gianleo67
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venerdì 2 ottobre 2015
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di cosa parliamo quando parliamo di...cinema
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Ex star del cinema, famoso per il personaggio del supereroe Birdman di numerosi blockbuster hollywoodiani, decide di dare una svolta alla propria carriera trasferendosi in un teatro di Broadway e mettendo in scena un impegnato dramma teatrale basato sui racconti di Raymond Carver. La sua scelta si rivelerà foriera di innumerevoli difficoltà economiche, professionali ed umane che lo porteranno sull'orlo della bancarotta e del suicidio.
Il cinema che parla di sè stesso non è mai stato uno spettacolo così sofferto ed allo stesso tempo divertente come in questa tragicommedia da 'effetto notte' Off-Broadway del messicano Inarritu in trasferta americana, laddove l'eccentrico dietro le quinte di uno spettacolo meta-teatrale sulla perdita di identità dell'attore, sull'ansia da prestazione di chi deve fingere di avere una vita infelice per raggiungere la gloria e la felicità è il continuo dentro-fuori di un gioco pirandelliano in cui non conta se sei un supereroe ma solo se sei così bravo a recitare la parte da far credere di poterlo essere sul serio.
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Ex star del cinema, famoso per il personaggio del supereroe Birdman di numerosi blockbuster hollywoodiani, decide di dare una svolta alla propria carriera trasferendosi in un teatro di Broadway e mettendo in scena un impegnato dramma teatrale basato sui racconti di Raymond Carver. La sua scelta si rivelerà foriera di innumerevoli difficoltà economiche, professionali ed umane che lo porteranno sull'orlo della bancarotta e del suicidio.
Il cinema che parla di sè stesso non è mai stato uno spettacolo così sofferto ed allo stesso tempo divertente come in questa tragicommedia da 'effetto notte' Off-Broadway del messicano Inarritu in trasferta americana, laddove l'eccentrico dietro le quinte di uno spettacolo meta-teatrale sulla perdita di identità dell'attore, sull'ansia da prestazione di chi deve fingere di avere una vita infelice per raggiungere la gloria e la felicità è il continuo dentro-fuori di un gioco pirandelliano in cui non conta se sei un supereroe ma solo se sei così bravo a recitare la parte da far credere di poterlo essere sul serio. Il mestiere dell'attore insomma è così difficile proprio perché a volte bisogna dimenticarsi di chi si è veramente e tuffarsi anima e corpo in una rappresentazione artificiosa di paure e sentimenti che non possono essere più veri di come sono ("Lì non fingo, te l'ho già detto. Fingo in tutti gli altri posti"), fino al punto di confondere la propria vita con quella del personaggio che ci ha consentito di averne una. Attraverso questa verbosa dialettica di una contaminazione senza soluzione di continuità tra finzione e realtà Inarritu ci mostra come questo bizzarro business dei sogni riesca ad inquinare la verità delle relazioni private, a trasformarle in una parte non scritta del copione; a portare lo spettacolo sul caotico e movimentato proscenio della vita. ("Purtroppo è stato Mike in un hotel falso con tantissima gente..."; con lui che le becca mentre Naomi Watts bacia un'avvenente brunetta in baby doll come nel 'Mulholland Drive' di David Linch). Tutto è esplicito ed esibito in questo rutilante pastiche meta-cinematografico, destinato tanto alla considerazione di una vasta platea mainstream che al giudizio condiscendente di una critica che frequenta fumosi bar newyorkesi come affollati salotti festivalieri, compreso il flusso di coscienza della voce fuori campo di un mefistofelico demiurgo che manipola fatti e personaggi per soddisfare il suo smisurato ego; ad uso e consumo di un pubblico pagante che reclama la sua giusta parte di spettacolo e divertimento; ma anche l'incessante pungolo di un'ossessiva ambizione di successo e realizzazione professionale: la strada per la gloria insomma è lastricata di (poche) buone intenzioni e di (molte) cattive azioni in questo mondo di primedonne pronte a fingere sentimenti inesistenti ed a fare a pugni nei camerini per strappare con le unghie e con i denti i propri 15 minuti sindacali celebrità e di ribalta.
