Anno | 2013 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Italia |
Durata | 104 minuti |
Regia di | Gianni Amelio |
Attori | Antonio Albanese, Livia Rossi, Gabriele Rendina, Alfonso Santagata, Sandra Ceccarelli . |
Uscita | giovedì 5 settembre 2013 |
Distribuzione | 01 Distribution |
MYmonetro | 2,57 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 10 marzo 2014
Il quarantenne disoccupato Antonio Pane sbarca il lunario come può, senza mai perdere la speranza di una vita migliore. Il film ha ottenuto 3 candidature ai Nastri d'Argento, In Italia al Box Office L'intrepido ha incassato 1,3 milioni di euro .
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Antonio Pane vive a Milano e ha un lavoro particolare: fa il 'rimpiazzo' cioè sostituisce gli assenti in qualsiasi tipo di attività; un giorno può essere muratore, in quello successivo tramviere e così via. Antonio è un uomo fondamentalmente solo: la moglie lo ha lasciato per unirsi a un uomo dalle fortune decisamente più certe e il figlio studia sassofono contralto al Conservatorio e cerca in qualche modo di aiutare il genitore. Un giorno, a un esame di Stato, Antonio conosce una giovane donna, Lucia, a cui offre un aiuto disinteressato.
Gianni Amelio, dopo l'intenso tuffo nel passato in compagnia dell'Albert Camus de Il primo uomo torna a raccontarci l'Italia di oggi attraverso la figura di un precario all'ennesima potenza, un uomo che ogni giorno non sa in quale mansione verrà impiegato il mattino successivo. Per quanto del tutto instabile nella vita lavorativa, Antonio ha una profonda coerenza morale, la sua è una dignità che si rifà esplicitamente a Charlot e che, nell'apparente follia della fiducia nell'essere umano, si rispecchia nel Totò di Miracolo a Milano.
Amelio ci ricorda quanto possa essere difficile, quando non addirittura tragico, vivere il presente, in particolare per le nuove generazioni. In questo trova un valido supporto nella sempre intensa fotografia di Luca Bigazzi (che 'costruisce' una Milano architettonicamente 'lontana' dalle persone sia che ci si trovi in zona Garibaldi piuttosto che a Rogoredo) e nella recitazione di Albanese che sembra sfiorare la realtà nel timore, forse inconscio, di finirne contaminato. Tutto questo però viene periodicamente indebolito da una sceneggiatura che, oltre a mettere in bocca ad alcuni personaggi frasi di scarsa credibilità in un dialogo tra semisconosciuti ("Io tifo per i tifosi" ad esempio), abbandona a se stessa delle situazioni, quasi costituissero soltanto dei pretesti per creare delle connessioni tra i personaggi ma che non avessero valore in sé. È impossibile citarle senza rivelare, indebitamente, elementi di svolta delle vicende ma finiscono con il costituire delle zavorre di improbabilità che minano una narrazione in cui si sente l'assoluta e indubitabile buona fede di un Amelio che vuole continuare a sperare, nonostante tutto sembri congiurare perché il buio resti privo di qualsiasi possibilità di luce.
Immaginiamo che esista un nuovo mestiere e che si chiami "rimpiazzo". Immaginiamo che un uomo senza lavoro lo pratichi ogni giorno, questo mestiere. E dunque che lavori davvero oltre misura e che sia un uomo a suo modo felice. Lui non fa altro che prendere, anche solo per qualche ora, il posto di chi si assenta, per ragioni più o meno serie, dalla propria occupazione ufficiale. Si accontenta di poco, il nostro eroe, ma i soldi non sono tutto nella vita: c'è il bisogno di tenersi in forma, di non lasciarsi andare in un momento, come si dice, di crisi buia. Immaginiamo poi che esista un ragazzo di vent'anni, suo figlio, che suona il sax come un dio e dunque è fortunato perché fa l'artista. E immaginiamo Lucia, inquieta e guardinga, che nasconde un segreto dietro la sua voglia di farsi avanti nella vita. Ce la faranno ad arrivare sani e salvi alla prossima puntata?
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Gianni Amelio è un grande regista, Antonio Albanese un grande attore (prima ancora che comico), su questi due dati di fatto, due ovvietà, potremmo azzardare, crediamo non si possano avere dubbi. Dal loro incontro non poteva che nascere un grande film… Eppure c’è qualcosa che non torna in questo pur buon lavoro, qualcosa che lascia l’amaro in bocca e la classica impressione di occasione sprecata.
