L'esordio al lungometraggio della regista, sceneggiatrice, attrice e conduttrice Janet De Nardis. Espandi ▽
Un incidente stradale, una folla che si accalca, un telefono lasciato lì per terra. Il primo a raccoglierlo è Alessandro, adolescente che a scuola viene preso di mira da un gruppo di bulli; poi tocca a Piero, capitano di polizia felicemente sposato con Fabiana e in procinto di scoprire qualcosa di lacerante per il proprio matrimonio; quindi è il turno di Gianni, giovane rampollo di una famiglia di avvocati da sempre inviso al padre per il suo stile di vita dissoluto e menefreghista; arriva in scena Mirko, sicario della mafia appena promosso nelle gerarchie ma che nasconde un segreto che può costargli la vita; infine il Boss della famiglia, che deve tenere a bada gli affari e preparare la successione al trono di sua figlia, la recalcitrante Tina.
Tutti e cinque i protagonisti entrano in possesso dello smartphone iniziale, che ha una qualità particolare: può visualizzare e ascoltare ogni messaggio, chat e chiamate di qualunque altro telefono.
Siamo di fronte ad un indifferente cupio dissolvi, dove a scemare è proprio la sospensione di incredulità di fronte a un pugno di episodi così familiari eppure così lontani nel tempo e nello spazio, dove tutto è già visto, ogni cosa è di cartone, non c'è nulla che non sia pronosticabile. E forse questo, assieme all'incapacità di mostrarci sprazzi di reale sepolto, è il misfatto principale di
Good Vibes - non c'è un sentito perturbamento nello svelamento del fantastico.