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Berlinale 2013, il giorno di Gus Van Sant

Oggi in concorso Promised Land con Matt Damon.
di Annalice Furfari

In foto Wong Kar Wai, regista di The Grandmasters, film d'apertura della 63^ Berlinale.
Wong Kar-wai (68 anni) 17 luglio 1956, Shangai (Cina) - Cancro. Regista del film The Grandmaster.

giovedì 7 febbraio 2013 - News

Archiviata la scoppiettante apertura ufficiale, affidata all'epica da arti marziali del film del presidente di giuria Wong Kar Wai, The Grandmasters, il 63° Festival internazionale del cinema di Berlino entra nel vivo della competizione, calando subito uno dei suoi assi. È oggi, infatti, il giorno di Gus Van Sant, che presenterà in prima internazionale l'atteso Promised Land, in concorso. Il film, diretto dal regista di Elephant e Milk, vede Matt Damon e Frances McDormand nei panni di due agenti di vendita in carriera, che lavorano per una grossa compagnia energetica, decisa a mettere le mani su un terreno con buone prospettive di trivellazione. La missione dei due agenti sarà, però, più difficile del previsto, perché dovranno fare i conti con l'ostilità della popolazione locale e con il sopraggiungere di complicazioni sentimentali. A dirigere Promised Land avrebbe dovuto essere lo stesso Matt Damon, da tempo alla ricerca di un film che gli consenta di esordire dietro la macchina da presa. Eppure, alla fine, considerata la fittissima agenda del 2012, Damon, co-sceneggiatore dell'opera, ha ceduto il timone a Van Sant, che lo aveva già diretto in Will Hunting - Genio ribelle e Gerry. A promettere scintille è già l'ambiziosa locandina italiana di questo lungometraggio dai temi ecologici, che recita: «Il film che la lobby dei petrolieri ha tentato invano di sabotare». Vedremo presto se il visionario regista americano sarà all'altezza delle aspettative e dei riuscitissimi precedenti lavori.

Sempre in concorso, oggi vedremo Paradise: Hope, capitolo conclusivo della controversa e provocatoria trilogia dell'austriaco Ulrich Seidl, incentrata sui turbamenti sessuali e religiosi di tre donne della stessa famiglia. Qui la protagonista è l'adolescente Melanie. Mentre la madre si dedica al turismo sessuale in Kenya (Paradise: Love) e la devota zia è assorbita dall'evangelismo porta a porta (Paradise: Faith, premio speciale della giuria al festival di Venezia 2012), la tredicenne Melanie trascorre le vacanze in un centro dietetico per ragazzi in sovrappeso e si invaghisce di un medico che ha quarant'anni più di lei. È questo il film più tenero della trilogia, quello che, nonostante la durezza della realtà, si ritaglia un piccolo spazio di speranza, che coincide con la possibilità di un amore autentico. Terzo film in concorso, In the Name of racconta il dissidio interiore di un prete della provincia polacca rurale che gestisce un centro di recupero per minori abusati e tenta di reprimere i propri desideri omosessuali. Dopo aver rotto alcuni tabù della sessualità femminile nel film scandalo sulla prostituzione, Elles, la regista Malgoska Szumowska prova a scardinare un tabù ancora più forte: l'omosessualità nella Chiesa cattolica.

Nella sezione Panorama, il titolo di punta di questa seconda giornata di festival è Don Jon's Addiction, esordio alla regia dell'attore Joseph Gordon-Levitt, presentato all'ultimo Sundance Film Festival e a Berlino in prima europea. Brillante satira degli appetiti e dei costumi sessuali della classe media, il film vede lo stesso Gordon-Levitt nei panni di un don Giovanni contemporaneo, diviso tra una romantica e idealista Scarlett Johansson e una disinibita ed emancipata Julianne Moore. Il tema delle ossessioni sessuali ricorre anche in Something in the Way, sempre in Panorama, diretto dall'indonesiano Teddy Soeriaatmadja, storia di un giovane musulmano il cui desiderio è castrato da un'aderenza totale ai precetti della religione. Gioventù alle prese con ossessioni di perdizione pure nel tedesco Lose Your Head, ispirato al caso di cronaca di un ragazzo portoghese scomparso nel 2009 dopo una notte al Club Berghain di Berlino. Ancora un giovane protagonista in Burn It Up Djassa, film-verità proveniente dal nuovo cinema della Costa d'Avorio. It's all So Quiet mette in scena la rinuncia ai sogni di un uomo costretto a tornare in campagna per accudire il padre malato.

Grande attenzione all'universo giovanile anche nei titoli che saranno presentati oggi nella sezione Forum. Dalla Grecia (The Daughter) agli Stati Uniti (I Used to Be Darker), passando per il Messico (Killing Strangers), si compone il ritratto di una gioventù in bilico tra crisi economica, problemi familiari e velleità rivoluzionarie.

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