Titolo originale Black Swan.
Thriller,
durata 110 min.
- USA 2010.
- 20th Century Fox Italia
uscita venerdì 18febbraio 2011.
- VM 14 -
MYMONETROIl cigno nero
valutazione media:
3,34
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Black Swan, e' stato la rivelazione del 2011, il film nominato a ben 5 premi Oscar e che ha fatto vincere la statuetta ambita come 'Miglior Attrice' a Natalie Portman. Cosi anch'io sono partita alla visione di questo film con le migliori aspettative. Premettendo anche che non conosco a fondo i lavori di Aronosky, eccetto il potentissimo Requiem for a Dream, ero veramente curiosa di vedere questa nuova pellicola del rinomato cineasta. Il balletto classico e' sullo sfondo di questo dramma psicologico (sicuramente non e' del genere "thriller") e il film e' incentrato su una ballerina in particolare: Nina Sayers.
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Black Swan, e' stato la rivelazione del 2011, il film nominato a ben 5 premi Oscar e che ha fatto vincere la statuetta ambita come 'Miglior Attrice' a Natalie Portman. Cosi anch'io sono partita alla visione di questo film con le migliori aspettative. Premettendo anche che non conosco a fondo i lavori di Aronosky, eccetto il potentissimo Requiem for a Dream, ero veramente curiosa di vedere questa nuova pellicola del rinomato cineasta. Il balletto classico e' sullo sfondo di questo dramma psicologico (sicuramente non e' del genere "thriller") e il film e' incentrato su una ballerina in particolare: Nina Sayers. Una ragazza che si dedica anima e corpo alla danza, ne fa il suo obbiettivo di vita e quando il coreografo Thomas (Vincent Cassel) annuncia di voler rifare una nuova versione del famoso "Lago dei Cigni" lei fara' in modo di aggiudicarsi la parte della protagonista Odette. La speranza si avvera e da li in poi a inizio una corsa alla ricerca della perfezione, in ogni passo, in ogni movimento, tramitte l'autoimposizione di estenuanti ed esaustivi allenamenti, fuori e dentro il teatro. Perche' interpretare quella parte non e' solo l'ambizione di ogni ballerina del suo gruppo, ma rappresenta una oppurtunita' unica di riscatto da una madre amorevole ma fallita che inizio' la figlia alla danza con la speranza di rivedere se stessa. Nina prova e riprova, cercando la perfezione e la bellezza assoluta, ma la vera sfida per lei e' trasformarsi nella gemella cattiva di Odette, appunto il Cigno Nero. Nina verra' costantemente incoraggiata dal coreografo e dai professori a lasciarsi, finalmente, andare, a tirar fuori la sua parte piu' aggressiva e impulsiva. Nina intraprende cosi un percorso nuovo, un percorso che diventera' ossessione e l'ossessione sfocia in paranoia, in allucinazioni costanti che s'impossessano di lei. E ad accentuare questa volglia implacabile di essere perfette, questa ambizione irraggiungibile, c'e' la rivalita', piu o meno velata, tra Nina e Lily (Mila Kunis): l'ultima ballerina arrivata a far parte del gruppo. Lily, per Nina, rappresenta il suo esatto contrario. Lily e' liberale, emancipata, esuberante, non ha paura di sfondare essendo se stessa, non ha remore e non trova ostacoli in niente. Nina la ammira ma forse la invidia anche di piu' creandosi uno stato di rivalita' tra lei e Lily ossessivo.
