una regia impeccabile di Alejandro González Iñárritu a cui ha fatto coro l’intera equipe che ha dovuto sostenere il peso di una sceneggiatura tutta da teatro. Imponente l’interpretazione dei due maggiori protagonisti di uno scontro non solo verbale,come da copione, ma di scuola di recitazione: Michael Keaton, nella parte di Riggan Thompson, e Edward Norton, nella parte di Mike Shiner.
[+]
Il titolo del film è di gran richiamo per tutti coloro che sono appassionati del genere di Batman, Superman,L’uomo ragno,Spiderman,ma non ha proprio nulla a che confrontarsi con nessuno di loro.I fans di quel genere di film rimarranno delusi, altri ignari spettatori lo accetteranno con superficialità o lo contesteranno,altri invece ne usciranno entusiasti.Sono tra questi ultimi e mi sento fortunato di averlo potuto gustare ed apprezzare.
Ho potuto godere di uno spettacolo eccezionale nella sua impostazione, con una regia impeccabile di Alejandro González Iñárritu a cui ha fatto coro l’intera equipe che ha dovuto sostenere il peso di una sceneggiatura tutta da teatro. Imponente l’interpretazione dei due maggiori protagonisti di uno scontro non solo verbale,come da copione, ma di scuola di recitazione: Michael Keaton, nella parte di Riggan Thompson, e Edward Norton, nella parte di Mike Shiner.Da Oscar come il regista. A ben dire posso affermare di non essere entrato in un cinema ma in un teatro, il film infatti si svolge per le strade di New York, nei camerini,nei bar,sulle terrazze,in casa ma a ben vedere è sempre e tutto teatro, perché tutto è in funzione di mettere in scena proprio su un palcoscenico un dramma sul tradimento.Sebbene nel film vi figurino uno stuolo di donne, moglie,amante,figlia,giornalista,attrice e ciascuno di loro possa essere all’origine del dramma che vive Riggan Thompson, un altro attore ed un manager e ciascuno possa ere all’origine del dramma, in realtà il dramma è proprio nel protagonista Riggan Thompson. E’ lui che vuole uscire dalla gabbia in cui si trova,da se stesso,da quello che è stato,da quello che vorrebbe tornare ad essere, famoso come un tempo ma diversamente famoso. Lo insegue Icaro, il sogno di tutti gli uomini che la finzione del cinema con i suoi trucchi gli ha permesso di diventare. Un conflitto interiore, una voce che lo perseguita,l’alter ego o il ricordo che gli rimprovera di lasciare il teatro per tornare a volare,è Birdman.Un film in cui dunque la verità è fantasia, la vita è teatro, come il teatro è vita, il successo è insuccesso, la gloria è sul “Viale del tramonto”, come direbbe Billy Wilder, l’amore è tradimento, la finzione è realtà o la realtà è finzione. Vi partecipano tutti con grande intensità e vanno menzionati: Zach Galifianakis è Jake il manager, Lindsay Duncan è Tabitha la scrittrice addetta alla critica teatrale, Emma Stone è Sam, la figlia trascurata di Riggan, Andrea Riseborough è Laura, Amy Ryan è Sylvia, e per finire Naomi Watts, che nel Velo dipinto ha lavorato ancora con Edward Norton, è Lesley. Tutto il dialogo serratissimo in ogni momento,tra tutti i protagonisti non servirà a far prevedere il finale. Un finale che lascia tanti interrogativi: perché lo ha fatto? dove è finito Michael Keaton con Riggan Thompson o con Birdman? Gli uccelli volano. Vogliono dire qualcosa? Tutto poco importa,il film è finito ed esco entusiasta, in altri tempi mi sarei fermato in sala per assistere ad almeno un’altra proiezione perché nessuno mai che ama il teatro si accontenta di vedere una sola volta un opera di Pirandello o di Shakespeare,per citarne almeno due che hanno trattato il dubbio: “ basta che la donna fingendosi pazza gridi in faccia a tutti la verità che nessuno le crederà” , “to be or not to be”.
Per la cronaca, ad alimentare i dubbi,c’è la circostanza che per davvero Michael Keaton 25 anni prima, nel ruolo di Bruce Wayne,fu il protagonista del film Batman che lo rese famoso.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luigi chierico »
[ - ] lascia un commento a luigi chierico »
|
|
d'accordo? |
|
veronica
|
lunedì 1 maggio 2017
|
semplicemente perfetto
|
|
|
|
Credo che per alcune rare pellicole la descrizione meticolosa della storia faccia perdere la bellezza inestimabile del valore di un emozione.
