Anno | 2022 |
Genere | Thriller, |
Produzione | Francia, Germania, Svezia, Danimarca |
Durata | 117 minuti |
Regia di | Ali Abbasi |
Attori | Mehdi Bajestani, Zahra Amir Ebrahimi, Arash Ashtiani, Forouzan Jamshidnejad Alice Rahimi, Mesbah Taleb, Sina Parvaneh, Nima Akbarpour, Sara Fazilat, Ariane Naziri. |
Uscita | giovedì 16 febbraio 2023 |
Tag | Da vedere 2022 |
Distribuzione | Academy Two |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 |
MYmonetro | 3,30 su 35 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 14 febbraio 2023
Un uomo intraprende la missione, a suo modo di vedere divina, di uccidere tutte le prostiute della sua città. Il film è stato premiato al Festival di Cannes, ha ottenuto 4 candidature agli European Film Awards, In Italia al Box Office Holy Spider ha incassato 147 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Siamo a Mashhad, seconda città più grande dell'Iran e importante sito religioso. Nel 2000, un serial killer locale inizia a prendere di mira le prostitute per strada, strangolandone diciassette dopo averle attirate una ad una a casa sua. La stampa lo chiama "il ragno", e tra i giornalisti che coprono il caso c'è Rahimi, una donna che viene da Teheran e si mette sulle tracce dell'assassino. L'uomo si rivelerà essere Saeed Hanaei, ex-militare convinto che Dio gli abbia affidato la missione di liberare la città dalle donne indegne che vendono il proprio corpo.
Il thriller e in particolare il sottogenere relativo agli assassini seriali si arricchiscono con Holy Spider di un esemplare affascinante, che grazie al cinema "ibrido" dell'autore di sensibilità europea Ali Abbasi mescola spunti narrativi familiari al grande pubblico con una proficua esplorazione della misoginia radicata nella società iraniana. Il risultato è un'opera lucida e metodica che non somiglia a nessuno dei suoi ingredienti.
Abbasi si era fatto notare nel 2018 con il film svedese Border, mentre qui torna ad avere a che fare con l'Iran che gli ha dato i natali. Proprio all'epoca dei fatti, Abbasi stava per lasciare il suo paese e iniziare il percorso che l'avrebbe portato a stabilirsi in Svezia e poi in Danimarca. La storia di Saeed Hanaei, che fu poi catturato e giustiziato, è rimasta nota per la trasparenza e l'apertura con cui l'uomo rivendicò i suoi propositi omicidi, e per l'assurdo supporto che i suoi proclami religiosi gli garantirono presso una parte dell'opinione pubblica. Abbasi omaggia questo aspetto di auto-evidenza della storia, spogliando la mitologia cinematografica del serial killer di ogni mistero: il suo Saeed è protagonista del film da subito, tanto quanto l'eroina Rahimi che gli dà la caccia, e prima che i rispettivi sentieri entrino in rotta di collisione c'è tutto il tempo di sviscerare la figura di un uomo tormentato dai traumi della guerra, insoddisfatto della direzione della sua vita, e carismatico nel guadagnarsi l'approvazione della moglie e del figlio prima ancora che degli altri cittadini di Mashhad, pronti a scagliarsi contro il basso valore morale e il cattivo esempio delle prostitute uccise. Una dualità, quella delle sofferenze domestiche - a tratti patetiche - di un uomo piccolo che sembra poi farsi minaccioso assorbendo l'energia misogina che si respira in strada, che è frutto del grande lavoro di Mehdi Bajestani, in un ruolo difficile non soltanto dal punto di vista cinematografico.
Il film lo incornicia spesso sulla moto, per strade che dovrebbero essere in Iran ma che invece sono state ricreate in Giordania (dove è più facile girare senza scendere a compromessi), e i cui fondali vengono spesso resi più morbidi dal fuori fuoco. Abbasi conosce l'importanza di una regia d'effetto, e lavora in modo impeccabile sulla fotografia e soprattutto sulle musiche, poco legate al luogo e che dunque contribuiscono al paradosso di una storia ultra-specifica nel contenuto ma al tempo stesso ibrida e non del tutto identificabile nella forma. Agli antipodi della precisione estrema di Fincher e del suo Zodiac, questo film di serial killer intriga attraverso l'ambivalenza, le cose che non dovrebbero essere, e quelle che non sono ciò che aspettavamo.
