tozkino
|
domenica 12 novembre 2023
|
non è coraggio ma umanità
|
|
|
|
COMANDANTE: ecco un film costruito veramente bene! Una narrazione intensa ed empatica, drammatica e bruciante, che scava dentro una storia vera e ci restituisce personaggi che, oltre la ben costruita fiction cinematografica, hanno il potere di prendere lo spettatore, immerso nella ampia sala cinema, per trascinarlo nei gorghi furiosi del mare ma entro gli angusti spazi di un sommergibile, in piena seconda guerra mondiale. Non una storia fantasy, dunque, ma una drammatica pagina storica, una sorta di relazione dettagliata e profonda su una vicenda che ha il potere di restituire una luminosa immagine degli italiani, lo schietto DNA del nostro essere identitario più profondo:noi siamo italiani, non lasciamo morire in mare nessuno! Ci sono leggi, anche non scritte, della guerra e ci sono leggi, anche esse non scritte, del mare.
[+]
COMANDANTE: ecco un film costruito veramente bene! Una narrazione intensa ed empatica, drammatica e bruciante, che scava dentro una storia vera e ci restituisce personaggi che, oltre la ben costruita fiction cinematografica, hanno il potere di prendere lo spettatore, immerso nella ampia sala cinema, per trascinarlo nei gorghi furiosi del mare ma entro gli angusti spazi di un sommergibile, in piena seconda guerra mondiale. Non una storia fantasy, dunque, ma una drammatica pagina storica, una sorta di relazione dettagliata e profonda su una vicenda che ha il potere di restituire una luminosa immagine degli italiani, lo schietto DNA del nostro essere identitario più profondo:noi siamo italiani, non lasciamo morire in mare nessuno! Ci sono leggi, anche non scritte, della guerra e ci sono leggi, anche esse non scritte, del mare. Le prime avrebbero imposto di abbandonare ventisei naufraghi ammassati su una scialuppa in pieno Oceano, e condannarli così a morte certa. Non per il comandante Salvatore Todaro che dirige, da espertissimo militare e uomo di mare, un sommergibile della Marina Militare italiana, con precisi ordini di compiere azioni belliche importanti nel conflitto mondiale contro gli Alleati, un comandante al servizio della sua coscienza, prima ancora che al Governo fascista, Todaro sceglie la legge del mare e si prende la responsabilità (e l’onore) di salvare i naufraghi belgi. Mi ha fatto emozionare e riflettere tanto, specie per i tempi bellici che, da troppi mesi viviamo, acuiti dal conflitto israelo-palestinese. Gran bel film Comandante di Edoardo De Angelis, che ha aperto, in concorso e in prima mondiale all’80esima edizione della Mostra internazionale del Cinema di Venezia. La storia è quella vera di uno sconosciuto eroe della II Guerra Mondiale che, nel 1940, è al comando del sommergibile Cappellini della Regia Marina e che, dopo aver affondato una nave belga (ufficialmente neutrale ma, in realtà, al servizio degli inglesi, che trasportava parti meccaniche e munizioni per gli aerei di sua Maestà) decide per l’appunto di salvare i superstiti belgi, ormai naufraghi affamati e infreddoliti, condannati ad affogare e di portarli in un porto sicuro, facendoli salire a bordo del suo troppo piccolo sommergibile. Una decisione controcorrente che nessuno avrebbe preso (certamente non il comandante della nave belga che, a fine film, domanda come mai questa decisione: io l’avrei lasciata morire in mare, Lei perché l’ha fatto? La risposta è devastante e bruciante più delle fiamme che divorano la nave belga:perché io sono italiano! Mi è piaciuta moltissimo la regia di De Angelis, raffinato sia dal punto di vista cinematografico che narrativo: in Comandante riesce a confezionare una vicenda con infinite sfumature, tutte