Chi è birdman? Un supereroe caduto nella fossa dei leoni e nel circolo vizioso delle velleità autoriali Off-Broadway o solo una attore schizofrenico in crisi di identità personale e professionale? Comunque sia, La risposta a questa domanda è un film furbesco pieno di trovare spassose ed esilaranti che ci mostra il dramma semiserio di un uomo prigioniero del proprio ruolo e del proprio personaggio. Come il rimescolamento dello spazio-tempo nella singolarità di un buco nero l'establishment hollywoodiano in trasferta newyorchese puo avere conseguenze singolari e davvero imprevedibili! (Con tanto di colpo di teatro di un uomo in mutande uscito come attore fallito dalla porta di servizio e rientrato da quella principale quale ineguagliabile istrione di un irresistibile gioco di improvvisazione).
Poco importa se l'attore si annulla nel ruolo che è chiamato ad interpretare rinunciando alla propria identità ed alla propria vita se il contraltare e quello di poter spiccare il volo e librarsi nel cielo in quel sogno ad occhi aperti che chiamiamo cinema.
Presentato alla 71ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e vincitore di quattro Premi Oscar (migliori film, regia, sceneggiatura originale e fotografia) ma non quello, meritatissimo, di miglior attore protagonista per un Michal Keaton che condivide gloria ed insuccessi con un cast di attori in stato di grazia e ad cui non resta che buttarsi dalla finestra o volare alto.
"There's a 'birdman'...waiting in the sky "
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[+] l'ironia in birdman
(di beatrix kiddo)
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eleonora panzeri
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lunedì 7 marzo 2016
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un oscar che vale
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Riggan Thomson è una celebrità di Hollywood non più nel fiore degli anni, divenuto famoso grazie al ruolo del super eroe alato Birdman. Riggan vuole dimostrate a sé stesso e al mondo di essere molto di più che una strar priva di talento. Decide quindi di investire tutti i suoi soldi in uno spettacolo teatrale diretto e interpretato da lui. Il regista di Birdman riesce a mettere in scena uno spettacolo nello spettacolo, dove la vita vera, si confonde con la finzione e l’immaginazione. Un viaggio non solo nei back stage teatrali, ma nella psiche umana.
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Riggan Thomson è una celebrità di Hollywood non più nel fiore degli anni, divenuto famoso grazie al ruolo del super eroe alato Birdman. Riggan vuole dimostrate a sé stesso e al mondo di essere molto di più che una strar priva di talento. Decide quindi di investire tutti i suoi soldi in uno spettacolo teatrale diretto e interpretato da lui. Il regista di Birdman riesce a mettere in scena uno spettacolo nello spettacolo, dove la vita vera, si confonde con la finzione e l’immaginazione. Un viaggio non solo nei back stage teatrali, ma nella psiche umana. Assistiamo a una lotta tra l’io e il super io del protagonista, che nell’estenuante ricerca dell’ammirazione del pubblico perde e confonde la sua identità con quella dei suoi personaggi. Una presuntuosa e pungente critica verso il mondo dello star business e alla spettacolarizzazione di prodotti cinematografici privi di trame, emozioni e sentimenti a beneficio di portentosi effetti speciali e pornografia a buon mercato. In un mondo che punta alla fama e alla viralità sui social senza tuttavia trarne appagamento e gratificazione. Un film che riesce ad essere: vivo, ironico, originale, brillante e stupefacente. Un cast molto capace su cui tra tutti spicca uno spettacolare e memorabile Edward Norton.