Alla fine Nina riuscira' a liberarsi da se stessa, ed interpretare meravigliosamente il Cigno Nero, ma poi, come nella storia dove il Cigno Bianco si uccide per disperazione e rassegnazione, Nina morira', dopo aver combattuto contro se stessa in una allegorica scena di lotta tra le due Nina, quella buona e quella cattiva e distruttiva. Perche' la perfezione tanto desiderata da Nina, non esiste e quando esiste e' sempre sinonimo di sconfitta e distruzione, in questo caso rappresentato dalla morte contemporanea del Cigno e di Nina. Il film risulta cosi basarsi sul concetto dei contrasti: partendo dal contrasto basilare di Nero (= malvagio, perfido) contro Bianco (=innocenza, bonta')e la continua lotta tra queste due forze, le quali si scontrano perpetuamente anche nella mente di Nina, che si ritrova a dover far emergere entrambi i lati del suo carattere, quello puro e quello piu' oscuro, prima come esigenza coreografica sul palcoscenico dove deve interpretare entrambe le parti del Cigno Bianco e del Cigno Nero, ma successivamente anche nella vita reale. Un contrasto che prosegue anche nello scontro visivo e psicologico tra Nina e Lily. Lily rappresenta la forza oscura in contrasto (e in lotta) contro Nina, rivale che incarna la bellezza e la bonta' nonche' l'ingenuita'. Contrasto che sullo schermo si manifesta anche con i colori degli indumenti indossati dalle principali protagoniste: Lily e' porta quasi sempre indumenti neri o molto scuri al contrario di Nina che veste sempre abiti chiari, bianchi o rosa, per accentuare ulteriormente la sua purezza. Un altro elemento di contrasto e' quello tra la realta' della protagonista e la finzione, quella che rappresenta il ruolo che lei deve interpretare. Nina all'inizio e' consapevole che quello che lei diventa sul palco e' nettamente diverso da quello che e' nella realta. Ma pian piano che la sua ossessione per raggiungere la perfezione coreografica aumenta, Nina, perdera' ogni criterio e misura di distinzione tra la realta' e la fantasia, trovandosi cosi a sovvrappore la Nina della vita quotidiana con la Nina interprete dei due Cigni. E mentre queste forze oscure si combattono nella sua psiche portandola sul orlo della psicosi e dell'insanita' mentale, lei iniziera' ad immedesimarsi con il Cigno Nero che interpreta. L'ultimo elemento chiave del film, ripreso dalla filosofia classica, e' lo specchio. Metafora del primordiale ed eterno contrasto tra l'Essere e l'Apparire. Lo specchio dunque, da ogetto fondamentale e irremovibile delle scuole e sale di danza classica, si trasforma nel oggetto che per eccelenza accentua il cambiamento di personalita' di Nina. La stessa, che dello specchio non puo' fare a meno, cerca il suo riflesso ovunque: nel camerino, sulla metro, a casa, nelle sale di prova del teatro. Nina e' ossessionata anche dalla sua stessa Immagine che la perseguita senza tregua. Lo specchio, durante tutto il film, e' quello che per primo fotografa il cambiamento di Nina e ne fa esaltare tutte le sue paure, insicurezze, incubi, allucinazioni ed ossessioni. Lo specchio e' il mezzo con il quale Nina si confronta col resto del mondo della danza, davanti al quale si trucca per perdersi nei panni del Cigno Nero nonche' il mezzo che "spezza l'incantesimo" della sua prigionia mentale e le regalera' la liberta' attraverso la morte.
Impeccabile la fotografia e gli effetti speciali sparsi un po' per tutto il film. Buona la regia e la sceneggiatura nonstante scorra abbastanza lentamente e senza troppi colpi di scena. Il finale e' abbastanza prevedibile e anche la storia non e' originalissima ( la protagonista si lascia ossessionare ed impossessare dalla interpretazione di un ruolo) ma la Portman e' piu' che brava a destreggiarsi nel ruolo della ambiziosa Nina combattuta tra invidie, paure e ossessioni.
Tutto sommato, un prodotto piu' che valido, con buone tematiche che vengono arrangiate bene per tutta la durata della pellicola, e buone interpretazioni. Capolavoro visivo (per via delle coreografie, fotografia) ma non di contenuti innovativi o originali.
Consigliato. [-]
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“Black Swan”: la piccola scritta bianca d'apertura inghiottita dallo sfondo nero. Questi i colori contrastanti e dominanti nella pellicola di Aronofsky. Nina: dolce, insicura, prigioniera di una madre che cerca nella figlia la realizzazione dei suoi sogni di ragazza; Lily: sensuale, misteriosa, intrigante. Insieme sarebbero un perfetto Cigno Bianco e Cigno Nero, come la protagonista de Il Lago Dei Cigni, spettacolo di apertura della nuova stagione di un'importante compagnia di danza di New York che ha scelto Nina come nuova icona. Ma lei riesce a rappresentare solo il primo dei cigni. L'ambizione è ciò che la costringe ad entrare in contatto con ogni parte di sé, perché lei non fa la ballerina, è una ballerina, e se il ruolo richiede una versatilità che non possiede, Nina mette in discussione sé stessa, non le sue doti.