intense mai banali o deja vu, una tavolozza di sentimenti e situazioni accese, conturbanti, emozionantissime: dall’ambiente, di per sé claustrofobico, dell’interno del sommergibile emergono tutt’una serie di situazioni drammatiche (mirabile la lunga sequenza che vede due soldati belgi, colpevoli di aver tentato di sabotare l’impianto elettrico del sommergibile e che vengono puniti, in modo duro ma paterno, dal Comandante e da tutt’e due gli equipaggi: una scena assolutamente meravigliosa, emozionante alle fino alle lacrime); ci sono anche una lunga serie di affreschi e situazioni intense, toccanti ma anche ilari, comiche, emozionati... gran bel film!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a tozkino »
[ - ] lascia un commento a tozkino »
|
|
d'accordo? |
|
maramaldo
|
martedì 21 novembre 2023
|
lasciatemi cantare
|
|
|
|
Che altro può fare chi è fiero di essere un italiano vero? Successo del '38, Un'ora sola ti vorrei. A mezza voce, un po' in falsetto come in un vecchio disco, il motivetto fa marciare reclute ignare con in testa il Comandante. Più tardi si sgoleranno andando pel vasto mar ridendo in faccia a monna morte ed al destino. Accontentati, tutti o quasi. Liriche da La canzone dei Sommergibili, 1941. Il Cappellini avrebbe potuto viaggiare sull'onda azzurra nella luce mattinal invece fu costretto ad andar giù sotto l'onda grigia di foschia nell'albeggiar.
Caligine a mezzodì nella rotta per le Azzorre, la fotografia di Paredes.
[+]
Che altro può fare chi è fiero di essere un italiano vero? Successo del '38, Un'ora sola ti vorrei. A mezza voce, un po' in falsetto come in un vecchio disco, il motivetto fa marciare reclute ignare con in testa il Comandante. Più tardi si sgoleranno andando pel vasto mar ridendo in faccia a monna morte ed al destino. Accontentati, tutti o quasi. Liriche da La canzone dei Sommergibili, 1941. Il Cappellini avrebbe potuto viaggiare sull'onda azzurra nella luce mattinal invece fu costretto ad andar giù sotto l'onda grigia di foschia nell'albeggiar.
Caligine a mezzodì nella rotta per le Azzorre, la fotografia di Paredes. Guizzi di acciai bruniti, spruzzi di marosi lividi, tenebre incombenti, sagome scure e minacciose. Surreali e un po' fittizi gli esterni, nell'angustia dello scafo, nel puzzo di nafta e sentori di sudori, l'umanità della storia.
Una ciurma che alterna parlate del nord e del sud della cosiddetta Italia. Non è una provocazione ma non se ne può trarre l'impressione di un carattere nazionale coeso, bizzarro che vadano tutti insieme a combattere e a morire, all'unisono. Todaro, cognome antico che si riscontra per lo più in Veneto e in Sicilia, curioso. Diversamente dal mugolio uniforme del vallone del capitano belga, il gentleman "neutrale", al confronto un professorino. Salvatore da Messina, fluente in veneziano, millanta francese e tedesco, questo per "necessità". Che significa? Ci avemo sempre una "necessità" se dobbiamo interloquire con potenti che, bontà loro, ci vogliono alleati e amici.
Storia vera ma qualcosa sembra inventata. Due di quelli tratti in salvo danneggiano l'impianto elettrico al grido di un insulto che però suona moderno, attuale, inconcepibile in un'epoca in cui ci osservavano con interesse quando non ci scimmiottavano. Per molto di meno marinerie blasonate avrebbero impiccato i due gaglioffi dementi che se la cavano invece con una sventagliata di ceffoni. Questo per mostrare che siamo "miti". Non convince, direi piuttosto schizzinosi, detestiamo sporcarci le mani. Odio, ferocia, abiezioni li lasciamo alla follia e al crimine, connotati di genti genuinamente guerriere. Ce ne manca la stoffa, farsene una ragione e, giacchè ci siamo, un vanto.