Gianni Amelio, con la grande sensibilità che caratterizza tutta la sua produzione artistica , affida la rappresentazione della tragedia umana della disoccupazione , dello sfruttamento e della precarietà alla splendida interpretazione di Antonio Albanese, attore eclettico e versatile , capace di passare dal cinismo e rozzezza di Cettolaqualunque alla delicatezza , ingenuità e sensibilità [...] Vai alla recensione »
Antonio Pane sembra uscito da una fiaba di altri tempi, tanto è improbabile il personaggio interpretato da Albanese, qui in un ruolo per nulla comico o grottesco. Ingenuo a livelli patologici, portato ad aiutare gli altri senza chiedere nulla in cambio, magari mettendoci pure di tasca sua. Disponibile a oltranza anche sul piano lavorativo, sa far tutto, ma senza tutele, diritti o pretese.
Mi è parso un film inutile di cui mi è sfuggito il significato. Non mi sembra nemmeno si possa definire un discorso sulla precarietà visto che il protagonista sceglie di fare il “rimpiazzo a ore” quasi per vocazione (lo dichiara nel dialogo che ha con Lucia). A voler pensare bene e a dirne fin troppo bene: Antonio Pane sostituisce gli altri per aiutarli a realizzarsi, o almeno questo suggerisce il [...] Vai alla recensione »
Nel '71 Elio Petri realizzava "La classe operaia va in paradiso" denunciando il lavoro maledetto, vissuto con rabbia, quello alienante della catena di montaggio nell'era delle rivendicazioni sindacali per i dirirtti e la sicurezza. Dopo quasi mezzo secolo Gianni Amelio realizza un'opera pregevole che coglie il segno dei tempi con una rara apologia del lavoro al tempo della crisi, [...] Vai alla recensione »
Amelio ci mostra, senza falsa retorica, la nuda, cruda realtà della condizione di lavoro, e dunque di esistenza, di un’intera generazione. Anzi, dovremmo dire, di un’intera macro-generazione, in quanto non è più soltanto l’ultima generazione, ovvero quella dei più giovani. No, è un attraversamento di strati diversi di fasce [...] Vai alla recensione »
"Fortunato chi lavora, almeno può scioperare". E' tutta racchiusa in questa frase la filosofia di fondo di un film che rispecchia se non i tempi, sicuramente la situazione psicologica in cui si trovano oggi tantissime persone che hanno perso il lavoro e non sanno cosa fare. Tanti italiani si possono riconoscere nella figura di Antonio Pane che, forse un po' paradossalmente, [...] Vai alla recensione »
Pur avendo molta stima del regista Amelio e del bravo Albanese devo proprio dire che questo film e' veramente brutto. Una regia senza nessuna impennata,una sceneggiatura deprimente e con poco senso.,oltre che un interpretazione scarsa del pur normalmente capace Albanese,lo r itengo comunque sempre migliore nel comico che nel drammatico,sono i tre componenti che hanno fatto si' che questo [...] Vai alla recensione »
Milano, giorni nostri. Antonio Pane (Antonio Albanese) è il sogno di ogni dirigente di Confindustria: lavora come 'rimpiazzo' per lavoratori di ogni tipo che si assentano per varie ragioni. Flessibilità all'ennesima potenza: gli può capitare infatti di attaccare manifesti per strada come di lavorare a una catena di montaggio in fabbrica. Dulcis in fundo, si dovrebbe far pagare ma accetta di essere [...] Vai alla recensione »
Antonio è un mite quarantenne, abbandonato dalla moglie, che si arrabatta ogni giorno con lavori precari e malpagati facendo il sostituto, per poche ore od un'intera giornata, nei più disparati contesti lavorativi e che ripone tutte le sue speranze e aspettative nel giovane e talentuoso figliolo che studia il sax e si esibisce con una jazz band.
Commedia amara per il duo Amelio/Albanese che decisamente non convince. Si fa leva sulla crisi e sui lavori occasionali per costruire una pellicola artificiale, forzata ed incentrata unicamente su un Albanese abbastanza in forma ma lontano dal suo genere e dal genere dove il pubblico lo riconosce. Nel complesso un prodotto scarso che annoia e che non si fa ricordare.
