Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia, USA |
Durata | 113 minuti |
Regia di | Luc Besson |
Attori | Caleb Landry Jones, Christopher Denham, Marisa Berenson, Michael Garza, Jojo T. Gibbs Avant Strangel, Ambrit Millhouse, James Payton, Derek Siow, Corinne Delacour, Luing Andrews, Bennett Saltzman, Laetitia Mampaka, Hatik, William Sciortino. |
Uscita | giovedì 12 ottobre 2023 |
Distribuzione | Lucky Red |
MYmonetro | 2,70 su 14 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 14 settembre 2023
Un ragazzo, ferito dalla vita, trova la sua salvezza attraverso l'amore dei suoi cani.
CONSIGLIATO NÌ
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Cresciuto nel New Jersey tra le violente angherie del padre e del fratello, che lo tengono prigioniero nella gabbia dei cani da combattimento, il giovane Douglas arriva all'età adulta con enormi ferite psicologiche e fisiche, essendo confinato alla sedia a rotelle con il precario uso delle gambe. Solo i suoi adorati cani gli danno sollievo: sono addestrati a rispondere a ogni suo comando, e per conto del loro padrone aiutano i bisognosi e rubano nelle case dei ricchi.
Sono lontani i tempi in cui il cinema pop ed energetico di Luc Besson sfidava Hollywood dalla Francia - prima, naturalmente, di farsene inglobare - con un successo dopo l'altro.
L'ultimo decennio ha visto il regista ripetere stancamente formule e fascinazioni di un tempo, prigioniere di mondi surreali abitati da letali eroine dell'iper-azione, oltre alle accuse di stupro da cui è stato nel 2023 assolto in Cassazione. Dogman arriva quattro anni dopo l'ultimo deludente Anna, e sicuramente meglio equipaggiato per far presa sul pubblico.
Ci sono infatti cani (tanti, adorabili e intelligentissimi), la storia di un ladro dal cuore d'oro disabile e vittima di abusi, e uno stile di racconto di grana grossa che, se non fosse per i contenuti forti in quanto a violenza, sembra utilizzare il linguaggio del cinema d'infanzia nella sua nettezza e implausibilità. Besson è sempre stato del resto un autore istintivo, abile a creare momenti, colorare d'assurdo la realtà e contaminare generi piuttosto che a lavorare di cesello.
Dogman accentua questa contraddizione perché più delle altre opere del regista vuole affrancarsi dal genere e avvicinarsi a un'idea di complessità psicologica, per un personaggio torturato che trova in Caleb Landry Jones un interprete affamato di sfide. Al termine di un tour de force attoriale che include il trauma, l'action, il canto e una componente drag, oltre a un corposo lavoro con gli animali, il risultato è ammirevole ma più come step di carriera che per le sorti del film, che rimane incapace di risolversi e disperato nel chiudersi a morsa emotiva attorno alle gambe del pubblico.
Ragazzo buono e sensibile, sottoposto ad intollerabili violenze da un padre ed un fratello che sono puro male, si salva grazie ai suoi amati cani, con i quali ha un rapporto intenso e quasi simbiotico. Il film di Besson è una sorta di fiaba moderna, con per protagonista un supereroe del tutto diverso da quelli dei fumetti, perché la caratteristica che lo rende praticamente invincibile [...] Vai alla recensione »
«L'ispirazione per questo film e` scaturita, in parte, da un articolo che ho letto su una famiglia francese che ha rinchiuso il proprio figlio in una gabbia quando aveva cinque anni. Questa storia mi ha fatto interrogare sull'impatto che un'esperienza del genere può avere su una persona a livello psicologico. Come riesce una persona a sopravvivere e a gestire la propria sofferenza? [.
