Un omaggio accorato a Monica Vitti, attraversato da una brezza leggera e da un sottile alito di speranza. Commedia, Italia2023. Durata 83 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Una donna sta perdendo la memoria. Ricostruisce così la sua vita ispirandosi ai film con Monica Vitti. Espandi ▽
Mi fanno male i capelli è il commovente omaggio di Roberta Torre ad una grande attrice, Monica Vitti, che come la protagonista di Alba Rohrwacher ha sofferto di una forma di demenza, perdendosi a sé e al suo pubblico, il quale tuttavia conserva il privilegio di ritrovarla attraverso le sue interpretazioni. È un film sperimentale e accorato, doloroso fin dal titolo (che è una celebre battuta cinematografica della Vitti) eppure attraversato da una brezza leggera, da un sottile alito di speranza. È il ricordo tenero ed elegante di un’artista immortale, ma anche una lettera d’amore a tutti coloro che ogni giorno scordano qualcosa, ma per cui giocare ancora una volta con i ricordi che riaffiorano può voler dire sentirsi di nuovo felici. Alba Rohrwacher fa un lavoro di mimesi straordinario, aiutata anche da una notevole somiglianza fisica con la Vitti, e presta il suo modo di recitare con tutto il corpo a questa metamorfosi, mentre Filippo Timi presta uno strazio profondo e irrinunciabile al suo Edoardo, facendosi assenza per consentire alla presenza di Monica di rivendicare quel po’ di territorio che ancora riconosce. Recensione ❯
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Humor e riflessioni socio-politiche per il secondo film della trilogia, dedicato all'uguaglianza. Commedia, Francia, Svizzera, Polonia1994. Durata 91 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +16
Il secondo dei tre film dedicati ai colori. Si tratta del meno sofisticato e più vicino allo spirito del Decalogo. Espandi ▽
Karol Karol, polacco sposato con la francese Dominique, viene portato in Tribunale dalla consorte per una causa di divorzio. Motivazione: il matrimonio non è stato consumato. Con la carta di credito bloccata e con la valigia dallo scarso contenuto si ritrova in strada. Qui viene raggiunto da un individuo che gli propone di farlo rimpatriare clandestinamente se ucciderà un uomo che non vuole più vivere ma non ha il coraggio di suicidarsi. Una volta in Polonia la sua vita cambierà in modo radicale. Recensione ❯
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De Angelis rivendica con ambizione e coraggio il soccorso come valore fondante dell'identità italiana. Drammatico, Italia2023. Durata 120 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La storia di Salvatore Todaro, comandante di sommergibili della Regia Marina che durante la Seconda Guerra Mondiale contravvenne agli ordini del suo comando per portare in salvo i 26 uomini che avevano provato ad affondarlo. Espandi ▽
1940, Seconda Guerra Mondiale. Salvatore Todaro è un comandante della Marina Militare con un destino inscritto nel nome, a capo del sommergibile Cappellini nonostante un incidente gli abbia provocato forti dolori alla schiena che lo autorizzerebbero ad accettare la pensione di invalidità (come la moglie Rina, stanca di saperlo lontano e in pericolo, vorrebbe che facesse). Ma il comandante Todaro non sa stare lontano dai flutti. Durante la sua ennesima missione avvista una nave belga che, malgrado il Belgio sia formalmente neutrale, attacca il sommergibile italiano. Il comandante e la sua squadra rispondono al fuoco e affondano la nave. Ma Todaro decide di mettere in salvo i naufraghi, agganciandoli al suo sommergibile per trascinarli verso il porto neutrale e sicuro di Santa Maria delle Azzorre, e accettando il rischio di navigare in emersione fino a destinazione: perché la legge del mare per lui conta di più della legge della guerra. Recensione ❯
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Un'opera prima fresca e semplice che mette in scena un'età di passaggio, preferendo il racconto al giudizio. Drammatico, Francia2022. Durata 90 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Una ragazza incita viene ospitata in una struttura per giovani madri. Espandi ▽
Camille ha sedici anni ed è incinta di quattro mesi. Nonostante lei e la madre urlino di voler restare insieme, Camille viene assegnata ad una casa famiglia. Nel centro di accoglienza per giovani gestanti, fa amicizia con Alison, una ragazza insofferente alle regole, madre della piccola Diana, ma anche con Nadine, l'educatrice, che la segue con pazienza, nonostante i tanti momenti di rabbia e di ribellione. Inizialmente Camille nega la sua gravidanza, ma col passare dei mesi qualcosa cambia.
