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mikemaister
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venerdì 1 luglio 2011
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lasciatevi violentare, emotivamente..
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Nina è una giovane ballerina del New York Ballet, brava, disponibile, bellissima. Il suo sogno è la perfezione tecnica nella sua disciplina e nella sua missione di vita, il balletto, ma inconsciamente vuole uscire da una adolescenza morbosa che le si stringe al collo da vent'anni, con la madre dall'altro capo del guinzaglio. Leroy, coreografo di New York, presenta al balletto una versione rivisitata de "Il Lago Dei Cigni", dove il cigno nero e quello bianco combaciano nella stessa ballerina. Nina, dopo essere stata messa alla prova emotivamente, coronerà il suo sogno di primo cigno o, per meglio dire, di prima ballerina, la sua ambizione per eccellenza, ma scoprirà che l'interpretazione del ruolo del cigno nero metterà duramente alla prova la sua emotività, poichè manifesta il lato selvaggio del suo carattere schematico, pacato ed introverso, trascinandola negli angusti sentieri della perdizione e dell'incertezza, dove la via di uscita sarà veramente difficile da scorgere.
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Nina è una giovane ballerina del New York Ballet, brava, disponibile, bellissima. Il suo sogno è la perfezione tecnica nella sua disciplina e nella sua missione di vita, il balletto, ma inconsciamente vuole uscire da una adolescenza morbosa che le si stringe al collo da vent'anni, con la madre dall'altro capo del guinzaglio. Leroy, coreografo di New York, presenta al balletto una versione rivisitata de "Il Lago Dei Cigni", dove il cigno nero e quello bianco combaciano nella stessa ballerina. Nina, dopo essere stata messa alla prova emotivamente, coronerà il suo sogno di primo cigno o, per meglio dire, di prima ballerina, la sua ambizione per eccellenza, ma scoprirà che l'interpretazione del ruolo del cigno nero metterà duramente alla prova la sua emotività, poichè manifesta il lato selvaggio del suo carattere schematico, pacato ed introverso, trascinandola negli angusti sentieri della perdizione e dell'incertezza, dove la via di uscita sarà veramente difficile da scorgere.
Un film con una trama semplice, talmente semplice che quando sullo schermo compaiono i titoli di coda non sembra vero che possa aver scatenato in noi una fortissima implosione emotiva. Già, implosione. Siamo vittime di una bellissima e bravissima Portman, che ci violenta emotivamente e in continuazione, ma quando ce ne accorgiamo, è già troppo tardi, comincia a farsi sentire l'amaro in bocca per un'esperienza che in pochi potranno dire di aver vissuto. Questo film ci percuote costantemente, ma la nostra sensibilità sarà l'unica a provare il dolore. Aronofsky ci ha regalato un affascinante "thriller emotivo", genere che avrete sicuramente potuto apprezzare se avete visto il capolavoro di Allen: Match Point, unico nel suo genere, fino ad oggi. Lasciatevi violentare da questo film, lasciate che la vostra emotività si accapponi per 110 minuti, perchè l'unico modo per capire a pieno questo capolavoro è quello di lasciarsi trascinare, lasciarsi coinvolgere emotivamente. Fate in modo che le paure, le incertezze, le sensazioni della bella Portman si ripercuotano nella vostra sensibilità, ed ammirate quei momenti di perfezione che potrete percepire unicamente in un pieno coinvolgimento emotivo.
L'allegoria del film non è da sottovalutare minimamente, perchè è vero che il segreto della comprensione sono gli elementi che costantemente abbiamo sotto gli occhi, ma non è detto nè dovuto che questi debbano balzarci autonomamente. Sono i colori e la fotografia di tutto il lungometraggio a darci la giusta chiave di lettura, specialmente i colori metteranno a nudo la verità: è il cigno bianco il nemico, quello che scatena in noi inquietudine, paure, incertezze, a differenza del tanto temuto cigno nero, irrazionale, passionale e cruento, che lascia presagire nulla in più di quello che ci possiamo aspettare da una tale psicologia. Qui ha sede la verità, l'essere umano è pericolosamente debole, ma ancora il vero pericolo risiede nel fascino che il lato oscuro esercita su di noi, tanto da permettere una certa empatia e stabilità negli atteggiamenti avuti dal nostro cigno, ritenuti moralmente avversi e ostili.