Nella pulsante Milano, colma di luci e di altrettanti ombre esiste un substrato di lavoratori che “sopravvive” con lavori stagionali, spesso in nero e sottopagati in condizioni ultra-precarie privi di sicurezza e stabilità. E’ una pagina di cronaca scottante che non coinvolge soltanto lavoratori extra-comunitari ma anche (e soprattutto) in quest’ultimo periodo italiani. [...] Vai alla recensione »
L'INTREPIDO (IT, 2013) diretto da GIANNI AMELIO. Interpretato da ANTONIO ALBANESE, LIVIA ROSSI, GABRIELE RENDINA, ALFONSO SANTAGATA, SANDRA CECCARELLI, BEDY MORATTI Antonio Pane è un uomo decisamente fuori dal comune. Ridotto quasi in povertà dalle circostanze di una vita inclemente, si è adattato ad un lavoro alquanto speciale: il rimpiazzo.
Una pellicola noiosissima che definirei "inutile". Inutile perché alla fine è tutta un Albanese-one-man-show il quale si impegna sino allo stremo nell'essere drammatico diventando quasi "inutile" ai fini del film, che racconterebbe di un cinquantenne senza lavoro, e perdendo di vista quella che è la vera tragedia ,ovvero la mancanza di lavoro, per saltellare, neanche troppo allegramente, da una conversazion [...] Vai alla recensione »
Brutti tempi per chi non ha lavoro quelli attuali! Il protagonista però non si scoraggia ed ogni giorno va a rimpiazzare qualche assente, e così tira avanti, sempre sorridente e senza mai scoraggiarsi! Sostituisce anche il figlio, suonatore di sassofono, quando, una sera in cui doveva esibirsi viene preso da una crisi di panico, e così tutto si aggiusta! Separato dalla moglie si [...] Vai alla recensione »
Antonio Pane di mestiere fa il rimpiazzo. Questo ruolo non gli crea grandi difficoltà esistenziali, è una persona che ragionando sulla situazione attuale dell’intera classe lavoratrice, ha capito che così butta, e se si vuole mangiare, bisogna adattarsi. La vita gli ha regalato una capacità notevole, quella di adeguarsi alle situazioni senza per questo dover diventare [...] Vai alla recensione »
L’intrepido, film (2013) di Gianni Amelio con Antonio Albanese, Gabriele Rendina, Livia Rossi e Alfonso Santagata Un altro bel film del grande Gianni Amelio, sempre a suo agio nel rappresentare la tragedia umana, in questo caso mettendo in scena il dramma contemporaneo degli italiani e non solo senza lavoro fisso che però non si danno per [...] Vai alla recensione »
Un film che vorrebbe essere intenso, ma che alla fine dei conti rischia di rivelarsi noioso. Albanese interpreta, bene, un uomo che vuole lavorare ai tempi dello spread. Antonio Pane accetta tutti i lavori e non per questo si ritiene precario. Lui lavoro perché ha bisogno di lavorare e perché gli piace lavorare. Quante volte ho ripetuto questo termine in poche righe? Perché il [...] Vai alla recensione »
Film dove si narra di un uomo ormai di mezz'età, di nome Antonio Pane (interpretato da Antonio Albanese), il quale, perso il proprio lavoro stabile a causa della crisi e della recessione nella società contemporanea, si adopera con ogni mezzo ad impiegare le proprie giornate svolgendo dei lavori quanto mai precari e di ogni sorta (dal muratore, al fattorino porta pizze, al badante, [...] Vai alla recensione »
Uscito dal contesto storico-letterario di Camus (l’Algeria agli inizi delle lotte per l’indipendenza), Amelio si rituffa nell’Italia di oggi, quella di una crisi che morde in senso orizzontale ed a tutto campo, in cui mancano tante cose utili o necessarie: solidarietà, contiguità sociale, colori (anche interiori) e soprattutto lavoro, e ce ne sono tante di cui vorremmo fare a meno, come la scarsa qualità [...] Vai alla recensione »
Milano ai giorni nostri. Un uomo divorziato di lavoro fa il rimpiazzo cioè in pratica sostituisce chi in un determinato giorno non può andare a lavorare per un qualsiasi motivo. Questo "servizio" è gestito però dalla criminalità. L'uomo intanto riuscirà anche a fare la conoscenza di una ragazza problematica.
bravo Antonio Albanese nel ruolo drammatico di Antonio Pane, 48enne milanese disoccupato e alla ricerca di sopravvivere. Per il resto poco niente, tante vicende che muiono nel nulla, lento, senza reali intrecci, tante incognite e niente brio.
