Titolo originale | Trois couleurs: blanc |
Anno | 1994 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Francia, Svizzera, Polonia |
Durata | 91 minuti |
Regia di | Krzysztof Kieslowski |
Attori | Zbigniew Zamachowski, Julie Delpy, Janusz Gajos, Jerzy Stuhr, Aleksander Bardini Grzegorz Warchol, Cezary Harasimowicz, Jerzy Nowak, Jerzy Trela, Cezary Pazura, Michel Lisowski, Philippe Morier-Genoud, Piotr Machalica, Francis Coffinet, Barbara Dziekan. |
Uscita | lunedì 9 ottobre 2023 |
Tag | Da vedere 1994 |
Distribuzione | Lucky Red |
MYmonetro | 3,60 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 9 ottobre 2023
Il secondo dei tre film dedicati ai colori. Si tratta del meno sofisticato e più vicino allo spirito del Decalogo. Il film è stato premiato al Festival di Berlino, In Italia al Box Office Tre colori - Film bianco ha incassato 49,3 mila euro .
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Karol Karol, polacco sposato con la francese Dominique, viene portato in Tribunale dalla consorte per una causa di divorzio. Motivazione: il matrimonio non è stato consumato. Con la carta di credito bloccata e con la valigia dallo scarso contenuto si ritrova in strada. Qui viene raggiunto da un individuo che gli propone di farlo rimpatriare clandestinamente se ucciderà un uomo che non vuole più vivere ma non ha il coraggio di suicidarsi. Una volta in Polonia la sua vita cambierà in modo radicale.
Krzysztof Kieslowski affronta il secondo dei colori simbolo della Rivoluzione francese concentrando la sua attenzione su un protagonista maschile che segue la Julie di Film blu e precede la Valentine di Film rosso.
Il suo nome è già evocativo del taglio narrativo che il regista intende dare al film: Karol ribadito anche nel cognome. Questo è l'appellativo con cui è conosciuto Charlot in Polonia. Siamo quindi di fronte a un film in cui predomina l'humour il quale però più che bianco è definibile come fondamentalmente nero.
Innumerevoli sono le letture che si possono dare a quest'opera che ha al proprio centro l'uguaglianza dopo aver affrontato la libertà e in attesa della fraternità. Quella che è stata meno valorizzata, per un film che a torto è stato spesso ritenuto più debole degli altri due, è la lettura socio-politica. Non va dimenticato che nella filmografia del Maestro polacco si trovano numerosi documentari sul regime comunista che subirono anche pesanti censure. Ora che il regime era caduto questo film avrebbe dovuto sancire un felice ritratto della Polonia. Kieslowski girà invece una vicenda che si basa sull'uguaglianza ma si tratta non di una parificazione a un livello più elevato bensì infimo. Nella Polonia che ritrae si può ottenere qualsiasi cosa: anche un cadavere proveniente dall'estero.
È sufficiente avere denaro. Non è difficile realizzare profitti se non ci pongono troppi vincoli morali e la 'potenza' nasce da un connubio tra desiderio e dominio. È una lettura decisamente amara e disincantata da parte di un artista che non provava certo sentimenti di nostalgia nei confronti del comunismo ma che leggeva nella società che lo circondava i segnali di un liberismo devastante sul piano etico. Se in una scena vediamo Julie entrare per errore nell'aula del Tribunale (creando così una staffetta con il film precedente) ciò che lega le tre opere come un trait d'union esplicito, ma mai sufficientemente sottolineato, è un altro elemento.
In Film blu una persona cercava con fatica di infilare una bottiglia di vetro nel contenitore da marciapiede per il riciclaggio (la cosiddetta campana). Julie, troppo presa da se stessa non se ne accorgeva neppure.
Qui, di notte e dopo aver perso tutto, Karol osserva un uomo con il bastone che tenta la stessa operazione riuscendovi solo a metà ma non interviene. Quell'uomo è 'impotente' come lui e in questo risiede, purtroppo, la loro 'uguaglianza'. Ma c'è ancora spazio per la fraternità di Film rosso.