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“Black Swan”: la piccola scritta bianca d'apertura inghiottita dallo sfondo nero. Questi i colori contrastanti e dominanti nella pellicola di Aronofsky. Nina: dolce, insicura, prigioniera di una madre che cerca nella figlia la realizzazione dei suoi sogni di ragazza; Lily: sensuale, misteriosa, intrigante. Insieme sarebbero un perfetto Cigno Bianco e Cigno Nero, come la protagonista de Il Lago Dei Cigni, spettacolo di apertura della nuova stagione di un'importante compagnia di danza di New York che ha scelto Nina come nuova icona. Ma lei riesce a rappresentare solo il primo dei cigni. L'ambizione è ciò che la costringe ad entrare in contatto con ogni parte di sé, perché lei non fa la ballerina, è una ballerina, e se il ruolo richiede una versatilità che non possiede, Nina mette in discussione sé stessa, non le sue doti. E' lei che non va, è lei che sente graffiare dentro di sé una parte del tutto repressa di lei, la donna che è stata soffocata per tutti questi anni dai controlli ossessivi della madre, dalla mancanza di una figura maschile nella sua vita, di amici. Iniziano le visioni e gli sfoghi sulla pelle, un auto-punirsi per quello che non è, un tentativo di togliere questo “involucro” di pelle che impedisce al Cigno Nero di emergere. Cosa che avverrà alla prima dello spettacolo, quando Nina, inaspettatamente, risulterà essere perfetta nella parte del Cigno Nero, e leggermente imprecisa in quella del Cigno Bianco. Sempre a contatto con gli specchi,con l'aspirazione della perfezione, il ballerino è costretto a confrontarsi con tutte le sfaccettature del proprio carattere per entrare nei vari ruoli assegnati. E lo specchio è anche ciò che porrà fine alla vita di Nina che si trafiggerà con una parte di vetro rotto durante una delle sue visioni. Aronofsky è stato in grado di proporre un thriller psicologico ambientato in uno scenario sobrio che mantiene sempre una fotografia molto realistica e che trova un perfetto accordo con il percorso della protagonista.
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NINA è UNA GIOVANISSIMA BALLERINA,LA QUALE SOGNA DI DIVENTARE UN'IMPORTANTE BALLERINA,INTERPRETANDO IL RUOLO DEL CIGNO NERO;INCONTREà UN ISTRUTTORE,CHE SEMBRA ESSERE L'INCARNAZIONE DEL MAGO CATTIVO O DEL DEMONIO;NINA,CONVINTA DI POTERCELA FARE ,INIZIERà A ALLENARSI DURAMENTE,MA COSì DURAMENTE CHE SENZA RENDERSENE CONTO ARRIVERà A SQUAMARSI TUTTA LASUA PELLE,SINO A TRAMUTARSI NON NEL CIGNO,MA IN UN VERO E PROPRIO MOSTRO.CHE DIRE,VOGLIAMO DEFINIRE QUESTA ENNESIMA SCHIFEZZA SENZA Nè CAPO Nè CODA UN FILM'?I DIALOGHI SONO PRATICAMENTE INESISTENTI,COSì COME LA SCENEGGIATURA,ORRIBILE E DEGNA DI NON ESSERE PROPRIO CONSIDERATA,CHE CERCA INUTILMENTE DI SALVARSI CON SCENE QUASI PORNO(IL BACIO TRA LE DUE BALLERINE)E SEQUENZE DA VOLTASTOMACO,CHE RENDONO QUESTO ENNESIMO FILMETTO SPAZZATURA SIN TROPPO INGUARDABILE,OLTRE CHE TOTALMENTE PIATTO,RIPETITIVO E TOTALMENTE PRIVO DI UNA TRAMA.