Questo film gode di quella che a me piace definire una "bellezza-passiva", dell'astenersi dal sentirsi belli o, per meglio dire, di sentirsi investiti di una bellezza che non appartiene a noi, una bellezza riflessa, in questo caso dalla nostra Nina, terribilmente stupenda ed insicura, un cocktail dal retrogusto, appunto, amaro. Questo film ci spoglia di ogni certezza, di ogni sicurezza, di ogni "bellezza", ma il solo modo per poterci mettere a nudo e quello del coinvolgimento emotivo, lasciate che Nina siate voi, e di conseguenza capirete che di quale cigno avete paura, e bisogno, di affrontare. Lasciatevi bagnare dalla vera essenza di bellezza passiva, lasciatevi astenere dal sentirvi belli, perchè qui di bello c'è già troppo, e forse è proprio questo "troppo" che compromette la piena comprensione di una bellezza ideale, di una bellezza per eccellenza, di una bellezza vera.
Lasciatevi bagnare dalla bellezza, ma soprattutto, lasciatevi violentare emotivamente, perchè altrimenti questo film sembrerà un'altro dei tanti film che potrete dire di aver visto, ma non di aver vissuto.
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[+] match point
(di luana)
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dario
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martedì 28 giugno 2011
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enfatico
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Realtà ideale e realtà materiale, la seconda vincente a prezzo di sacrifici e compromessi che mettono sale nella vita. Aronofofsky ne mette troppo per scarsa fiducia nell'idealismo. Trionfa un uomo (in questo caso una donna) pronto a tutto, pronto a metabolizzare ogni cosa. Il regista tratta male i principi aurei, ma poi sprofonda in un materialismo di maniera, volgare e becero. Gli attori bamboleggiano troppo, giocano troppo al manicheismo.
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giuliana96
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lunedì 27 giugno 2011
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mi aspettavo davvero di più dal film
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Che l'attrice sia bellissima e ineccepibile nel suo ruolo,non è una cosa che metto in dubbio,ma il film non ha nessun senso logico e d è troppo confusionale.
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xquadro
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giovedì 23 giugno 2011
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due colori son pochi, ma la portman li vale tutti
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Bianco o nero, gelido o sensuale, istintivo o razionale. Nel film 'Il cigno nero' l'animo umano ha due sole facce e non è detto che una metà lasci spazio, in una qualche fase della vita, al suo naturale complemento. Questo avviene sul palcoscenico del film come nella mente della protagonista, incapace di cogliere, perchè spaventata da ciò che non riesce ad accettare (al punto da tarparsi professionalmente le ali), la propria complessità. Nina/Odette vuole restare uguale a se stessa: vivere dentro una bolla, in un'unica dimensione è più facile e meno pericoloso che mettersi in discussione, perchè il controllo è gratificante e infonde sicurezza.
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Bianco o nero, gelido o sensuale, istintivo o razionale. Nel film 'Il cigno nero' l'animo umano ha due sole facce e non è detto che una metà lasci spazio, in una qualche fase della vita, al suo naturale complemento. Questo avviene sul palcoscenico del film come nella mente della protagonista, incapace di cogliere, perchè spaventata da ciò che non riesce ad accettare (al punto da tarparsi professionalmente le ali), la propria complessità. Nina/Odette vuole restare uguale a se stessa: vivere dentro una bolla, in un'unica dimensione è più facile e meno pericoloso che mettersi in discussione, perchè il controllo è gratificante e infonde sicurezza. Il risvolto negativo è che la vita non si scosta mai dalla sua fascia mediana, ogni vetta risulterà inviolabile per l'artista come per l'uomo della strada: per chiunque, in definitiva, si ponga l'obiettivo di rendere (a modo suo) memorabile, anche a costo di dover sopportare un fallimento, la propria storia personale. Il film offre uno scenario semplificato della vita, che non è composta solo di stati binari e contrapposti. Se si vuole il massimo i tasti prima o poi bisogna suonarli tutti, i bianchi come i neri. Così Odette diventa Odile e per assumere l'una e l'altra personalità deve violentare se stessa, scavare con la mente laddove è proibito (qualche volta da se stessi, talvolta dagli altri) e accettare la propria imperfezione di soggetto duale, unica via per accedere realmente al traguardo della perfezione. Il tema non è originale, di metà oscure il cinema ha offerto un nutritissimo campionario. Cosa resta, allora, del cigno nero? L'abilità trasformistica di Natalie Portman (stupenda la scena del suo primo contatto in scena con la propria metà repressa), l'ambiguità di Vincent Cassel, diviso tra le sue passioni di uomo e la dedizione al proprio lavoro, una regia a tratti accattivante. Ridondante invece la tensione, che resta costante per tutto il film (anche negli spartiti più tumultuosi esistono le pause) e un po' scontato il finale che viene anticipato con continui riferimenti all'opera danzata e rappresentata. Alcuni personaggi, come la madre di Nina, risultano decisamente piatti. Alla fine anche il regista pecca, come la protagonista del film, di presunzione (ma lei rimedia, lui no). Da vedere (ma subito dopo concedetevi un vecchio film di Charlie Chaplin).