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onufrio
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venerdì 22 aprile 2016
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un supereroe intellettuale
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Un'opera che restituisce l'attore Michael Keaton al grande cinema, nel complesso è difficile decifrare con esattezza il vero significato del film di Inarritu che in questa commedia tira in ballo un pò di tutto e di conseguenza un pò di niente. Molto teatrale, la storia analizza la vita di RIggan Thomson, attore sessantenne in crisi d'identità, da decenni famoso al grande pubblico per le interpretazioni di Birdman, un supereroe alato campione d'incassi, l'uomo adesso vuole dare una prova concreta e complessa di attore e lo fa mettendo in scena un opera teatrale a Broadway, una commedia drammatica sentimentale che porterà il nostro protagonista ad una maniacale cura per ogni dettaglio, deragliando mentalmente e fisicamente.
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Un'opera che restituisce l'attore Michael Keaton al grande cinema, nel complesso è difficile decifrare con esattezza il vero significato del film di Inarritu che in questa commedia tira in ballo un pò di tutto e di conseguenza un pò di niente. Molto teatrale, la storia analizza la vita di RIggan Thomson, attore sessantenne in crisi d'identità, da decenni famoso al grande pubblico per le interpretazioni di Birdman, un supereroe alato campione d'incassi, l'uomo adesso vuole dare una prova concreta e complessa di attore e lo fa mettendo in scena un opera teatrale a Broadway, una commedia drammatica sentimentale che porterà il nostro protagonista ad una maniacale cura per ogni dettaglio, deragliando mentalmente e fisicamente.
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rmarci 05
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martedì 9 luglio 2019
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un capolavoro esistenziale, complesso, delirante
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Da una storia piuttosto semplice e lineare si sviluppa uno dei migliori film del panorama cinematografico contemporaneo: un'opera che, attraverso un antieroe magnificamente interpretato da Michael Keaton, si interroga sull'importanza dell'amore nella vita di un uomo ossessionato dall’immagine pubblica e vittima di quest’ultima. Egli è, inoltre, prigioniero di un personaggio che, nonostante gli abbia donato successo e popolarità, non gli ha mai dato né approvazione o soddisfazione da parte della feroce critica cinematografica né tantomeno l'amore da parte della famiglia, in quanto è un padre fallito ed un pessimo marito.
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Da una storia piuttosto semplice e lineare si sviluppa uno dei migliori film del panorama cinematografico contemporaneo: un'opera che, attraverso un antieroe magnificamente interpretato da Michael Keaton, si interroga sull'importanza dell'amore nella vita di un uomo ossessionato dall’immagine pubblica e vittima di quest’ultima. Egli è, inoltre, prigioniero di un personaggio che, nonostante gli abbia donato successo e popolarità, non gli ha mai dato né approvazione o soddisfazione da parte della feroce critica cinematografica né tantomeno l'amore da parte della famiglia, in quanto è un padre fallito ed un pessimo marito. Motivato da queste disavventure, è ostinato a dimostrare il proprio presunto talento artistico che in realtà, e lui ne è perfettamente consapevole, non possiede e non possiederà mai. La potente complessità tematica è magistralmente raffigurata dall'alternarsi di inquadrature statiche a lunghissimi piani-sequenza, accompagnati da una particolare colonna sonora, che seguono lo sviluppo di una storia di riscatto arricchita da dialoghi irresistibili, da un'ironia intelligente e beffarda, dalle ottime interpretazioni da parte dei comprimari e da una perfetta miscela tra realtà e finzione, due elementi che si conciliano e si scindono continuamente come Riggan Thompson e il suo alter-ego Birdman. L’opera di Inarritu è anche profondamente meta-cinematografica in quanto, oltre alle citazioni del Batman di T. Burton, presenta un discorso sull’immedesimazione da parte di un attore nel personaggio che interpreta fino ad assorbirne completamente la personalità, riflessione che si ricollega al rapporto tra realtà e finzione. Gli unici difetti che si potrebbero rimproverare al regista (ed al direttore della fotografia Lubezki) sono una lieve sensazione di manierismo autocompiaciuto e una linea tematica molto ambiziosa, che comunque qui, rispetto alle precedenti opere dei due artisti, risultano più misurati e molto meno fastidiosi. Per il resto, davvero un grandissimo film, che riconferma Inarritu come uno degli autori più talentuosi della sua generazione. 4,5 stelle su 5.