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NINA è UNA GIOVANISSIMA BALLERINA,LA QUALE SOGNA DI DIVENTARE UN'IMPORTANTE BALLERINA,INTERPRETANDO IL RUOLO DEL CIGNO NERO;INCONTREà UN ISTRUTTORE,CHE SEMBRA ESSERE L'INCARNAZIONE DEL MAGO CATTIVO O DEL DEMONIO;NINA,CONVINTA DI POTERCELA FARE ,INIZIERà A ALLENARSI DURAMENTE,MA COSì DURAMENTE CHE SENZA RENDERSENE CONTO ARRIVERà A SQUAMARSI TUTTA LASUA PELLE,SINO A TRAMUTARSI NON NEL CIGNO,MA IN UN VERO E PROPRIO MOSTRO.CHE DIRE,VOGLIAMO DEFINIRE QUESTA ENNESIMA SCHIFEZZA SENZA Nè CAPO Nè CODA UN FILM'?I DIALOGHI SONO PRATICAMENTE INESISTENTI,COSì COME LA SCENEGGIATURA,ORRIBILE E DEGNA DI NON ESSERE PROPRIO CONSIDERATA,CHE CERCA INUTILMENTE DI SALVARSI CON SCENE QUASI PORNO(IL BACIO TRA LE DUE BALLERINE)E SEQUENZE DA VOLTASTOMACO,CHE RENDONO QUESTO ENNESIMO FILMETTO SPAZZATURA SIN TROPPO INGUARDABILE,OLTRE CHE TOTALMENTE PIATTO,RIPETITIVO E TOTALMENTE PRIVO DI UNA TRAMA.IL COSIDETTO SCENEGGIATORE HA CERCATO INVANO DI REALIZZARE IL SEQUEL O IL REMAKE DEL FILM CAPOLAVORO LA MOSCA DEL 1986,RIUSCENDO PERò SOLO A FARCI RIMPIAGERE QUELLO CHE UNA VOLTA ERA VERO CINEMA E CHE ORA è DIVENTATO SOLO IMMONDIZIA ADATTA A UN PUBBLICO CHE FORSE DOVREBBE RIVEDERE VECCHI CAPOLAVORI,PRIMA DI DARE ADDIRITTURA QUATTRO STELLE(TRA L'ALTRO DEL TUTTO IMMERITATE A UN SIMILE OBBROBRIO,PERCHè QUESTO è IL CIGNO NERO.I MAGGIORI BRIVIDI LI RIECE TUTTAVIA A DARE LA BELLA,BRAVA E SENSUALISSIMA NATALIE PORTMAN,LA QUALE SI SARà PIù VOLTE DOMANDATA:CHE COSA CI Fà UNA GRANDE ATTRICE COME ME A RECITARE IN UN SIMILE OBBROBBRIO?CARA NATALIE,C'EST LA VIE,COME DICONO I FRANCESI.
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Nina Sayersè una talentuosa ballerina classica. Vive con sua madre, da giovane pure lei ballerina. Il rapporto fra le due donne è angosciante: la madre riflette le sue delusioni ed i suoi sogni infranti sulla figlia. Vivono in simbiosi pensando unicamente alla danza. Entrambe sono inquiete e nevrotiche. Proiettano ogni loro desiderio solo nel palcoscenico di un teatro.
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Nina Sayersè una talentuosa ballerina classica. Vive con sua madre, da giovane pure lei ballerina. Il rapporto fra le due donne è angosciante: la madre riflette le sue delusioni ed i suoi sogni infranti sulla figlia. Vivono in simbiosi pensando unicamente alla danza. Entrambe sono inquiete e nevrotiche. Proiettano ogni loro desiderio solo nel palcoscenico di un teatro. Thomas Leroyè il regista di una versione del Lago dei Cigni. Nina è scelta per la parte di Odette. Fra i due inizierà un doloroso contrasto; il regista pretende l’emersione della parte ‘‘nera’’ di Nina. Quali sentimenti, quali inquietudini, quali frustrazioni prova un attore o un artista quando è incapace di penetrare nel personaggio richiesto? I due cigni: quello bianco e quello nero, rappresentano le inquietudini dell’artista nel momento della rappresentazione. Nina ha una atroce domanda, quasi impossibile: lei è un cigno bianco come può essere un cigno nero contemporaneamente. La crescente tensione nasce da questo dubbio ambiguo. La dualità, la divisione di personalità, il dimezzamento sono i termini essenziali. Thomasdeve trasformare la sua dolce e modesta personalità. Comprende il suo punto sensibile, la sua debolezza; Nina dichiara senza esitazione: “Io voglio solo essere perfetta”. Sarà proprio l’orgoglio a scardinare Nina. Se tu desideri essere perfetta devi trasformarti. Non devi più essere te stessa, sei inesistente. Cerca il tuo alter ego, cerca la tua diversità. Il tema della trasformazione è imprescindibile. Per ottenere questo risultato si scatenano le visioni. Il carattere si spezza, la schizofrenia è incipiente, ma improvvisamente tutto trova il suo culmine con l’arte. L’arte può esaltare la