Karol Karol, un parrucchiere polacco che si è trasferito a Parigi, viene portato in tribunale dalla giovane moglie Dominique, che pretende ed ottiene il divorzio perché il matrimonio non è stato consumato. Rimasto solo, privo di un'abitazione e senza un soldo, Karol è costretto a chiedere l'elemosina, finché, con la complicità del connazionale Mikolaj, non trova un modo per tornare in Polonia come clandestino.
Secondo capitolo, dopo il precedente Film blu, della "trilogia dei colori" del regista polacco Krzysztof Kieslowski, Film bianco prende spunto dal colore di mezzo della bandiera per analizzare un altro dei tre principii della Rivoluzione Francese: l'Uguaglianza. Premiato con l'Orso d'Argento per la miglior regia al Festival di Berlino del 1994, Film bianco, sceneggiato da Kieslowski con Krzysztof Piesiewicz, è ambientato tra la Francia e la Polonia, e si contraddistingue per il suo particolare registro stilistico; infatti, mentre gli altri due episodi dei Tre colori sono caratterizzati dal tono cupo e drammatico, in questa pellicola invece Kieslowski attinge anche alla cifra del grottesco, del surreale e della commedia nera, sebbene la trama mantenga sempre un sostrato di inesorabile crudeltà.
Il film si apre in un'aula di tribunale a Parigi, dove viene sancita la fine del matrimonio fra Karol Karol (Zbigniew Zamachowski) e sua moglie Dominique (Julie Delpy). Il concetto di Uguaglianza viene ribaltato fin da subito: Karol, immigrato polacco in terra straniera, non sembra avere alcuna possibilità di trovare giustizia in un paese nel quale, dopo essere stato umiliato pubblicamente, è ridotto in miseria, senza un tetto sopra la testa e privato perfino della propria dignità. Di seguito, il film ci racconta le rocambolesche vicende del protagonista, rimpatriato in Polonia all'interno di una valigia, e soprattutto il suo astuto progetto di rivalsa sulla moglie fedifraga... un progetto che include, fra l'altro, speculazioni immobiliari, un suicidio per interposta persona, un finto decesso (con tanto di cadavere contraffatto) ed un tranello diabolico per ristabilire quell'uguaglianza infranta all'inizio.
Sebbene in Film bianco il dramma sia stemperato dall'ironia, quella descritta da Kieslowski appare comunque come una società materialistica e dominata dall'ingiustizia, secondo una visione impietosa sancita da un epilogo decisamente amaro. I temi della storia sono trattati in maniera acuta ed intelligente; tuttavia, alcuni passaggi narrativi possono sembrare un po' forzati e non del tutto convincenti, e tirando le somme Film bianco risulta forse il segmento meno riuscito dell'intera trilogia. Il ciclo dei Tre colori sarà concluso dal successivo Film rosso, uscito a pochi mesi di distanza.
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Con Film Bianco prosegue il viaggio visivo di Kieslowski tra i colori e i motti della rivoluzione francese. Il secondo appuntamento è quello con l’Egalité: Karol, parrucchiere di Varsavia emigrato a Parigi per amore, si ritrova per la strada con un divorzio non voluto e privato dall’ex moglie Veronique di soldi e documenti.
A Parigi vive Karol un parrucchiere che ha appena divorziato dalla moglie perche' non riesce a consumare il rapporto sessuale da quando sono sposati.Incontrera' un uomo(in crisi che vuole farsi uccidere da Karol stesso) che lo aiutera' a rintrare in Polonia dove si trova suo fratello e li comincera' a fare fortuna grazie ad alcuni affari,ma rimane ancora una cosa da fare [...] Vai alla recensione »
Karol Karol è un uomo polacco che sposato una donna francese, Dominque. La donna ha intentato una causa di divorzio perché il matrimonio non è stato consumato. Nonostante Karol continui a dichiarare il suo amore a Dominque e a ricordarle che prima che si trasferissero in Francia la loro sessualità funzionava bene, si arriva al divorzio.
