L'intrepido |
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Un film di Gianni Amelio.
Con Antonio Albanese, Livia Rossi, Gabriele Rendina, Alfonso Santagata, Sandra Ceccarelli
Commedia,
durata 104 min.
- Italia 2013.
- 01 Distribution
uscita giovedì 5 settembre 2013.
MYMONETRO
L'intrepido
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Una salubre carica di ottimismo. Sublime Albanese.
di Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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giovedì 8 ottobre 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'INTREPIDO (IT, 2013) diretto da GIANNI AMELIO. Interpretato da ANTONIO ALBANESE, LIVIA ROSSI, GABRIELE RENDINA, ALFONSO SANTAGATA, SANDRA CECCARELLI, BEDY MORATTI
Antonio Pane è un uomo decisamente fuori dal comune. Ridotto quasi in povertà dalle circostanze di una vita inclemente, si è adattato ad un lavoro alquanto speciale: il rimpiazzo. Nel senso che le sue mansioni consistono nel sostituire un mestierante che non può svolgere il suo lavoro per le ragioni più disparate, accettando tutte le responsabilità e gli oneri del caso. Così il bravo e solerte Antonio passa dal cantiere edile alla lavanderia, dal take-away ai centri commerciali, dalle strade dove affigge manifesti alle rotaie dei tram che guida con incredibile disinvoltura, nonostante soffra effettivamente per gli scarsi introiti che il suo prepotente, insensibile e vegliardo datore di lavoro gli concede con ben poca magnanimità. Antonio è anche un padre molto attento ai bisogni di un figlio, Ivo, piuttosto introverso e insicuro, che però è un ottimo virtuoso del sassofono, e vive ancora nel ricordo della donna con cui l’ha avuto, Adriana, che ora s’è ammogliata con un ricco imprenditore che arriverà anche ad offrire un impiego fisso ad un Antonio momentaneamente in difficoltà. Ma occuparsi di un solo mestiere non è nelle corde di questo eclettico individuo dalle mille risorse, e infatti il nostro protagonista riuscirà sia ad aiutare il figlio a superare la paura del palcoscenico sia a garantire la propria sicurezza lavorativa e affettiva, procedendo sempre a testa alta e con un immancabile sorriso sulle labbra (come testimonia anche l’ultima inquadratura del film, con Albanese che cammina di notte sul lungofiume). Amelio ha sempre prestato la propria sconfinata attenzione ai problemi sociali, e in questo piccolo capolavoro di schietta autenticità e visione obiettiva delle cose il suo impegno viene premiato dall’eccellente esito che tutti i contributi, artistici e tecnici, forniscono per regalare al pubblico della crisi economica scoppiata nel 2008 un prodotto che, qualitativamente e stilisticamente, è fatto davvero a regola d’arte. Il merito va naturalmente anche ad Albanese, che si toglie pure lo sfizio di ridere in faccia ai critici che sostengono che il cinema sia per lui soltanto un mezzo pretestuoso per trasferirvi i suoi personaggi macchiettistici, dimostrando invece che possiede tutte le doti necessarie per calarsi anche in ruoli drammatici capaci di dare uno spaccato veritiero e spiazzante di una realtà sociale e culturale di cui alcuni dovrebbero vergognarsi, altri no. In particolar modo l’ultimo che dovrebbe vergognarsene è proprio l’irriducibile e zelante Antonio Pace, il cui spirito d’adattamento gli consente di passare da una professione all’altra senza perdere nemmeno un briciolo della sua vitalità e del suo incommensurabile spirito di sacrificio. L’attore di Olginate finisce insomma per interpretare una sorta di eroe dei nostri tempi che, pur non possedendo abilità straordinarie, si erge a simbolo (o antisimbolo?) del combattimento proletario contro le ristrettezze economiche, vivendo questa parte soprattutto come fautore di piccoli miracoli quotidiani che avvengono grazie alle piccole cose, agli sforzi minuti uniti uno dopo l’altro per formare un equilibrio interiore che si rafforza sempre più fino a diventare incrollabile. L. Rossi (Lucia, la ragazza con la quale il protagonista stringe una difficile ma utile amicizia) e G. Rendina (Ivo Pane, il giovane musicista talentuoso) fanno con quest’opera il loro debutto nel mondo cinematografico. Se la cavano egregiamente entrambi. Peccato per l’esiguità del ruolo della funzionale S. Ceccarelli, il cui carattere assume comunque un’importanza cruciale ai fini della vicenda. Fotografia: Luca Bigazzi. Musiche composte, orchestrate e dirette da Franco Piersanti. Scenografia: Giancarlo Basili. Presentato in concorso al Festival di Venezia 2013.
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