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Il grande direttore della fotografia Leonid Burlaka raccontato dallo sguardo del nipote. Espandi ▽
Il direttore della fotografia sovietico Leonid Burlaka ha lavorato negli anni Sessanta allo Studio Cinematografico Odesa per decine di film che hanno fatto il giro del mondo. Oggi ha 80 anni e gli è stato diagnosticato l'Alzheimer. Mentre la sua memoria viene meno, il nipote e giovane regista Ihor segue le tracce lasciate da Leonid attraverso rullini, video, lettere e amici dimenticati. Immergendosi sempre più a fondo nell'archivio, Ihor si rende conto che la vita di suo nonno ha un valore storico. Burlaka ha iniziato la sua carriera in un periodo in cui le sceneggiature venivano rifiutate e gli artisti dovevano fare i conti con la censura; si è affermato come direttore della fotografia a metà degli anni Sessanta, quando la repressione sovietica si è finalmente attenuata. Questo cambiamento politico è presente nelle sue opere e crea anche un forte legame tra Ihor e Leonid, poiché entrambi hanno iniziato a lavorare nel cinema in tempi difficili. Recensione ❯
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Il regista indaga l'energia nucleare ottenendo l'accesso all'industria francese, russa e statunitense. Espandi ▽
Una storia del nucleare e del rapporto complicato che l'umanità ha sempre avuto con una fonte d'energia ancora oggi malvista e associata ai peggiori scenari apocalittici, ma in realtà più pulita e sostenibile dei carburanti fossili. Dalla creazione della terra alla scoperta di atomi d'uranio nella crosta terrestre, dalla liberazione nel XX secolo di un'energia potenzialmente distruttiva alle bombe di Hiroshima e Nagasaki, dagli incidenti di Three Miles Island, Chernobyl e Fukushima alla psicosi collettive, il terrore e l'ambivalenza verso il nucleare ne hanno rallentato la diffusione. Nel momento in cui però il cambiamento climatico diventa un processo irreversibile, è forse necessario sfidare il destino del pianeta e superare convinzioni dure a morire.
Oliver Stone filma un documentario informativo e assertivo, in cui la convinzione della bontà e della necessità dell'energia nucleare rende chiaro il suo discorso togliendogli però inevitabilmente complessità.
Tutto gli torna utile, insomma, per confermare la sua visione, anche se il suo film, più che una visione complessa su uno dei temi che segnerà gli anni a venire, sembra una pubblicità progresso, lasciando del grande regista di un tempo solamente il nome. Recensione ❯
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La tragedia della guerra in Ucraina testimoniata da un resoconto di stampo televisivo e poco cinematografico. Documentario, Ucraina, Gran Bretagna, USA2022. Durata 118 Minuti.
Un Instant Movie che il regista ha iniziato a girare il giorno dello scoppio dell'attuale conflitto in Ucraina. Espandi ▽
Dal giorno dell'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito russo, il 24 febbraio 2022, il popolo ucraino resiste alla violenza e alla devastazione della propria terra. A Kiev, Mariupol, Odessa, Melitopol, Leopoli, Kharkhiv, bombardamenti d'aria e di terra hanno distrutto le vite di migliaia di civili, portando nel cuore dell'Europa un conflitto fino a quel momento inaspettato anche per chi da otto anni conviveva con la realtà degli scontri nelle aree separatiste del Donbass e del Lugansk. Come ha resistito il popolo ucraino? Cosa hanno visto gli occhi di un intero paese, e di conseguenza del mondo intero, di questa guerra fratricida? Recensione ❯
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Un gruppo di artisti è al lavoro a un nuovo progetto ispirato al Ginger e Fred di Fellini. Espandi ▽
A partire da un soggetto di Deflorian e Tagliarini, con la collaborazione di Barbara Iannarilli, il film è al tempo stesso il racconto di come lo spettacolo sia uno modo per i due protagonisti di “riallinearsi”, proseguendo nella ostinata, certosina ricerca del senso in ogni motto e azione. Una testimonianza pulsante e insieme lieve della complementarità dialettica della coppia, della loro intesa creativa. A documentare con tocco sensibile ciò che è arduo spiegare in una recensione, perché di per sé imprendibile ed effimero come la preparazione di uno spettacolo teatrale, sono Greta De Lazzaris e Jacopo Quadri. Con un titolo che è già un manifesto esistenziale, Siamo qui per provare, si offre come un segno, un lampo di vita, una traccia intenzionale che tenga memoria del buio intravisto e respinto. Rispecchiando il lavoro degli autori, ciò che il film ribadisce ad ogni scena è che si può far teatro con tutto, anche con pochissimo, e che tutto è teatro. Recensione ❯
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Un'esperienza, è così che questo documentario viene definito da coloro che l'hanno visto.