Essendo Birdman particolarmente strutturato , sia dal punto di vista della regia che della sceneggiatura, voglio lasciare a voi la piena libertà di scoprire scena dopo scena, la complessità di una storia creata dal talentuoso Alejandro González Iñárritu e la straordinaria performance di un inaspettato cast, perchè Michael Keaton ( Riggan Thompson ) è molto inaspettato. Sono contentissima che le nuove generazioni possano scoprire questo brillante attore dimenticato, io ho dei bellissimi ricordi : Beetlejuice, Jackie Brown e lui per me è il solo ed unico Batman.
[+]
Credo che per alcune rare pellicole la descrizione meticolosa della storia faccia perdere la bellezza inestimabile del valore di un emozione.
Essendo Birdman particolarmente strutturato , sia dal punto di vista della regia che della sceneggiatura, voglio lasciare a voi la piena libertà di scoprire scena dopo scena, la complessità di una storia creata dal talentuoso Alejandro González Iñárritu e la straordinaria performance di un inaspettato cast, perchè Michael Keaton ( Riggan Thompson ) è molto inaspettato. Sono contentissima che le nuove generazioni possano scoprire questo brillante attore dimenticato, io ho dei bellissimi ricordi : Beetlejuice, Jackie Brown e lui per me è il solo ed unico Batman...!
Zach Galifianakis che noi tutti ricordiamo in Una Notte Da leoni nei panni di Alan, entra nell'inquadratura nelle vesti del manager di Riggan e avendolo visto in film totalmente lontani da un genere come questo direi...BRAVO Zach!
L'artista Edward Norton sempre perfetto e nel personaggio ( non ho mai capito perchè abbia fatto Hulk bah!)...comunque Emma Stone, Naomi Watts, Andrea Riseborough, Amy Ryan, Merritt Wever insomma il cast dell'anno !!!
e aggiungo che adoro i finali dove ognuno può dare la propria interpretazione, come nel capolavoro "Inception", la trottola si sta per fermare?? o continua a girare?? dipende solo dagli occhi di chi guarda ed è questa la bellezza dell'arte cinematografica, come per quella letteraria e musicale, ognuno ha le proprie percezioni, io Birdman l'ho sentito come un film di denuncia.
Verso i guardiani di Hollywood, che danno più valore al guadagno che alla sostanza di una buona morale e in questo si racchiudono due denunce in realtà, l'altra è rivolta alla generazione del box-office mondiale, che di questi tempi predilige il genere supereroi, non che io li disprezzi ( non tutti ) come si può non amare il Tony Stark dell'affascinante Robert Downey Junior, ma credetemi...la sua bravura è soffocata in quell'armatura, guardate Charlot del 1992 se volete respirare il suo vero talento, comunque per quanto riguarda la gente mascherata...siamo onesti...è sempre la stessa solfa.
La denuncia verso i social , i burattinai delle nostre menti, la realtà distorta in qui viviamo o ci nascondiamo, abusandone con avidità, giudizio e falsità ignorante.
Ed infine verso l'uomo e le proprie fragilità. Una rappresentazione perfetta di ciò che può fare un forte ego che trova ambizione, egoismo e mancanza di valori lungo il proprio cammino.
CONSIGLIATISSIMO!!!!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a veronica »
[ - ] lascia un commento a veronica »
|
|
d'accordo? |
|
filippo catani
|
venerdì 13 febbraio 2015
|
i tormenti dell'attore e del cinema
|
|
|
|
Un attore di mezza età ha deciso di smettere i panni di una fortunata serie di film su un supereroe di nome Birdman. Questa serie gli ha dato una grandissima popolarità ma l'uomo decide di cimentarsi nell'adattamento di Cosa parliamo quando parliamo d'amore di Raymond Carver.
Il film è davvero di pregevole fattura e parlando di Inarritu non ci sarebbe da meravigliarsi se non fosse che il regista decide di mettere in scena un'opera altra da quello che solitamente ha fatto servendosi di lunghissimi pianisequenze. La storia è davvero molto bella e contiene una serie di graffianti riflessioni impregnate di cinismo e sagace ironia. Ecco allora sferrato un potente colpo al mondo dei social media copevoli di distorcere la realtà e inventarsi di sana pianta notizie distorte.