Trovo arduo ragionare sul lavoretto imbastito da De Angelis e la sua band. La "ratio" di un'inusitata rievocazione sarebbe indicare l'ancor più inusitato dovere di una "tensione etica" al di là e al di sopra di tutto altrimenti non si può parlare di un uomo di quel tempo che raffigurandolo pupazzo da cabaret. Con tutte le implicazioni storico-politico-ideologiche che rendono l'argomento più minato dello Stretto di Gibilterra di allora. Ma non insegliamogli il mestiere, De Angelis col suo immaginario Comandante, un Favino emaciato e spettrale, svicola, non si fa prendere in castagna.
Avete mai pensato alle patatine fritte? La spregiudicatezza del film: le sanno fare solo in alcune zone d'Europa, non da noi. Sommessamente, ai titoli di coda, al canto struggente di quella canzone, voce narrante dal simpatico accento partenopeo, elenca una sfilza di pietanze tradizionali, un nostro patrimonio. Si direbbe che a forgiare il carattere nazionale sia stato l'Artusi e non Garibaldi o Mazzini.
Ma, poi, insegnano che, al pari delle razze, l'italiano geneticamente non esiste e, comunque, fatti due conti, si dimostra che la tipologia così denominata va a scomparire a breve.
E' il caso di prendersela? Esemplare al riguardo l'attitudine del corallaro di Sorrento: "che me ne fotte, tanto son muorto".
Un'ora sola...
[-]
|
|
[+] lascia un commento a maramaldo »
[ - ] lascia un commento a maramaldo »
|
|
d'accordo? |
|
felicity
|
mercoledì 13 marzo 2024
|
nobile e superficiale, ambizioso ed enfatico
|
|
|
|
Comandante coniuga la dimensione epico-storica, che rievoca fatti realmente accaduti, a quella più intima, raccolta, claustrofobica, teatrale, che mette in scena la vita di un pugno di uomini chiusi in uno spazio ristretto, dove ognuno ricopre il proprio ruolo, dialogando con il presente.
Le emozioni regalate dal film non nascono allora da scene madri o momenti particolarmente spettacolari, ma dall’ottimo lavoro “da palcoscenico” di un gruppo di attori nei panni di uomini di guerra e fascisti che trovano il coraggio di disobbedire in nome della compassione.
Le parole nel film pesano più delle bombe e l’orgoglio di essere italiano esibito da Todaro, comandante sui generis che morirà due anni dopo, si spoglia di ogni rischio ideologico perché il monito è chiaro: le leggi del mare vengono prima di quelle imposte dai conflitti.
[+]
Comandante coniuga la dimensione epico-storica, che rievoca fatti realmente accaduti, a quella più intima, raccolta, claustrofobica, teatrale, che mette in scena la vita di un pugno di uomini chiusi in uno spazio ristretto, dove ognuno ricopre il proprio ruolo, dialogando con il presente.
Le emozioni regalate dal film non nascono allora da scene madri o momenti particolarmente spettacolari, ma dall’ottimo lavoro “da palcoscenico” di un gruppo di attori nei panni di uomini di guerra e fascisti che trovano il coraggio di disobbedire in nome della compassione.
Le parole nel film pesano più delle bombe e l’orgoglio di essere italiano esibito da Todaro, comandante sui generis che morirà due anni dopo, si spoglia di ogni rischio ideologico perché il monito è chiaro: le leggi del mare vengono prima di quelle imposte dai conflitti.
Il film è incerto tra soprassalti eroici da war movie e sospensione lirica nel tempo immobile della navigazione, ricostruzione storica e voluti anacronismi, incomprensioni ed espiazioni, brutalità e distensione.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a felicity »
[ - ] lascia un commento a felicity »
|
|
d'accordo? |
|
samanta
|
domenica 5 novembre 2023
|
siamo italiani
|
|
|
|
Nell'estate e autunno del 1940, 26 sommergibili italiani superando lo stretto di gibilterra raggiunsero la base di Bordeaux (in codice Betasom) occupata dai tedeschi che ne avevano fatto il centro, al comando dell'ammiraglio Donitz, delle operazioni degli U Boat nell'Atlantico, ad essi nel 1941 si aggiunsero altri 5 sommergibili provenienti da Massaua, in tutto 31 e solo 2 soprevvissero. Il loro compito era di affondare il naviglio che portava rifornimenti all'Inghilterra. Tra i tanti si distinsero 2 sommergibili il Tazzoli comandato da Carlo Fecia di Cossato e il Da Vinci con rispettivamente18 e 17 affondamenti.
