Anno | 2019 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | USA |
Durata | 94 minuti |
Regia di | Alma Har'el |
Attori | Shia LaBeouf, Lucas Hedges, Noah Jupe, Byron Bowers, Laura San Giacomo FKA Twigs, Natasha Lyonne, Maika Monroe, Clifton Collins Jr., Mario Ponce, Martin Starr, Haylee Sanchez, Giovanni Lopes, Dorian Brown Pham, Greta Jung, Craig Stark, Graham Clarke (II), Kevin Dunigan, Carlos Rosendo, Leana Chavez, Paulina Lule, Ben Maccabee, Chala Savino, Debra Jones, Isabel Wang. |
Tag | Da vedere 2019 |
Distribuzione | Adler Entertainment |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,14 su 15 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 2 marzo 2020
La storia dell'attore Shia LaBeouf, dal difficile rapporto con il padre al debutto alla Disney. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Critics Choice Award, 3 candidature a Spirit Awards, ha vinto un premio ai Directors Guild, In Italia al Box Office Honey Boy ha incassato nelle prime 7 settimane di programmazione 4,6 mila euro e 1,1 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Otis è un attore a cui hanno rubato l'infanzia. Figlio di una madre altrove e di un padre tossico, è cresciuto (professionalmente) in televisione e (miseramente) in un motel di infimo ordine ai margini di Los Angeles. Dipendente dall'alcool e da un passato che non passa, Otis si schianta in macchina, resiste alla polizia e viene ricoverato in un centro di disintossicazione per alcolisti. In guerra col mondo e con la sua psicologa, che prova a ridurre la sua rabbia, Otis ripercorre la sua infanzia per lasciare andare il padre e trovare finalmente pace.
Ferocemente personale, Honey Boy trasforma la maledizione in elezione. Diretto da Alma Har'el e scritto da Shia LaBeouf, trasfigura un dolore autobiografico e proietta sullo schermo i fantasmi dell'attore.
Fantasmi incalzanti che chiedevano uno schermo e una catarsi. Wonder boy di Hollywood, cresciuto in cattività su Disney Channel (Even Stevens) e battezzato da due pesi massimi al cinema (Steven Spielberg e Michael Bay), Shia LaBeouf è celebre per le sue qualità e per le sue innumerevoli intemperanze. Per aiutare i suoi fan a comprenderlo ma soprattutto per comprendersi meglio, l'attore decide di scrivere un film su se stesso dove interpreta il ruolo di suo padre, veterano del Vietnam col vizio dell'eroina e della crudeltà. Perché Jeffrey LaBeouf è come l'erba cattiva: inestirpabile, ostinato, resistente. L'attore californiano va alla radice dei suoi problemi e alle sue radici, che qualche volta sembra voler strappare a mani nude. Honey Boy indossa l'armatura del racconto iniziatico, uno spazio teorico nel quale fare risuonare la relazione conflittuale di un figlio e di un padre che non ha fatto grandi cose nella vita se non far fuggire la moglie e alienarsi il suo ragazzo. Un clown professionista e itinerante che ha preso solo torte in faccia, le stesse che il figlio prende per gioco in una sitcom televisiva.
