Anno | 1991 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia, Danimarca, Svezia, Germania |
Durata | 112 minuti |
Regia di | Lars von Trier |
Attori | Eddie Constantine, Barbara Sukowa, Jean-Marc Barr, Udo Kier . |
MYmonetro | 2,61 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 21 dicembre 2012
Germania 1945: un americano di origine tedesca va a trovare i propri parenti. Lì lavorerà duramente a contatto con la realtà piuttosto contraddittoria... Il film è stato premiato al Festival di Cannes,
CONSIGLIATO NÌ
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Germania 1945: un americano di origine tedesca va a trovare i propri parenti. Lì lavorerà duramente a contatto con la realtà piuttosto contraddittoria. La stoffa del grande regista von Trier ce l'ha, ma forse raggiungerebbe maggiori risultati mirando più in basso. Non mancano citazioni: da Kafka a Lang, da Welles a Fassbinder. Ma il resto è noia.
Dopo l'elemento del crimine e epidemic,von trier chiude definitivamente la trilogia dle contagio come aveva annunciato precedentemente,e lo fa eccezionalmente.La trama tratta di un giovane che fuggito negli stati uniti durante la guerra, torna alla fine in di essa in germania e cio' che trova e' un posto come apprendista conduttore di vagoni letto,ma innamoratosi di una giovane neonazista, [...] Vai alla recensione »
Una voce fuori campo conta fino a dieci e accompagna il viaggio in treno di un giovane americano rispedito dal padre tedesco nella loro terra d'origine a lavorare, in una Germania appena uscita dal Nazismo e devastata dal conflitto mondiale. Il ragazzo, grazie all'aiuto dello zio, troverà lavoro in un treno notte. Ma troverà anche un Paese imbarbarito, cinico, plasmato da un'ideologia becera e da una [...] Vai alla recensione »
Bel film di Lars Von Trier che, però, manca di tensione e suspense per essere davvero una spy story credibile e coinvolgente Tuttavia la storia è intelligente e lo spettatore non può non notare la cura e l'attenzione dedicate ad una fotografia veramente originale.
questo terzo lungometraggio di Von Trier perde completamente quell'alone surrealista che aveva caratterizzato i due precedentei, unica componenete davvero interessante dei suoi lavori, non ne resta che un filmetto standard, incerto, tendente ed agognante al commerciale
La qualità che apprezzo di più di Von Trier è l'umorismo. Grazie a questo riesce a rendere sopportabile un film che altrimenti deprimerebbe chiunque. Metafora dell'Europa post-conflitto del '45: qualcosa che non c'è ancora ma che nasce sulle macerie della guerra. Un incubo kafkiano di macerie umane dentro il quale viene catapultato il protagonista: un americano. [...] Vai alla recensione »