Trama. Nel settembre 1940 a La Spezia viene affidato al capitano di corvetta Salvatore Todaro il sommergibile Cappellini la missione è di superare lo stretto di Gibilterra e raggiungere l'Atlantico per affondare le navi mercantili nemiche o neutrali che vanno in Inghilterra trasportando materiale utile alla guerra.
[+]
Nell'estate e autunno del 1940, 26 sommergibili italiani superando lo stretto di gibilterra raggiunsero la base di Bordeaux (in codice Betasom) occupata dai tedeschi che ne avevano fatto il centro, al comando dell'ammiraglio Donitz, delle operazioni degli U Boat nell'Atlantico, ad essi nel 1941 si aggiunsero altri 5 sommergibili provenienti da Massaua, in tutto 31 e solo 2 soprevvissero. Il loro compito era di affondare il naviglio che portava rifornimenti all'Inghilterra. Tra i tanti si distinsero 2 sommergibili il Tazzoli comandato da Carlo Fecia di Cossato e il Da Vinci con rispettivamente18 e 17 affondamenti.
Trama. Nel settembre 1940 a La Spezia viene affidato al capitano di corvetta Salvatore Todaro il sommergibile Cappellini la missione è di superare lo stretto di Gibilterra e raggiungere l'Atlantico per affondare le navi mercantili nemiche o neutrali che vanno in Inghilterra trasportando materiale utile alla guerra. Todaro (Pierfrancesco Savino) porta un busto perchè anni prima in servizio aveva avuto un incidente con conseguente frattura di una vertebra, è tormentato non solo dal dolore ma dal dolore per avere lasciato Rina (Silvia D'Amico) la giovane e bella moglie. L'attraversamento dello stretto di Gibilterra controllato dagli inglesi è difficoltosa e un marinaio muore nel tagliare un mina ancorata nel fondo del mare, quando emerge nell'Atlantico viene attaccato da 2 aerei inglesi (uno abbattuto). Il 14 ottobre il Cappellini incontra il mercantile belga (allora neutrale) Kabalo che il aveva perso il contattto con un convoglio diretto in Inghilterra e trasportava materiale bellico per l'aviazione inglese, la nave spara un colpo di cannone, il sommergibile risponde e l'affonda. Una scialuppa con 26 marinai viene raccolta dal sommergibile, secondo le regole avrebbe dovuto solo rifornirla, invece Todaro decide di trainarla in emersione anche di giorno quando i sottomarini viaggiavano immersi, con pericolo di essere avvistati. Scoppia un uragano e la scialuppa affonda, i 26 marinai vengono alloggiati in parte dentro il sottomarino e in parte nella torretta. Durante il tragitto dopo un'iniziale diffidenza si instaurano rapporti amichevoli, sal vo quando 2 belgi che odiano i "fascisti" sabotano il sommergibile che corre un grave rischio, vengono presi a schiaffi da Todaro e poi a pugni dal comandante belga Vogels (Johan Heldenburgh) un fiammingo, Todaro e il capitano belga si rispettano e il capitano italiano fa amicizia con l'ufficiale belga Reclercq (Johannes Wirix) che parla italiano. Dopo 3 giorni di navigazione il sommergibile raggiunge il porto di Santa Maria nelle neutrali Azzorre portoghesi.