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mardou_
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martedì 10 febbraio 2015
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un genio fin troppo compreso
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“Chi non riesce a diventare un artista diventa un critico come chi non può fare il soldato diventa un traditore”. Inarritu, allontanandosi dalla strada consueta del racconto di vite parallele che si incrociano per tragiche coincidenze, completa il pensiero Flaubert con questa sua ultima pellicola che sembra urlare in tutti i modi che chi non può essere un grande uomo diventa un bravo attore. [+]
“Chi non riesce a diventare un artista diventa un critico come chi non può fare il soldato diventa un traditore”. Inarritu, allontanandosi dalla strada consueta del racconto di vite parallele che si incrociano per tragiche coincidenze, completa il pensiero Flaubert con questa sua ultima pellicola che sembra urlare in tutti i modi che chi non può essere un grande uomo diventa un bravo attore.
Sì perchè i personaggi messi in scena dal regista messicano nascono o sperano in una nuova rinascita soltanto sul palcoscenico, mentre ormai si sono arresi ai fallimenti delle loro vite, delle loro relazioni sentimentali e del loro equilibrio interiore.
Ciò che rende il tutto così interessante poi, è il gioco di specchi tra il film che lo spettatore segue, il teatro di Broadway in cui gli attori si lanciano in un (pessimo) adattamento di “ Di Cosa Parliamo Quando Parliamo D’Amore”, racconto che dà il titolo alla raccolta di short stories più famosa di Raymond Carver e gli attori stessi, Michael Keaton ed Edward Norton su tutti, che sembrano prestare alla scena le loro vite reali.
Se il primo infatti deve ancora oggi la fama al Batman di Tim Burton degli anni’90, mentre la sua carriera è bruscamente deragliata dopo aver rifiutato di girare il terzo capitolo sull’eroe alato, il secondo ci ha regalato personaggi da Oscar sin dagli esordi e questa interpretazione ne è l’ennesima conferma, ma si ha come l’impressione che questo recitare così sofferto, rabbioso e di puro talento sia tutto ciò che si possa avere di lui come uomo anche fuori dal grande schermo.
E’ il motivo principale, forse l’unico, per cui si segue con un certo pruriginoso interesse lo svolgersi delle vicende in questa pellicola che per il resto risulta fastidiosa nel suo malcelato obiettivo di posizionarsi come outsider alla prossima corsa per gli Academy Awards nonché come cult movie dei cinefili versione 2.0.
L’utilizzo (quasi) ininterrotto del piano sequenza, la scasione del tempo a ritmo di jazz alternato a pezzi “facili” di musica classica ( vedi alla voce Mahler, Rachmaninoff e Tchaicovsky), visioni oniriche e un paio di dialoghi taglienti e battute scontate, giocano la facile carta della geniale originalità fra giovani ignoranti o semplici neofiti che cercheranno così di decostruire in poche mosse il cinema “tradizionale” e il mondo dell’arte e degli artisti.
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mattia.
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sabato 14 febbraio 2015
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capolavoro
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E così Alejandro González Iñárritu alla sua quinta opera firma il capolavoro.
Si, di Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) si può parlare di capolavoro.
Non è semplice parlare di Birdman, per il semplice fatto che questa volta
abbiamo a che fare con qualcosa di nuovo, di mai visto prima.
Un opera grandiosa, che trasuda di amore per il cinema, di vita,di passione e di modernità; è uno di quei rari casi in cui si esce dalla sala con il sorriso stampato sul viso, gli occhi colmi di stupore e la testa chissà dove.
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E così Alejandro González Iñárritu alla sua quinta opera firma il capolavoro.
Si, di Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) si può parlare di capolavoro.
