Anno | 2023 |
Genere | Azione, Avventura, Drammatico |
Produzione | USA, Canada |
Regia di | Kantemir Balagov, Ali Abbasi, Peter Hoar, Jasmila Zbanic, Jeremy Webb, Neil Druckmann, Liza Johnson, Craig Mazin |
Attori | Pedro Pascal, Bella Ramsey, Nick Offerman, Anna Torv, Gabriel Luna Murray Bartlett, Merle Dandridge, Jeffrey Pierce, Nico Parker, Graham Greene (II), Brendan Fletcher, Brad Leland, Elaine Miles, Noah Crawford, Ashley Johnson, Melanie Lynskey, Storm Reid, Keivonn Woodard, Lamar Johnson. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 27 settembre 2024
Basata sull'omonimo videogioco acclamato dalla critica sviluppato da Naughty Dog. La storia si svolge vent'anni dopo la distruzione della civiltà moderna. La serie ha ottenuto 3 candidature a Golden Globes, 5 candidature e vinto 2 Emmy Awards, 5 candidature e vinto 2 People's Choice Awar, 3 candidature a Critics Choice Award, 4 candidature e vinto 2 SAG Awards, 3 candidature e vinto 2 Spirit Awards, 2 candidature e vinto un premio ai Writers Guild Awards, ha vinto un premio ai Directors Guild, 1 candidatura a CDG Awards, 1 candidatura a Producers Guild, La serie è stato premiato a AFI Awards, 1 candidatura a ADG Awards,
CONSIGLIATO N.D.
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Joel è un reduce dell'operazione "Tempesta nel deserto", ed è il padre di Sarah e il fratello di Tommy. Lavora troppo, ma è molto legato ai propri affetti. Quando un misterioso morbo trasforma le persone infette in feroci aggressori, Joel fa il possibile per portare la famiglia in salvo, ma finisce per perdere la figlia. Anni dopo, in una zona di quarantena nei pressi di Boston, opera in traffici illegali insieme a una donna, Tess, conosciuta nei giorni più bui, quando aveva da poco perso Sarah e il morbo aveva gettato il mondo nel caos. Dai ribelli al regime militare che domina le zone di quarantena, riceve il compito di portare una ragazza, Ellie, a un punto d'incontro a Ovest, nel bel mezzo di quel che resta di Boston, dove gli infetti sono sempre in agguato.
Recensione di a cura della redazione
In questo secondo capitolo della serie, dopo cinque anni di pace in seguito agli eventi della prima stagione, il passato di Joel (Pedro Pascal) ed Ellie (Bella Ramsey) li raggiunge, trascinandoli in conflitto tra loro e in un mondo ancora più pericoloso e imprevedibile di quello che si sono lasciati alle spalle.
Una serie elegiaca dal tono omogeneo, attraversata dalla malinconia per un mondo che ha cessato di esistere
Recensione
di Andrea Fornasiero
Joel è un reduce dell'operazione "Tempesta nel deserto", ed è il padre di Sarah e il fratello di Tommy. Lavora troppo, ma è molto legato ai propri affetti. Quando un misterioso morbo trasforma le persone infette in feroci aggressori, Joel fa il possibile per portare la famiglia in salvo, ma finisce per perdere la figlia. Anni dopo, in una zona di quarantena nei pressi di Boston, opera in traffici illegali insieme a una donna, Tess, conosciuta nei giorni più bui, quando aveva da poco perso Sarah e il morbo aveva gettato il mondo nel caos. Dai ribelli al regime militare che domina le zone di quarantena, riceve il compito di portare una ragazza, Ellie, a un punto d'incontro a Ovest, nel bel mezzo di quel che resta di Boston, dove gli infetti sono sempre in agguato.
Tratta dall'omonimo e premiatissimo videogame, The Last of Us è una delle serie più attese degli ultimi anni e mantiene decisamente le aspettative.
Sceneggiata dall'autore di Chernobyl Craig Mazin insieme al direttore artistico del gioco stesso, Neil Druckman, The Last of Us è una rivisitazione piuttosto fedele della storia originale, ma con una prospettiva leggermente diversa e alcune varianti. Come più volte hanno dichiarato gli autori, la violenza è stata ridotta: quando arriva è terribile, ma non è onnipresente come nel videogame - anche perché avrebbe finito per anestetizzare il pubblico e pure per somigliare all'implacabile Black Summer. Per quanto sia spesso tesa, The Last of Us è soprattutto elegiaca, attraversata dalla malinconia per un mondo che ha cessato di esistere, oltre che dal tema tipicamente post-apocalittico di come può regredire l'umanità dopo il crollo della civiltà.
Il viaggio che affrontano Joel ed Ellie, da Boston fino a Salt Lake City, attraversa una buona fetta d'America e passa per diversi incontri chiave, che mostrano varie reazioni all'orrore. Il morbo non è una banale infezione, bensì una contaminazione da funghi cordyceps, capaci di controllare i propri ospiti e con il solo obiettivo di diffondersi e ampliare le proprie colonie. Una sorta di apocalisse zombie, dove non c'è cura perché non si tratta di batteri. Ellie però, già nel primo episodio, si rivela immune al contagio: anche se morsa non si trasforma in infetta.
Il motivo sarà spiegato più avanti in un flashback, ma poco importa: lei non lo ricorda e per Joel la ragazza finisce per essere una sorta di nuova figlia. The Last of Us è dunque sia il percorso di formazione di Ellie, sia la riscoperta della paternità di Joel. I due sono spesso soli in viaggio e, circondati da un mondo estremamente ostile, possono contare solamente gli uni sugli altri. Infatti il gioco ribaltava in alcuni importanti segmenti la prospettiva e il giocatore passava a controllare non più Joel bensì Ellie, che tutto è fuorché una banale donzella in pericolo - e lo stesso cambio di protagonista avviene anche nella serie in più punti.
