Il grande capo

Film 2006 | Commedia, 99 min.

Regia di Lars von Trier. Un film Da vedere 2006 con Jens Albinus, Peter Gantzler, Fridrik Thor Fridriksson, Benedikt Erlingsson, Iben Hjejle. Cast completo Titolo originale: Direktøren for det hele. Genere Commedia, - Danimarca, Svezia, 2006, durata 99 minuti. Uscita cinema venerdì 5 gennaio 2007 distribuito da Lucky Red. - MYmonetro 3,11 su 16 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 31 luglio 2020

Il capo di un'azienda ingaggia un attore disoccupato per fargli prendere il suo posto. In Italia al Box Office Il grande capo ha incassato nelle prime 9 settimane di programmazione 1 milioni di euro e 189 mila euro nel primo weekend.

Consigliato sì!
3,11/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA 3,13
PUBBLICO 3,19
CONSIGLIATO SÌ
Il genio di Lars von Trier torna a firmare una pellicola a metà strada tra grottesco e dramma.
Recensione di Giancarlo Zappoli
venerdì 5 gennaio 2007
Recensione di Giancarlo Zappoli
venerdì 5 gennaio 2007

Danimarca oggi. Una grande azienda di informatica sta per essere venduta agli islandesi. Il proprietario non ha mai rivelato la sua identità fingendosi un semplice portavoce di un fantomatico 'Grande Capo'. Ora è però necessario che il Capo si materializzi. Ingaggia quindi un attore disoccupato che dovrebbe limitarsi a firmare per procura la cessione. Ma le cose si complicano...
Lars Von Trier si prende una (apparente) vacanza dal dramma della trilogia 'americana' per confezionare una commedia di cui si diverte a rivelare le scelte di scrittura intervenendo ogni tanto come voce off. In realtà aveva già dato prova di saper volgere in sorriso la crudeltà sadica del suo sguardo sul mondo in Idioti. Qui però, autoliberatosi dai vincoli del Dogma, può dare ancor più libero sfogo a una vena satirica che, come sempre, non riesce a contenere il suo strabordante ego. A questo punto scatta la dinamica consueta: o si apprezza o si detesta il 'marcio' che Lars trova non solo in Danimarca ma nel nostro mondo. La falsità dei rapporti di lavoro, il profitto che calpesta qualsiasi relazione, il bisogno di autoaffermazione che scavalca ogni concetto di equità. L'etica è una parola cancellata dal vocabolario e se il ruvido businessman islandese non finge neppure di averla mai sentita nominare a poco servono i machiavellismi di chi vuol negare a se stesso la propria amoralità.
Von Trier è stato, è e sarà un moralista nel senso migliore del termine con in più il bisogno irrefrenabile di 'ragionare' sull'essere umano. In questo caso poi sovrappone anche il piacere della riflessione sul 'gioco' del recitare e sul confine sempre più esile, se non addirittura inesistente, tra finzione e realtà. Se in Dogville e Manderlay si era dichiarata la 'messa in scena' annullando praticamente il decor qui lo si conserva ma al contempo se ne annulla il senso con la frantumazione temporale del montaggio. Lars è ancora una volta pronto a farsi lapidare da chi in fondo sente che ciò che ci racconta è profondamente verosimile ma non sopporta il suo stile di regia. Chi scrive trasferisce su di lui il giudizio che uno dei suoi personaggi applica a Strindberg. "Lars Von Trier non è un cattivo regista. È un regista cattivo". Ma è una cattiveria che ci costringe a reagire.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
mercoledì 15 febbraio 2012
osteriacinematografo

 Lars von Trier non si toglie nemmeno il gusto della commedia. E lo fa a modo suo, naturalmente, realizzando un’opera grottesca, spietata, che analizza senza filtro e con amara ironia i rapporti interpersonali: ne “Il grande capo”, l’indagine è ambientata nel mondo del lavoro, dove gli interessi economici schiacciano inesorabilmente ogni altro tipo di valutazione. Una [...] Vai alla recensione »

mercoledì 16 febbraio 2011
linodig

un film che smonta il meccanismo della commedia naturalistica introducendo beckett ne teatro di Ibsen Bello, godibile, divertente a patto di essere cinefili  colti e dotati di senso di umorismo. Consigliato

venerdì 16 maggio 2014
stefano capasso

Lars Von Trier in questa commedia di stampo decisamente teatrale compie una indagine ironica sul rapporto tra regista e attore, sul rispettivo bisogni di sentirsi importante, sui loro vezzi e su come usano il loro potere per condizionando il percorso di una messa in scena. In questo caso i ruoli sono traslati in quelli di un capo di un azienda informatica, che è sempre rimasto in incognito [...] Vai alla recensione »

martedì 15 febbraio 2011
enrico omodeo sale

 "Il grande capo" di Lars Von Trier (Dan '06): un lucido divertissement sul mondo aziendale iperglobalizzato, dove un finto "grande capo" appare dopo anni di presenza virtuale, assoldato dal vicepresidente dell'azienda che vuole vendere tutto agli islandesi e licenziare i lavoratori. Graffiante, ironico e ovviamente pieno di inquadrature che farebbero inorridire gli [...] Vai alla recensione »

giovedì 21 novembre 2013
Dave San

Il fantomatico amministratore di un’azienda in cessione ingaggia un attore che finga di essere il capo, concretandosi ai dipendenti. La simulazione sembra efficace, all’inizio. La situazione non tarderà a precipitare. In Dogville Lars Von Trier non utilizza ambientazioni realistiche, ma le evoca. La scenografia è sostanzialmente astratta.