E' un film discreto riuscito nel descrivere, aderendo alla realtà dei fatti, un episodio di umanità in una guerra feroce, Todaro è un ufficiale della Regia Marina che fa il suo dovere e combatte senza esitazioni, quando Vogels gli chiederà perché si è comportato così trasgredendo gli ordini, risponderà semplicemente "siamo italiani", storicamente quando raggiungerà Betasom all'ammiraglio Donitz che lo redarguisce aggiungerà "abbiamo 2000 anni di civiltà alle spalle". Nel film non ci sono sentimentalismi, qualche sdolcinatura ma in misura contenuta: quando il cuoco Gigino suona il mandolino e canta "O surdato nnamurato" o quando Reclercq insegna al cuoco a fare le patate fritte. Molto riuscita la realizzazione dello scafo del sommergibile (un manufatto lungo 70 mt), meno riusciti gli interni del sommergibile, è presente una legnosità nelle riprese delle scene di guerra (sarebbe stato necessario un utilizzo degli effetti speciali digitali). Il regista De Angelis (Indivisibili) ha diretto con equilibrio il film senza forzare i toni, qualche criticità nell'utilizzo dei flashback, non ho trovato di buon gusto mostrare più volte le tette di Silvia D'Amico, buona la prestazione di Favino anche se è fuori d'età (Todaro all'epoca aveva 32 anni, 20 anni di meno), attore romano si è espresso nel dialetto veneto con disinvoltura, discreta la prestazione dei comprimari.
Che fine fece Todaro? Nel novembre del 1941 si arruolò nella X Mas (gli incursori della marina) si prese una seconda medaglia d'argento nell'assedio di Sebastopoli, il 13 dicembre del 1942 morì durante un'incursione al porto di Bona quando fu mitragliata la sua imbarcazione da un caccia inglese, gli venne concessa alla memoria la medaglia d'oro al valore militare.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a samanta »
[ - ] lascia un commento a samanta »
|
|
d'accordo? |
|
jonnylogan
|
domenica 12 novembre 2023
|
salvataggi in mare
|
|
|
|
La storia di Salvatore Todaro, comandante della marina Italiana e medaglia al valore per aver salvato i naufraghi di una nave affondata, viene impiegata da Edoardo De Angelis per dar vita a una metafora facile da cogliere e necessaria per descrivere questi tempi fatti di guerre e salvataggi in mare, con un Favino capace di aggiungere un’ulteriore tacca alla propria carriera grazie a un ruolo costruito sia sulla sua fisicità e profonda vena recitativa e anche frutto di pochi accorgimenti scenici, data la scelta di ambientare la pellicola negli angusti spazi di un sommergibile ricreato fedelmente grazie ai progetti arrivati sino a noi. Una piéce teatrale nella quale al fianco del comandante Todaro si muovono una serie di comprimari di ottimo livello.
[+]
La storia di Salvatore Todaro, comandante della marina Italiana e medaglia al valore per aver salvato i naufraghi di una nave affondata, viene impiegata da Edoardo De Angelis per dar vita a una metafora facile da cogliere e necessaria per descrivere questi tempi fatti di guerre e salvataggi in mare, con un Favino capace di aggiungere un’ulteriore tacca alla propria carriera grazie a un ruolo costruito sia sulla sua fisicità e profonda vena recitativa e anche frutto di pochi accorgimenti scenici, data la scelta di ambientare la pellicola negli angusti spazi di un sommergibile ricreato fedelmente grazie ai progetti arrivati sino a noi. Una piéce teatrale nella quale al fianco del comandante Todaro si muovono una serie di comprimari di ottimo livello. Dai membri dell’equipaggio Italiano: ognuno caratterizzato dalle proprie fobie, dai propri desideri e soprattutto dai propri dialetti, che ne denunciano le rispettive provenienze. Sia per quanto riguarda i naufraghi, che inizialmente vedono in Todaro un semplice nemico e non una persona che ha preferito salvarli per uno scrupolo morale.
De Angelis, che ha presentato la sua pellicola come film d’esordio all’80° mostra del cinema di Venezia, sceglie di far virare la propria carriera nuovamente verso il dramma, in tal caso storico, dopo aver spaziato in fase di sceneggiatura, anche nel mondo della commedia, avendo contribuito sia alla creazione di due pellicole di Ficarra e Picone sia all’opera d’esordio di Nuzzo e Di Biase. Come detto il risultato è un film dai risvolti morali, tratti da una sceneggiatura a quattro mani scritta assieme al premio strega Sandro Veronesi, divenuta anche un romanzo edito da Bompiani in cui l’Io narrante non è però il solo Todaro ma tutti i membri dell’equipaggio del Cappellini.
