Finalmente un pugno alla cinematografia mondiale e un regista dallo spirito controverso che si compiace del trionfo del male a discapito del buonismo della morale cattolica di fine secolo. Irresistibile nel suo screening della purezza e della platealità, perfetto il taglio evidente che ha dato a quel cinema visionario e prettamente costruito da effetti speciali computerizzati che sono tipici della macchina Studios. Nascono da questi smaccati deliri da autore astratto alcuni dei più grandi capolavori contemporanei della settima arte, che riesco veramente a emozionare e disturbare l'animo umano. Nasce con queste prospettive e queste caratteristiche la figura di Lars von Trier.
Probabilmente il più ambizioso e visivamente distintivo regista emerso delle gelide acque danesi, tanto care alla sirenetta, assieme a Carl Theodor Dreyer.
Dogma 95
Autore del movimento cinematografico Dogma 95, costituito da un esiguo numero di registi associati che rispettano un codice anti-hollywoodiano composto da 10 regole: 1) le riprese devono esse fatte sul luogo, il set non deve essere costruito; 2) il suono non deve essere separato dalle immagini e viceversa (la musica può rimanere se è nel contesto); 3) la camera deve essere tenuta a mano; 4) la pellicola deve essere a colori, le luci speciali sono vietate; 5) filtri e trucchi visivi sono vietati; 6) il film non deve contenere omicidi, armi, azioni violente; 7) il film deve seguire la regola del "qui e ora", sono vietati salti temporali e geografici nella narrazione; 8) il film di genere sono vietati; 9) il formato della pellicola deve essere "Academy 35 mm". Scopo di tutto questo, secondo von Trier è «costringere la verità a uscire dai personaggi e dalle ambientazioni». Più che una ricerca cinematografica, è una ricerca filosofica della vera morale, che va a svantaggio (a volte) del buongusto e dell'estetismo. Esattamente come un reale ed effettivo dogma di fede con il suo carattere di indiscutibilità.
Origini e formazione
Figlio di un'impiegata nel servizio civile e di un impiegato del ministero danese, scopre solo nel 1995 e dalla madre morente, che il suo vero padre è in realtà un ex datore di lavoro della donna: Fritz Michael Hartmann, scelto dalla madre perché "voleva dei geni artistici per suo figlio" (Hartmann è il discendente di un'antica famiglia di illustri compositori musicali). Von Trier cercherà di rintracciarlo e una volta trovato (novantenne), dopo estenuanti colloqui, otterrà di potergli inviare qualche comunicazione solo tramite un avvocato.
Nipote del regista Børge Høst, entra nella Danish Film School, adottando il "von" in onore al regista Josef von Sternberg, e - ancora studente di cinematografia - diventa autore dei suoi primi cortometraggi: Nocturne, 1980, e Images of a relief, 1982, che vince il premio come miglior film al Munich Film Festival, l'anno seguente. Una volta laureato, sposa la regista, sceneggiatrice, produttrice e attrice Cæcilia Holbek dalla quale divorzia nel 1996, per sposare la molto giovane babysitter dei suoi due figli, Bente Frøge, ingravidando per ben due volte anche quest'ultima.
Debutto espressionista
Grandissimo amico di Udo Kier e di Jean-Marc Barr, attira su di sé l'attenzione internazionale con il suo primo film L'elemento del crimine (1984), una pellicola a tinte gialle che sfiora l'espressionismo, ma si mischia fortemente con elementi moderni e impasta a piene mani nel campo della psicologia criminale. La pellicola, che narra la vicenda di un investigatore che racconta a uno psichiatra di essere coinvolto in una serie di omicidi seriali, vince il Gran Premio Tecnico a Cannes e gli permette di essere paragonato dalla critica a Andrei Tarkovsky e Orson Welles.