Con sguardo semi-documentaristico e con la grazia della giusta misura, Julie Lerat-Gersant affronta un argomento di cui si parla poco e male, perché scatena reazioni istintive. È l'argomento della genitorialità responsabile, dalla quale dipende in gran parte lo sviluppo psicofisico del bambino.
Un'opera prima che ha la freschezza e la semplicità di un film d'esordio, ma anche la maturità di lasciare interamente lo spazio al soggetto del proprio racconto anziché, come talvolta accade, all'esibizione delle proprie intenzioni artistiche. Recensione ❯
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Un cinema che cerca strade diverse. Porta in secondo piano la cronaca per fare spazio ai turbamenti dell'adolescenza. Drammatico, Italia2023. Durata 102 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Veronica, dopo un lungo processo e due anni di prigione per l'omicidio della madre e del suo amante, viene riconosciuta innocente. Ha solo vent'anni e tutta la vita davanti, ma è difficile guardare al futuro. Espandi ▽
Dopo un lungo processo e 22 mesi di prigione, Veronica torna in libertà; è stata infatti scagionata dall'accusa di aver ucciso la madre e il suo amante. Rivede la sua migliore amica Giada e, proprio nella sua prima sera fuori dal carcere, va con lei in discoteca. Sui social escono subito le foto. La ragazza cerca di tornare a vivere una vita normale ma quello che le è successo a ha lasciato dei segni che non si possono cancellare. Ha infatti spesso i giornalisti e i fotografi che la assediano ogni volta che la vedono ed è continuamente osservata se non pedinata, come il giorno in cui è andata al cimitero alla tomba della madre. Assieme a Giada ripercorre tutto quello che è accaduto prima e durante la sera della tragedia, dal rapporto conflittuale con la madre che era spesso severa nei suoi confronti e la svalutava per il suo aspetto fisico, al legame con un padre affettuoso ma assente, fino all'incontro con i ragazzi olandesi della squadra di beach volley che hanno pernottato all'hotel e che lei e Giada hanno frequentato proprio poco prima l'omicidio all'Hotel Holiday. Recensione ❯
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Una commedia feroce, intelligente, attuale, in cui non c'è nulla da ridere e tutto da riflettere. Commedia, Norvegia2022. Durata 97 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Una giovane donna assume deliberatamente un farmaco pericoloso per ottenere l'attenzione che desidera. All'inizio funziona, ma poi deve fare i conti con conseguenze indesiderate. Espandi ▽
Signe e Thomas sono due ragazzi ossessionati dall’avere addosso l’attenzione di tutti. Sono una coppia, ma l’amore per loro significa continua rivalità. Una relazione tossica, malsana, competitiva, che arriva ai massimi estremi: quando Thomas inizia ad affermarsi come artista contemporaneo, Signe arriva ad architettare un piano diabolico pur di attirare su di sé l'attenzione di tutti, tv e giornali compresi. Anche a discapito della propria salute. Chi ama le commedie feroci, intelligenti, attuali, in cui non c’è nulla da ridere e tutto da riflettere, non può perdersi Sick of myself, l’anti-apologia del narcisismo che attraversa e infesta i nostri tempi. Disturbante, respingente, a tratti detestabile, il film che segna l’esordio alla regia del norvegese Kristoffer Borgli è un’opera intelligente incentrata sul narcisismo che attraversa da parte a parte quest’epoca, morbosamente ossessionata dal mostrarsi e dal ricevere attenzioni. Recensione ❯
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Un debutto coraggioso e radicale sulle conseguenze devastanti di un governo sovranista e intollerante. Documentario, Italia2023. Durata 107 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un documentario che racconta il muro di 186 km costruito al confine tra Polonia e Bielorussia, con lo scopo di respingere i migranti in cerca di asilo. Espandi ▽