HOLY SPIDER disponibile in DVD o BluRay |
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Holy Spider è un thriller intelligente che usa il genere per parlare dell’oggi, raffinatissimo nel suo destrutturare le dinamiche tipiche dell’indagine per mettere in primo piano l’azione politica, ciò che avviene dopo che un killer è stato catturato. In Holy Spider il terrore è latente in ogni inquadratura.
Film denuncia in forma di thriller, forse perché la cautela non è mai troppa, anche per chi vive all’estero, girato in Giordania, l’Iran non lo avrebbe permesso, da un regista emigrato in Danimarca da giovane e mai più ritornato al suo Paese e se ne intuiscono le ragioni. Film connotato da un crudo realismo, ma senza mai scadere nello splatter, che in Occidente invece affligge il genere dalla sua nascita, [...] Vai alla recensione »
La prima impressione - quella che poi andrà consolidandosi sino alla fine - è che siamo di fronte a un film efficacissimo e psicologicamente sfaccettato. Ali Abbasi non vuole demolire l'aspetto controverso e talvolta raggelante delle tradizioni religiose, cioè l'unico vero "holy spider" di questa vicenda raccapricciante (come ci vuole dire per esempio nella vista [...] Vai alla recensione »
Una storia capace di rappresemtare la realtà iraniana in tutta la sua devastante tragicità. Un uniformità e compattezza di fede islamica neanche lontanamente sfiorata da terapeutico dubbio sembra dominare tutta una città e probabilmente tutto il paese governato da una teocrazia umiliante. E' con questa certezza di essere nel giusto che un [...] Vai alla recensione »
Uscito dalla sala, mi resta per qualche ora una certa inquietudine. La misoginia é manifesta, ma a colpirmi é il vivere di poco o nulla, rassegnato, inconsapevole ed abitudinario tram tram che forse - ah,saperlo! - solo una fede obbligata rende sopportabile. Al mio sguardo di miscredente, la miseria in quegli appartamenti viene mitigata solo, in parte, dai tappeti.
Ecco finalmente l'horror perfetto, da proiettare nelle scuole. Tre quarti del film narrano la sistematicità di un buon padre di famiglia nell'eliminare le prostitute che gravitano intorno alla moschea della città santa. Alcune scene, soprattutto l'ultimo omicidio, sono molto efficaci nel rappresentare una violenza cruda. Fin qui è cronaca ma è l'ultimo quarto [...] Vai alla recensione »
Avvelenano con il gas bambine di dieci anni per chiudere le scuole femminili, uccidono senza pietà ragazze che hanno il coraggio di togliersi il velo, arrestano rapper a causa delle loro canzoni di protesta meditando se metterli o meno a morte. Non so se davvero ci stiamo rendendo conto di cosa sta accadendo in Iran: spinto fuori dall'inquadratura della Storia dalla guerra in Ucraina, è in realtà il [...] Vai alla recensione »
Saeed è un padre di famiglia che sogna di compiere una "missione sacra", ripulendo la città santa di Mashhad dalla prostituzione, simbolo per lui di immoralità e corruzione. La strada che intraprenderà sarà all'insegna della brutalità più spietata. Prendendo spunto dalla storia vera di Saeed Hanaei, serial killer iraniano che strangolò sedici prostitute e venne soprannominato "il ragno" dalla stampa, [...] Vai alla recensione »
Il velo delle donne iraniane, in Holy Spider, è un'oggetto emblematico, quasi dotato di una sua gestualità: cade inavvertitamente, è protezione, indice di appartenenza e soppressione ideologica, confine tra spazio pubblico e privato, ma soprattutto arma letale, oggetto di strangolamento, firma mortifera seriale. Inoltre, ispirato a fatti realmente accaduti da più di due decadi, Holy Spider trova nel [...] Vai alla recensione »
Film importante e coraggioso. Lo dicono tutti, mi adeguo. È vero, per carità. Il cinema non aveva mai raccontato un serial killer iraniano (Saaed Hanaei: a inizio millennio uccise 16 prostitute a Mashhad, intendeva ripulire la città dal vizio) e iraniano, di passaporto danese, è il regista e iraniani gli attori, e il regime di Teheran si è risentito e far arrabbiare gli ayatollah può essere pericoloso, [...] Vai alla recensione »
Un uomo percorre una strada di notte in motocicletta con una donna seduta dietro . Lo spesso chador che avvolge la donna non nasconde del tutto il suo viso sfigurato. La donna è un cadavere, I'uomo il suo assassino. Finire quella specie di Saraghina irridente, sboccata, più grossa di lui, non è stato facile. La lotta è stata selvaggia, il lungo primo piano della donna morente ancora più insostenibile [...] Vai alla recensione »
Con forza e al riparo da censure, mettendo nel mirino le contraddizioni del suo Paese. Quattro anni dopo il sorprendente «Border», Ali Abbasi - regista persiano naturalizzato danese - ambienta in Iran un film ispirato a una catena di omicidi avvenuti nella città santa di Mashhad, vicino al confine con il Turkmenistan: tra il 2000 e il 2001, un ex militare vi strangolò 16 prostitute, secondo lui colpevoli [...] Vai alla recensione »
Una giovane donna allo specchio. Da dietro si notano i lividi che porta sulla schiena. Si prepara, si veste, bacia la figlia addormentata, assicurandole di rientrare prima del suo risveglio. Poco dopo è ferma in una piazza dove si prostituisce occasionalmente. Un uomo in moto la convince a seguirla mostrandole un plico di banconote e la porta nel suo appartamento, dove la strangola senza pietà.