A fine pellicola sarà lo spettatore a decidere se Salvatore (nome omen) Todaro possa essere giudicato un eroe o un uomo che ha preferito trasgredire a ordini tassativi. Nel frattempo siamo sicuri che tutti avranno trascorso con il cuore in gola ogni minuto di difficile sopravvivenza del variegato equipaggio Italo - Belga.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jonnylogan »
[ - ] lascia un commento a jonnylogan »
|
|
d'accordo? |
|
clara stroppiana
|
mercoledì 15 novembre 2023
|
salvare l''uomo
|
|
|
|
Già Sofocle, 2500 anni fa, metteva in scena il conflitto che scaturisce quando le leggi scritte, allora il potere politico incarnato da Creonte, si scontrano con quelle non scritte di chi, come l’Antigone che dà il titolo all’opera, sente che le proprie azioni vanno guidate da principi etici imprescindibili. Un analogo contrasto è al centro dell’ultimo film di Edoardo De Angelis, Comandante, che porta sugli schermi un episodio realmente accaduto nelle acque dell’Atlantico durante la seconda guerra mondiale. Il comandante del sommergibile Cappellini, Salvatore Todaro, qui interpretato da Pierfrancesco Favino, decise di salvare da morte sicura i 26 naufraghi della nave che aveva appena affondato, il piroscafo belga Kabalo.
[+]
Già Sofocle, 2500 anni fa, metteva in scena il conflitto che scaturisce quando le leggi scritte, allora il potere politico incarnato da Creonte, si scontrano con quelle non scritte di chi, come l’Antigone che dà il titolo all’opera, sente che le proprie azioni vanno guidate da principi etici imprescindibili. Un analogo contrasto è al centro dell’ultimo film di Edoardo De Angelis, Comandante, che porta sugli schermi un episodio realmente accaduto nelle acque dell’Atlantico durante la seconda guerra mondiale. Il comandante del sommergibile Cappellini, Salvatore Todaro, qui interpretato da Pierfrancesco Favino, decise di salvare da morte sicura i 26 naufraghi della nave che aveva appena affondato, il piroscafo belga Kabalo.
“Affondiamo il ferro nemico senza paura e senza pietà, ma l’uomo, l’uomo lo salviamo” è una battuta del film, citazione delle parole che Todaro pronunciò per motivare una scelta che costringeva il suo equipaggio ad affrontare ulteriori privazioni e rischi. In quel momento, ce lo dice la Storia e il film lo racconta, l’ufficiale agisce nella consapevolezza di violare le regole dettate dal comando tedesco ed è pronto a pagarne le conseguenze. Se pensiamo a quante volte la Storia ha registrato frasi del tipo “Ho solo eseguito degli ordini” a giustificazione dei crimini di guerra più spietati, il suo gesto acquista ancora maggior valore ai nostri occhi. Intanto il pensiero va ad altre acque diventate cimitero di uomini, donne e bambini nell’indifferenza di molti.
Il film è pur sempre ambientato durante un’operazione militare e le scene di combattimento non mancano, ma De Angelis ci è sembrato più a suo agio quando la macchina da presa si sofferma sui volti dei giovani marinai nelle loro mansioni quotidiane all’interno degli spazi claustrofobici del sommergibile. Nelle ore lente dell’attesa ne cattura paura, avidità di vita, ma anche capacità di sacrificio della vita stessa per un ideale. Alcune scene sono realizzate con inquadrature dal sapore teatrale, la fotografia è livida giocata su pochissimi colori, l’uso della voce fuori campo a volte racconta, ma più spesso evoca, nostalgie e presagi di morte. Meno riuscite le sequenze di “alleggerimento” per le quali si ricorre a stereotipi della commedia partenopea come quel coro di ‘O surdato ‘nnammurato con tanto di accompagnamento di mandolino. La prova di Favino è convincente, ma qualche dubbio suscita la scelta di un uomo maturo, per interpretare un giovane Todaro di 32 anni. La sceneggiatura firmata dal regista insieme a Sandro Veronesi accenna soltanto ad alcuni aspetti singolari del personaggio che in un’epoca di machismo mussoliniano, affiancava alle pratiche militari quelle dello yoga e la lettura di testi esoterici.