Per una settimana, nel marzo del 2022, l’attrice polacca naturalizzata italiana Kasia Smutniak è tornata nel suo Paese nativo per vedere, e far vedere, il muro lungo 186 chilometri e alto cinque metri e mezzo che le autorità stavano costruendo lungo il confine con la Bielorussia per impedire il passaggio ai migranti. MUR fa, in maniera documentaristica e attraverso l’immediatezza della realtà quotidiana, quello che Green Border di Agnieszka Holland ha fatto utilizzando la drammaturgia, ovvero raccontare le conseguenze devastanti e disumane di un governo sovranista e intollerante sui migranti che cercano di attraversare il confine fra Polonia e Bielorussia. La regista, al suo esordio nel lungometraggio, suggerisce similitudini ma non forza mai la sua interpretazione degli eventi, lasciando che sia il pubblico a costruire parallelismi e a tirare le proprie conclusioni. Il suo è un approccio radicale ma mai apertamente giudicante – benché la sua posizione morale sia evidente nel suo stesso essere lì – e dimostra un gran coraggio nel buttarsi, anche solo per una settimana, in situazioni oggettivamente pericolose. Recensione ❯
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Qual è il confine tra il preservare la propria memoria e la necessità di sopravvivere al dolore e ritrovare una speranza? Espandi ▽
Il 9 ottobre 1963 una montagna franava nell'invaso della diga del Vajont in Friuli provocando un'onda d'acqua che travolgeva i paesi sottostanti causando 1917 morti. Questo documentario, la cui lavorazione copre l'arco di un decennio, affronta il ricordo di quella strage intrecciando diverse modalità di memoria, ivi compresa quella onirica.
Alessandro Negrini propone sullo schermo un'occasione di rilettura di quanto accadde sessant'anni fa, ricca di sensibilità e poesia ma anche di concretezza. In un fluire narrativo che, grazie anche alla evocativa voce di Maria Pia Di Meo assume i toni di una meditazione in cui le parole divengono esse stesse immagini, ci viene proposto lo scorrere del tempo e il riproporsi, seppure con modalità differenti, dell'esigenza di far sì che la verità, seppur a distanza di decenni, non resti sepolta insieme a coloro che allora persero la vita e con i centri abitativi ridotti in macerie. Tra coloro che hanno la possibilità di manifestare il proprio pensiero c'è anche Mauro Corona ma è una voce come tante altre. Negrini non cerca i 'nomi', entra nelle vite della cosiddetta gente comune, documentando così anche il quotidiano di una comunità che è tornata a vivere ma si rifiuta di pagare il prezzo dell'oblio o di accettare quella che pensa essere una sorta di sublimazione artistica. Recensione ❯
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Babinet trasfigura una realtà che conosce bene per riflettere sulla definizione di normalità. Riuscita l'alchimia tra Poelvoorde e Lacroix. Commedia, Drammatico - Francia2023. Durata 87 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Adattamento dall'opera Monster in the hall di David Greig. Espandi ▽
Lucie è un'adolescente orfana di madre che si deve prendere cura di suo padre William che è affetto da sclerosi multipla. È così costretta a mettere insieme lo studio, le faccende domestiche e il lavoro in una paninoteca per far quadrare il bilancio. La sua passione per la scrittura e per inventare storie spesso al limite della credibilità l'aiuta ad andare avanti nonostante tutto. L'annunciata visita di un assistente sociale mette però tutto in discussione. Potrebbe essere trasferita in una casa famiglia e quindi la sua vita deve apparire assolutamente 'normale'.
Olivier Babinet trasfigura una realtà che conosce bene creando un contesto in cui gli elementi parlano del presente senza doverlo però connotare con precisione. Il suo obiettivo era quello di realizzare un film in cui instillare, come lui stesso afferma, "una goccia di Miyazaki nei fratelli Dardenne". Ha cioè inserito nel film dei detour che si dirigono sul versante fantastico per evitare l'imitazione di quelli che ritiene dei maestri (il regista è nato a Strasburgo e vive a Parigi ma la coproduzione è belga).