Non è semplice parlare di Birdman, per il semplice fatto che questa volta
abbiamo a che fare con qualcosa di nuovo, di mai visto prima.
Un opera grandiosa, che trasuda di amore per il cinema, di vita,di passione e di modernità; è uno di quei rari casi in cui si esce dalla sala con il sorriso stampato sul viso, gli occhi colmi di stupore e la testa chissà dove.
Una regia da premio oscar, il film è interamente (o quasi) un unico "piano sequenza", ovvero privo di montaggio. Il risultato è stupefacente, lo spettatore viene letteralmente catapultato in un mondo magico, in un mondo di personaggi surreali, grotteschi ma che in qualche modo sentiamo familiari, umani, anche se spostano oggetti con la sola forza del pensiero o che riescono ad avere mega erezioni soltanto sul palcoscenico, perché veri sulla scena e non nella vita di tutti i giorni.
Il caso è quello del protagonista, un immenso Michael Keaton alle prese con un grande spettacolo teatrale a Broadway, questa è la sua ultima occasione, vuole riscattarsi e si sta giocano il tutto per tutto.
Insegue il tempo, il nostro protagonista è costantemente perseguitato da una voce immaginaria, la voce di Birdman appunto, un personaggio che egli stesso interpretò 20 anni prima in un film blockbuster.
Questo ruolo gli regalò la celebrità, una celebrità scomoda, non guadagnata con il duro lavoro.
Si perché un vero attore è quello di teatro e non quello degli studios di Hollywood.
Questa ossessione lo sta logorando, non sa più chi è, vuole fare la cosa giusta e questo è il suo momento.
Un film sull'Ego, sulla fragilità umana, sulla celebrità, sulla polemica sui social network, sul nostro tempo inafferrabile e incontrollabile e su un mondo che non aspetta più e che ti lascia indietro.
Un cast straordinario con una immedesimazione totale con i personaggi, impossibile non citare Edward Norton, con una interpretazione tra le più riuscite della sua carriera.
Un film da vedere e rivedere, un opera che dà di nuovo ossigeno al cinema e che ci proietta chissà in quali innovative future esperienze cinematografiche.
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spock88
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domenica 22 febbraio 2015
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birdman : thomson = batman : keaton
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Il film, ambientato quasi tutto dietro le quinte di un palcoscenico, racconta la vita di Thomson (Keaton) nei panni di attore e star famosa per aver interpretato il supereroe Birdman.
Si ritrova diversi anni dopo a dover combattere con il suo alter ego per una vita depressa, per il decadimento della sua carriera e per il fallimento di marito e padre.
Presupposti di una storia poco motivante fino all'ingresso in scena di E.Norton e E.Stone: con un'interpretazioni da oscar i due danno tono al film, i loro dialoghi hanno uno spessore enorme, entrano nella testa di ognuno di noi e guardano la vita da un altro punto di vista.
Si parla di fallimenti, cattive relazioni sociali , adolescenza rinnegata, trascuratezza fisica e psicologica.
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Il film, ambientato quasi tutto dietro le quinte di un palcoscenico, racconta la vita di Thomson (Keaton) nei panni di attore e star famosa per aver interpretato il supereroe Birdman.
Si ritrova diversi anni dopo a dover combattere con il suo alter ego per una vita depressa, per il decadimento della sua carriera e per il fallimento di marito e padre.
Presupposti di una storia poco motivante fino all'ingresso in scena di E.Norton e E.Stone: con un'interpretazioni da oscar i due danno tono al film, i loro dialoghi hanno uno spessore enorme, entrano nella testa di ognuno di noi e guardano la vita da un altro punto di vista.
Si parla di fallimenti, cattive relazioni sociali , adolescenza rinnegata, trascuratezza fisica e psicologica...il tutto tra svariate porte nel retroscena che si aprono in dissolvenza e conducono ad un cambio scena.