Il film è stato una delusione. Antonio Albanese è un grande attore ma più di così non poteva fare. Anche gli altri due protagonisti (Ivo e Lucia) sembrano avere la stoffa dei bravi attori, ma la storia, disordinata, slegata, lentissima, non ha permesso probabilmente loro di dare il meglio di sè. Non mi è rimasto il ricordo di alcuna bella musica di fondo, fatta eccezione per il pezzo finale al sax. [...] Vai alla recensione »
Un consiglio per tutti coloro che in questo periodo non se la passano bene, non andate a vedere questo film, vi metterà ancora più ansia e nervosismo di quello che già avete...l'unica scena rassicurante è quella finale, ma serve a ben poco,dal momento che per la quasi totalità del film si rischia un malore...io stavo per alzarmi e andare via.
alla fine del film mi sono domandato se fosse il bisogno di chiamare il personaggio di Albanese a rimpiazzare anche il regista del film! provocazione a parte, il film è in alcuni punti troppo lento, pesante e irrisolto per definirlo, a mio parere, un film finito/completo il personaggio di Albanese è urticosamente buono, come al solito circondato da un mondo di cattivi e usurpatori, [...] Vai alla recensione »
Consiglio invece di non perdere assolutamente il film, per molti versi magistrale (sceneggiatura, regia, fotografia e recitazione del protagonista), che offre una lettura piacevolmente delicata di questioni fondamentali della nostra attualità: crisi del lavoro, rapporti familiari.
Oh mio Dio... il film è la rappresentazione vivente dello stato di salute in cui versa il nostro cinema. Sceneggiatura da lungometraggio amatoriale, una storia così inverosimile e povera di contenuti da non averla mai vista prima. Ma ve lo immaginate uno che fa il rimpiazzo di qualsiasi lavoro nella realtà? Mai sentito dire e forse mai realizzabile.
Intensa ed ottima recitazione dell'ormai noto attore A.Albanese che a mio parere e' piu' portato ad un ruolo drammatico piu' che ironico.Buona la trama e la storia narrata che sembra tratta da una storia vera.Voto 8
C'è solo Albanese in questo film. Alle sue spalle c'è il figlio sassofonista e, dietro di loro, il nulla. Sinceramente è un peccato vedere una bella storia sciuparsi e proseguire piatta per l'intera durata del film
ho lAsciato un opinione alla Mangiaricina(se ricordo il cognome) perche nom e stata evidenziata?
Se qualcuno avesse avuto dubbi sulla bravura di Albanese penso che si siano sciolti ,per quanto riguarda il film pur lasciandomi perplesso dalla malinconia che suscita vi e' anche una grande gioia di vivere che rispecchia la realta di questo momento ,il film e' stato costruito su Albanese il quale da una grande prova di recitazione quasi teatrale ma reale .
Anche i grandi attori ed i grandi registi fanno flop: si tratta di un film di una noia mortale, in cui il messaggio "ottimistico" dell'intrepido protagonista, oscura totalmente una trama inesistente. Da vedere=NO
Bel film! Anche se ad un certo punto si rivela un pò pesante. Il film ci insegna come non racchiudersi nel pessimismo e accontentarci anche di quel poco che viene dato. La cosa più bella del film, è come l'attore principale(Antonio Albanese) affronti il tutto con un sorriso. Tre stelle meritate 6.5\10
qui bisogna mettersi d'accordo se preferiamo un albanese comico o moderatamente drammatico, siccome non mi fa sdraiare a terra dalle risate la versione comica ultima forse e' il caso che antonio albanese insista su questo genere, il film in questione mi e' piaciuto anche se moderatamente, ha bisogno di essere perfezionato, la storiella sentimentale buttata la', il tipaccio come amico, [...] Vai alla recensione »
L’intrepido di Amelio: sì o no? Sì. Perché? Perché è un film, anche se discutibile, coraggioso e onesto, cioè non furbo, e cinematografico. E’ coraggioso, perché presenta come protagonista un “idiota dostoevskiano”, che appare (o è) agli occhi degli spettatori, più simbolico che realistico, senza far [...] Vai alla recensione »
Una bella idea , un ottimo attore ben dentro la sua parte , un grande regista ma il film non decolla . Meglio la seconda che la prima parte ma viste le premesse un'occasione sprecata .