La visione del film ci conferma che il suo obiettivo è stato raggiunto grazie anche all'alchimia che si crea tra i suoi due protagonisti Benoît Poelvoorde e Justine Lacroix. Recensione ❯
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Un'opera centrata sulla musica di un artista unico che ci fa ripercorrere una carriera che è andata oltre l'Italia. Documentario, Italia2023. Durata 100 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Diretto da Valentina Zanella e Giangiacomo De Stefano, Zucchero Sugar Fornaciari evidenzia l’unicità dell’artista emiliano nel panorama italiano. Ed è proprio sugli aspetti, anche tecnici, musicali che il documentario è molto curato innanzitutto nel modo in cui mette in luce la sua anima blues nella voce, nel ritmo, nella ricerca delle sue origini anche nel suo viaggio a New Orleans e sulle rive del Mississippi. In più segue cronologicamente le tappe della sua carriera, la nascita di alcuni brani più famosi per poi passare alle collaborazioni più importanti. E ancora, il tour con Pavarotti, i concerti a Londra con Eric Clapton, l’amicizia con Roberto Baggio, l’incontro con Miles Davis. C’è tutto quello che serve per ripercorrere l’attività musicale di Zucchero, ascoltare i suoi brani più famosi, rivederlo nelle immagini d’archivio e quindi per conoscere la sua musica e approfondirla. Resta invece un po’ più in ombra la dimensione privata. Per questo, a Zucchero Sugar Fornaciari non manca nulla rispetto agli altri documentari biografici musicali. Forse il limite è che non se ne differenzia. Recensione ❯
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Un piccolo e grazioso film che invita a non cedere all'ansia. Animazione, Francia, Belgio, Svizzera2022. Durata 66 Minuti. Consigli per la visione: Film per tutti
Un musical giocoso, in cui ogni canzone rafforza i personaggi nella loro identità. Espandi ▽
In un castello sorvegliato da un grosso gatto vanesio, la simpatica topolina Yuku accetta controvoglia di aiutare la mamma a recuperare cibo e adora piuttosto ascoltare con le sorelline le letture dell'amatissima nonna. Dopo un attacco del gatto e il ferimento della nonna travolta dal crollo dei libri della biblioteca, Yuku si mette in viaggio per raccogliere il magico fiore dell'Himalaya, che si nutre di luce pura, e salvare così la nonna dall'oscurità eterna. Yuku ripercorre così i passi della sua storia preferita e vive un'avventura irta di ostacoli e pericoli.
Il Belgio si conferma come uno dei paesi specializzati nel cinema d'animazione, in particolare in quello pensato per un pubblico di bambini, svincolato, per fortuna, dai modelli della produzione americana. La cosa interessante di Yuku e il fiore dell'Himalaya è proprio la sua semplicità, con i vari personaggi investiti di un valore simbolico evidente, ma mai appesantiti da proclami o prediche, o peggio ancora smitizzati nel loro valore narrativo dall'ironia.
Si tratta di un film ingenuo come i piccoli spettatori a cui è rivolto. E la sua lezione, buona e giusta e nemmeno così scontata, è soprattutto un monito a non cedere all'ansia, malattia dilagante del mondo in cui viviamo. Recensione ❯
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Besson ritorna con un ammirevole tour de force attoriale che tuttavia rimane incapace di risolversi. Drammatico, Francia, USA2023. Durata 113 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un ragazzo, ferito dalla vita, trova la sua salvezza attraverso l'amore dei suoi cani. Espandi ▽
Cresciuto nel New Jersey tra le violente angherie del padre e del fratello, che lo tengono prigioniero nella gabbia dei cani da combattimento, il giovane Douglas arriva all’età adulta con enormi ferite psicologiche e fisiche, essendo confinato alla sedia a rotelle con il precario uso delle gambe. Solo i suoi adorati cani gli danno sollievo: sono addestrati a rispondere a ogni suo comando, e per conto del loro padrone aiutano i bisognosi e rubano nelle case dei ricchi.