Nel cuore degli anni '60 il Brefotrofio di "Viale Villa Pamphili" a Roma è stato un luogo di
rifugio per numerose madri desiderose di garantire un futuro migliore ai propri figli anche
attraverso l'adozione. "Dimmi chi sei, ti dirò chi sono" segue la storia di Giovanni, che
intraprende un viaggio commovente alla ricerca della sua madre biologica.
A 60 anni, Giovanni si immerge nella storia, nella legalità e nelle rivelazioni personali,
confrontandosi con la cruda realtà del suo passato sconosciuto. Recensione ❯
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Il ritratto di una generazione di ucraini devastata dagli eventi politici del 2014. Espandi ▽
Il film ritrae la giovane generazione ucraina segnata dalla guerra e dagli sconvolgimenti politici dal 2014. Il punto di partenza è la preparazione di uno spettacolo teatrale basato sull'Amleto di Shakespeare. Un potente ritratto di una generazione che deve confrontarsi con i traumi della guerra e fare i conti con un passato doloroso, che ora, dopo l'invasione russa dell'Ucraina, è sia il presente che il loro futuro. Recensione ❯
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Per migliaia di anni le donne sono state escluse dal suonare i tamburi Taiko. Ora on più. Espandi ▽
Un gruppo di donne e persone non binarie, un ritmo intrecciato alle loro storie, una performance, una rivoluzione. Il ritmo di un tamburo, il taiko, una forma di percussione tradizionalmente limitata agli uomini, in questo documentario sradica i ruoli e la performance artistica, in uno spettacolo messo in scena da donne di tutto il mondo che, con un ritmo che descrive allo stesso tempo la forza fisica della performance a quella più sottopelle che si innesta tra le donne/tra loro, riscopriranno le loro vita in una piccola grande rivoluzione culturale in Giappone. Recensione ❯
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Un documentarista visionario come Cousins rilegge il periodo fascista attraverso l'occhio del cinema. Documentario, Italia2022. Durata 97 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Archivi inediti si affiancano al personaggio di Anna e insieme a lei ci accompagnano in un mondo di mascolinità tossica, isteria nazionale e fake news. Espandi ▽
Il 28 ottobre del 1922 i fascisti marciano sulla capitale, nell’evento che segna l’avvio del ventennio mussoliniano. Mark Cousins ripercorre le cause e le tappe di quel momento storico attraverso materiali dell’Istituto Luce e film dell’epoca come A noi! di Umberto Paradisi, o È piccerella di Elvira Notari. Le libere associazioni tipiche del regista diventano una meditazione sul fascismo dal punto di vista della cultura dell’immagine. Un documentario su Roma, sull’Italia e sul fascismo che si interessa alla semiotica e alla psicologia dei simboli che li pervadono. Lo firma Mark Cousins, voce fuori dal coro, autore sui generis, che i più conoscono per la serie-fiume sulla storia del cinema The story of film. Non tutto va preso alla lettera nei flussi cognitivi di Cousins, famoso per i suoi salti e le sue omissioni ma anche per gli esempi geniali di pensiero laterale che connettono fili inusuali della storia del cinema. Sono ispirazioni e suggestioni che rendono sempre fresco il suo lavoro, specialmente quando si applica a un soggetto solitamente circondato da un dibattito stantio e asfissiante. Recensione ❯
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La parola ai bambini, nell'esercizio di dialogo di una classe elementare romana. Prove di socialità di un cinema 'della verità'. Documentario, Italia2022. Durata 108 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +10
Alcuni bambini ridono, discutono su delle domande universali, formando di volta in volta un cerchio dove insieme si relazionano, si ascoltano e scoprono qualcosa di nuovo, anche su loro stessi. In poche parole: crescono. Espandi ▽
Roma, 2015, quartiere Esquilino, scuola Daniele Manin. I genitori accompagnano i bambini al primo giorno di scuola elementare. Per i più piccoli della prima inizia un ciclo di apprendimento, ma oltre alle canoniche lezioni frontali previste dal programma, per loro è previsto un momento extra didattico, parimenti, se non più formativo: seduti a terra, in cerchio, in mezzo ai banchi, in presenza dell'insegnante, accettano di essere ripresi dalla regista Sophie Chiarello mentre ragionano su tante questioni, ponendosi domande molto diverse tra loro.