Piccolo e grande schermo
Autore di spot pubblicitari, videoclip e cortometraggi, oltre che importanti film tv come l'intensa Medea (1987), ritorna al grande schermo prima con Epidemic (1987) e poi con Europa (1991), storia di un americano di origine tedesca che nella Germania del 1945 va a trovare i propri parenti. Anche questa volta fa incetta di premi a Cannes, ritornando in patria con il Premio della Giuria, il suo secondo Gran Premio Tecnico e il Premio per il Miglior Contributo Artistico. La pellicola attira perfino l'attenzione del re del box office americano Steven Spielberg che gli offre di dirigere in America un film, ma von Trier per nulla attirato dal viaggio (ha la fobia del volo) e dai meccanismi hollywoodiani di cui Spielberg è la rappresentazione più alta, declina la proposta.
Poi, dopo il grandissimo successo di pubblico europeo per il suo telefilm horror The Kingdom/Il Regno, serial televisivo di cinque ore ambientato in un ospedale che si rifà alle vecchie ghost story vittoriane e allo stile surrealista di Twin Peaks di Lynch - che in Italia ha avuto un destino sfortunatissimo, dato che è passato fugacemente in sala e poi è stato distribuito immediatamente in VHS e successivamente trasmesso, a tarda ora, in televisione - il 20 marzo 1995 all'Odéon di Parigi, in occasione di un dibattito sul centenario del cinema dal titolo "Il cinema verso il suo secondo secolo", von Trier legge il manifesto del Dogma 95 e poi esce dalla sala gettando in aria volantini rossi con le regole sopraccitate. Oltre a lui, gli altri registi appartenenti al Dogma sono: Thomas Vinterberg, Søren Kragh-Jacobsen e Kristian Levring e l'intero movimento di scioglierà a dieci anni esatti dalla sua formazione.
Nasce con queste premesse il bellissimo Le onde del destino (1996) con Emily Watson, Jean-Marc Barr, Katrin Cartlidge e Stellan Skarksgard, che vince meritatamente il Premio della Giuria a Cannes, nonché il Premio César come miglior film straniero. La storia della schizofrenica e ritardata Bess che sposa un operaio sessualmente esuberante e si consuma per lui fino a morire, è una delle pellicole più emozionanti della cinematografia mondiale, che riesce a tenere per ben un anno intero il pubblico dentro le sale cinematografiche.
Capolavori
Segue al dissacrante Idioti (1998), un altro capolavoro che però smentisce completamente le regole del Dogma 95: Dancer in the Dark (2000) con la pop star islandese Björk, Catherine Deneuve e David Morse. Musical dalle tinte nere che narra la melodrammatica storia di un'operaia che arriva in America dalla Cecoslovacchia e scopre di essere affetta da una cecità progressiva che si potrebbe estendere perfino al figlio. Vincitore della Palma d'Oro, tragico e agghiacciante, il film è una provocazione pura dove si miscela essenzialità e sofisticazione. Nel 2003 sarà poi la stessa diva Nicole Kidman a proporsi come sua attrice in un film e von Trier (come aveva già fatto con la Deneuve) accetta, offrendole il ruolo principale in Dogville (2003), una delle sue pellicole migliori che si avvale, oltre della Divina, di Paul Bettany, Lauren Bacall, James Caan, Ben Gazzara, Chlöe Sevigny e ancora Skarsgard.
Dogville fa parte di una trilogia che segue le avventure di Grace, una giovane e bella ragazza, in viaggio da un paese all'altro degli Stati Uniti, incontrando le ipocrisie e la meschineria degli abitanti, ma (al contrario di tutte le eroine femminili create da von Trier che l'hanno preceduta), dopo aver incassato dei colpi da questi, Grace è pronta a restituirli, evitando di soccombere fino all'ultimo respiro. Prettamente brechtiano, con qualche retaggio del Dogma, la pellicola vince il David come miglior pellicola straniera e l'European Film Award come miglior regista. Segue, con il cambio dell'attrice (la Kidman disse che era troppo faticoso lavorare con von Trier, per questo venne scelta la non proprio eccellente Bryce Dallas Howard), Manderlay, pellicola della trilogia di Grace, incentrata sul tema della schiavitù.