Sono lontani i tempi in cui il cinema pop ed energetico di Luc Besson sfidava Hollywood dalla Francia - prima, naturalmente, di farsene inglobare - con un successo dopo l’altro.
Besson è sempre stato un autore istintivo, abile a creare momenti, colorare d’assurdo la realtà e contaminare generi piuttosto che a lavorare di cesello.
Dogman accentua questa contraddizione perché più delle altre opere del regista vuole affrancarsi dal genere e avvicinarsi a un’idea di complessità psicologica, per un personaggio torturato che trova in Caleb Landry Jones un interprete affamato di sfide. Recensione ❯
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Un percorso folle con Jean Dujardin che dimostra ancora una volta il suo grande eclettismo. Drammatico, Francia2023. Durata 95 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Dal libro autobiografico dello scrittore francese Sylvain Tesson " Sentieri neri". Espandi ▽
Pierre è uno scrittore che nei suoi libri ha descritto spesso considerazioni sui suoi viaggi. Una grave caduta lo blocca a lungo in un letto d'ospedale da cui si ripromette, qualora ne uscisse ancora in grado di deambulare, di compiere un'impresa. Intende camminare per circa 1300 chilometri attraversando la Francia percorrendo vie e sentieri poco o per nulla praticati.
Denis Imbert trova in Jean Dujardin l'interprete giusto; egli dimostra ancora una volta il proprio consapevole eclettismo consegnandoci un essere umano in cammino che, tappa dopo tappa, mentre procede con passi a volte stentati e con dolori che si riacutizzano per poi comunque venir dominati dalla volontà, compie anche un percorso nel passato.
Ed ecco il fil rouge del film: un corpo segnato dal dolore che cerca le ragioni profonde dell'esistere attraverso un contatto con la Natura che la cosiddetta 'civiltà' sta rendendo sempre meno presente. Recensione ❯
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Il racconto della travagliata storia d'amore tra Tchaikovsky e sua moglie. Espandi ▽
Il 18 luglio 1877 Pëtr Il'ic Cajkovskij sposa Antonina Ivanovna Miljukova, una sua ex allieva di cui aveva perso il ricordo, che gli aveva scritto una lettera appassionata dichiarandogli il suo amore. Con questo matrimonio il noto compositore compie un tentativo per negare a se stesso la propria omosessualità. Si tratterà di un totale fallimento che viene letto attraverso la vicenda della donna la quale non rinuncerà mai all'idea di considerare Pëtr come il proprio uomo.
Se già Ken Russell in L'altra faccia dell’amore aveva fatto suo l’argomento in modo dissacrante, Serebrennikov sceglie coraggiosamente di affrontare la turbolenta vita coniugale del noto compositore dal punto di vista femminile.
Il regista non solo mette lo spettatore di fronte alla vita e ai sentimenti di una donna, che all’epoca non contavano granché, ma va anche oltre, scegliendo una tematica che lancia un segnale anche rispetto a ideali sociali e politici perfettamente attuali. Recensione ❯
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Harold è un uomo normale che ha attraversato la vita, vivendo ai margini, fino a quando un giorno va a imbucare una lettera... e continua a camminare. Espandi ▽
Harold Fry è un uomo in là con gli anni che trascorre una vita piatta e senza scosse con la moglie Maureen in una cittadina dell'Inghilterra. Un giorno riceve la notizia che Queenie, di cui un tempo era amico, sta per morire a causa di un tumore. In seguito a una vicenda che si è sentito raccontare decide di partire a piedi per affrontare l'attraversamento del Paese. Lo scopo è quello di spingerla a resistere al male in attesa del suo arrivo.
Rachel Joyce sceneggia il film tratto dal romanzo che lei stessa ha scritto. Questo finisce con l'essere il problema che Hettie MacDonald si trova a dover fronteggiare riuscendo comunque a portare a compimento un film interessante.
Il film, un on the road della memoria, vale la visione innanzitutto per la prestazione di Jim Broadbent che mostra ancora una volta (non essendo necessario dimostrarlo) come tutti i riconoscimenti ottenuti nel corso della sua carriera (Oscar compreso) fossero meritati. Recensione ❯
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