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martedì 2 gennaio 2024
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polonia fa bene a costruire il muro
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Il governo Polacco fa bene a costruire il muro con la Bielorussia, in primis perché da là possano arrivare vari terroristi travestiti, tipo il corpo militare russo Vagner. Poi, i profughi veri possono tranquillamente chiedere l'asilo in Bielorussua, non capisco quale sia il problema. Quello che Kasia Smitniak non capisce, che il traffico di profughi è organizzato dalla Russia. Lo scopo della Russia è destabilizzare l'Europa. Questo sa benussimo il governo polacco e non capisce Kasia.
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giovedì 16 novembre 2023
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vedere x capire e agire
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Oggi vado al cinema dange con mia madre x solidarieta
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clara stroppiana
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sabato 11 novembre 2023
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un mur che non convince
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Nonostante le buone intenzioni, l’attrice di origini polacche Kasia Smutniak nella sua opera prima, il docufilm Mur, fatica a trovare un giusto equilibrio tra il racconto privato e la denuncia dell’ennesima barriera innalzata in Europa per respingere i migranti. Forse troppo davanti e poco dietro la macchina da presa non centra l’obiettivo e non emoziona. Si fa ritrarre dalla collaboratrice Marella Bombini durante gli incontri con i familiari che non vede da tempo, poi nei boschi con lo zaino in spalla come una scout durante una lezione di orienteering. Mentre macina chilometri alla guida di un fuoristrada e quando pilota un aereo (o forse era un aliante?).
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Nonostante le buone intenzioni, l’attrice di origini polacche Kasia Smutniak nella sua opera prima, il docufilm Mur, fatica a trovare un giusto equilibrio tra il racconto privato e la denuncia dell’ennesima barriera innalzata in Europa per respingere i migranti. Forse troppo davanti e poco dietro la macchina da presa non centra l’obiettivo e non emoziona. Si fa ritrarre dalla collaboratrice Marella Bombini durante gli incontri con i familiari che non vede da tempo, poi nei boschi con lo zaino in spalla come una scout durante una lezione di orienteering. Mentre macina chilometri alla guida di un fuoristrada e quando pilota un aereo (o forse era un aliante?). Qua e là qualche intervista ai volontari delle associazioni che portano aiuto a quei migranti, spesso famiglie con bambini, che dopo aver superato il confine rimangono per giorni nascosti nella foresta al freddo con poco o niente cibo. In primo piano però lo spettatore assiste ai disagi quotidiani del viaggio della Smutniak e agli espedienti che mette in atto per attraversare la zona rossa e arrivare a fotografare il muro che si sta costruendo ai confini tra Polonia e Bielorussia. La tragedia vera di chi è costretto a lasciare il proprio paese e rischia la vita per farlo, rimane invece sullo sfondo. Sembra proprio che la regista abbia perso il senso delle proporzioni. Alla fine poi scopriamo che non era così difficile documentare e riprendere “la cosa” accompagnati da una disponibile guardia di frontiera con cui la Smutniak discorre tranquillamente a pochi passi dallo sbarramento di filo spinato.
L’abbattimento del muro di Berlino nel novembre del 1989 fu accolto con grandi festeggiamenti in tutta l’Europa. Da allora ad oggi ne sono stati innalzati altri 12. Questo però lo scopriamo solo nelle scritte che precedono i titoli di coda e ci porta alla triste considerazione finale su come gli uomini dimentichino in fretta il passato più buio e siano pronti a ricommettere gli stessi errori.
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