Thomson si ritrova a dover combattere con i fantasmi del passato e la voglia di essere ancora qualcuno in un epoca diversa, dove quello che conta, oltre all'essere popolari in rete, è stravolgere.
"Io non fingo sul palcoscenico, fingo in qualunque altro posto ma non là sopra", è quello che dice Mike (Norton).
Questa è la parola chiave, solo quando riesce a scindere le due cose Thomson raggiunge il successo...anche se ci rimette il naso!!
Anche il regista non ha finto ha fatto in questo film: sceglie Keaton, famoso per aver interpretato Batman e a distanza di anni quasi dimenticato, cerca di rifarsi con una nuova opera...insomma Birdman è la sua vita.
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donato prencipe
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lunedì 23 febbraio 2015
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la vita dell'attore supereroe
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Sono passati più di vent'anni da quando Michael Keaton indossò il costume dell'”uomo pipistrello” ricevendo così da Tim Burton l'onore e l'onere di impersonare la doppia vita di un supereroe, amato dal pubblico di tutto il mondo. Oggi ritorna sul grande schermo, alla corte di Alejandro Gonzalez Inarritu, per impersonare Riggan Thomson, un attore alle prese con una commedia teatrale da mettere in scena ed un passato al cinema da supereroe alato che gli fece guadagnare le luci della ribaltà. Se con i tanti film su i supereroi scoprivamo le gesta impavide di uomini mascherati, sempre al servizio dell'intera comunità presa d'assalto dal cattivo di turno, con “birdman” veniamo catapultati all'interno della sfera emozionale dell'attore che lo interpreta, o meglio che lo interpretò diversi anni prima.
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Sono passati più di vent'anni da quando Michael Keaton indossò il costume dell'”uomo pipistrello” ricevendo così da Tim Burton l'onore e l'onere di impersonare la doppia vita di un supereroe, amato dal pubblico di tutto il mondo. Oggi ritorna sul grande schermo, alla corte di Alejandro Gonzalez Inarritu, per impersonare Riggan Thomson, un attore alle prese con una commedia teatrale da mettere in scena ed un passato al cinema da supereroe alato che gli fece guadagnare le luci della ribaltà. Se con i tanti film su i supereroi scoprivamo le gesta impavide di uomini mascherati, sempre al servizio dell'intera comunità presa d'assalto dal cattivo di turno, con “birdman” veniamo catapultati all'interno della sfera emozionale dell'attore che lo interpreta, o meglio che lo interpretò diversi anni prima. Il film, difatti, ruota attorno alla vita di Riggan Thomson, con tutti i suoi dubbi amletici, le insicurezze e l'impossibilità di scrollarsi di dosso la figura del supereroe che lo rese celebre al cinema ed acclamato dal pubblico. La sua frustrazione nel cercare di convincere la platea e gli addetti al lavoro della sua bravura come attore e regista di teatro anche fuori da quel costume, diventato più una seconda pelle indelebile, piuttosto che una maschera da spettacolo. La sua ossessione di compiacere gli altri del suo talento, indubbio a lui in primis, lo porta a vivere una partita doppia tra la sua coscienza e quella del suo personaggio, come uno schizofrenico soffre la triste perdita della realtà, in continua lotta tra se e le voci prodotte dal suo io più recondito, così Riggan viene sopraffatto dal suo stesso personaggio, alternando momenti di assoluto smarrimento a momenti di presa di coscienza della realtà. La storia si sviluppa tutta all'interno del teatro St. James di Broadway, tra il palcoscenico e il dietro le quinte di uno dei teatri più importanti al mondo. Si cerca di mettere in scena una commedia sentimentale scritta diversi anni addietro e riadattata dal nostro protagonista. Il cast è di prim'ordine per una location così suggestiva, da Edward Norton che impersonifica Mike Shiner, attore di spicco chiamato in causa dopo l'infortunio di un suo collega, dotato di una personalità ricca di sfaccettature, che si scontra con l'altrettanta bipolarità di Riggan. La figlia di quest'ultimo, Sam, è rappresentata da Emma Stone, uscita da una comunità di recupero per