Un thriller classico, con le sue regole codificate, un serial killer ammantato di principi spirituali, una polizia impigrita e bolsa, una giornalista intraprendente o incosciente. Los Angeles? New York? Londra? No: siamo a Mashhad, una delle città sante dell'Iran, nel 2001 delle Twin Towers. Qui un padre di famiglia si inventa giustiziere divino inviato per liberare la città dalla corruzione morale [...] Vai alla recensione »
Nell'unione sovietica non c 'erano serial killer, vizio capitalista. Fu così che Andrej Cikatilo, più noto come "Il mostro di Rostov" , fece - pressoché indisturbato - una cinquantina di vittime. II regista Ali Abbasi, iraniano con passaporto danese, aveva girato un brutto film intitolato "Border". Ha fatto danni, se non siete stati attenti: l'entusiasmo per i confini sfumati, per l'agente delle dogane [...] Vai alla recensione »
Un weekend ad alta tensione sul grande schermo: tra le novità della settimana c'è "Holy Spider" di Ali Abbasi, film che prende spunto dalla vera storia di Saeed Hanaei, serial killer iraniano che ha strangolato sedici prostitute tra il 2000 e il 2001. La trama ruota attorno a questo personaggio, un padre di famiglia intenzionato a compiere una "missione sacra", ripulendo la città santa di Mashad dalla [...] Vai alla recensione »
II terzo film di Ali Abbasi, iraniano che vive in Europa dal 2001, mette i modi e le convenzioni del cinema di genere al servizio di uno sguardo critico su una società che vive profonde contraddizioni. In Holy spider, basato su fatti realmente accaduti, la giornalista Rahimi (Zar Amir-Ebrahimi) cerca di scoprire l'identità di un serial killer che uccide prostitute nella città iraniana di Mashhad, al [...] Vai alla recensione »
È l'11 settembre 2001 nella città santa iraniana di Mashhad. Mentre tutto il mondo è travolto, smarrito, incredulo oppure esultante per quanto appena accaduto a New York, un uomo prosegue nel suo piano di lucida follia: «ripulire la città dalle donne corrotte e indegne». Se Bin Laden lancia la sua jihad, il muratore di mezz'età Saeed, sposato con due figli, persegue la propria per eliminare le prostitute [...] Vai alla recensione »
Repressa duramente la voce libertaria della protesta, il regime di Teheran ha approfittato (l'11 febbraio) del 44esimo anniversario della Rivoluzione per tentare di salvare la faccia, riempiendo le strade di folle inneggianti e annunciando una grande amnistia. Ma, a dispetto del vago clima di apertura, il pubblico iraniano non vedrà di certo Holy Spider, thriller che, a partire da un fattaccio di cronaca [...] Vai alla recensione »
È una storia vera quella raccontata in Holy Spider, terzo film dell'iraniano naturalizzato danese Ali Abbasi. Nel 2000 a Mashhad, seconda città dell'Iran per numero di abitanti e importante sito religioso, un serial killer (che la stampa prontamente soprannomina il Ragno) prende di mira le prostitute, strangolandone sedici prima di essere finalmente arrestato, processato e condannato a morte.