vita. L’arte è la vita. Noi viviamo una trasformazione – non quella di Nina – ma quella della creatività artistica. Darren Aronofskygioca con il mutamento, con la trasformazione con mani esperte ed abili. Usa delle tonalità bianco e nero in tutta la pellicola. La stessa diafana Nicole è parte integrante del bianco, come la sua collega Lily è il nero. Le ragazze sono separate all'inizio del percorso, poi si incontrano e si confrontano drammaticamente, fino a realizzare una unione sconvolgente: materiale e platonica. La trasformazione continua. Aronofsky la accentua utilizzando l’immagine riflessa in modo distaccato dalla principale. Lo specchio non riflette la persona di fronte servilmente. Invece rispecchia il suo orgoglio infinito, la sua disponibilità totale a compromettersi, la sua amoralità totale. Tutto il film è una continua duplicità. L’immagine principale è seguita dal suo alter ego riflesso ovunque: sugli specchi, sui vetri della metropolitana, sui bicchieri. Bisogna essere pronti a tutto se vogliano essere ‘‘perfetti’’. La solitudine prevale senza limite. Gli squarci della città oscuri, senza segno di vita, sono interrotti solo da una Nina sempre più indebolita. Il suo regista gli ordinerà “Ho un compito per te. Vai a casa e toccati. Vivi”. E per essere perfetta si trasforma accettando la perversione della vita. Siamo di fronte ad un incrocio fra un Dorian Gray ed una a Giovanna d’Arco: con le sue visioni e le sue voci. Per tutto il film sentiamo e viviamo le tensioni di un artista nel eseguire la sua opera d’arte. Il sudore, la fatica, lo sforzo, ma pure i dettagli particolari come le ferite ai piedi sono parte viva di un mestiere sempre complicato e disumano. Di fronte ad uno spettacolo possiamo apprezzare la sola apparenza.
Urliamo al capolavoro o fischiamo al fiasco senza comprendere minimamente il lavoro, la passione e l’impegno nascosto dalla perfezione del gesto. Non siamo di fronte ad un film sulla danza. Qualsiasi attività artistica poteva essere ripresa. Pure un gesto atletico e sportivo racchiudono in se la tensione del perfezionista. Aronofsky ci ha già mostrato nel suo The Wrestler l’umanità nascosta dello sport. Se una danzatrice volesse essere perfetta ed interpretare magistralmente Il Lago dei Cigni quale trasformazione sarebbe appropriata? Ovviamente trasformarsi nel cigno stesso. Natalie Portman non si risparmia minimamente per ottenerla. La sua interpretazione è esagerata, sopra le righe. Quale trasformazione ha dovuto compiere Natalie per essere Nina?
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[+] ok.....??? (di mariatiziana)[ - ] ok.....???
[+] lascia un commento a andyflash77 »[ - ] lascia un commento a andyflash77 »
Natalie Portman è da Oscar, nulla da dire. Bravissima nel suo ruolo classico, che integra perfettamente con un lato oscuro e tenebroso, proprio come il Cigno Nero, che da Cigno Bianco dovrà poi rappresentare.Infatti, nonostante sembri un Cigno Bianco, nella vita avviene la sua metamorfosi da Cigno Nero, non completamente per colpa sua.
Le continue allucinazioni, infatti, le vengono dal suo "desiderio" di essere perfetta, e finisce per crollare.
La regia di Arofnosky è americana e, nonostante la impreziosisca con bellissimi giochi di specchio e riprese di spalle, a denotare l'insolito gracile corpicino della Portman, e soprattutto ad instillare nel film tensionenon desta più di tanta meraviglia.
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Natalie Portman è da Oscar, nulla da dire. Bravissima nel suo ruolo classico, che integra perfettamente con un lato oscuro e tenebroso, proprio come il Cigno Nero, che da Cigno Bianco dovrà poi rappresentare.Infatti, nonostante sembri un Cigno Bianco, nella vita avviene la sua metamorfosi da Cigno Nero, non completamente per colpa sua.
