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5x1: Madonna, una vita sul palco

La cantante di origini aquilane arriva alla sua prima regia.
di Stefano Cocci

Debutto alla regia
Madonna (Louise Veronica Ciccone) (65 anni) 16 agosto 1958, Bay City (Michigan - USA) - Leone. Regista del film Sacro e profano.

martedì 9 giugno 2009 - Celebrities

Debutto alla regia
Chissà se Lady Ciccone in arte Madonna ha spiato l'ormai ex marito Guy Ritchie durante le poche regie che l'inglese ha portato a termine nel corso del loro matrimonio. Tant'è, se nel giugno 2009 la cantante pop più conosciuta al mondo porta nelle sale Sacro e profano, la sua prima esperienza da regista, ultimo sforzo dopo una serie di flop impressionante vissuti di fronte alla cinepresa. Infatti, se la saggezza popolare sostiene "a ognuno il suo mestiere", Madonna potrebbe esserne l'emblema. In effetti se è vero ed inoppugnabile che ogni suo passo nel mondo della musica è stato accompagnato da successi planetari, e se è innegabile che l'italo-americana, nata in Michigan ma crescita musicalmente a New York, abbia sostanzialmente cambiato il mondo della musica per diventare un'autentica icona della pop culture, è indubbio che al cinema, in più di un'occasione, si è rimpianta l'occasione di vederla stare zitta o, meglio, nascosta. Ultimo il tentativo con il marito Ritchie di vendere nel mercato anglosassone un capolavoro italiano, quel Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto. Un fallimento completo, un pallido tentativo di commedia che non ha nemmeno una vaga eco del classico della Wertmuller. A lei, Madonna, toccò il compito più duro: far dimenticare Mariangela Melato. Missione fallita. Oggi, chiuso il matrimonio, Madonna cerca di percorrere una strada nuova. Chissà se Sacro e profano potrà invertire la tendenza degli insuccessi di celluloide della signora Ciccone.

Body of Evidence
L'intenzione, mal celata a dire il vero, era prendere una delle donne più desiderate del pianeta e metterla dentro un thriller erotico che riuscisse a catturare la scia di Basic Instinct, girare un paio di scene torride e passare all'incasso. Quel che non fu ben calcolato è che, così, si aprì di nuovo il vaso di Pandora di Madonna al cinema, dopo che gli insuccessi degli anni Ottanta con Shanghai surprise, Who's that girl e Cercasi Susan disperatamente sembravano quasi aver limitato il suo astro alla dimensione chiusa in sette note. Invece, Dick Tracy e il flirt con Warren Beatty ce la restituirono più potente che mai fino al tentativo, come scritto, di rincorrere Sharon Stone grazie all'effetto afrodisiaco che ebbe il documentario A letto con Madonna ed il libro quasi pornografico "Sex".

Ragazze vincenti
Dopo i bollori con Willem Dafoe, Madonna fece un giro completo a 360° e si coprì con una divisa da baseball per far parte della squadra che ha raccontato una delle storie più incredibili d'America: quando, durante la Seconda Guerra Mondiale, furono le donne a tenere alto il vessillo dello sport più amato, mettendo in piedi una lega che intrattenne il popolo a stelle e strisce mentre gli uomini erano in guerra. Madonna fa la comprimaria e forse non è un caso che il film di Penny Marshall puntando sul gruppo e non sulle personalità vinca, in fondo, la sua partita. Tom Hanks non era ancora la superstella che divenne in seguito con Philadelphia; Geena Davis non è mai stata così brava; anche Jon Lovitz e Tea Leoni sembrano al loro posto. Per una volta, Madonna non fa danni.

Travolti dal destino
Chissà che cosa deve essergli passato per la testa. Una di quelle operazioni che si fanno frequentemente nel mondo del cinema: si prendono i diritti di un buon film europeo e lo si mette in mano ad un regista di primo pelo e ad un attore di personalità ma questa volta, la manovra appariva diversa, fin dall'inizio. Recuperare un classico del cinema italiano ed europeo, una di quelle pellicole per le quali anche al di là dell'Atlantico si gridò al capolavoro, interpretato da due attori straordinari per fascino e carisma (Giannini padre e Mariangela Melato) e metterlo in mano ad un regista glamour, affascinante, capace di raccogliere qualche buona recensione per il suo Lock & Stock ma, finita lì; insomma Guy Ritchie non aveva certo scaldato i cuori di milioni di spettatori in giro per il mondo. Madonna, al cinema, aveva ricevuto una batosta dopo l'altra eccezion fatta per il caso unico e raro di Evita. I due si consegnarono al nemico: il film non aveva un'idea alle spalle, ad eccezione di un qualche morboso interesse del reparto marketing di mettere insieme alla rinfusa una delle coppie più fotografate di Hollywood. Risultato: il film è un fiasco, senza un'anima e privo di una lettura originale di una sceneggiatura piena di significati politici e sociali che in America probabilmente non potevano nemmeno assaporare. La snob Melato, moglie di capitano di industria, diventa un'americana burina, arrogante, malata di spinning e volgare. Come Madonna... insomma, capita la differenza?

Sai che c'è di nuovo?
Un film strano, garbato, con protagonista una donna che nel decennio precedente aveva fatto vedere le tette a tutto il pianeta. Qui gioca a fare la santarellina, amica per la pelle di un Rupert Everett come mai in parte nel ruolo del gay che cede alla tentazione di una notte. Come nella migliore delle tradizioni, una botta e via, ci scappa un figlio che i due decideranno di allevare. Diretta di John Schlesinger, Madonna non sfigura, o meglio, non è certo la cosa peggiore di un film senza alcun appeal che non fosse Madonna stessa o un regista in decadenza.

Evita
Per fare della cantante più famosa del XX secolo anche un'attrice, c'è voluto un musical tratto da un successo di Broadway senza nemmeno una riga di dialogo: completamente cantato dall'inizio alla fine. Tratto dall'opera di Tim Rice e dello sforna successi Andrew Lloyd Webber, Evita (o per alcuni pronunciata sdrucciola, con l'accento sulla prima e, in modo che suoni Èvita) si è avvalso della sceneggiatura e l'adattamento per lo schermo di Alan Parker e Oliver Stone e del molto furbo occultamento dell'ingombrante "cadavere" politico di Peron, mai nominato sullo schermo ma presenza costante. "Don't cry for me Argentina" cantato con crescente pathos da Madonna trascinò il film al successo e la cantante alla vittoria del Golden globe, unica soddisfazione cinematografica della sua carriera da "cantantessa".

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