La presenza di Luc Besson nella selezione veneziana smentisce chi ha dato per finita la sua carriera, anche se Dogman non è certo un capolavoro. Da subito il protagonista Douglas (Caleb Landry Jones) sembra un tipo bizzarro: arrestato dalla polizia del New Jersey ha un vestito rosa, una parrucca biondo platino e il trucco che gli cola giù dagli occhi, come una tragica Marilyn parente stretta di Joker. [...] Vai alla recensione »
Arrestato dopo un violento incidente, Douglas, costume da drag indosso, è sottoposto a valutazione psichiatrica: racconta così la sua vita di bambino abusato e di come il suo amore per i cani gli ha restituito una dignità. Dogman - una sfida realizzativa (dirigere un'orda di cani non è una passeggiata) e tecnica (l'interazione tra attori e sfondi virtuali è avvenuta direttamente in camera) - suggerisce [...] Vai alla recensione »
God - Dog. Il mondo capovolto di Doug, bambino maltrattato dalla vita, sta tutto nell'anagramma palindromo di quella parola che improvvisamente - in trasparenza - gli rivela la possibilità di sopravvivere alla violenza cui il mondo lo sottopone. Così Doug riesce ad andare avanti, a liberarsi dalla sua famiglia disfunzionale, dalla gabbia in cui lo ha rinchiuso il padre psicotico, dai soprusi del fratello [...] Vai alla recensione »
Stavolta non ci saranno i servizi segreti a proiettare verso mondi glamour e missioni mozzafiato, né avventure pronte a condurre tra il popolo dei Minimei, le città dei mille pianeti o gli enigmi dei faraoni. Perché il Douglas di Dogman, diciannovesima regia di Luc Besson, fra i personaggi dell'autore francese è invece quello più direttamente ancorato alla terra.
Perché ci si traveste? Per nascondersi dal proprio sé o per cercarne un altro? Per eliminare il passato o per avventurarsi nel futuro? Insomma, per mimetizzarsi o per trasformarsi? Douglas, il personaggio principale del nuovo film di Luc Besson, Dogman, in concorso alla Mostra di Venezia, sembra oscillare per entrambe le opzioni. Ha una dolorosa vita alle spalle e il desiderio di incarnare figure diverse [...] Vai alla recensione »
Decisamente meglio, sempre in Concorso, lo scombiccherato ma ammaliante Dogman di Luc Besson su un criminaloide contro i ricchi stile Joker (2019) e simile al Pinguino di Batman - Il ritorno (1992) perché ha un esercito di animali che lo amano e assistono. Due momenti geniali: un cane passa sinuoso tra le sbarre di una prigione per liberare Doug (nome del nostro antieroe splendidamente interpretato [...] Vai alla recensione »
Quanto a Besson, lui le storie le inventa con finezza europea e le gira con hollywoodiana efficacia. Dogman è un giovane che, ridotto in carrozzella da ragazzino da un padre infame, ha trovato salvezza nel rapporto d'amore con il suo esercito di cani. Forse con la favola di questo freak che si esibisce en travesti, ruba per rivalsa e ammazza i prepotenti per difendere i deboli, Besson mirava soprattutto [...] Vai alla recensione »
È una frase in exergo del poeta francese Alphonse Lamartine a introdurre «Dogman» di Luc Besson: «Ovunque ci sia un infelice, Dio invia un cane». Ed effettivamente quello diretto dal regista di «Le Grand Bleu» e «Nikita» è un film pieno di cani, di infelicità e di dolore, sebbene ancor più intriso del potere taumaturgico dell'amore. Fedele alla propria vocazione internazionale, Besson ambienta negli [...] Vai alla recensione »
Così alla fine la bella sorpresa arriva da Luc Besson, regista francese dallo stimolo hollywoodiano, che con "Dogman" (stesso titolo di un film di Garrone) descrive la vita tormentata e tragica del piccolo Douglas, picchiato e recluso da bambino in una gabbia dal padre e dal fratello, fino a ridurlo su una sedia a rotelle. Da grande, circondato da un esercito di cani, di fatto isolato dalla società [...] Vai alla recensione »
Un applauso convinto ha invece salutato il nuovo film (a dieci anni dall'ultimo vero successo) di Luc Besson, che con il doloroso «Dogman» elegge a protagonista di giornata l'ennesimo dei suoi antieroi: questa volta si tratta di un ragazzino - maltrattato con furiosa violenza dal padre e dal fratello - salvato dall'amore dei suoi cani. Una volta cresciuto cercherà vendetta.
"Ovunque ci sia un infelice, Dio invia un cane", sosteneva Alphonse de Lamartine. E, letto al contrario, Dog diventa God. Sarà un caso o forse no, ma di solito i cani ci offrono le uniche due cose che davvero contano nella vita: l'amore e la protezione. Spesso i cinofili amano dire che più conoscono le persone e più amano i cani, eppure anche gli animali prediletti dagli umani hanno un difetto: si [...] Vai alla recensione »
Tratta da un fatto di cronaca, Dogman è un'opera meravigliosa, terribilmente toccante, capace di mostrare la maschera e il suo riflesso, anche per pochi attimi, di propagare il richiamo al dolore, di riconoscere l'andatura bieca, pure se la schiena si rompe ma non si spezza. È distrutta dai drammi giovanili, dalle violenze subite, devastata da esperienze inenarrabili.