Un film che parla di precarietà economica, amicizia, famiglia e della necessità di progettare e immaginare il futuro in maniera diversa. Espandi ▽
È il compleanno di Alda, e gli invitati sono Rachele e Giamma, gli amici di sempre. Naturalmente c’è anche Pier, il compagno di Alda, a completare un quartetto inossidabile, unito non solo dall’amicizia di lunga data ma anche dall’appartenenza alla stessa generazione – i tardo trentenni – e alla stessa condizione socioeconomica – Giamma fa il blogger senza pubblico, Pier è un musicista che si rifiuta di fare il pop e di creare ritornelli orecchiabili, Alda firma progetti che nessuno finanzia. Ma l’orologio biologico comincia a farsi sentire, e il desiderio di un figlio si affaccia per primo in Alda e Pier. Peccato che non se lo possano permettere, perché faticano già a mantenere se stessi, così come Giamma e Rachele. Dunque ecco l’idea: concepire un figlio in quattro e crescerlo insieme, dividendo le spese. Resta da capire come procedere concretamente, ovvero chi e quando concepirà quel figlio “di noi 4”.
Un progetto con un impianto fortemente teatrale e che fa leva su una sceneggiatura molto presente (al punto che la vediamo in sottoimpressione”), ed è una sorta di
Il grande freddo 2025. La camera a mano di Forte, che ogni tanto si lancia in riprese a 360°, inquadrature sbilenche o split screen (talvolta ridondanti), asseconda l’agitazione interiore dei personaggi e testimonia la tenerezza dei loro legami, basati anche sul mutuo sostegno nelle difficoltà strutturali circostanti. Regia e sceneggiatura rischiano l’esercizio di stile, ma il risultato è interessante, e costituisce un documento del tempo attuale, un
Perfetti sconosciuti meno leccato e più genuino, sollevando interrogativi importanti che riguardano tanto le inadempienze della società contemporanea nei confronti dei giovani quanto la mancanza di fiducia in se stessi, prima ancora che nel proprio futuro, dei Millennial.