L'intrepido |
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Un film di Gianni Amelio.
Con Antonio Albanese, Livia Rossi, Gabriele Rendina, Alfonso Santagata, Sandra Ceccarelli
Commedia,
durata 104 min.
- Italia 2013.
- 01 Distribution
uscita giovedì 5 settembre 2013.
MYMONETRO
L'intrepido
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Una fiaba amarissima
di TiberianoFeedback: 1000 | altri commenti e recensioni di Tiberiano |
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domenica 22 settembre 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Antonio Pane sembra uscito da una fiaba di altri tempi, tanto è improbabile il personaggio interpretato da Albanese, qui in un ruolo per nulla comico o grottesco. Ingenuo a livelli patologici, portato ad aiutare gli altri senza chiedere nulla in cambio, magari mettendoci pure di tasca sua. Disponibile a oltranza anche sul piano lavorativo, sa far tutto, ma senza tutele, diritti o pretese. Una specie di tappabuchi factotum, per incarichi di basso profilo, a breve termine e a costo quasi nullo. il profilo ideale del lavoratore dipendente nel XXI secolo, se vuol esserci una metafora ideologico-sociale, in questo film. Una macchietta amarissima, come tutta la storia, ambientata in una Milano crepuscolare, decadente, periferica e proletaria, assai ben resa dalla fotografia di Bigazzi. Antonio è fallimentare anche sul piano affettivo, ha una ex-moglie (che incontrerà per caso una sera in un ristorante, in una delle scene più deprimenti di tutto il film) e un figlio musicista, con cui ha un rapporto gratificante, ma problematico; rapporto che, a conti fatti, rappresenta la parte edificante del film, che troverà il suo culmine nel finale. Lo sviluppo narrativo presenta alcune lungaggini, che danno al film un taglio un po' documentaristico (il mercato ittico, la lavanderia, lo stadio, la biblioteca, i palloncini sotto il palco sindacale) lungaggini che si potevano evitare, essendo di suo il film tutt'altro che dinamico e avvincente. Amelio non lascia molta speranza ai giovani (qui pochi, disperati e senza un futuro definibile), presenta una prospettiva buonista della globalizzazione, (un minimo di rapporti sociali Antonio li ha soltanto con i vicini nordafricani fino a trovare una sistemazione in una miniera in Albania, assai improbabile come Terra Promessa, per un italiano di mezza età senza un lavoro fisso !). Il contesto milanese e nazionale non ne esce bene: caporalato urbano becero, riciclaggio di denaro sporco mediante eleganti negozi di facciata, il lavoro manuale e artigianale, un tempo eccellenza italiana in molti ambiti, oggi squalificato e sottoretribuito (oggi fanno tutto i cinesi, si sa).
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