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sorcettoo
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lunedì 20 giugno 2011
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interpretazione magistrale
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senza ombra di dubbio la migliore interpretazione femminile di tutti i tempi della storia del cinema complimenti natalie e anche al bravissimo regista
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karmaelo
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venerdì 29 aprile 2011
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il cigno nero
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Darren Aronofsky continua a sondare il rapporto genitore/figlio con un lungometraggio ambientato nel mondo della danza classica. Dopo "The Wrestler" con un Mickey Rourke da oscar in cui emergono i conflitti tra padre e figlia nella fase post-divorzio, Aronofsky ci parla di Nina, ballerina classica di una compagnia di New York, e il suo rapporto con una madre iperprotettiva e con un alter-ego immaginario, la sua compagna Lily.
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Darren Aronofsky continua a sondare il rapporto genitore/figlio con un lungometraggio ambientato nel mondo della danza classica. Dopo "The Wrestler" con un Mickey Rourke da oscar in cui emergono i conflitti tra padre e figlia nella fase post-divorzio, Aronofsky ci parla di Nina, ballerina classica di una compagnia di New York, e il suo rapporto con una madre iperprotettiva e con un alter-ego immaginario, la sua compagna Lily.
Nina, interpretata da una sorprendente Natalie Portman, viene scelta per il ruolo di Odette (cigno bianco) ne "Il lago dei cigni" ma il direttore Thomas (Vincent Cassell) decide di rivisitare l'opera e concentrarsi sulla figura di Odile (cigno nero).
Nina dovrà interpretare i due ruoli e tirar fuori il suo lato oscuro e ben presto si ritroverà divisa tra le preoccupazioni di una madre che vede ancora in lei "la sua bambina" , il suo cigno bianco, e le trasgressioni della sua compagna Lily, incarnazione del cigno nero, che la spinge a perdere la sua innocenza.
Il film ricorda molto lo stile di David Lynch, in particolare il film Mullholland Drive in cui lo spettatore si perde tra la dimensione onirica e il reale. Il richiamo più significato è poi la scena in cui Nina si masturba che ricorda molto quella di Betty (Naomi Watts) nel film di Lynch.
Se non fosse per il fatto che Aronofsky sta lavorando a "Tha Wolverine", direi che siamo dinanzi al secondo episodio di una trilogia, ma non si sa, magari qualcosa bolle in pentola.
Bravissima Natalie Portman che conferma il motivo per cui il nostro cinema annaspa nel voler raggiungere i livelli di quello americano : ad Hollywood gli attori sanno ballare come in questo caso (vedi anche Richard Gere, Christopher Walker, Kevin Spacey per citarne alcuni), sanno cantare (Gwyneth Paltrow, Renée Zellwegger, Catherine Zeta Jones, Maryl Streep) e sanno soprattutto recitare. Un ruolo come questo che mette alla prova la protagonista nel dover mostrare due aspetti contrastanti, poche attrici italiane sarebbero state in grado di interpretarlo, pochissime.
Un plauso per la scelta di Wynona Rider per il ruolo di Beth che è sempre a suo agio con registi e sceneggiature "noir"
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jack shepard
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domenica 24 aprile 2011
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il gelido inverno della perfezione diventa tragedi
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L'ossessione di una giovane ballerina per la perfezione.