Le continue allucinazioni, infatti, le vengono dal suo "desiderio" di essere perfetta, e finisce per crollare.
La regia di Arofnosky è americana e, nonostante la impreziosisca con bellissimi giochi di specchio e riprese di spalle, a denotare l'insolito gracile corpicino della Portman, e soprattutto ad instillare nel film tensionenon desta più di tanta meraviglia. Ma neppure annoia.
Il film in sé non è da storia del cinema, né ci prova, ma pur con tutti i suoi limiti, è un film che si lascia vedere, e qualcosa la dice, soprattutto grazie a Natalie Portman. [-]
[+] lascia un commento a lukemisonofattotuopadre »[ - ] lascia un commento a lukemisonofattotuopadre »
io sinceramente non capisco dove sia il capolavoro in questo film.
l'interpretazione della Portman è quasi perfetta, ma ciò che non riesco a comprendere è come si possa definire un thriller questo film. l'unico personaggio a tutto tondo sembra essere Nina, mentre gli altri sono solamente caratteri piatti in un film che fa acqua da tutte le parti.la trama è spesso confusa e lo spettatore (me compreso) spesso si perde nei meandri della storia.
Personalmente devo dire che questo film non ha consistenza e non riesco a concepire come a voi possa piacere questo sceneggiato.
mi è servito solo per passare squisitamente due ore di noia pomeridiana.
[+] lascia un commento a _elena_ »[ - ] lascia un commento a _elena_ »
Il Cigno Nero è un’ottima versione cinematografica del già visto e rivisto lago dei cigni. Ma con una differenza: la storia è incentrata su una protagonista esterna, che deve impiegare le sue capacità per raggiungere l’obiettivo massimo. Ma ci sono alcuni elementi che non lo permettono: una madre ossessiva, false amicizie, un insegnante dalle discutibilissime etiche morali, e per finire, Nina sembra mostrare sintomi di psicopatia. Il regista crea una sorta di caratteri iconografici parecchio apprezzabili, come la pelle d’oca rapace ogni qualvolta che la situazione tende al macabro e alla tensione psicologica. Molto valida inoltre la colonna sonora, bene abbinata alle scene.
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Il Cigno Nero è un’ottima versione cinematografica del già visto e rivisto lago dei cigni. Ma con una differenza: la storia è incentrata su una protagonista esterna, che deve impiegare le sue capacità per raggiungere l’obiettivo massimo. Ma ci sono alcuni elementi che non lo permettono: una madre ossessiva, false amicizie, un insegnante dalle discutibilissime etiche morali, e per finire, Nina sembra mostrare sintomi di psicopatia. Il regista crea una sorta di caratteri iconografici parecchio apprezzabili, come la pelle d’oca rapace ogni qualvolta che la situazione tende al macabro e alla tensione psicologica. Molto valida inoltre la colonna sonora, bene abbinata alle scene. Discutibile però l’idea, di inserire così tante scene di ballo. Il film parla di un balletto, si, ma l’obiettivo era una trasposizione cinematografica che avrebbe dovuto distinguersi in qualche modo, così è stato infatti, ma in modo discreto, difatti sono tante le emozioni che il film trasmette, ma forse poche quelle che lascia. C’è inoltre da chiedersi se il mondo della danza classica sia così brutale e sadico. Ma il punto forte del film ha due parole: Natalie Portman. L’attrice, dalle elevate capacità di interpretazione, regala alla protagonista una caratterizzazione che le procurerà addirittura il premio oscar. La Portman riesce tranquillamente a passare da una caratterizzazione sensibile,insicura,enigmatica e psicologicamente instabile a una trasgressiva,violenta,sensuale. Tutto ciò in modo a dir poco sublime. Il film in sé però è ottimo: la pressione psicologica della protagonista e l’atmosfera cupa, legata a scene fortemente crude, crea un mix di emozioni spettacolari. Preparatevi a vedere una versione del Lago dei cigni mai vista prima.