Nel 2001 una giornalista si cala nel ventre oscuro della città santa di Mashhad, in Iran, per investigare su una serie di omicidi di prostitute. Dietro ai delitti si nasconde la mano di un serial killer, il cui obiettivo è ripulire le strade della città dai peccatori. Le vittime vengono strangolate con il loro stesso chador dopo essere state attirate in casa dell'assassino.
Storia vera. Quella del serial killer iraniano Saced Hanaei che in due anni strangolò 16 prostitute. Il movente? Eliminare «esseri peccaminosi», convinto di aver avuto un incarico divino. Sostenuto dai gruppi fondamentalisti. Ali Abbasi gira il film senza la classica mitologia del killer da scoprire. Da subito, si affida al dualismo tra Hanaei e la giornalista che lo scopre.
Nella città santa di Mashhad, in Iran, un uomo (padre di famiglia, operaio, veterano della guerra contro l'Iraq: un cittadino irreprensibile...) uccide le prostitute per "liberare la città dal peccato". Una giornalista venuta da Teheran indaga, assieme a un reporter locale. Scoprirà ben presto che per gran parte dell'opinione pubblica, di Mashhad e dell'Iran tutto, il serial killer è una specie di [...] Vai alla recensione »
Un serial killer di prostitute. In Iran? È la ricostruzione di una vicenda vera, a Mashad. In notturni pedinamenti e strangolamenti che citano e insieme trascendono il genere noir anche nell'inchiesta di una giornalista disposta a mettersi in gioco mentre polizia e magistratura religiosa guardano soddisfatti al "lavoro sporco" dell'assassino. Abbas, esule in Danimarca, cerca e trova un equilibrio ibrido [...] Vai alla recensione »
Non è un paese per donne, l'Iran. Che queste siano donne di strada o donne di casa, in ogni caso non è un Paese per loro: la misoginia è certo parte dell'uomo e l'uomo non solo la coltiva, ma spesso persevera nell'ideale e agisce nel sangue. Corpi in sacchi, a bordo strada. Una moto che si allontana, una preghiera recitata poco prima. Ali Abbasi torna cinematograficamente nel suo paese - in realtà [...] Vai alla recensione »
Nel 2001 in Iran, nel distretto di Mashhad, città simbolo dello sciismo, un serial killer soprannominato "il Ragno" uccide prostitute privilegiando lo strangolamento con il loro stesso velo. La furia assassina è anche religiosa, perché quelle donne sono peccaminose. La polizia latita, tanto a morir son le mignotte, ma una giornalista arrivata dalla capitale, con l'aiuto di un reporter locale, intuisce [...] Vai alla recensione »
Fare cinema in Iran, ma soprattutto farlo in maniera libera, senza che la mannaia di una censura affilata come una lama si abbatta sul film di turno e in primis sul suo autore, è diventato praticamente impossibile. Come impossibile, quanto assai pericoloso e non privo di conseguenze, è diventato l'esprimere democraticamente il proprio pensiero su questo o quell'altro argomento, specialmente quando [...] Vai alla recensione »
Nel 2001 una giornalista si cala nel ventre oscuro della città santa di Mashhad, in Iran, per investigare su una serie di omicidi di prostitute. Dietro ai delitti si nasconde la mano di un serial killer, il cui obiettivo è ripulire le strade della città dai peccatori. Le vittime vengono strangolate con il loro stesso chador dopo essere state attirate in casa dell'assassino.
La storia è quella vera di Saeed Hana ei, serial killer iraniano che, all'inizio degli anni Zero, uccise 16 prostitute per purificare la città dal peccato: fingendosi un cliente, le attirava come un ragno nella sua trappola, per poi strangolarle. Variando i punti di vista si passa da quello dell'assassino a quello della giornalista che, investigando, si scontra con i pregiudizi e le resistenze di una [...] Vai alla recensione »
Dopo un regista svedese da padre egiziano (Tarik Saleh, autore di Boy from Heaven), ecco un regista iraniano naturalizzato danese: entrambi si cimentano con il "genere" ed entrambi svolgono temi politici, specie nel rapporto tra Potere e religione. In una delle città sante persiane, un serial killer sta adescando ed eliminando le prostitute che gravitano at- torno all'area centrale della città.