[+]
Un attore di mezza età ha deciso di smettere i panni di una fortunata serie di film su un supereroe di nome Birdman. Questa serie gli ha dato una grandissima popolarità ma l'uomo decide di cimentarsi nell'adattamento di Cosa parliamo quando parliamo d'amore di Raymond Carver.
Il film è davvero di pregevole fattura e parlando di Inarritu non ci sarebbe da meravigliarsi se non fosse che il regista decide di mettere in scena un'opera altra da quello che solitamente ha fatto servendosi di lunghissimi pianisequenze. La storia è davvero molto bella e contiene una serie di graffianti riflessioni impregnate di cinismo e sagace ironia. Ecco allora sferrato un potente colpo al mondo dei social media copevoli di distorcere la realtà e inventarsi di sana pianta notizie distorte. Non manca un attacco, anch'esso feroce, al mondo dei critici sia teatrali che cinematografici accusati ormai di ragionare soltanto per etichette. Il vero allarme rosso suona però per Hollywood; in questo caso partono letteralmente delle bordate ad alzo zero. L'attacco più forte arriva ai blockbuster specialmente di supereroi; ecco allora che la voce fuori campo suggerisce al protagonista di tornare in quel mondo "dorato" dove con qualche effetto speciale e la distruzione del mondo si fanno incassi da capogiro. Si fa riferimento anche a diversi degli attori che interpretano questi film oppure ad altri (per l'esempio la battuta su Meg Ryan è meravigliosa). Naturalmente non si può non passare sopra al merito di un grandissimo cast. Keaton è fenomenale e ormai tutto hanno detto e scritto dell'analogia con la sua storia con il rifiuto del seguito di Batman. Edward Norton si conferma un grandissimo e troppo spesso sottovalutato interprete e Inarritu gli ritaglia una parte su misura che è una meraviglia. Benissimo anche il cast femminile con la Stone nei panni della classica figlia dell'attore famoso che è stata in riabilitazione e Naomi Watts. Ottimo l'uso della voce fuori campo ma soprattutto bisogna segnalare la terribile ingiustizia che per un cavillo del regolamento degli Oscar ha evitato la candidatura alla bellissima e preziosissima, nell'economia del film, colonna sonora. Un film imperdibile a cui si può fare solo un piccolo appunto sull'eccessiva durata; una piccola sforbiciata non avrebbe guastato. Un film che sa toccare tante corde e che speriamo di vedere giusto protagonista agli Oscar.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a filippo catani »
[ - ] lascia un commento a filippo catani »
|
|
d'accordo? |
|
marcobrenni
|
mercoledì 4 marzo 2015
|
birdman - un geniale secondo altman metacinemato
|
|
|
|
Finalmente si ritorna a fare vero cinema ! Cos'è infatti il cinema se non entra anche nel cervello, nella mente, psiche metafisica del regista e dei protagonisti ? Rimane poco più che teatro o rarrazione su celluloide (oggi digitalizzata). Non m si venga a dire che i postmoderni famigerati "effetti speciali" al computer siano di per sé metacinematografia : nossignore ! Al massimo è mero virtuosismo computerizzato, che piacerà anche ai giovani, ma che li "educa" al pessimo gusto. Inàrritu fu da sempre regista speciale, già metafisico ad iniziare dagli esordi (con "21 grammi").
