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Cannes 2010: lacrime e silenzio in primo piano

Presentata al Fetival la controversa fiction francese, Carlos.
di Marlen Vazzoler

Fratellanza e pregiudizi
Lambert Wilson (66 anni) 3 agosto 1958, Neully-sur-Seine (Francia) - Leone. Interpreta Christian nel film di Xavier Beauvois Uomini di Dio.

mercoledì 19 maggio 2010 - News

Fratellanza e pregiudizi
La settima giornata del Festival di Cannes è partita con la presentazione del tredicesimo film francese in concorso per la Palma d'Oro, Of Gods and Men, quarta opera del regista Xavier Beauvois accolto da un lungo applauso alla proiezione per la stampa. La pellicola è ispirata alla vera storia del rapimento e dell'uccisione nel 1999 di sette monaci trappisti di Tibhirine in Algeria, un atto attribuito al Gruppo Islamico Armato (GIA) ma oggigiorno si dubita di un possibile coinvolgimento dell'esercito, dopo la scoperta di nuovi documenti. Beauvois, vincitore del Premio della Giuria a Cannes nel 1995 con Non dimenticare che stai per morire, ha dichiarato in conferenza stampa: "Oggi in Francia si discute molto sulla questione del burqa e chiunque può rendersi conto di quanto politicamente gli argomenti di natura religiosa finiscano per essere utilizzati solo per raggiungere determinati obiettivi. Quello che spero è che il pubblico entri da subito in sintonia con il passo del film, che si adagia sul ritmo dei monaci e del loro modo di vivere".
Lambert Wilson interprete del Superiore del monastero e protagonista di un altro film francese in concorso: The Princess of Montpensier, ha aggiunto : "Il punto di forza del film è quello di essere utile alla gente, perché mostra l'essenza delle cose, ovvero esseri umani capaci di amare il prossimo al di là di qualsiasi pregiudizio. Non a caso, infatti, con il resto del cast si è sviluppato un vero e proprio rapporto di fratellanza: siamo venuti al Festival come fratelli, non semplicemente come professionisti a presentare un film". Durante il photocall Beauvois ha mostrato una maglietta raffigurante la scritta "Polanski" per mostrare il suo sostegno al regista ancora agli arresti domiciliari in Svizzera.

Una notizia sconvolgente
Sebbene il film Copia Conforme del regista iraniano Abbas Kiarostami sia stato ieri accolto da tiepidi applausi e qualche fischio, commozione e silenzio hanno fatto da padroni durante la conferenza stampa della pellicola quando l'argomento è stato spostato sul regista Jafar Panahi, il collega e connazionale di Kiarostami che doveva essere un membro della Giuria presieduta quest'anno da Tim Burton ma che non ha potuto partecipare al Festival a causa della sua incarcerazione. "Ho appena ricevuto una telefonata dalla moglie di Panahi, non ho fatto in tempo a rispondere, ma ho ragione di pensare che si tratti di una buona notizia. La sua liberazione potrebbe essere vicina".
Il regista ha poi continuato con un appello: "L'Iran si è mobilitato in massa, non si può restare indifferenti ed è intollerabile che un cineasta sia stato imprigionato", ma il discorso del regista a quel punto è stato interrotto da una giornalista iraniana tra le le lacrime: "Mi dispiace deludere tutti ma non c'è nessuna buona notizia. L'unica novità è che Panahi ha appena iniziato in carcere lo sciopero della fame a oltranza". In sala è piombato il silenzio e la donna ha continuato poco dopo: "L'assenza di libertà nel nostro paese non riguarda solo i cineasti, ma anche i musicisti. Anche lei, signor Kiarostami, dovrebbe temere per la sua sicurezza". Il regista non ha fatto in tempo a proferir parola che è stato assalito dai flash mentre l'attrice Juliette Binoche, protagonista femminile di Copia Conforme, ha pianto in silenzio commossa dalle parole della giornalista. La conferenza stampa è stata così chiusa in anticipo ed è stata annullata la festa prevista per il film, ieri in programma. Uno dei due giurati italiani, Alberto Barbera, ha fatto un precoce bilancio della manifestazione dichiarando di essere stato soddisfatto dei film selezionati per il Festival: "Cannes è l'unico Festival al mondo che riesca a conciliare gli opposti, il grande cinema d'autore e quello di ricerca insieme al cinema industriale più forte e più di tendenza. Se uno avesse la possibilità di vedere tutti i film presentati a Cannes, avrebbe la possibilità di capire cosa è il cinema oggi".
Reazioni contrastanti invece per l'adattamento cinematografico di Stephen Frears dell'omonima graphic novel, Tamara Drewe, una tipica commedia inglese ricca di personaggi eccentrici dove spicca l'interpretazione dell'attore Bill Camp nei panni di Glen, che è riuscito a rubare la maggior parte delle risate del pubblico. Altro discorso per Blue Valentine proiettato nella sezione Un Certain Regard che sebbene affronti lo stesso concetto di Se mi lasci ti cancello e (500) Giorni insieme, tratta una versione dell'amore senza cliché, una versione più realista e a volte più cruda ma a contempo originale e meglio ritmata dell'opera di Gondry. La forza dell'opera prima di Cianfrance è la confidenza che si avvince tra i due protagonisti, che creano una palpabile autenticità.

Il terrorismo colpisce Cannes
Oggi tutta l'attenzione è puntata sulla fiction francese formata da tre puntate da 105 minuti diretta da Olivier Assayas e presentata fuori concorso, che racconta l'ascesa e la caduta del terrorista e bombarolo su commissione degli anni settanta, Carlos, interpretato dall'attore venezuelano Edgar Ramirez. Invece di creare una versione romantica del terrorista, Assayas mostra un personaggio e un'epoca nella loro complessità senza evitare le tematiche sensibili.
In concorso nell'ottava giornata la pellicola coreana Poetry di Lee Chang-dong su una donna affetta dal morbo di Alzhaimer che si trova ad affrontare un complicato dilemma e il film ucraino My Joy di Sergey Loznitsa, sulla follia quotidiana che colpisce un semplice camionista che lo porta a perdere la sua salute e la sua memoria trasformandolo in un assassino. La difficoltà d'espressione è il tema centrale di Chantrapas di Otar Iosseliani, una delle proiezioni speciali del Festival, mentre Bi, Don't Be Afraid di Dang Di Phan, ambientato ad Hanoi racconta i rapporti famigliari che si sviluppano attorno al piccolo Bi, un bambino di sei anni.

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