Cinema documentario e scuola stanno in un rapporto estremamente fecondo, potenzialmente infinito, estremamente ricco di spunti narrativi e di occasioni di liberazione emotiva.
Chi guarda è catapultato, ma senza ricatti o facili strizzate d'occhio, nella condizione forse mai completamente abbandonata di avere dieci anni, come nella canzone di Alain Souchon. Un'esperienza di scoperte affascinanti. Recensione ❯
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Una coppia sfida il sistema totalitario dell'Uganda. Espandi ▽
Il documentario segue in tempo reale la vita di Bobi Wine e di sua moglie Barbie. Dagli slum del ghetto di Kampala, Bobi e` riuscito a diventare una delle piu` amate superstar del suo Paese: e` il talento musicale a favorire la sua ascesa, a incoraggiare milioni di persone che prima non avevano voce. Bobi usa la musica come forma di attivismo e diventa un membro indipendente del Parlamento, per difendere i diritti della sua gente, la gente del ghetto. Pur di restargli accanto, Barbie e` disposta a vivere in una situazione di incertezza. Il film analizza l'inquietante abuso dei sistemi legale e parlamentare, due presunte colonne della democrazia: le istituzioni del paese sono infatti controllate dallo Stato per assicurare che il presidente Museveni - un autocrate, l'uomo forte che detiene il potere dal 1986 - continui a governare l'Uganda. Bobi e Barbie devono rischiare tutto, la propria vita e il proprio futuro, per sfidarlo, perche´ lo Stato e` determinato a zittire non solo loro, ma chiunque sostenga la loro causa. Il film non e` una storia dedicata solo all'Uganda: e` una storia dedicata a tutti coloro che lottano oppressi da regimi totalitari. Coloro che si oppongono a essi scoprono ben presto che le democrazie occidentali hanno interessi che non si spingono fino a chiedere conto ai dittatori delle loro responsabilita`. Questa storia non e` mai stata cosi` importante. Recensione ❯
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Ritratto commovente di due sorelle completamente diverse, il film propone un duplice sguardo sulla condizione delle donne nel mondo della navigazione. Una vera e propria traversata, sia fisica che mentale. Espandi ▽
Con Polaris la cineasta spagnola Ainara Vera firma un ritratto intimo e contemplativo di una navigatrice alle prese con i traumi del passato. Costante compagna della vita professionale della protagonista, l’acqua diventa, nel corso del lungometraggio, emblema di qualcosa di più profondo. Come in una seduta d’analisi, le riflessioni malinconiche di Hayat si posano sui paesaggi estremi poeticamente ritratti dalla fotografia di Vera e Inuk Silis Høegh. Immagini mozzafiato del vapore sprigionato dal terreno, della pioggia battente, del mare increspato dalle onde e del magma incandescente di una colata lavica si alternano nel silenzio di un’atmosfera contemplativa spezzata dalla durezza delle parole pronunciate dalla protagonista. Ma l’acqua non è solo simbolo dell’universo interiore rimosso, essa è anche rappresentazione del ventre materno. E infatti è proprio in quei paesaggi lontani e quasi ultratterreni che Hayat inizia a pensare alla maternità. La notizia della nascita della nipote fa infatti sorgere in lei nuovi interrogativi e riflessioni sul passato, che questa volta si tingono di una rinnovata speranza verso il futuro. Recensione ❯
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L'ambasciatore brasiliano Josè Bustani, primo direttore dell'OPCW, costretto a ritirarsi dalla scena diplomatico vive oggi a Rio de Jainero dove coltiva la sua passione per la musica. Espandi ▽