[+]
Finalmente si ritorna a fare vero cinema ! Cos'è infatti il cinema se non entra anche nel cervello, nella mente, psiche metafisica del regista e dei protagonisti ? Rimane poco più che teatro o rarrazione su celluloide (oggi digitalizzata). Non m si venga a dire che i postmoderni famigerati "effetti speciali" al computer siano di per sé metacinematografia : nossignore ! Al massimo è mero virtuosismo computerizzato, che piacerà anche ai giovani, ma che li "educa" al pessimo gusto. Inàrritu fu da sempre regista speciale, già metafisico ad iniziare dagli esordi (con "21 grammi"). A me pare che egli sia in continua ascesa qualitativa rispetto suoi film d'esordio che non mi facevano impazzire. Con questo Birdman, egli ha fatto centro due volte: sia come regista, sia come evidenziatore-critico dei fenomeni sociali postmoderni. > Vedi certa idiozia livellatrice del business televisivo-cinematografico, o gli onnipervasivi socialnetwork che altro non fanno che omolgare al livello più basso l'umanità globalizzata, sempre più nevrotica-dissociata. Non sto a rinarrare la storia del fim che è stata descritta molto bene dal critico Paolo Casella. Vale però la pena evidenziare alcune cose molto riuscite in questo quasi-capolavoro: a) lo squallore del mondo dei serials TV e cinematografici con infinite seconde, terze, quarte riedizioni tutte un pò diverse, ma sempre più scadenti del primo "successo" in giù (v. Batman al quale Inàrritu ovviamente si ispira). b) Lo squallore inumano delle metropoli, non solo made in USA, ma tutte quante identiche un pò ovunque nel mondo globalizzato, cioè, dei non-luoghi nevrotici, templi postmoderni dell'alienazione umana. c) Il cinismo e l'arrivismo ad ogni prezzo: se oggi non appari almeno sullo schermo TV, o comunque sul proscenio, non sei proprio nessuno: poco importano le tue vere qualità o qualifiche. d) I ritmi sempre più frenetici fine a sé stessi: il fare per il fare, per non pensare mai veramente. e) Infine il narcisismo sempre più dilagante, non solo nel mondo dello spettacolo, ma in ogni ambito. Civilità egotica, cinica, sempre più rampante, ma senza vero obiettivo: da cui la banalizzazione totale dei rapporti sia amorosi, sia famigliari, semmai si posa ancora parlare di vera "famiglia".
È chiaro che Inàrritu ha messo molta carne al fuoco, forse troppa. Però direi che ci è riuscito comunque proprio perché ha riacceso il meta-cinema dei grandissimi registi del passato: Eisenstein, Bunuel, Bergman, Fellini, Altman, Von Trier; ecc..
Inarritu ha l'indubbio merito di essersi riappropriato del mezzo cinematografico come gli competerebbe in sé: purtroppo oggi il cinema si è dileguato, diluito all'infinito nelle banalità dei serial ad effetti "speciali" solo autoriferiti. Sia chiaro: anche lui usa gli effetti speciali virtuali, ma se ne serve da vero artista, finalizzandoli all'esaltazione della narrazione, mai in modo autoriferito.
Se non fosse un po' ridondante gli avrei dato cinque stelle; però un bel quattro ci sta tutto !
[-]
[+] concordo pienamente
(di cinemaniac70)
[ - ] concordo pienamente
|
|
[+] lascia un commento a marcobrenni »
[ - ] lascia un commento a marcobrenni »
|
|
d'accordo? |
|
bruce harper
|
lunedì 9 marzo 2015
|
2 o 3 cose che ho capito di birdman
|
|
|
|
Ho visto Birdman, tutto sommato mi è piaciuto e qui di seguito provo a riassumere il mio giudizio.
Premesso che per quanto riguarda il pro-filmico (recitazione, fotografia, scenografia, colonna sonora ecc.) siamo a livelli superlativi e quindi inattaccabili, sul versante stilistico il film incappa nelle prevedibili trappole dettate dall’ostentata sovrapposizione di due registri: onirico vs naturalistico (senso di spaesamento dello spettatore, difficoltà nel pervenire a una sintesi ecc.). Trappole che l' "illusione realistica" del piano sequenza non riesce a neutralizzare del tutto. Per cui abbiamo una messa in scena pregevole, ipnotica e iperbolica, ma che non aiuta a spazzare via ogni dubbio sulle tesi del film.
[+]
Ho visto Birdman, tutto sommato mi è piaciuto e qui di seguito provo a riassumere il mio giudizio.
Premesso che per quanto riguarda il pro-filmico (recitazione, fotografia, scenografia, colonna sonora ecc.) siamo a livelli superlativi e quindi inattaccabili, sul versante stilistico il film incappa nelle prevedibili trappole dettate dall’ostentata sovrapposizione di due registri: onirico vs naturalistico (senso di spaesamento dello spettatore, difficoltà nel pervenire a una sintesi ecc.). Trappole che l' "illusione realistica" del piano sequenza non riesce a neutralizzare del tutto. Per cui abbiamo una messa in scena pregevole, ipnotica e iperbolica, ma che non aiuta a spazzare via ogni dubbio sulle tesi del film.
