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XX secolo – L’invenzione più bella, John Ford, tra cultura e sentimento, tra mito e storia

Dal 7 novembre, al cinema Quattro Fontane di Roma, una ricca selezione di capolavori del cineasta statunitense. SCOPRI IL PROGRAMMA  
di Pino Farinotti

mercoledì 2 novembre 2022 - Focus

Si è inaugurata il 24 ottobre la seconda edizione della rassegna XX secolo – L’invenzione più bella, in programma fino al 4 giugno al cinema Quattro Fontane di Roma. Dopo la prima parte dedicata a Stanley Kubrick e a Yasujirô Ozu, la rassegna prosegue, dal 7 al 27 novembre, con due altri grandi maestri: John Ford e Jean Renoir.
Pino Farinotti presenta alcuni dei titoli della selezione dedicata al cineasta statunitense.

Ricorro a un artificio che ho già usato, il Monte Rushmore. Reso popolare da Intrigo internazionale di Hitchcock. Il monte presenta le effigi di quattro presidenti: Washington, Jefferson, Lincoln e Teddy Roosevelt. In un ideale “Rushmore” dei registi colloco: Ford, Hitchcock, Renoir, Bergman. Certo, ci sarebbero altri nomi, ma, lo dico da sempre, niente è più discrezionale del cinema. Ma su questi… c’è poco da discutere. E poi Fellini, al quale riservo un posto fuori dal Monte ma particolare. Una sorta di hors catégorie.   
Dunque John Ford. Credo che il modo più efficace di raccontarlo sia quello di inquadrare quattro titoli, fra i molti, che lo rappresentano in toto. Nella sua opera: cultura e sentimento, mito e storia

OMBRE ROSSE (1939)
Nuovo Messico, 1880: i passeggeri di una diligenza sono una prostituta, un commerciante di liquori, un banchiere, una donna incinta, un giocatore di professione, un medico alcolizzato, uno sceriffo, ai quali si aggiunge Ringo (Wayne), evaso (ma è innocente) dal carcere per vendicarsi di Luca, assassino di suo padre. La diligenza fa sosta in alcune stazioni e alla fine del viaggio viene assalita dagli indiani. Nel frattempo i rapporti umani si sono intrecciati e ognuno ha rivelato sé stesso.

Non c’è dubbio che si tratti di uno dei più grandi film mai realizzati, riconosciuto universalmente anche dai recensori più severi e aristocratici. Per la prima volta un western si prestava a letture più articolate e profonde grazie anche alla (probabile) fonte, Palla di sego, di Maupassant. Il viaggio, i rapporti interni di un gruppo diversissimo, il pericolo che sovrasta e poi arriva, davano la possibilità a Ford di mostrare attitudini, anche intellettuali, che non gli venivano attribuite.

Ecco dunque in campo i pregiudizi, il coraggio, la paura, il dolore e l’avventura, serviti da attori magnifici, compreso John Wayne, ritenuto fino ad allora un “bisteccone” monocorde e divenuto divo di massima grandezza. C’è anche l’epica, anche se non è il valore principale del film. Epica è l’iniziativa di Wayne di sposare la prostituta Dallas appena conosciuta; il corteggiamento notturno, di pochissime parole (alla Wayne, appunto), coi protagonisti appoggiati a una palizzata (importante elemento fordiano che serve a “dividere” la scena fisicamente e idealmente), è uno dei più straordinari momenti del cinema di Ford. Sul piano della tecnica cinematografica Ford introduce novità importanti: la cinepresa che corre parallelamente alla diligenza, per esempio. Ombre rosse dava il via a una stagione straordinaria del western in quel 1939, ultimo anno di pace che sarebbe diventato l’anno magico del cinema di ogni tempo.

FURORE (1940)
America anni Trenta: Tom Joad esce di prigione e trova tutti in una miseria nera. La grande depressione ha coinvolto il Paese. Non c’è lavoro, non c’è nemmeno cibo, persino la terra è diventata arida, dove prima non lo era. Con tutta la sua famiglia, decide di partire verso l’Ovest, dove, si dice, c’è lavoro e ci sono terre fertili. Caricato un vecchio camion di tutto ciò che possiede, la famiglia comincia il viaggio. Lungo la strada incontra scioperi, bidonvilles, violenza e sistematica, crudele mancanza di lavoro. Muoiono i nonni, i Joad vengono accolti in un villaggio, lavorano sì, ma con paghe da fame. Quando Tom assiste all’uccisione di un suo amico da parte di un poliziotto, colpisce l’agente e, senza volerlo, lo uccide a sua volta. Da quel momento dovrà fuggire. Ma Tom crede ancora che un giorno le cose potranno andar meglio. Lo dice a sua madre, salutandola prima di partire: «Dovunque si lotterà per sfamare gente io ci sarò».

Un altro film senza il quale il cinema non sarebbe il cinema. Tratto dal romanzo di John Steinbeck, premio Nobel, viene portato sullo schermo da un regista di pari grandezza e prestigio. Il film è rigorosissimo culturalmente e formalmente: sembra di guardare le vecchie foto dell’epoca. Il regista ha puntato sul particolare, sui piccoli discorsi di miseria visibile, lasciando che i grandi temi ne venissero di conseguenza. Il cinema accoglie nel suo mito alcune situazioni tanto forti e perfette da non essere ripetibili: l’immagine del camion-casa nelle strade delle infinite pianure, il ballo di Fonda con la madre o la scena finale di Tom che percorre la collina andandosene, mentre il sole sta nascendo.
 


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IL PROGRAMMA:

Lunedì 7 novembre
ore 15.45 Furore
ore 20.00 Sentieri selvaggi

Martedì 8 novembre
ore 17.45 Alba di gloria
ore 20.00 L'uomo che uccise Liberty Valance

Mercoledì 9 novembre
ore 15.45 Uragano
ore 17.45 Com'era verde la mia valle

Domenica 13 novembre
ore 11.00 Un uomo tranquillo

Lunedì 14 novembre
ore 17.30 I sacrificati di Bataan
ore 20.30 Ombre rosse

Martedì 15 novembre
ore 17.45 Rio Bravo
ore 20.00 Furore (replica)

Mercoledì 16 novembre
ore 15.45 Sentieri selvaggi (replica)
ore 18.00 La carovana dei mormoni

Lunedì 21 novembre
ore 20.00 I cavalieri del Nord Ovest

Martedì 22 novembre
ore 18.00 Tutta la città ne parla
ore 20.00 Sfida infernale

Mercoledì 23 novembre
ore 15.45 Ombre rosse (replica)
ore 17.30 Il massacro di Fort Apache

Domenica 27 novembre
ore 11.00 Il sole splende alto 
 


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