Nello scarto cova il rancore e la gelosia di un genitore che vomita narcisismo e verità indiscusse (e discutibili). Alma Har'el, che aveva già collaborato con Shia LaBeouf sulla clip "Fjögur píanó" dei Sigur Rós nel 2012, riattualizza il dolore e (ri)dà forma al peggiore incubo dell'attore, chiamandolo come Michael Bay alle armi e alla guerra. Quella risolutiva, quella che chiude i conti tra Shia, Otis sullo schermo, e suo padre. La scrittura autobiografica e cinematografica rivela un potere lenitivo e ricostituente, che riconnette l'attore col mondo. Scritto durante il periodo di disintossicazione, Honey Boy esorcizza i demoni più tenaci di LaBeouf, vincendo la sua addiction all'alcool e al genitore che 'ha fatto (davvero) di tutto' per rendere celebre suo figlio. Ma quell'ascensione folgorante nel cinema popolare americano ha un rovescio della medaglia amaro, il giovane attore sperimenta il deragliamento di ogni genere prima di passare per la riabilitazione e rinascere dalle sue ceneri. Success story, di quelle che piacciono tanto all'America, Honey Boy accorda la malinconia sottile con la violenza sorda, che finisce sempre per esplodere. La divisione del racconto in due atti e in due attori (Luca Hedges e Noah Jupe), che incarnano lo stesso personaggio in età diverse e con attitudine sensibilmente differente, coniuga la nascita di un'identità e la rinascita di un uomo liberato dalla pesantezza del proprio passato. Alma Har'el traduce quel fardello in un incipit magnifico che mescola finzione e realtà. Dentro il cinema high budget spettacolare di Michael Bay, Otis è colpito dall'onda d'urto degli effetti speciali che lo rincula e lo rimbalza verso lo schermo, appeso a un gancio, sospeso tra un'infanzia bruciata e un'età adulta ancora lontana. Il film diventa allora la metafora della conquista esistenziale di Otis. Una conquista della vita, dei suoi piaceri, dei suoi misteri, delle sue trappole. La perdita crudele delle illusioni si confonde con l'apprendimento della libertà, l'affermazione di una visione del mondo e la possibilità di dominare le cose. Il magma lavico dell'esperienza patita trova un'organizzazione testuale, la forma e l'attività di sublimazione in grado di trasformare la dimensione informe del proprio dolore nel miracolo dell'opera, di un film da cui nessuno esce completamente bianco né completamente nero. È tutta lì la bellezza di Honey Boy, film che celebra lo splendore del mondo come un ossimoro, nella sua sostanziale connessione con un'abiezione necessaria.
Il film, dopo l'annuncio, resta un mistero.
Nessuno sa quando verrà girato. Nessuna indiscrezione trapela sul cast, a parte i nomi dei due protagonisti, Shia LaBeouf e Lucas Hedges, e quello della regista Alma Har'el. Nessuno sa dire, con precisione, di cosa tratti e quanto sia autobiografico.
Eppure Honey Boy, biopic sul 31enne Shia LaBeouf scritto dallo stesso Shia LaBeouf, è già un caso: secondo il magazine online Blacklist, che raccoglie i migliori soggetti non ancora prodotti da Hollywood, sarebbe una delle storie da tenere d'occhio. Ma cosa sappiamo, esattamente, del film?
Il film è autobiografico. Scritto da Shia LaBeouf sotto pseudonimo ("Otis Lort", nome composto tedesco-danese traducibile come "ricco stronzo") durante un periodo trascorso in clinica per disintossicarsi dall'alcool, Honey Boy sarebbe ispirato alla storia del suo tormentato rapporto con il padre Jeffrey, tossico e alcolizzato ("Tutto lo schifo della mia vita - ha detto l'attore in un'intervista - viene da là, viene da lui").
Artista di strada a San Francisco, Jeffrey era entrato in crisi dopo il servizio militare in Vietnam, da cui era tornato gravemente dipendente dall'eroina. Disintossicatosi, e riciclatosi come insegnate di karate in una scuola cattolica, l'uomo aveva conosciuto per caso la madre di Shia, Shayna, un'ambulante. La coppia si era trasferita quasi subito in un appartamento a Echo Park, dove i due hanno cominciato a lavorare insieme nel teatro di strada, mantenendosi vendendo hot dog. "Quando i miei genitori condividevano un atto creativo, si amavano. Appena smettevano era la fine".
Quando Shia ha compiuto tre anni i genitori si sono separati. A nove anni lui e la madre sono stati sbattuti fuori casa, costretti a riparare a Tujunga, nella San Ferdinando Valley, in una zona molto malfamata. È qui che Shia, una sera, assiste allo stupro di sua madre. Non può far niente, è paralizzato dal terrore. Quando la donna va a sporgere denuncia contro ignoti, lui è con lei. A dieci anni decide di fare l'attore, cerca un agente sulle pagine gialle e nel 2000, a 13 anni, entra nel cast di Even Stevens. Suo padre Jeffrey, ripulito, è il suo agente: "honey boy" è il nomignolo con cui chiama il figlio.
Nel film, secondo quanto affermato dall'attore, dovrebbero recitare Lucas Hedges (Manchester By The Sea, Lady Bird, Tre manifesti a Ebbing, Missouri) nella parte del giovane Shia LaBeouf, e lo stesso LaBeouf nei panni di suo padre. Il film sarà diretto dalla regista israeliana Alma Har'el, conosciuta da LaBeouf sul set del video del gruppo islandese Sigur Rós, e autrice di Bombay Beach, con cui nel 2011 vinse il premio come miglior documentario al Tribeca Film Festival.