Più vicino quindi a "The Road" di Cormac McCarthy anziché a The Walking Dead, The Last of Us era già una narrazione pressoché perfetta per la sua trasposizione seriale. Tuttavia nel corso dei nove episodi si approfondiscono cose diverse rispetto al videogame. Il primo punto di netto distacco arriva già con la terza puntata, interamente dedicata alla storia di Bill e Frank, che nel gioco veniva ricostruita da alcuni dialoghi e oggetti trovati, ma non veniva mai mostrata. Il personaggio di Bill era stato apprezzato dalla comunità LGBTQ e dalla GLAAD per essere una figura omosessuale originale, sgradevole e ricca di difetti, ma profondamente umana.
Nella serie Tv, invece, somiglia più a un santino gay e se la sua storia è utile a mostrare come il mondo sia cambiato dopo l'avvento del morbo, è anche vero che un intero episodio lungo più di un'ora dedicato alla sua storia d'amore blocca la narrazione praticamente subito: considerato che la prima puntata presenta più che altro l'ambientazione e la premessa, il racconto di Joel ed Ellie insieme iniziava davvero solo nel secondo episodio. Inoltre aver cambiato in questo modo Bill ne fa anche un personaggio meno controverso e interessante, anche se non banale perché si tratta comunque di un omosessuale survivalista. Ancora più inutile e di dubbia qualità di scrittura è il flashback ambientato a Jakarta durante lo scoppio della pandemia, che non viene mai ripreso e non è noto ai personaggi.
L'altra differenza principale arriva a Pittsburgh, quando largo spazio è dedicato ai ribelli contro il regime, che non sono Fireflies bensì liberi battitori, guidati da una donna in cerca di vendetta - e interpretata dall'ottima Melanie Lynskey. Ma in questo caso, come in altre piccole varianti, si tratta di un puro arricchimento della storia e dunque assolutamente apprezzabile. La puntata flashback dedicata poi alla giovane Ellie riprende un contenuto bonus del gioco originale, Left Behind, confermando la fedeltà della serie.
Si apprezza poi che le scene di violenza non abbiano mai le esagerazioni tipiche del videogame, in cui il protagonista sgomina orde di nemici. Solo nel finale si assiste a qualcosa del genere, ma a quel punto era necessario che fosse così, inoltre - proprio perché prima era stato evitato quel tipo di messa in scena - risulta anche molto efficace. La regia della serie è stata curata dai due sceneggiatori nei primi episodi, seguiti da altri registi tra cui due donne (Jasmila Zbanic e Liza Johnson) per le puntate più incentrate su Ellie, dal regista di It's a Sin per l'episodio gay e, sorprendentemente, da Ali Abbasi noto per Border - Creature di confine nelle due puntate finali. Il tono rimane comunque omogeneo e, oltre alla qualità di una produzione senza sbavature spiccano, insieme alle musiche di grande atmosfera del premio Oscar Gustavo Santaolalla, le interpretazioni di Pedro Pascal e di Bella Ramsey.
Recensione di a cura della redazione
Joel è un reduce dell'operazione "Tempesta nel deserto", ed è il padre di Sarah e il fratello di Tommy. Lavora troppo, ma è molto legato ai propri affetti. Quando un misterioso morbo trasforma le persone infette in feroci aggressori, Joel fa il possibile per portare la famiglia in salvo, ma finisce per perdere la figlia. Anni dopo, in una zona di quarantena nei pressi di Boston, opera in traffici illegali insieme a una donna, Tess, conosciuta nei giorni più bui, quando aveva da poco perso Sarah e il morbo aveva gettato il mondo nel caos. Dai ribelli al regime militare che domina le zone di quarantena, riceve il compito di portare una ragazza, Ellie, a un punto d'incontro a Ovest, nel bel mezzo di quel che resta di Boston, dove gli infetti sono sempre in agguato.Un altro titolo videoludico, più recente ma sempre di grande successo, è all'origine di questa serie HBO, scritta dallo sceneggiatore di Chernobyl insieme al principale autore del videogame, Neil Druckmann, che sarà impegnato anche come regista. Racconta di un'America futura post-apocalittica, dove si è diffuso un fungo capace di mutare le sue vittime in orrende creature. I protagonisti sono Joel, il suo più idealista fratello Tommy e la giovane Ellie, che Joel si trova a scortare a cui si affeziona come a una figlia. Gli interpreti sono Pedro Pascal, Gabriel Luna e Bella Ramsey, ossia la tostissima Lyanna Mormont del Trono di Spade. Alle musiche, come per il videogame, il premio Oscar Gustavo Santaolalla, mentre dietro la macchina da presa del pilot un nome del cinema d'autore, il russo Kantemir Balagov.
L'esposodio 9 non ha senso.Hanno rovinato una storia ben raccontata fino a quel momento.Forse hanno cambiato regista; dopo questo episodio davvero senza senso sicuramente non andrò più avanti.Una roba così trash e mediocre non me l'aspettavo proprio.Le serie tv sono davvero deludenti, meglio tornare a guardare film vecchi.
Appena visto il terzo episodio. Solo 1 zombi e uno scontro armato, pur sempre strumentale alla storia d'amore strappa lacrime. Invece Ellie si dimostra più stupida che mai mettendo in pericolo prima di tutto se stessa e poi anche il suo compagno. Io le avrei già tirato un calcio in culo. The last of us è appena iniaito ma sta già facendo la fine di the walking dead. [...] Vai alla recensione »