Venendo al meta-discorso sul cinema l’aspetto interessante è il giudizio sprezzante degli autori verso il ‘marchio d'infamia’ del mainstream. Tale biasimo non si rivolge tanto a produttori e spettatori (ben consapevoli della linea di demarcazione arte vs intrattenimento) ma alla classe degli attori che con leggerezza e presunzione cercano di saltare da una parte all'altra della staccionata. Una 'colpa' imperdonabile che anche nel cinema (come a teatro) si paga al prezzo dell’unica forma di 'redenzione' possibile: il sacrificio. Ed è per questo che Inarritu inscena la morte simbolica di Riggan-attore (nel primo finale dell'opera) con cui ci rivela senza mezzi termini l’assunto di base: l'unico modo per rinascere attore-vero è far morire sul palco l’attore-pupazzo. Azzerare le sue colpe, i suoi errori, spogliarlo delle sue nevrosi e debolezze e di tutto cio che non sia funzionale e propedeutico all'Arte nuda e cruda (come ad es. un naso/becco, l’immancabile tributo da versare ad Apollo).
In quanto a Riggan-uomo il messaggio del secondo e ultimo finale è fin troppo eloquente: durante tutto il film si è accennato al sottile confine tra amore vs accettazione/ammirazione. Nel momento in cui padre e figlia realizzano con la più classica delle ‘agnizioni’ che nient’altro conta se non gli unici affetti veramente autentici (la famiglia) entrambi risolvono questo conflitto e possono finalmente e metaforicamente ‘spiccare il volo’.
In definitiva un film anfibio ma generoso, irrisolto ma estremamente godibile. Pervaso dall'amara sensazione che un pizzico di idee chiare in più e di carne al fuoco in meno lo avrebbe reso un capitolo imprescindibile dei manuali di cinema a futura memoria. Peccato.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a bruce harper »
[ - ] lascia un commento a bruce harper »
|
|
d'accordo? |
|
cesarp
|
venerdì 10 aprile 2015
|
birdman: la rappresentazione surreale della realtà
|
|
|
|
Credo sia stata premiata l'originalità delle riprese. Il regista si è cimentato in una vera e propria prova di forza, riuscendo a montare un unico piano sequenza per una intera commedia. In realtà non si tratta di un'unica ripresa di due ore (piano sequenza vero e proprio), ma di diverse riprese dalla lunga durata fuse assieme, approfittando dell'assenza di luce o di immagini fisse. Il montaggio del film dunque, è ben celato ma presente. Resta comunque l'indiscusso virtuosismo tecnico del regista messicano. La continuità delle riprese, che si svolgono sostanzialmente all'interno di un teatro, richiamano la recitazione vera e propria, quella teatrale. Il cast -sensazionale- si cimenta nell'interpretazione di attori di teatro, e la rappresentazione della rappresentazione della realtà è la chiave di lettura dell'intera opera.
[+]
Credo sia stata premiata l'originalità delle riprese. Il regista si è cimentato in una vera e propria prova di forza, riuscendo a montare un unico piano sequenza per una intera commedia. In realtà non si tratta di un'unica ripresa di due ore (piano sequenza vero e proprio), ma di diverse riprese dalla lunga durata fuse assieme, approfittando dell'assenza di luce o di immagini fisse. Il montaggio del film dunque, è ben celato ma presente. Resta comunque l'indiscusso virtuosismo tecnico del regista messicano. La continuità delle riprese, che si svolgono sostanzialmente all'interno di un teatro, richiamano la recitazione vera e propria, quella teatrale. Il cast -sensazionale- si cimenta nell'interpretazione di attori di teatro, e la rappresentazione della rappresentazione della realtà è la chiave di lettura dell'intera opera. La loro condanna al continuo movimento e ad una perpetua persecuzione della macchina da presa è il modo con cui il regista cerca di catturare lo splendore del reale in una situazione surreale.
Il ritmo della storia è incalzante, i dialoghi coinvolgenti, il cast, come ho già detto, memorabile. Troviamo Michael Keaton, nei panni di Riggan, famoso per aver interpretato per ben tre volte il supereroe 'Birdman'. Ha rifiutato il contratto per il quarto film della saga e prova, dopo una lunga pausa, a rilanciarsi come artista impegnato nella messa in scena d'una commedia teatrale. Ci sono Edward Norton, magistrale nell'interpretare un grande attore presuntuoso ed accentratore, che forma una coppia scoppiettante assieme a Keaton. Troviamo Naomi Watts e Zach Galifianakis, ed anche Emma Stone. Si muove disinvolta nelle particolari condizioni dettate dalla tipologia delle riprese, ci mostra la sua bravura nei panni d'un personaggio disincantato e ribelle, il classico archetipo della nostra generazione. Interpreta Sam, la figlia di Riggan (Michael Keaton) e gli fa da assistente, provata da una recente riabilitazione per uso di sostanze stupefacenti.