Ex enfant prodige prediletto da Spielberg (che gli avrebbe scritto anche una lettera di raccomandazione per l'ammissione in una prestigiosa università americana), LaBeouf si è fatto notare negli ultimi anni soprattutto per il comportamento estremamente anticonformista, al limite del borderline.
Abituato a dormire con una pistola sotto al cuscino, "ossessione che credo derivi dal senso di colpa per non aver salvato mia madre dallo stupro", nel 2007 l'attore ha quasi perso un dito della mano, dopo un incidente stradale contro un camion, commesso in stato di ebbrezza. Oggi la portiera di quel camion è nel suo giardino: "Mi ricorda ogni giorno la mia fallibilità". Tornato nuovamente al centro dell'attenzione pubblica per un litigio particolarmente violento con Alec Baldwin, nel 2014 a Berlino LaBeouf ha fatto parlare di sé sfilando sul red carpet con una busta di carta in testa e la scritta "Non sono più famoso". Da un anno porta nei musei il suo progetto artistico interattivo "Uniti contro Trump", la cui prima tappa è stata nel Museum of Moving Image a Queens.
A leggere la trama di Honey Boy il rischio di trovarci di fronte ad un melò capace di far leva in maniera grossolana sui sentimenti del pubblico poteva essere concreto ma per fortuna Alma Har’el dirige una pellicola di grande spessore. La regista, che proviene dal mondo del documentario e dei videoclip, dimostra di essere a suo agio anche con il cinema di finzione: già dall’inquadr [...] Vai alla recensione »
Dopo Greta Gerwig ed il suo ‘Little Women’, un’altra voce femminile si aggiunge alla collezione delle perle di questa stagione cinematografica.Si tratta della regista israeliana Alma Har’el che sceglie di sbatterci in faccia, con forza e sensibilità, la storia di un giovanissimo Shia LaBeouf, i suoi primi passi nel mondo dello spettacolo e (soprattutto) il difficile rapporto col padre, che tanto lo [...] Vai alla recensione »
Otis Lort, stella dodicenne di una sitcom per ragazzi, vive assieme a suo padre James in un motel alla periferia di Los Angeles. James è un ex veterano del Vietnam, disintossicatosi da poco e che impartisce al figlio lezioni di vita basate sul sopruso. Una volta cresciuto Otis diventa una persona problematica al centro di numerose risse e vittima di un incidente stradale causato dall’alcool, [...] Vai alla recensione »
Tema delicato affrontato male. Labeouf ritenta ma ha perso ormai il suo swing.
Se mai ci sarà un rinascimento labeouffiano, questo film potrebbe segnarne l'inizio. Honey boy è un fluido, sincero, ben strutturato e ben recitato racconto personale di Shia LaBeouf, a quanto si dice scritto durante la disintossicazione in clinica. Il film si basa sulle memorie di gioventù della giovane star finita nei guai per colpa della diabolica trinità: alcol, droga e celebrità.
Un'esplosione spettacolare, un giovane attore sbalzato via, che rimane sospeso per aria, appeso a una fune. "Cut!". Il cinema è così semplice, in fondo. Si nutre di questa illusione. Poi, intorno, dietro, c'è tutto il resto. E se la macchina da presa non stacca, vediamo un tizio rimasto mestamente a penzolare. Uno che non è ancora una persona e non è più un personaggio, trascinato faticosamente al [...] Vai alla recensione »
Bingo. Nella stessa settimana, e con il cinema che sta girando al minimo, due film che raccontano l' infanzia senza lagne né retorica sono un vero miracolo. In "Magari" di Ginevra Elkann l' autobiografia è sospettata (sappiamo benissimo che l' io narrante non è proprio l' io di chi scrive e gira, ma a volte si somigliano parecchio). In "Honey Boy" l' autobiografia è dichiarata, e Shia LaBeouf è tanto [...] Vai alla recensione »
Alcuni rapporti hanno la forza di una detonazione, e per quanto il tempo passi a diluirne gli effetti, restano vivide le onde lunghe che dalla prima deflagrazione sono partite, e quanto si imprimono su di noi come segni, rughe, espressioni a volte mimetiche, tanto conservano intatto il loro potenziale distruttivo, eppure vitale, autentico e lacerante.