tossicodipendenti e girovaga nei meandri del teatro, provata da un rapporto difficile con il padre, accusato di non essere mai stato presente. Completano il cast Naomi Watts (The impossible), che interpreta Leslie, una delle attrici protagoniste della commedia assieme a Laura, interpretata dalla britannica Andrea Riseborough (Oblivion), per finire a Zach Galifianakis, che svolge un ruolo inconsueto rispetto ai suoi film precedenti, difatti da assoluto casinista, combina guai in “Una notte da leoni”, a manager arrivista e tuttofare di Riggan. Il regista messicano dopo aver fatto incetta di nomination agli oscar per i suoi film antecedenti da “21 grammi” a “Biutiful” riesce a conseguire per questo film, ben quattro statuette alla notte degli oscar: miglior film, miglior regia, miglior fotografia e miglior sceneggiatura originale. Non a caso il suo film gravita su diverse onde di emozioni, suscitate nello spettatore grazie alla passione, all'esuberanza e a tutte le paure che possono avvolgere chi interpreta il lavoro d'attore. Inarritu ci porta a conoscenza delle difficoltà che un attore può incontrare ogniqualvolta viene etichettato in simbiosi al suo personaggio riuscito a livello commerciale o quando si viene spazzati via dalla critica pungente e spesse volte cattiva nel giudicare l'opera stessa solo per il gusto di farlo. Vedersi, continuamente, appesi al filo sottilissimo dell'opinione sentenziosa che deciderà se quello spettacolo potrà ancora esistere o dovrà essere dimenticato in fretta, senza tener conto che dietro ad un'opera, sia essa teatrale o cinematografica, vi è sempre l'anima di chi la realizza e in quanto tale merita rispetto.
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nerone bianchi
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sabato 28 febbraio 2015
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psiche e teatro
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Le immagini nei “vicoli” del retropalco restano come un lungo e affannoso andirivieni tra una stanza e l'altra della psiche umana, si va dal palco al camerino, alla terrazza, al bar, ogni luogo è un ambito della nostra memoria, un affresco delle relazioni che allacciamo, un termometro di ciò che cerchiamo nella realtà, nelle persone che ci circondano e di cui ci circondiamo. E' un film labirintico, mentale, poetico e visionario, ricco di invenzioni, che procede con ritmo incalzante e spietato, che non concede pause. Straordinaria la sequenza del volo sulla città. Non penso, come ho letto, che questo film parli in particolare degli attori, bensì utilizza il teatro e il suo edificio come formidabile luogo in grado di evocare e rappresentare il cervello umano.
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Le immagini nei “vicoli” del retropalco restano come un lungo e affannoso andirivieni tra una stanza e l'altra della psiche umana, si va dal palco al camerino, alla terrazza, al bar, ogni luogo è un ambito della nostra memoria, un affresco delle relazioni che allacciamo, un termometro di ciò che cerchiamo nella realtà, nelle persone che ci circondano e di cui ci circondiamo. E' un film labirintico, mentale, poetico e visionario, ricco di invenzioni, che procede con ritmo incalzante e spietato, che non concede pause. Straordinaria la sequenza del volo sulla città. Non penso, come ho letto, che questo film parli in particolare degli attori, bensì utilizza il teatro e il suo edificio come formidabile luogo in grado di evocare e rappresentare il cervello umano. C'è l'aspetto pubblico sul palcoscenico e quello intimo nel camerino, tra questi poli scorre la vita, con la gente che si incontra, fa sesso, litiga, poi gli amici, gli affetti, i figli, le scelte, le proccupazioni e tutto il vociante seguito che ciascuno di noi si porta dietro ogni giorno, come i barattolli attaccati all'auto degli sposi. E' un grande film e proprio per questo ciascuno può vederci e trovarci molte cose, e forse ci stanno tutte. Una cosa che mi è rimasta in sospeso è la capacità del protagonista di muovere gli oggetti e di starsene in levitazione, perché questo elemento torna spesso. Chissà nei suoi vicoli quale immagine sarà riaffiorta a chi lo ha scritto e diretto.