Un grandissimo intensissimo Albanese.Questo film ha una fotografia superlativa,Milano incarna lo stato d'animo urbano squallido, triste, anonimo.Luca Bigazzi ha superato se stesso. La regia è veloce nonostante il tema trattato sia pesante e tragico.La trama può apparire un pò sconclusionata, ma i tempi che viviamo sono sconclusionati, quindi penso sia un effetto voluto.
Il tema principale delle scene é la difficoltà per diversi lavoratori precari di trovare un sostituto quando hanno un problema o non stanno bene. Albanese risponde a questa esigenza sostituendosi a lui. Alla fine poi si sostituisce al suo stesso figlio in un momento di grave difficoltà. C'e` quindi un riflesso tra precarieta` sul lavoro e precarieta` affettiva, che culmina col suicidio della ragazza. [...] Vai alla recensione »
Abbiamo visto questo in film in tre madri. E ne siamo uscite colme della consapevolezza di esserci guardate allo specchio. Ogni giorno noi siamo in bilico, non sappiamo cosa ci aspetterà domani, se lavoreremo, se potremo pagare il mutuo, o fare il regalo che vorremmo al nostro compagno. Ma siamo ancora forti. Amiamo lavorare, fare fatica ci da' anche una certa soddisfazione.
Lento, confuso, criptico sia nelle immagini che negli intenti. A me non è piaciuto proprio per nulla. Albanese è un attore di grande talento che ha scelto personaggi in modo decisamente saggio. Ma qui davvero non lo riconosco. Il cinema di D'Amelio non l'homai davvero seguito quindi non mi esprimo, ma questo davvero mi ha fatto venire un gran sonno....
Le aspettative rano decisamente diverse: l'idea di partenza era estremamente interessante ed originale, ma il film è decisamente noioso, fila via senza particolari svolte. E francamente è un po' troppo deprimente, faccio fatica a catalogarlo come commedia, decisamente più un film drammatico. Si risolleva un po' con il finale, molto carino.
Buongiorno a tutti! E' il primo commento che scrivo sul forum. Mi presento. Maschio, c'ho la mia bella età, AMO il cinema e anche parlarne. Premessa: mi dispiace per i critici cinematografici di professione, ma quando debbo valutare un film vado a leggere sempre l'opinione della gente NORMALE, come me, che ne parla come una persona normale DOPO AVERLO VISTO.
VORREI PER QUANTO POSSIEDO LA MASSIMA COSSIDERAZIONE PER VOI (CINEMA) CHE QUANDO ESPRIMO UNA SEMPLICE, SE PUR STUPIDA OPINIONE, VOI, ESSERI, LA PUBLICASTE:INFINITAMENTE GRAZIE!
Film pessimo. Sono per principio contrario a giudicare un film senza vederlo fino alla fine ma questa volta non ce l'ho fatta: ho lasciato la sala a metà del secondo tempo. A parte la lentezza esasperante il film non comunica nulla, niente emozioni, niente risate, niente riflessioni. Triste, fotografia avvilente, atmosfera cupa anni 70, altro che inno al l'ottimismo!! Albanese non ne azzecca una, ricordate [...] Vai alla recensione »
Su Albanese e Amelio hanno già commentato in tanti. Io vorrei focalizzarmi su due dettagli del film: la disperazione dei due giovani, Lucia e il figlio; la mancanza di umanità nei rapporti con diversi altri "italiani" del film, dal tipo della palestra che gli offre di fare i rimpiazzi ma non lo paga, a quello che gli affida un bambino da consegnare a un pedofilo, al compagno della moglie che è immischiato [...] Vai alla recensione »
Bell'interpretazione di albanese e dei due giovani attori. Finale super
Il film ruota interamente attorno ad Antonio Albanese, la cui recitazione da interprete drammatico è troppo monocorde e prevedibile. La figura problematica del figlio è eccessivamente accentuata, mentre le due figure femminili, che a stento appaiono nella pellicola sono insignificanti ed evanescenti. Il risultato è un film cupo, trascinato e noioso.
Bella l'idea ma il risultato è mediocre. Qs pacatezza di Albanese rischia per essere scambiata per una tiepida interpretazione.
Neanche il Vaiont, il terremoto del Belice l'esondazione di fiumi incendi e cataclismi vari hanno reso questo paese come una nave da affondare. Credo che Amelio si stato buono offrendoci nel finale un barlume di speranza con la resurrezione del figlio. Sempre meglio di demenzialità americane.