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La saga della ballerina tormentata con una mamma agghiacciante Nathalie Portman (proprio non ce la faccio a chiamare i personaggi col proprio nome fittizio, pur per carità mantenendo le distanze fra il privato e il professionale di un attore) si snoda sui binari della tensione e dell'angoscia in questo dramma psicologico a tinte thriller targato Darren Aronofsky. Regista bravo, indubbio, ma che spesso rovina nelle trappole del narcisismo “piacendosi”, per l'appunto, un po' troppo a macchie con inquadrature & movimenti di macchina un po' pacchianamente strappa-lacrime e non solo.
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La saga della ballerina tormentata con una mamma agghiacciante Nathalie Portman (proprio non ce la faccio a chiamare i personaggi col proprio nome fittizio, pur per carità mantenendo le distanze fra il privato e il professionale di un attore) si snoda sui binari della tensione e dell'angoscia in questo dramma psicologico a tinte thriller targato Darren Aronofsky. Regista bravo, indubbio, ma che spesso rovina nelle trappole del narcisismo “piacendosi”, per l'appunto, un po' troppo a macchie con inquadrature & movimenti di macchina un po' pacchianamente strappa-lacrime e non solo. Vedere per credere il finale in cui il suo nome spicca in bella vista su un telo bianco che cade figurativamente sulla macchina da presa in uno scrosciare di applausi non suoi. Ben più lodevole del lavoro del regista è il soggetto e la sceneggiatura di Andres Heinz che si avvale della collaborazione di Mark Heyman e John J. McLaughlin per dare vita ad un percorso narrativo dolente che, sebbene scada un po' nella banalità abbeverandosi con ingordigia alla populistica fonte del criticismo sullo spietato mondo della danza e dello spettacolo in genere, merita un plauso se non altro per essere arrivata fino in fondo, senza macchia e senza paura di censura (in america, nonostante tutto, si può) tenendo sempre la soglia dell'attenzione alta in uno spettatore finanche scettico ma concentrato, anch'egli con una gran voglia di criticare ma che tutto sommato non ci riesce. Certo lasciano un po' perplessi le scene di piedi e mani deformi, spruzzi di sangue come lapilli di lava, creste di piume e gambe da cigno che spuntano come funghi su corpi di esseri umani psichicamente instabili e scene di sesso quasi esplicito in perfetto stile “youporn”. Il tutto, però, oltre ad avere la “giustifica” delle turbe mentali, trova la propria ragion d'essere nella sua natura stessa: l'opera, difatti, è un “romanzo di formazione” colorato di horror a risvolti tragici e ci sta che non proliferi senza i suddetti shots. Ponendo l'accento su chi va posto, prendiamo lo Stabilo in mano e facciamola finita: la divina Nathalie si regala il suo primo Oscar con un'interpretazione forse sì nelle sue corde psicosomatiche, ma che sempre senza fiato non può che lasciare. Vedere per credere parte seconda: espressione di soddisfazione mista a rabbia mista a sollievo mista a quello che volete voi durante la caduta finale del suo personaggio che muore, ride, sanguina e piange unendosi in toto al suo doppio scenico, resa con una maestria rara, punto. Innocentina, forse come sempre, ma sputateci voi sopra alle scene da ubriaca e da cigno nero vero e proprio, che rivelano una classe intrisa di studio e talento, che raccolgono in un'oncia di prosperità tutto il sudore di una bambina prodigio. Anche l'alter ego Mila Kunis è comunque perfetta per il ruolo, dotata com'è di una buona dose di “whore” face (senza offesa, per carità, questione di appeal), dotata com'è pur di applicazione in un ruolo comunque non facile, da contraltare a “contro” e basta. Un po' in stile cammeo invece la partecipazione di Winona Ryder, non troppo convincente nella parte dell'irascibile diva-ballerina in età pensionabile (cioè quarant'anni) che si sente oscurata dalla stellina di turno. Discorso simile per Vincent Cassel che si avvale del suo accento francese nonché della sua ambiguità innata per incarnare il capo-coreografo dal cuore d'oro ma dai metodi discutibili e l'intraprendenza del gigolò. Volendo tracciare un profilo definitivo si fatica un po', storditi, impressionati e scettici insieme. Il mondo della danza ne esce debilitato, Nathalie Portman è una grande attrice e Aronofsky un regista perlomeno interessante. Se è un “ma và” quello che vi esce dal cuore io che ciancio a fare. Senza tocco si diffonda nell'aere il mio “just enjoy it”.
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