Oltre alla forte partecipazione della colonna sonora, è un film in cui veemente è la presenza del passato e di ciò che siamo stati. Lo troviamo nei curiosi dialoghi: Mike (Norton) rivela a Sam (Stone) che il suo desiderio sarebbe di strapparle gli occhi per poter tornare a guardare 'quella strada' come la vedeva una volta. La sua insistenza permea il film ed è portata fino al parossismo arrivando ad una vera e propria personificazione. Trovo molto interessante questa trovata del regista. Molto spesso ci troviamo a fare i conti con altre persone, la situazione in qualche modo è quasi sempre evitabile o rimandabile, il nostro ego invece ci segue, sempre e comunque. Siamo quello che siamo per scelte compiute da noi stessi in tempi trascorsi, spesso dobbiamo fare i conti con quello che eravamo e spesso il nostro 'Io' passato è più forte e presente della persona che ora siamo. Chi meglio di un attore che ha raggiunto la celebrità recitando i panni di un supereroe può raccontarcelo? Un attore che ama ed odia la sua stessa fama, a tal punto da mettersi in competizione con essa, cercando di dimostrare, prima di tutto alla persona che è ora, di essere anche un grande commediante e non solo una celebrità. La distinzione tra valore reale e successo è il filo conduttore del film e degli astrusi pensieri di Riggan. Egli vuole essere molto più della beffarda bestia mascherata che ha interpretato in passato. E quindi, che lo spettacolo abbia inizio. Ed alla fine sarà divertente interpretarlo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a cesarp »
[ - ] lascia un commento a cesarp »
|
|
d'accordo? |
|
1234567890987654321
|
domenica 26 aprile 2015
|
quando le parole non bastano
|
|
|
|
Non è facile parlare di Birdman, credo che ogni parola sia superflua, così come ogni definizione che si voglia attribuirgli. Birdman non è un film, è teatro d'avanguardia cinematografico in piano sequenza, è un quadro del quarto millennio venuto dal futuro, un'opera d'arte dinamica. È pura espressione artistica e umana: è una commedia nera, un film drammatico, un grottesco, una rappresentazione di gioie, dolori e emozioni, un affresco sull'umanità. Innarritu ha confezionato un'opera d'arte superlativa.
Che ti prende al cuore e alla mente: perché il Riggan Thomson è in ognuno di noi, è il Riggan Thomson stanco di essere il re del proprio castello che ammalia tutti, ma crolla da dentro, che fa il possibile per liberarsi del proprio fantasma miseramente mettendo in scena Carver, è il Riggan Thomson che si fa divorare dal proprio orgoglio oscurato dalle mediocrità dei vari Mike Shiner, il Thomson che agli occhi di tutti è l'eroe, è la maschera che esso stesso indossa che nasconde la propria umanità.
[+]
Non è facile parlare di Birdman, credo che ogni parola sia superflua, così come ogni definizione che si voglia attribuirgli. Birdman non è un film, è teatro d'avanguardia cinematografico in piano sequenza, è un quadro del quarto millennio venuto dal futuro, un'opera d'arte dinamica. È pura espressione artistica e umana: è una commedia nera, un film drammatico, un grottesco, una rappresentazione di gioie, dolori e emozioni, un affresco sull'umanità. Innarritu ha confezionato un'opera d'arte superlativa.
Che ti prende al cuore e alla mente: perché il Riggan Thomson è in ognuno di noi, è il Riggan Thomson stanco di essere il re del proprio castello che ammalia tutti, ma crolla da dentro, che fa il possibile per liberarsi del proprio fantasma miseramente mettendo in scena Carver, è il Riggan Thomson che si fa divorare dal proprio orgoglio oscurato dalle mediocrità dei vari Mike Shiner, il Thomson che agli occhi di tutti è l'eroe, è la maschera che esso stesso indossa che nasconde la propria umanità. Birdman è un film cinicamente pirandelliano, epicamente antieroico, amaramente divertente. È uno di quei film che li vedi una volta e ti segnano la vita.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a 1234567890987654321 »
[ - ] lascia un commento a 1234567890987654321 »
|
|
d'accordo? |
|
fabal
|
giovedì 27 agosto 2015
|
l'identità tra realismo e finzione
|
|
|
|
Di cosa parliamo quando parliamo d'amore. In un teatro di Broadway Riggan Thompson è regista e protagonista di un adattamento del celebre testo di Raymond Carver.