Ma dài, tutte 'ste parole: film orrendo e noioso. Con Amelio che fa sfoggio snob intellettuale e sparge disgrazie a tutto spiano, in una sequenza di catastrofi che è forzata ed eccessiva perché nemmeno la vita (precaria) vera è così. Rimane l'espressività di Albanese, bravissimo, in un film che dietro il suo non concedere speranze (se non qualche barlume [...] Vai alla recensione »
Milano ai giorni nostri, una città ghiacciata nei suoi parallelepipedi di vetro e metallo dove, instancabile figura dei tempi moderni, consuma la sua forza lavoro Antonio Pane, protagonista del film di Gianni Amelio L'intrepido, un'allusione al giornalino che si vendeva con Il Monello, The Lonely Hero, come viene tradotto internazionalmente. Antonio Albanese abbandona le crudezze che ha saputo creare [...] Vai alla recensione »
Alle 10 e 46 del mattino di un giorno da cani, dopo aver subìto schematismi, citazioni, latrati e filosofie da Baci Perugina: "Non ci fai niente col talento se non ti fai un mazzo così", la libertà del pubblico dà ragione all'assunto, abbandona l'acritico rispetto nei confronti del maestro e soffoca l'ipocrisia. Nel buio della Sala Darsena, dopo un considerevole esodo a proiezione in corso, al fischio [...] Vai alla recensione »
Un personaggio chapliniano nell'Italia di oggi. Un "Candide" scappato dalle pagine di Voltaire per finire nella patria della corruzione e del lavoro nero, pardon, flessibile. Un Forrest Gump con la faccia di Antonio Albanese che corre senza sosta da un mestiere all'altro, operaio, tranviere, fioraio, stiratore, bibliotecario. Rmpiazzando chiunque abbia bisogno di assentarsi per un'ora o un giorno con [...] Vai alla recensione »
Commedia? Chi ha detto commedia? Albanese lavoratore sostituto - sui cantieri e al mercato del pesce - è di una tristezza infinita. Ancor più triste è dover constatare lo stato pietoso della sceneggiatura. L'accumulo di scenette, nella prima metà. L'accalcarsi di scene madri, nella seconda. Pedofilia. Suicidio di una ragazza a cui fanno male i capelli.
Gianni Amelio per la sesta volta a Venezia dove, grazie a "Così ridevano", si è meritato nel '98 il Leone d'oro. Adesso ci propone una storia che, nonostante un finale implicitamente quasi lieto, è abbastanza dolente e sconfortata, pur facendo qua e là anche sorridere con letizia partecipe. Ne è protagonista Antonio, un cinquantenne separato dalla moglie e con un figlio di vent'anni di professione [...] Vai alla recensione »
Fischi in sala Grande, applausi in sala Perla: due reazioni opposte in altrettante proiezioni-stampa per «L'intrepido», il nuovo film di Gianni Amelio passato ieri in concorso alla Mostra. Un film che divide? Piuttosto, l'ennesima conferma che per i film italiani - per alcuni, almeno - venire da queste parti è rischioso: il pubblico è inacidito, e tutt'altro che patriottico (non che si debba esserlo [...] Vai alla recensione »
Quanto cinema di Amelio c'è nel nuovo film di Amelio? L'agognata posizione sociale degli immigrati di "Così ridevano" è diventata la disintegrazione del lavoro "a rimpiazzo" di Antonio, nella Milano disoccupata e incantierata di oggi. L'inossidabile tema della paternità mancata e ritrovata, di "Le chiavi di casa" come di "Il primo uomo", riprende vita nel rapporto tra Antonio, che a ore fa l'operaio [...] Vai alla recensione »
«Grazie per questo film che racconta la rivoluzione degli onesti!» s'entusiasma un giornalista, dimenticandosi di fare la domanda. Tuttavia "L'intrepido", secondo titolo italiano in gara alla Mostra, è stato accolto con una punta di delusione alla proiezione per la stampa. La cronaca registra una scarica di "buuu" e fischi sui titoli di coda, subito controbilaqciata da un «bravo!» e sparuti applausi. [...] Vai alla recensione »
Garbata commedia, più agra che dolce, che racconta, carne in una favola, i travagli di un uomo (fin troppo) buono. Il mite disoccupato di mezza età Antonio Pane si arrangia come rimpiazzo . Pronto a prendere, per un'ora o un giorno, il posto di qualcun altro. Il misurato Antonio Albanese è disposto perfino a non farsi pagare pur di non venir meno a dignità e onestà.