Un film come terapia. Shia LaBeouf a 10 anni è stato protagonista di una serie Disney e da adulto ha recitato nelle saghe di Transformers e di Indiana Jones. Ma la dipendenza da droga e alcol rischiava di distruggerlo. E così è finito in un centro di riabilitazione, dove la psicoterapeuta gli ha suggerito di raccontare la sua infanzia. Quello scritto è diventato la sceneggiatura di Honey Boy, in cui [...] Vai alla recensione »
Un uomo di 22 anni viene sbalzato in aria mentre un aereo si fracassa al suolo. Un ragazzino di 12 anni viene sollevato nello stesso volo, dopo aver ricevuto una torta in faccia. È la stessa persona: Otis Lort, piccola star di una serie televisiva stile Disney e attore adulto in un blockbuster tipo Transformers. È, in realtà, Shia LaBeouf, che fa autoanalisi davanti alla cinepresa di Alma Har'el (la [...] Vai alla recensione »
Arriva al cinema Honey Boy il film autobiografico dell'attore hollywoodiano Shia LaBeouf, diretto dalla regista israeliana Alma Ha'rel, al suo primo lungometraggio, ma già celebre videomaker e vincitrice al Tribeca film festival del 2011 con il documentario Bombay Beach. Honey Boy è interamente ispirato alla vita di Shia LaBeouf che fu un enfant prodige di Hollywood: a 14 anni recitava in una serie [...] Vai alla recensione »
Fragilità affettive, pulsioni schizofreniche autodistruttive, scatti d'ira e l'inadeguatezza a svolgere il ruolo di genitore in Honey boy, film-autoterapia alla ricerca di un difficile equilibrio nei rapporti tra padre e figlio che guarda all'immaginario cinematografico, allo spirito anarchico dei ribelli senza causa degli anni Settanta, in particolare ai personaggi di Cassavetes.
Otis, un giovane attore di successo a Hollywood, è vittima dei suoi problemi con l'alcol, la droga e l'incapacità di gestire la sua rabbia. Dopo l'ennesimo arresto, per non finire in prigione accetta di entrare in un centro di disintossicazione. Lì, insieme agli operatori, cerca la chiave del suo disagio: il rapporto con il padre James, reduce dal Vietnam ed ex alcolista, in particolare nel periodo [...] Vai alla recensione »
Guida per riconoscere i tuoi santi di Dito Montiel è un titolo che funge da spartiacque per le carriere dei due protagonisti, entrambi nel ruolo dell'alter-ego dello scrittore/regista impegnato nel proprio racconto autobiografico: Robert Downey Jr fa fondamentalmente attraverso il film d'esordio di Montiel il proprio disintossicato ritorno sul grande schermo, anni luce prima di Tony Stark, e Shia LaBeouf [...] Vai alla recensione »
L'uso del cinema come terapia non è una novità assoluta, ma l'infanzia più che traumatica di una star come Shia LaBoeuf scaraventata sullo schermo da "Honey Boy", diretto dalla regista Alma Har'el ma scritto come un memoir dall'attore consacrato al grande pubblico dai "Transformers" e da "Indiana Jones", non lascia indifferenti. In cartellone alla Festa del Cinema di Roma, all'ultimo Sundance Festival [...] Vai alla recensione »
Padri criminali, immaturi, monstre. E figli che - loro malgrado - li sostengono nella speranza di redimerli, e contestualmente di salvare loro stessi da imitarne l'esistenza. È quanto accade, assai diversamente espresso, nei due film di giornata alla Festa del Cinema di Roma: Honey Boy e Il ladro di giorni. Sorprendente, emozionante e formalmente coraggioso, Honey Boy arriva alla Festa capitolina [...] Vai alla recensione »
Il cinema come terapia psicanalitica. Sarà stato anche questo, forse, a muovere il problematico Shia LaBeouf, attore che in più di un'occasione ha avuto i suoi guai con la giustizia, a scrivere questa sorta di "biopic di formazione" ispirato alla sua infanzia e al rapporto disfunzionale con il padre, ex clown di rodeo. È Honey Boy diretto da Alma Har'el, già premiato al Sundance Film Festival e ora [...] Vai alla recensione »