mercoledì 10 ottobre 2012
gianleo67

Infingardo e cinico imprenditore di una società informatica assolda stravagante attore teatrale per recitare la parte del presidente della sua azienda, in procinto di essere ceduta all'insaputa dei sui ignari sottoposti. Le cose si complicano quando il 'grande capo' inizia a mostrare una inaspettata autonomia decisionale. L'ideologo del 'Dogma' colpisce nel segno con [...] Vai alla recensione »

sabato 5 febbraio 2011
G. Romagna

Il direttore di un'azienda informatica danese si è finto per anni il subalterno di un "grande capo" che lavora in America e che mai si è visto in Danimarca. Quando il direttore si trova a dover firmare un contratto di vendita (che prevede il licenziamento di tutti i dipendenti) ad un gruppo islandese, assolda un attore teatrale (grande appassionato di un autore sconosciuto, [...] Vai alla recensione »

lunedì 22 gennaio 2024
Steffa

inizio a coniderare Von Trier un genio inconpleto, o forse un mezzo genio , tecnicamente un grandissimo regista ma a livello di sceneggiature è davvero molto sguarnito , tutte le sue opere risultano estremamente vuote in contenuti, e la ricerca esasperata all'originalità alla lunga diventa pateticamente macchinosa ed artefatta, assolutamente noioa e poco interessante, risultando  [...] Vai alla recensione »

venerdì 24 maggio 2013
MaloFB

bel sito

martedì 16 ottobre 2012
4ng3l

Innanzitutto non è una commedia, è una confusionaria distorsione cinematografica di qualsiasi incomprensibile intento avesse il regista e lo sceneggiatore. Non si salva nulla e leggere commenti positivi è assurdo, non c'è assolutamente nulla. Neanche tecnicamente da qualcosa. 0 totale.

venerdì 18 febbraio 2011
amarolucano

In questo film si riesce a sorridere di drammi come quelli che si vivono quotidianamente nel mondo del lavoro dove il business, l'arrivismo e l'egoismo sono i valori che dominano. Non ci resta che ridere...

mercoledì 4 aprile 2012
Erostrato

Lars Von Trier confeziona un film intelligente e caustico, senza rinunciare al tono da commedia brillante; l'esperimento è riuscito solo parzialmente perché il risultato, purtroppo, è di una noia mortale.

martedì 13 marzo 2012
drysdale

A mio avviso, un film di una lentezza esasperante. Claustrofobico. Recitazione adeguata al soggetto, quindi ingiudicabile nella circostanza. La cattiveria del regista, riscontrata dal recensore, a me è sembrata solo prolissa ripetizione di una scena/idea iniziale, condotta nella noia più totale. Il finale, vagamente sorprendente, dovrebbe confermare un'idea di base del regista. [...] Vai alla recensione »

Frasi
La legge non ammette l'ignoranza ma non prevede la stupidità.
Una frase di Gorm (Casper Christensen)
dal film Il grande capo
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Luca Castelli
Il Mucchio

Prendete Woody Allen, tiratelo via da New York (anzi, ormai da Londra) e catapultatelo nella fredda e grigia Danimarca. II risultato è Il grande capo. Nei credits il nome del regista è un altro, Lars "c'era una volta il Dogma" Von Trier. Ma questo film sembra davvero uscito dalla penna più ispirata, più surreale e più divertente dell'adorabile e nevrastenico clarinettista newyorchese.

Mariarosa Mancuso
Il Foglio

Per il terzo capitolo della trilogia americana (dopo Dogville e Manderlay, si intitolerà Wasington, senza l'acca) bisogna aspettare. Lars von Trier ha compiuto 50 anni, ha cambiato produttrice, forse ha messo in cantina i suoi nanetti da giardino (quasi tutti in pose oscene, riferiscono i visitatori) e una decina d'anni dopo il Dogma ha scelto il nuovo motto: "Back to basics".