La perfezione del proprio corpo; la perfezione del gesto; la perfezione del comportamento e del portamento;
Un'ossessione pagata a caro prezzo, quello di vivere senza ascoltare i propri sentimenti più profondi, in un mondo gelido e ovattato ma completamente fuori dalla realtà.
Un mondo senza affetto e senza sesso.
Un film che ci insegna che ognuno di noi ha un lato nascosto, non necessariamente oscuro e cattivo, dove si trovano gli aspetti più veri, più sinceri della nostra personalità che non deve mai essere represso per non impazzire ed alienarsi.
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hollyver07
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mercoledì 13 aprile 2011
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benedetta b.
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Scommetto che... anche a te "saltano" i post…sui commenti! Ciao b.b. (scusami se inopinatamente abbrevio il tuo "nick"). Presumo che la tua recensione fosse mirata ad un discorso già aperto e mi auguro che questa risposta non corrisponda ad una mia colossale gaffe. Sia come sia, convengo con la tua opinione sul fatto che l'essenza del film fosse Nina (dunque Natalie Portman) quindi non provo nemmeno a confutare la tua affermazione che ritengo sia corretta. Invero, è evidente che la regìa fosse focalizzata tutta sulla protagonista, il resto... era puro contorno; riprese ossessive e praticamente nessuna scena dove non ci fosse Nina, anche marginalmente.
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Scommetto che... anche a te "saltano" i post…sui commenti! Ciao b.b. (scusami se inopinatamente abbrevio il tuo "nick"). Presumo che la tua recensione fosse mirata ad un discorso già aperto e mi auguro che questa risposta non corrisponda ad una mia colossale gaffe. Sia come sia, convengo con la tua opinione sul fatto che l'essenza del film fosse Nina (dunque Natalie Portman) quindi non provo nemmeno a confutare la tua affermazione che ritengo sia corretta. Invero, è evidente che la regìa fosse focalizzata tutta sulla protagonista, il resto... era puro contorno; riprese ossessive e praticamente nessuna scena dove non ci fosse Nina, anche marginalmente. Volendo, si potrebbe supporre che tutto il film fosse assimilabile ad un sogno, trasformatosi nell'incubo mortale della protagonista, ma non è così. Resto dell'idea che la regìa fosse di mestiere; focali corte e frequentemente orientata su primi piani continui, resi anche incerti dalla mobilità di alcune riprese, fotografia inquietante perché manifestamente tetra, alcune riprese un po morbose, hanno contribuito ad indurre l'idea di una personalità tormentata, ma l'espressione e la compiutezza di tale impressione visiva è vanificata dalle carenze insite nello sceneggiare il film. Non ci sono scene alternative al personaggio che realmente contestualizzino l'ambiente di Nina. Assenza di "pause descrittive" dedicate agli altri personaggi, almeno per comprendere cosa effettivamente li "animi", invenzioni ottiche affidate alla cpu-grafica. Ad ogni buon conto, son tutte considerazioni che lasciano il tempo che trovano perché… chi ha realizzato il film aveva ben chiaro l’obbiettivo “soldatini dorati”, almeno per la Portman. Le motivazioni, ad origine della mia affermazione, esulano da questo discorso per cui le ometto. Altro argomento, in risposta al tuo quesito. Mi considero (tuttora... se non ho travisato il quesito), un amante del cinema, fermo restando che non ne sono un sofisticato cultore (per carità... non provare mai a chiedermi chi ha fatto questo, oppure quello... avresti solo risposte pari a... boh, mah ecc ecc,). Mi fermo qua con il mio deliquiare, abbi pazienza.
Saluti a te
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benedetta bergagnini
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mercoledì 13 aprile 2011
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ehi.....
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Convengo con tutte le ideologie da te presentate, anche se mi trovo costretta ad aggiungere che l'essenza vera del film è Natalie.
A mio modesto parera quest'anno gli oscar sono davvero stati assegnati abolendo l'utilizzo di obiettività e razionalità. Ma la nostra Portman confonde e stupisce, scandalizza e impaurisce........comunica. Comunica sentimento. Quello vero e senza compromessi.
Il suo talento era sprecato per la regia. Ma sbaglio, o sei un ero patito del cinema (come del resto lo sono io?)?
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