[-]
[+] l''uomo todaro
(di samanta)
[ - ] l''uomo todaro
|
|
[+] lascia un commento a clara stroppiana »
[ - ] lascia un commento a clara stroppiana »
|
|
d'accordo? |
|
angelo umana
|
lunedì 4 dicembre 2023
|
siamo forti siamo grandi
|
|
|
|
Tutti lo cercano tutti lo vogliono, un Pierfrancesco Favino si porta su tutto: tanti ruoli, tanti impegni, occupatissimo, sta davvero bene su tutti i registri interpretabili, e li ha ben interpretati. L'ultima o ormai penultima è la volta del Comandante, che nella realtà della guerra 1940-45 fu Salvatore Todaro: i suoi genitori emigrarono da Messina dove nacque nel settembre 1908, fino a Chioggia.
L'interpretazione di Favino è appropriata anche qui: “un po' tenero e violento”, a volte padre di famiglia comprensivo coi suoi marinai sottoposti e umano coi suoi nemici belgi – alleati dell'Inghilterra - che trasse in salvo nel suo sommergibile.
[+]
Tutti lo cercano tutti lo vogliono, un Pierfrancesco Favino si porta su tutto: tanti ruoli, tanti impegni, occupatissimo, sta davvero bene su tutti i registri interpretabili, e li ha ben interpretati. L'ultima o ormai penultima è la volta del Comandante, che nella realtà della guerra 1940-45 fu Salvatore Todaro: i suoi genitori emigrarono da Messina dove nacque nel settembre 1908, fino a Chioggia.
L'interpretazione di Favino è appropriata anche qui: “un po' tenero e violento”, a volte padre di famiglia comprensivo coi suoi marinai sottoposti e umano coi suoi nemici belgi – alleati dell'Inghilterra - che trasse in salvo nel suo sommergibile. A volte invece un capitano Hartmann da Full metal jacket,con le frasi decisive nell'arte oratoria del comando, eppure memore della regola marina di salvare i naufraghi. Sa pronunciare parole solenni (si addicevano all'epoca), da uomini duri, sepolti sotto “strati d'acqua e d'acciaio” e sa non dimenticare che prima ancora di essere nemici si è uomini. Glialti comandi del suo esercito, e pure gli alleati tedeschi, gli rimproverarono il soccorso ai marinai belgi che cannoneggiarono per primi il suo sommergibile, ma lui rispose che perciò gli italiani avevano 2000 anni di storia alle spalle (evviva!). Onore e memoria eterna, a differenza dei comandi russi che lasciarono i marinai del Kursk nel 2000 sepolti sott'acqua.
Bello che la conclusione di un film tragico e a tratti festoso (le patatine fritte preparate nella cucina del sommergibile da belgi e italiani, celebrate poi insieme con una canzone napoletana) venga abbellita infine da una canzone liberatoria o forse sdrammatizzante, Un'ora sola ti vorrei e perfino da una lunga lista di piatti tipici sui titoli di coda. Un “alleggerimento” che accade pure con una canzone di Baglioni a chiusura del film di Emma Dante, Misericordia.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a angelo umana »
[ - ] lascia un commento a angelo umana »
|
|
d'accordo? |
|
moviepillows_
|
martedì 20 febbraio 2024
|
comandante: una storia di vera umanita’
|
|
|
|
Applaudito per diversi minuti alla cerimonia di apertura dell'80esima edizione del Festival del Cinema di Venezia, “Comandante” di De Angelis è un’epica che per molti tratti riflette a pieno la nostra epoca, fatta di sbarchi, di accoglienza negata e di profughi.
