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Storia "poconormale" del cinema: le coppie

Una rilettura non convenzionale della storia del cinema.
di Pino Farinotti

Puntata 64
Olivia De Havilland 1 luglio 1916, Tokyo (Giappone) - 25 Luglio 2020, Parigi (Francia). Interpreta Marian nel film di Michael Curtiz, William Keighley La leggenda di Robin Hood.

venerdì 14 maggio 2010 - Focus

Puntata 64
Nel film Il bruto e la bella Kirk Douglas è un produttore e Dick Powell uno sceneggiatore. Lavorano a un copione. Sono caratteri opposti, in competizione per attitudine e cultura. Douglas dice all'altro: "ho visto ottime cose uscire dalla collaborazione di due che si detestavano". Lo sceneggiatore risponde: "allora faremo un capolavoro". La ditta, la coppia che si detesta è quasi una costante, nel cinema.
Astaire e Rogers magari non arrivavano a odiarsi, ma finiti i numeri se ne andavano ciascuno per la propria strada, eppure sappiamo cos'hanno prodotto. Due che proprio non si sopportavano erano Errol Flynn e Olivia De Havilland. Eppure hanno fatto molti film insieme, tutti di qualità. La De Havilland, oggi 94enne, a posteriori, ha smussato l'antagonismo e l'antipatia, com'è doveroso, e poi Errol non c'è più da oltre mezzo secolo. Dice "eravamo diversi, semplicemente, ma in fondo ci volevamo bene". E, visto che le ossa ormai sono monde, aggiunge anche episodi non banali, che in altre epoche potevano sembrare quasi arditi. "Eravamo sul set di Robin Hood, ripetemmo molte volte un bacio, e così Errol cominciava ad avere dei problemi sotto quella sua calzamaglia così stretta". Robin Hood è il loro film più importante, Olivia faceva lady Marian, aveva solo ventidue anni ed era già una diva affermata. Come Bogart-Bacall, anche Flynn-De Havilland erano una coppia Warner. Naturalmente la major non avrebbe mai favorito dei doppioni, i primi proponevano contenuti più profondi, Errol e Olivia erano l'avventura pura: costumi sfarzosi, duelli, galeoni, il west e la cavalleria. Il pubblico li adorava, si identificava con loro. Ne La carica dei seicento Olivia, fidanzata di Errol si innamora, incredibilmente, dell'impettito Patric Knowles. La povera De Havilland venne invasa da migliaia di lettere di fans di Errol, furibonde per il tradimento. Erano gli anni trenta, il cinema era questo.

L'altra faccia
Due che certamente arrivarono a odiarsi sono Richard Burton e Liz Taylor. Ma c'è anche l'altra faccia della medaglia: hanno vissuto un amore tanto intenso quanto la forza mediatica che lo ha accompagnato. Amore e guerra era una definizione appropriata del rapporto, che così bene hanno rappresentato in Chi ha paura di Virginia Woolf: urla e insulti, alcol, violenza, ma amore grande e febbrile. Si conobbero nel '63, sul set di Cleopatra, lui era importante, ma lei, a trent'anni, era già diva da venti. Entrambi erano sposati ma non ci fecero caso. Travolsero tutto. Da allora il sodalizio è stato intenso. Coetanei di Newman-Woodward erano portatori di altri sentimenti e indicazioni. Colti e, per lo più, impegnati i primi, tutto magnetismo ed erotismo gli altri, con una percezione che era una loro esclusiva, che scendeva dallo schermo al pubblico, "amore, sesso, complicità, nessuno è come noi, e non lo sarà mai." Hanno fatto dieci film insieme, non tutti capolavori. Nel '73 fecero Divorzia lui, divorzia lei. Erano attori, dunque disposti alla doppia attitudine, della vita e della fiction. Sarà stato un caso ma poco dopo divorziarono. I magazine di tutto il mondo ripresero la vicenda nutrendo il dolore collettivo di milioni di spettatori che li consideravano amici (in coppia) di famiglia. E così, sempre per la doppia ragione della vita e della fiction e siccome, probabilmente, sotto la cenere della separazione qualcosa ancora ardeva, i magazine, un anno dopo, annunciarono il secondo matrimonio, intenso e disastroso. E così l'ultimo capitolo si chiuse ancora un anno dopo col divorzio definitivo. Richard è morto di alcol a soli 59 anni, Liz c'è ancora, ogni tanto si fa vedere. Non più nei film, appare per qualche momento, uno stralcio su di un palcoscenico riservato ad altri, o immobile su una sedia in una casa di cura.

Pillole
Lo psicanalista, le convivenze difficili, i rapporti con gli amici e con l'ex moglie, le pillole per questo o quel sintomo che spesso è solo ipocondria, la compagna che se n'è andata con un altro, la cultura snob di una certa New York. Woody Allen è perfetto a rappresentare certe patologie della civiltà occidentale. E certo le rappresenti meglio se puoi dividerle con una partner. Le fai rimbalzare e così prendono maggiore velocità e le puoi trasmettere con maggiore efficacia. Sempre che la partner stia al tuo gioco. E al gioco di Woody ci stavano. Perché spesso una sua compagna di set lo era anche di vita. Woody ha "collaborato" con Jessica Harper, Mia Farrow, soprattutto con Diane Keaton. Tutte sue compagne. Ma Diane è la sua metà perfetta, omologa e antagonista allo stesso tempo. Nei film parla come lui, si muove come lui ma dice cose opposte, quasi sempre. Frequentano i party di Manhattan, parlano d'arte, di letteratura e di cinema. Vanno a un museo, litigano su un cubo di plexiglas che dovrebbe portare messaggi inconsci per lui, e il nulla per lei. Tornando a casa fondano un club dei sopravvalutati inserendoci Mozart, Fitzgerald e Warhol. Una volta a casa si contendono le confezioni di pillole contro l'ansia, il mal di testa, il mal di stomaco, il mal di tutto. In Manhattan Woody racconta a un amico "ero in taxi con lei, è talmente bella che mi distraeva dal tassametro". In Amore e guerra Diane detesta Woody, ma i genitori la costringono a sposarlo. Sono a letto, la prima notte di nozze, lui fa un approccio, lei gli dà le spalle e dice "non qui". Il meglio lo hanno dato negli anni settanta e ottanta. Adesso lui ha 75 anni e lei 64. Fanno coppia con altri partner. Ma la nostalgia c' è, loro e nostra.

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