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casval
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lunedì 2 marzo 2015
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vecchi temi, nuove prospettive
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Realtà e finzione, maschere e attori, pubblico e critica, popolarità e mediocrità, arte e mainstream: queste sono le coppie conflittuali su cui si incardina il film di Iñárritu.
La scelta del piano sequenza riproduce il punto di vista tipico dello spettatore teatrale e costringe il pubblico nell'azione scenica: è il pubblico, infatti, il vero protagonista di Birdman, l'ignorante che fa virtù, che esprime il proprio giudizio di gusto su attori e opere in maniera determinante, in maniera irresponsabile, eppure normativa.
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Realtà e finzione, maschere e attori, pubblico e critica, popolarità e mediocrità, arte e mainstream: queste sono le coppie conflittuali su cui si incardina il film di Iñárritu.
La scelta del piano sequenza riproduce il punto di vista tipico dello spettatore teatrale e costringe il pubblico nell'azione scenica: è il pubblico, infatti, il vero protagonista di Birdman, l'ignorante che fa virtù, che esprime il proprio giudizio di gusto su attori e opere in maniera determinante, in maniera irresponsabile, eppure normativa.
Si tratta del pubblico che impone a Riggan Thompson (Michael Keaton) la maschera di Birdman, non permettendogli di rinnovarsi come attore, mentre altri blockbusters portano attori alla fama per poi abbandonarli a loro stessi; un pubblico anestetizzato e distratto che si ridesta solo di fronte alle sconvolgenti improvvisazioni di Mike Shiner (Edward Northon). Il pubblico che si esprime attraverso i social networks e che rappresenta un'acritica speranza di popolarità per tutte le persone comuni, come Sam Thomson (Emma Stone) mette in luce.
Sul palcoscenico lo stato d'animo di Riggan prende corpo, rappresentando il dramma di un uomo intrappolato nella propria inadeguatezza: incapace di corrispondere alle proprie ambizioni, incapace di essere amato, incapace di suicidarsi. Ed è proprio il suicidio, l'atto di estrema di libertà di fronte all'insensibile normatività del pubblico e della critica, ad essere quello meno riuscito.
Come dice Tabitha Dickinson (Lindsay Duncan), la critica cinematografica del New York Times, Thomson inventa un iperrealismo in cui il suo sangue scorre da lui al pubblico: la sua individualità si svuota dinnanzi alla collettività della giuria.
Immaginando di lanciarsi da un palazzo come Birdman, Riggan prefigura il proprio suicidio. E' da notare che la decisione del suicidio è tutt'uno con l'accettazione della maschera imposta: soccombe al suo alter ego.
Tuttavia il primo tentativo di suicidio non ottiene la comprensione degli spettatori, che continuano ad applaudire: non vi è possibilità di uscire dal palcoscenico, il pubblico non vuole lasciarlo andare.
Così anche in ospedale continua a sembrare Birdman, e i followers si fanno ancora più accaniti; quindi Thomson tenta nuovamente l'atto estremo. L'esito è incerto, perchè non è questo che vuole il pubblico, che in un attimo si rispecchia negli occhi visionari di Sam, diretti verso il finale da noi voluto e imposto. Prigioniero della virtualità, piuttosto che espressione di virtù, Riggan non può né vivere, realizzandosi come persona, né morire, deludendo i fans che si aspettano il loro eroe.
Birdman è un film che utilizza gli ingredienti giusti, con un buon risultato, ma a mio parere non eccellente: un finale così enigmatico non offre una chiave interpretativa efficace, ma neanche una polimorfa emergenza di sensi possibili. Tuttavia la pellicola, nonostante l'utilizzo di tematiche poco originali, offre punti di vista inaspettati.
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