Incentrato su un episodio poco conosciuto avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale, il film narra le gesta eroiche di un gruppo di sommergibilisti della Regia Marina italiana, guidati dal Comandante Salvatore Todaro a bordo del Cappellini, che nel 1940 salvarono 26 uomini del mercantile Kabalo battente bandiera belga, dopo averlo affondato a seguito di un duro scontro a fuoco.
[+]
Applaudito per diversi minuti alla cerimonia di apertura dell'80esima edizione del Festival del Cinema di Venezia, “Comandante” di De Angelis è un’epica che per molti tratti riflette a pieno la nostra epoca, fatta di sbarchi, di accoglienza negata e di profughi.
Incentrato su un episodio poco conosciuto avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale, il film narra le gesta eroiche di un gruppo di sommergibilisti della Regia Marina italiana, guidati dal Comandante Salvatore Todaro a bordo del Cappellini, che nel 1940 salvarono 26 uomini del mercantile Kabalo battente bandiera belga, dopo averlo affondato a seguito di un duro scontro a fuoco.
Il Todaro di Favino (con tanto di accento veneto marcato) è il ritratto di un uomo di principi, un uomo di mare, sostenitore del rispetto del diritto internazionale, un fumatore incallito con la schiena rotta, la sera curata con una buona dose di morfina. La grandezza d’animo della sua persona la si può intuire dai suoi gesti, dalle sue risposte. Celebre la scena in cui i nazisti chiesero lui «Perché li hai salvati?», e la risposta, non semplice nè tanto meno scontata, fu: «Perché siamo italiani». Non tanto gli italiani buoni e ingenui, quanto un gruppo di giovani uomini con una dose di umanità riservata a pochi.
Era un malinconico il comandante. I suoi commilitoni sapevano che avrebbero potuto non fare ritorno ma nonostante la paura di morire continuavano a combattere, a eseguire gli ordini, con un grande senso del dovere. Continui i momenti di tensione a bordo del Cappellini (ricostruito nel porto di Taranto in collaborazione con gli studi di Cinecittà), resi tali dall'atmosfera pesante delle stanze del sommergibile, buie, maleodoranti, a tenuta stagna, oltre che dalle musiche tensive, firmate Rober Del Naja (già noto per aver musicato il dramma Battle in Seattle di Stuart Townsend).
Di Comandante si può dire in primis che è un film sulla solidarietà, che parla della legge del mare, della guerra, del razzismo. Temi importanti e mai scontati, su cui è facile fare polemica senza sapere, ignorando la storia.
“Era da tanto tempo che non usciva in sala un film storico di questo tipo, un film vero, incentrato sul tema dell’accoglienza, frutto di una produzione nazionale e internazionale” disse Favino in una delle sue interviste rilasciate alla rivista Ciak durante il Festival di Venezia. Evidente l’intenzione del regista che, con questo lungometraggio storico, vuole in realtà alludere agli eventi dei nostri giorni (dalla guerra in Ucraina alle stragi etniche e i conflitti nell’area mediorientale) dando un grande esempio di civiltà perchè, come si dice nel film, «in mare siamo tutti alla stessa distanza da Dio».
Straordinaria l’interpretazione di Favino, che si è calato perfettamente nel personaggio, mettendone in risalto i tratti più umani e fragili. Prova superata anche per Massimiliano Rossi e Silvia D’Amico nei panni di Marcon e di Rina, la moglie di Todaro.
Punto di forza di questo capolavoro è la costruzione magistrale dei sentimenti, delle impressioni, degli stati d’animo delle persone, di fronte al nemico, alla battaglia, all’incertezza, alla paura. De Angelis è riuscito quindi a trasmettere empatia, raccontando una storia di grande umanità e lasciando al contempo trasparire un messaggio fondamentale: la guerra è sempre un atto insensato contro l’umanità.
Da vedere e rivedere solo in sala!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a moviepillows_ »
[ - ] lascia un commento a moviepillows_ »
|
|
d'accordo? |
|
|