L'ambasciatore brasiliano Josè Bustani, primo direttore dell'OPCW, durante la sua leadership, ha cercato di evitare la distruzione dell'Iraq. Dopo pressioni incessanti degli Stati Uniti, Bustani lascia il fronte e si ritira a Rio de Janeiro, dove oggi coltiva la sua grande passione, la musica. Recensione ❯
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Davide Ferrario racconta la biblioteca privata di Umberto Eco. Espandi ▽
Durante le sue lezioni al Politecnico di Milano o all'Università di Bologna, la voce di Umberto Eco risuonava diffusa attraverso casse installate tra i corridoi dell'ateneo e in altre aule. La classe dove "il Prof." teneva lezione era talmente colma di studenti, curiosi e appassionati che si creavano delle file all'esterno.
Le stesse file che vediamo strabordare fuori e dentro al Castello Sforzesco di Milano, dove si sono tenuti i suoi funerali il 23 febbraio 2016. Il film di Davide Ferrario parte da qui, dall'annuncio della perdita di questo personaggio che osserviamo, di spalle, camminare tra i corridoi apparentemente infiniti della sua biblioteca. Renate Eco Range, raffinata compagna di Eco e madre dei tanti figli, racconta di essere stata in mezzo a quella folla milanese (e non solo) cercando di raggiungere il marito, acclamato e salutato con affetto e stima.
Di affetto e di stima è composto questo percorso narrativo fatto di libri. Ferrario è riuscito nell'intento raccontando un grande pensatore e intellettuale, tra i più speciali del nostro tempo - e di quello passato -, attraverso il suo elemento naturale, il libro. Recensione ❯
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Un doc stratificato che associa, tramite la forza delle immagini, il fare artistico a una presa di posizione politica. Documentario, USA2022. Durata 113 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La storia intima ed emozionante di Nan Goldin una delle più influenti fotografe contemporanee e attivista di fama internazionale, a partire dalla sua battaglia contro la potente famiglia Sackler. Espandi ▽
Nel 2018, insieme all'associazione da lei fondata, PAIN (acronimo di Prescription Addiction Intervention Now), la nota fotografa Nan Goldin è protagonista di un'azione di protesta presso il MET di New York. È la prima di una serie di contestazioni plateali che puntano alla cancellazione del nome della famiglia Sackler (fondatrice e proprietaria di una delle più importanti case farmaceutiche statunitensi) dall'elenco dei nomi dei sostenitori e dalle sale o donazioni a loro intitolate. Il primo passo simbolico per denunciare le micidiali ricadute del fenomeno noto come "epidemia degli oppioidi", il consumo massiccio e indotto di farmaci a base di ossicodone (che provocano una forte dipendenza e portano a dipendenze maggiori): centosettemila morti per overdose negli Stati Uniti solo nel 2021, con tutte le conseguenze sociali ed economiche derivanti. In quanto parte di una generazione che ha avuto grande familiarità con le droghe, sopravvissuta lei stessa a un'overdose e alla tragica sottovalutazione dell'AIDS, Goldin è particolarmente decisa a combattere la battaglia. E racconta senza filtri alla macchina da presa di Laura Poitras, che la segue per tre anni, molte questioni personali. In primo piano sta invece quasi sempre l'insieme dell'opera di Nan Goldin, intrecciata a una biografia selvaggia, ai margini. Recensione ❯
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