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Ali Abbasi

Ali Abbasi è un regista, sceneggiatore, è nato nel 1981 Al cinema il 17 ottobre 2024 con il film The Apprentice - Alle Origini di Trump.

The Miracle Worker

A cura di Fabio Secchi Frau

"Qualsiasi film serio che riesca a essere realizzato nella Repubblica Islamica è un miracolo".
Parole di uno di questi fautori di miracoli, il regista iraniano Ali Abbassi, che sfida il proprio paese d'origine, rappresentando una realtà molto lontana da quella di quei colleghi che si sono allineati ai contenuti e alle forme della propaganda fondamentalista.
Abbasi è molto chiaro sull'argomento: questi cineasti presentano un Iran che è una dimensione parallela alla nostra, un Iran che non è mai esistito, nemmeno cinquant'anni fa. E deride certi film dove le donne dormono con tutti i vestiti addosso, non vengono mai toccate da nessuno (nemmeno dal loro marito) e a malapena si vedono camminare.
Non è un cinema che ispira, aggiunge il regista, e non dovrebbe esserlo per nessuno. Ma è un cinema che è il risultato di un gran numero di restrizioni che vigono su quella nazione, all'interno del settore cinematografico. Restrizioni a cui nomi come Asghar Farhadi si ribellano.
E, proprio come il suo collega, Abbasi ha suscitato fin da subito l'entusiasmo della critica europea che ha accolto i suoi contenuti provocatori, la sua violenza esplicita e le nudità come segno di massima espressione artistica, sostenendo che non c'è nulla di anomalo o di controverso in questi elementi che, per il tipo di cinema che intende realizzare, devono essere mostrati, invece che nascosti.
Ispirato dai lavori di David Lynch e di Luis Buñuel, crea quindi pellicole che sfidano le aspettative del pubblico, utilizzando elementi surreali e onirici per esplorare temi complessi e spesso inquietanti, coadiuvato dalla capacità di creare atmosfere uniche.
Nelle sue opere, l'uso della luce e dell'ombra possono sembrare superficialmente "normali", ma nascondono un lato oscuro e misterioso, come nel caso di Holy Spider, dove vengono impiegate per disturbare l'immagine, simbolo della psiche umana di un serial killer e della giornalista che gli dà la caccia. E ancora di più sorprende è la sua capacità di mischiare il reale con l'irreale, anche sotto una chiave satirica, sfidando le convenzioni narrative tradizionali, come nel caso di Border, dove un troll lavora come ufficiale di dogana.

Studi
Ali Abbasi nasce a Teheran ma, dopo aver sudiato al Politecnico della città, emigra in Europa, dove frequenta prima l'Accademia Reale Svedese delle Scienze a Stoccolma, laureandosi in architettura, e poi la Danske Filmskole a Christianshavn, in Danimarca, dove invece ottiene una laurea in arti cinematografiche.

Il film di debutto
Dopo il suo primo cortometraggio, M for Markus (2011), realizza nel 2016 l'horror drammatico Shelley, che esplora il tema della maternità attraverso la soprannaturale gravidanza di una domestica rumena, che accetta di essere una madre surrogata per una coppia danese. Il film impressiona positivamente la critica nazionale e attira anche parte del suo pubblico, magneticamente attratto da questa fredda sensazione di alienazione e dall'atmosfera paranoica.

Il successo di Border
Ma è con Border - Creature di confine (2018) che arriva a un risultato altissimo: il Premio Un Certain Regard al Festival di Cannes, nonché importanti candidature agli European Film Awards e la rappresentazione della Svezia ai premi Oscar 2019, nella categoria per il miglior film in lingua straniera, senza però riuscire a entrare nella cinquina di film candidati.
La storia si incentra su una guardia della dogana, dalle fattezze particolarmente mostruose, che fiuta i contrabbandieri, ma che un giorno si troverà davanti a un uomo molto simile a lei d'aspetto e, per di più, immune al suo portentoso senso dell'olfatto. Comincia così un viaggio d'investigazione criminale su una rete di pedofili che però è anche una conquista della propria identità.
Trasposizione di un racconto ("Gräns") di John Ajvide Lindqvist, Abbasi parla di tutto all'interno del film: di mitologia nordica, di moralità, di critica sociale. Tutto seguito sul doppio binario del tema dell'integrazione e quindi sulla linea di "frontiera" tra persone diverse.
La critica internazionale plaude a questo titolo fiabesco e originale e apprezza come il giovane regista sia riuscito a inserire la psicanalisti freudiana in un body horror all'altezza di un primo David Cronenberg.

Altre opere
Nel 2022, osa ancora di più con Holy Spider, dove dirige Zar Amir Ebrahimi, portando sul grande schermo la storia del seriak killer iraniano Saeed Hanaei, strangolatore di sedici prostitute, in nome di una immaginaria missione divina: "ripulire" la città santa di Mashhad da donne considerate immorali e corrotte. Purtroppo, nella piena ambiguità delle autorità e dei media iraniani che lo dipingono come un eroe e come un esempio, salvo poi condannarlo a morte per impiccagione.
La critica scandinava è ancora una volta da questa metafora della società iraniana come una trappola dove spesso le donne sono immobilizzate in ruoli e aspettative rigide, ma soprattutto da quell'estetica che sembra spingere verso una dualità umana riconducibile all'eterna lotta tra il Bene e il Male, anche lì dove le scene più illuminate, lo sono in modo inquietante, riflettendo la tensione e il pericolo costante della protagonista, la giornalista che vuole far cadere il serial killer nella sua stessa ragnatela, costruita nell'ipocrisia e nella corruzione delle istituzioni religiose e civili.
Intanto, dopo qualche esperienza televisiva con la direzione di due episodi della prima stagione di The Last of Us (2023), Abbasi torna alla regia cinematografica nel 2024 con il biopic The Apprentice, che narra gli anni formativi della carriera di Donald Trump, quando ancora era un imprenditore immobiliare a New York, a cavallo tra gli Anni Settanta e Ottanta, e sotto l'influenza di Roy Cohn, avvocato repubblicano noto per il suo legame con il senatore Joseph McCarthy, padre del Maccartismo, la caccia alle streghe comuniste che distrusse le vite di innumerevoli persone, anche quelle legate al cinema.

Vita privata
Ali Abbasi vive stabilmente a Copenaghen, pur mantenendo la cittadinanza iraniana.

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