Laureato in Architettura, allievo del Centro Sperimentale di Cinematografia, esordì nel cinema come scenografo, durante gli anni della seconda guerra mondiale. In questa attività ebbe l'occasione di dimostrare le sue notevoli capacità di intuizione estetica circa il rapporto fra personaggi, ambiente e trama del film. Scaccianoce fu infatti l'ideatore delle scenografie per un gruppo di film il cui notevole valore artistico richiedeva particolari cure nella ricostruzione dell'ambiente; fra questi possiamo ricordare Vanina Vanini (1961, Roberto Rossellini), ispirato al racconto di Stendhal, in cui egli seppe ricreare in modo credibile e con fine senso estetico la Roma dei primi moti carbonari; Senilità (1962, Mauro Bolognini), in cui il clima malinconico e pensoso del romanzo di Italo Svevo trovò un ambiente perfettamente adeguato nell'atmosfera mitteleuropea di una Trieste anni Venti ottimamente ricostruita; Eva (1962, Joseph Losey), in cui la società mondana e letteraria della Venezia «cinematografica» agiva e viveva in piena rispondenza con la scenografia; Il fornaretto di Venezia (1963, Duccio Tessari), in cui le architetture di una Venezia rinascimentale, i ricchi arredi dei palazzi e i sontuosi costumi dei personaggi accrescevano la consistenza e la credibilità delle drammatiche e sanguinose vicende del racconto; La visita (1963, Antonio Pietrangeli), dove i modesti eventi di una piccola storia di provincia trovavano un perfetto scenario nel monotono paesaggio della Bassa Padana, negli arredi della casetta piccolo-borghese della protagonista, vero e proprio museo di "buone cose di pessimo gusto", negli addobbi da Luna Park della balera sul fiume. Scaccianoce ha comunque offerto le migliori e più mature testimonianze del suo talento ne Il Vangelo secondo Matteo (1964, Pier Paolo Pasolini), un film spoglio di qualunque orpello di arredo e di costume, come pure nello sfarzo barbarico di Edipo re (1967, Pier Paolo Pasolini), proiettato sullo sfondo di un passato senza tempo.