Assistiamo alla storia di una famiglia dagli inizi del Novecento fino ai primi anni Settanta, in coincidenza col colpo di Stato avvenuto in Cile. Protagonisti il barone Esteban Trueba, sua moglie, sua figlia e sua sorella. La prima è veggente; la seconda, una volta cresciuta, amerà un rivoluzionario; la terza avrà un destino crudele. Recensione ❯
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Viene narrata una storia familiare sullo sfondo della seconda guerra mondiale. Uno scienziato ebreo ricorda la sua infanzia coi genitori in un campo di concentramento. Espandi ▽
Viene narrata una storia familiare sullo sfondo della seconda guerra mondiale. Uno scienziato ebreo ricorda la sua infanzia coi genitori in un campo di concentramento. La psicologia del bambino protagonista e degli altri personaggi emerge in maniera molto credibile dalla sceneggiatura e dalle interpretazioni. Molto bella la sequenza in cui il bambino vede morire il padre in infermeria. Corre a cercare la madre con le scarpe del genitore, ma sbaglia più volte la strada. Poi gioca con le scarpe e si dimentica di avvertirla. Il padre è interpretato da Jean-Hughes Anglade, già apprezzato in Betty Blue e Nikita. Recensione ❯
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Maria Anselmi nei panni di una monaca, sotto gli ordini di una madre senza scrupoli. Espandi ▽
Catania 1854. La bella Maria, di famiglia ricca, è innamorata appassionatamente, e contraccambiata, del bel Nino, promesso sposo della sorellastra, ma sarà costretta a farsi monaca dai maneggi di una perfida matrigna, attenta agli interessi dei due propri figli. Recensione ❯
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Tognazzi è riuscito a dare un ritmo americano, quindi molto coinvolgente e senza fiato, a questo suo terzo film. Al di là quindi delle analogie con il... Espandi ▽
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Il colonnello Procolo è diventato responsabile di una foresta vecchia di secoli. Tutore del nipotino, che non potrà ereditare fino alla maggior età, il vecchio vuole vendere legname abbattendo gli alberi. Espandi ▽
Amministratore, per conto del nipote, delle terre che comprendono il "bosco vecchio", il colonnello in pensione Sebastiano Procolo è disposto a tutto per diventare il padrone della zona, persino a eliminare il ragazzo, ma si pente, ci ripensa e si converte. Recensione ❯
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Un sufficiente compito di scuola, questo di Ferrara. Una sorta di documento di ciò che è accaduto al giudice Falcone, alla moglie e agli uomini che do... Espandi ▽
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Il disoccupato Ciro (e senza casa), con tre compagni fra cui un africano, occupa un seggio elettorale e casualmente prende in ostaggio la figlia del boss politico di quella città del sud. Espandi ▽
Il disoccupato Ciro (e senza casa), con tre compagni fra cui un africano, occupa un seggio elettorale e casualmente prende in ostaggio la figlia del boss politico di quella città del sud. Fra le altre cose si scopre un broglio elettorale e mentre all'inizio i quattro volevano solo fare una piccola azione dimostrativa (con armi finte), finiscono per fare sul serio, con armi vere, assedio di gruppi speciali dei carabinieri, intervento della televisione e dialettica interna fra sequestratori e sequestrati, mentre il popolo, fuori, è tutto dalla loro parte. Alla fine perdono, anche se non ci sono morti. Recensione ❯
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Presentato in concorso a Cannes, è considerato da molti critici come il miglior film di Pupi Avati. Espandi ▽
Presentato in concorso a Cannes, è considerato da molti critici come il miglior film di Pupi Avati. E il giudizio è senz'altro fondato. Siamo nell'Alto Medioevo in un periodo precedente all'anno Mille. Il titolo prende spunto dalla preghiera di Maria a Dio, riportata dal Vangelo di San Luca. In un montaggio fluido e originale assistiamo a cinque episodi intessuti tra loro che hanno come temi la ricerca di Dio, l'ignoranza e la superstizione. Un boia, che non si dà pace per la morte del figlio, viaggia con un aiutante ancora inesperto. Devono compiere due esecuzioni: l'annegamento di una donna e lo squartamento di un uomo. Recensione ❯
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Cinema di denuncia dai toni sommessi che riesce a scuotere le coscienze nel profondo. Drammatico, Italia1993. Durata 110 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +16
Il giudice Livatino è stato una delle numerose vittime della mafia. Il film ne disegna il ruolo nella lotta al crimine organizzato. Espandi ▽
Il 21 settembre 1990 sulla superstrada Canicattì-Agrigento morì, in un agguato mafioso, il giudice Rosario Livatino. Aveva 38 anni. Ispirato a un libro di Nando Dalla Chiesa (il titolo è preso da un'irridente e incauta locuzione del presidente della Repubblica Cossiga) che analizza il perverso intreccio tra politica, affari e criminalità in Sicilia e la funzione di supplenza che una parte della magistratura ha svolto nei confronti del potere politico, inefficiente o corrotto. Recensione ❯
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Benito è un quarantenne fallito. Vende detersivi con risultati mediocri e passa le sue giornate scrivendo un diario. Vagabonda per la città in cerca d... Espandi ▽
Venditore di detersivi di bassa qualità, Benito divide la sua vita tra squallide pensioni, fughe dai creditori e avventure di sesso. La sua preoccupazione principale è di tenere un diario con fotografie, disegni, ritagli di giornali che di tanto in tanto occupano lo schermo in una tensione, forse inconsapevole, verso il cinema muto. Recensione ❯
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Enza e sua sorella Rosaria rubano nei supermercati. Colte sul fatto vengono affidate a un istituto di suore. Enza è bisognosa di affetto e, durante un permesso domenicale, fa l'amore con un ragazzo appena conosciuto. Espandi ▽
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I Benedetti sono da sempre stati soprannominati "maledetti" rei di essersi tenuti l'oro dei francesi, sottratto a un giovane soldato. Espandi ▽
I Benedetti sono da sempre stati soprannominati "maledetti" rei di essersi tenuti l'oro dei francesi, sottratto a un giovane soldato. Costui viene di conseguenza fucilato dai suoi compatrioti. Fa però in tempo a innamorarsi, ricambiato, di una dei Benedetti, che rimane incinta. L'epoca è il Settecento. La storia è narrata da un discendente ai giorni nostri. Passiamo quindi attraverso il primo Novecento e la seconda guerra mondiale. Siamo nei pressi di una telenovela, ma col fiocchetto d'autore che però non è annodato stretto. Per tutte basta citare la sequenza ambientata durante la Resistenza che risulta di grande retorica se paragonata all'espressività de La notte di San Lorenzo. Recensione ❯
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