Il secondo film della trilogia dei colori è dedicato all' uguaglianza. Stranamente questo film è stato considerato da molta critica il più debole dei tre, invece risulta oltrechè di una profondità importantissima, di una godibilità che a stento lo si catalogherebbe nei cosiddetti "film d'autore".
Carol è stato lasciato dalla moglie perché è impotente, ha perso il lavoro e l'alloggio, è polacco e non sa il francese; nella metropolitana di Parigi incontra un conterraneo Nikolaj, che con uno stratagemma lo fa toprnare in patria; a varsavia, usando l'ingegno e un inghippo, mette su una florida impresa: ma il ricordo torna sempre alla bella moglie.
Un parrucchiere è costretto a dichiarare il divorzio voluto dalla moglie, ma non da lui, e di fronte al giudice dice che non c'è "égalité". Si trova così a Parigi, senza soldi, perché il suo bancomat è scaduto, con una valigia vuota, un pettine, un paio di forbici e gli attestati del suo lavoro. Torna in Polonia, da dove proviene, si reca alla stazione della metropolitana e suona dei motivi musicali [...] Vai alla recensione »
Cacciato dalla moglie parigina perchè non riesce a soddisfarla sessualmente il polacco Karol si ritrova sulle strade di parigi, con in valigia solamente i suoi diplomi di parrucchiere e si vede costretto ad elemosinare per pochi spiccioli. Sembra che il fato gli abbia voltato le spalle e che per lui non ci sia più alcuna speranza di riscatto.
Kieslowski reinterpreta il valore dell'uguaglianza e sembra trovarla nell'unica possibilità di far vivere all'altro quello che questi ha fatto vivere a noi. Visione molto pessimistica e nera sia di questo valore che dell'amore, che in questo film viene visto come qualcosa che ti soggioga e ti imprigiona. L'uguaglianza nell'amore ha così un esito necessariamente negativo.
il povero Kieślowski incastrato chissà come e costretto a dirigere questa dozzinale trilogia per la tv francese, scialba, volgare, tendente al depravato
E' il film meno apprezzato dalla critica eppure ha un ritmo, un capovolgersi di situazioni, una concezione dell'assurdo che me lo ha fatto apprezzare più di film blu. Bellissimo.
«Quand'anche io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, se non ho l'amore sono come un bronzo sonante...»: lo splendido brano della lettera ai Corinzi (I, 13) chiudeva Film Blu (1992), primo dei Trois couleurs di Krzysztof Kieslowski. Le parole di Paolo ci riecheggiano nel cuore, vere soprattutto ora, in Tre colori - Film Bianco: «L'amore è clemente e benigno.
È un periodaccio per Karol (Zbigniew Zamachowski), giovane parrucchiere polacco protagonista di Tre colori - Film Bianco di Krzysztof Kieslowski. La bella moglie francese Dominique (Julie Delpy) lo ha appena abbandonato, e lui, una grande e pesante valigia in mano, vaga senza meta per le strade di Parigi. Neanche un soldo in tasca, carta di credito disabilitata, poche parole biascicate nella lingua [...] Vai alla recensione »
La legge è diseguale per tutti. Nessuna pietà per i polacchi in terra francese e per le francesi in terra polacca. Krzysztof Kieslowski utilizza il bianco dell'uguaglianza della bandiera francese in senso anti retorico. E se si guarda anche a Film Blu (1993) e Film Rosso (1994) non si può fare a meno di notare che la libertà e la fraternità risaltano in profondi rovesciamenti di prospettiva.
Secondo capitolo della 'Trilogia dei Colori" della bandiera francese, il bianco simbolo di uguaglianza. Il parrucchiere polacco Karol Karol ama la moglie Domimique ma fa cilecca fisso e lei ottiene il divorzio e lui perde tutto e lascia la Francia. A Varsavia, grazie a un nuovo amico che vuole morire, fa fortuna: il pensiero fisso a Domimique. "Film Bianco" quando uscì fu il meno apprezzato dei tre, [...] Vai alla recensione »