Mashhad è una città dell'Iran che dista novecento chilometri da Teheran, vicina al confine con il Turkmenistan e con l'Afghanistan. Lì è sepolto l'Imam Ali - uno dei principali custodi della tradizione religiosa iraniana - e la città è diventata nei secoli uno dei luoghi di pellegrinaggio dell'Islam sciita. Proprio qui, in questa città santa ormai trasformata in metropoli, Ali Abbasi ambienta la sua [...] Vai alla recensione »
Tra il 2000 e il 2001 la città a città sacra di Mashhad, in Iran, fu sede di una serie di femminicidi operati da un killer che la stampa chiamò "Spider Killer", le vittime erano prostitute. Il regista iraniano Ali Abbasi (Border - creature di confine, 2018) ripercorre la vicenda in Holy Spider, una delle più interessanti opere finora presentate in Concorso al Festival di Cannes 2022.
La tela dell'Holy Spider del film di Ali Abbasi - iraniano naturalizzato danese - intrappola e uccide prostitute, donne impure che insozzano le vie della citta sacra di Mashhad; e il serial killer della storia - ispirato al vero Saeed Hanaei, che fra il 2000 e il 2001 uccise 16 donne - è un muratore e comune padre di famiglia, con due anni di guerra sul fronte Iran-Iraq.
Dopo aver vinto la sezione Un Certain Regard nel 2018 con l'interessante Border, il regista nato in Iran ma naturalizzato danese Ali Abbasi torna sulla Croisette dall'ingresso principale in Concorso con Holy Spider. Il film, un poliziesco dall'impianto molto classico, porta in scena la storia vera di Saeed Hanei, serial killer di prostitute che venne impiccato nel 2002 per i 16 delitti compiuti: l'uomo [...] Vai alla recensione »
Sono piene di zone d'ombra le strade di Mashhad. Holy Spider precipita progressivamente in un vortice senza uscita come era già accaduto, nella filmografia di Ali Abbasi, con la gravidanza di Shelley e la scoperta della vera natura della protagonista di Border. Creature di confine con cui il cineasta danese di origine iraniana aveva vinto proprio a Cannes il Premio Un certain regard nel 2018.
In una delle città sante iraniane un serial killer si apparta con delle prostitute e poi le uccide, per ripulire la città, obbedendo a una sua moralità religiosa. Il caso viene seguito da una giornalista, che oltre a indagare tra mille ostacoli, rischia di persona per catturare il feroce assassino. Il regista iraniano naturalizzato danese, famoso soprattutto per il suo precedente "Border", si misura [...] Vai alla recensione »
In concorso a Cannes il film di un iraniano su un serial killer che uccide prostitute (Holy Spider di Ali Abbasi) e il film di un egiziano che affronta il periglioso tema del rapporto fra le scuole religiose e il potere centrale del Cairo Boy from Heaven di Tarik Saleh). Il festival pesca nelle cinematografie dei Paesi islamici, ma per trovare temi controversi deve affidarsi ai cineasti della diaspora: [...] Vai alla recensione »
C'è un capolavoro in concorso: Holy Spider, lo dirige Ali Abbasi (già l'horror Border del 2018 era magnifico) e racconta di un serial killer nella città sacra di Mashhad in Iran. Di giorno muratore, amabile padre di famiglia e stimato reduce di guerra (contro l'Iraq dal 1981 al 1988). Quando cala la notte, come altri maschi, inforca la motocicletta e va a prostitute.
Holy spider, diretto dal persiano-svedese Ali Abbasi, sfrutta la parvenza di film di genere per smascherare ipocrisie e immoralità del regime degli ayatollah. Il titolo fa riferimento a un integerrimo padre di famiglia di giorno, serial killer di prostitute di notte, che compie gli assassinii nel convincimento di rendere un servizio alla comunità. Nella generale indifferenza solo una giornalista e [...] Vai alla recensione »
Oggi Ali Abbasi è un cittadino danese, ha esordito nel 2016 con l'horror Shelly, poi nel 2018 il fantasy naturalistico Border che vince Un Certain Regard. Con l'opera terza Holy Spider (Les Nuits de Mashhad), in Concorso a Cannes 75, torna alla sua terra di origine, l'Iran, dove viveva ancora all'epoca dei fatti: 2000, 2001, il titolo fa riferimento al soprannome del serial killer, Saeed Hanaei (Mehdi [...] Vai alla recensione »