Sospesa poi la saga sugli Stati Uniti, si concede qualcosa di più leggero: la commedia Il grande capo (2006), una pellicola sperimentale che si avvale di un'inedita tecnica di ripresa: l'automavision, vale a dire la macchina da presa che è fissa e mossa solo e unicamente da un computer. Fondatore della Zentropa Enterprizes, casa di produzione danese creata con Peter Ålbæk Jensen, von Trier si è lanciato nel 1991 nel progetto Dimension con Udo Kier. Il film riprenderà l'attore per 3 minuti ogni anno, il giorno di Natale in differenti città d'Europa, per un periodo di 33 anni. Il progetto dovrebbe terminare nel 2024. Assurdo? No, è solo l'indimenticabile e sensuale von Trier con un altro dei suoi capolavori. Capolavori che continuano con il drammatico e spaesante Melancholia, che fa vincere alla protagonista Kirsten Dunst il premio come Miglior Attrice al Festival di Cannes 2011, e il successivo, scandaloso Nymphomaniac, in concorso alla Berlinale 2014.
Dopo la presentazione di Melancholia a Cannes, in molti si sono chiesti quale sarebbe stato il prossimo progetto del regista danese Lars Von Trier. Ieri Screen Daily ha confermato che il prossimo film del regista sarà Nymphomaniac, una pellicola che seguirà la vita erotica di una donna dalla sua nascita ai cinquant'anni. Naturalmente i contenuti del film, la grafica delle scene sessuali e la parte dedicata sulla sessualità giovanile faranno scuotere la testa ai censori, ma Von Trier ha già considerato tali problemi e per questo motivo ha deciso di realizzare due versioni: una hardcore in cui verranno inserite le scene di penetrazione e una softcore che verrà distribuita nella maggior parte dei cinema
«Forse questo film è una schifezza. O forse no. Comunque è abbastanza probabile che non valga la pena vederlo. E quindi? Adesso che facciamo? Parliamo de L'Uomo Ragno?». Lars Von Trier, eccentrico e provocatorio per contratto: impossibile prenderlo sul serio, persino nel serissimo contesto del Festival di Cannes. Il suo film Melancholia, immaginifica storia sulla fine del mondo presentata oggi in concorso e accolta in sala da qualche fischio e applausi, sarebbe bastato a fornire sufficiente materia di discussione
Capitani coraggiosi d'America, autobot allunati, pirati oltre i confini del mare, vampiri all'ultimo atto, piranha e panda in 3D, cowboys e alieni sbarcano sul Vecchio Continente e 'dichiarano guerra' al cinema europeo. Quello che nel 2011 imbocca la strada squisitamente autoriale e si fa fortino difensivo contro l'industria americana e i suoi fragorosi blockbuster. A guidarlo con orgoglio e fino all'ultimo respiro sarà Jean-Luc Godard che con Film Socialisme, sinfonia in tre movimenti presentato a Cannes nel 2010 e prossimamente in sala, continua ad interrogarsi su ciò che avviene sullo schermo
Mentre era impegnato nelle conferenze stampa per l'uscita americana di Antichrist, il regista Lars von Trier, ha rivelato qualche giorno fa il nome del suo prossimo progetto, Planet Melancholia, che verrà prodotto con un budget di 7,4 milioni di dollari e verrà girato in lingua inglese. La nuova pellicola che verrà scritta e diretta da Trier sarà un film catastrofico e psicologico, il cui titolo si riferisce ad un'enorme pianeta illustrato nel materiale per la stampa che gravita minaccioso vicino alla Terra
Con Antichrist il regista danese torna a provocare È stato fortunato Lars Von Trier a non fare la fine di Ned Flanders. Infatti, la leggenda narra che il celebre personaggio dei Simpson sia stato allevato da genitori hippie senza alcuna regola, in completa libertà, rimediando un enorme esaurimento nervoso che lo ha rinchiuso in un ospedale psichiatrico, uscendone con la mania dei diminutivi. Von Trier non è stato così sfortunato, è cresciuto con una spiccata personalità, un certo delirio di onnipotenza e una tendenza alla leadership, mentre avrebbe avuto tutti i diritti di farsi venire almeno un mal di testa