Un attore di cinema prigioniero di un personaggio, specie se in costume, rischia di rimanere ancorato a vita al mondo dei blockbusters: non solo nella sua testa e in quella dei fan facili alla nostalgia, ma anche all'occhio severo della critica. E poco importa se quell'attore è anche (e davvero) capace pur non avendo una formazione teatrale, e se dopo i panni del supereroe ha ricoperto ruoli sottovalutati. Ma Keaton, a fine anni '80, ha vestito i panni del miglior Batman, l'unico davvero "interpretato": un po' come nel bipolarismo del compianto Reeve/Superman, il suo Bruce Wayne era uno squisito riccone svampito quanto il suo eroe mascherato impeccabile.
[+]
Di cosa parliamo quando parliamo d'amore. In un teatro di Broadway Riggan Thompson è regista e protagonista di un adattamento del celebre testo di Raymond Carver.
Un attore di cinema prigioniero di un personaggio, specie se in costume, rischia di rimanere ancorato a vita al mondo dei blockbusters: non solo nella sua testa e in quella dei fan facili alla nostalgia, ma anche all'occhio severo della critica. E poco importa se quell'attore è anche (e davvero) capace pur non avendo una formazione teatrale, e se dopo i panni del supereroe ha ricoperto ruoli sottovalutati. Ma Keaton, a fine anni '80, ha vestito i panni del miglior Batman, l'unico davvero "interpretato": un po' come nel bipolarismo del compianto Reeve/Superman, il suo Bruce Wayne era uno squisito riccone svampito quanto il suo eroe mascherato impeccabile. Ma se questo non basta a farne un grande attore - concediamolo alla critica boriosa - è sufficiente gettare uno sguardo alle pellicole successive. Altro che attoruccio da sit - com , con cui Micheal Douglas (il suo vero nome all'anagrafe) ha esordito. Dallo sconosciuto My life a Soluzione estrema, Keaton ha invece dimostrato talento e versatilità, vestendo i panni del killer e del malato di cancro con l'efficacia di un trasformista, in grado di sostituire i canoni classici dell'espressività drammatica con una grande energia interpretativa. Senza mai dimenticare la sua verve comica al limite della frenesia, che lo porta a fare ben 4 ruoli diversi nel film di Harold Ramis.
Ma torniamo a Riggan. Il suo conflitto è identico a quello di Keaton, che, pertanto, non può non essere in parte. E lo è anche quando dimostra, nella prima parte di Birdman, di non avere in effetti la formazione di un gigante del teatro, soverchiato sul palco dalla primadonna Norton (ottima interpretazione da bravo e arrogante), e da una critica scettica. L'evoluzione del personaggio/attore è però il vero tratto geniale del film, che riesce ad essere tecnicamente esasperato con i suoi movimenti di camera ma sorprendentemente introspettivo. Il montaggio - quello che non c'è - scelto da Inarritu è un sunto di sit - com, screwball comedy e teatro vero e proprio, portato sul grande schermo grazie alla regia che offre un realismo visivo e sonoro che nemmeno il bellissimo Noises Off di Peter Bogdanovich aveva raggiunto.
Birdman è insomma un duello cinematografico, dell'attore contro se stesso, dell'intenzione contro la critica e, molto banalmente, tra realtà e rappresentazione. Si sprechino le metafore letterarie: il Don Chisciotte mostra come recitare la finzione sia intrinsecamente insensato. Lo è, almeno, per l'attore: ed ecco perché Riggan recupera la sua autenticità nel roboante finale, o meglio quella finzione originaria che mai lo ha abbandonato. In questo modo il suo testo, adattato da Carver, può considerarsi davvero vissuto e interpretato. Non a caso la severa critica, che a metà film promette di stroncarlo, definisce poi lo spettacolo di Thompson come "iper realismo".
Un capolavoro confezionato con originalità, i cui contenuti sono un effetto domino talmente riuscito da non necessitare elogi, meritati invece da regia e sceneggiatura dello stesso virtuoso Inarritu e dalla fotografia del solito Lubezki, già premio Oscar per Gravity.
Peccato per Keaton: sarebbe stato un premio alla carriera.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fabal »
[ - ] lascia un commento a fabal »
|
|
d'accordo? |
|
|