Mauro Gervasini
Film TV

Qualcuno lo considera un pazzo. Oualcun altro è si curo che ci prenda in giro. Per molti è un abile manipolatore di effettacci cinematografici, per altri un genio. Probabilmente Lars von Trier è un po' di tutte queste cose, e certamente un intelligente venditore di se stesso, dei suoi progetti, delle sue idee. Ma credo sia anche un talento inquieto, molto consapevole (e tristemente) delle attuali mutazioni [...] Vai alla recensione »

Fabio Ferzetti
Il Messaggero

Un capo che non ha mai avuto il coraggio di fare il capo assolda un attore per interpretare la sua parte. Un regista ossessionato dal controllo decide di fare tutto un film affidando la scelta delle inquadrature a un computer. Un attore disoccupato e parolaio si vede offrire il ruolo della sua vita. Anche perché stavolta non deve recitare un testo già scritto ma dare vita a un personaggio reale negli [...] Vai alla recensione »

Lietta Tornabuoni
La Stampa

Lars von Trier, geniale regista danese de L'elemento del crimine, Le onde del destino, Dogville, vincitore di sette premi al festival di Cannes, ideatore del manifesto Dogma95 ora decaduto, ha appena compiuto 50 anni. Ha reso pubblica una «Dichiarazione di Rivitalizzazione» nella quale afferma d'essere stufo della sua vita dopo circa trent'anni di lavoro, di voler cambiare le cose e ritrovare il suo [...] Vai alla recensione »

Antonello Catacchio
Il Manifesto

Il grande capo del titolo potrebbe essere lui, Lars Von Trier, il talento più amatodiato del cinema recente. Dopo avere propinato dogmi e scompaginato la critica, ora ne ha inventata un'altra, l'automavision, che consisterebbe nel rendere meno invasiva possibile l'influenza umana durante le riprese, affidandosi al computer dopo avere scelto punto di vista e profondità di campo.

Alberto Castellano
Il Mattino

Chi ama il Lars von Trier dell'estremismo Dogma può restare spiazzato. Chi non stravede per lo sperimentalismo un po' supponente del regista danese può avere una piacevole sorpresa. Perché Il grande capo è un film diverso dagli altri dell'autore di Le onde del destino, è un'opera nel segno della grande commedia americana e dell'illusione scenica del Lubitsch di «Vogliamo vivere!».

Alberto Crespi
L'Unità

Udite udite: Lars Von Trier ha fatto un film divertente. I sostenitori del cupo cineasta danese magari obietteranno che c'era un'ironia sommersa anche negli Idioti e in Dogville, ma era a tale profondità che bisognava scavare a lungo per trovarla. In realtà un precedente esiste: la serie tv Il regno, di ambientazione ospedaliera, girata nel 1994. Evidenternente Von Trier trova particolarmente buffa [...] Vai alla recensione »

Roberto Escobar
Il Sole-24 Ore

Dietro una finestra, lontano e in campo lungo, Lars von Trier ci guarda attraverso la sua macchina da presa. E intanto gioca con le parole. «Voi vedete il mio riflesso», dice pressappoco, «ma questo funi non vuol farvi riflettere». Anzi, insiste, non ha altro significato che quel che si vede, immediatamente. E noi siamo disposti a credergli. Li prendiamo sul serio, lui e la sua immagine al di là del [...] Vai alla recensione »

Maurizio Cabona
Il Giornale

Se non esitasse a chiudere il film, Lars von Trier avrebbe firmato con Il grande capo una delle opere migliori del 2006. Ma, anche così, è una verosimile ricostruzione di vita aziendale, dove il padrone si libera dei soci, ma è imbarazzato di perdere l'immagine di bonario primus inter pares. Il quadretto del paese del Lego è amaramente esilarante. Tutti i personaggi sono i visti solo in un ufficio [...] Vai alla recensione »

Gian Luigi Rondi
Il Tempo

Dopo tante ricerche, non sempre fortunate, nell'ambito di un cinema considerato «difficile», Lars vor Trier affronta oggi un cinema che, a torto, ritiene facile, quello della commedia. Lo spunto da cui parte è dei più consueti perché, più o meno, si costituisce sullo scambio di persona, però, almeno agli inizi, è riuscito un po' a rinverdirlo. Siamo infatti a Copenhagen.

Luigi Paini
Il Sole-24 Ore

Il boss c’è ma non si vede. Organizza tutto standosene nell’ombra, manipolando le coscienze, facendo credere ai sottoposti che, per ciascuno di loro, c’è un’attenzione speciale. Il grande capo, di Lars von Trier analizza il comportamento diabolico di Ravn, uomo assetato di potere, che ha capito quanto sia importante, appunto per il potere, non farsi riconoscere.

Leslie Felperin
Variety

Con una commedia a basso budget, Lars von Trier interrompe la serie di film che lui stesso ha definito "sermoneggianti" (Dogville, Manderlay). Il proprietario di un'azienda ha creato un boss immaginario per avere un paravento. Ma ora i possibili acquirenti della sua società vogliono trattare solo con il grande capo e l'imprenditore è costretto a ingaggiare un attore per impersonarlo.

Serafino Murri
XL

Dimenticate le eroine cristiche Björk e Kidman, gettate via i Kleenex di scorta: Lars Von Trier torna con questo piccolo, danesissimo film al capolavoro assoluto nella sua specialità: l'ironia al vetriolo. Era dai tempi di Idioti che il maestro della Perfidia Dogmatica non centrava il tiro in maniera così ineffabile. Uno sberleffo ai meccanismi dei potere e un meta-fitm sul rapporto tra attore e regista, [...] Vai alla recensione »

Davide Turrini
Liberazione

Quelle gambe avvolte in pantaloni neri che si vedono nella locandina de Il grande capo, dovrebbero esemplificare una sorta di presenza metafisica e ordinativa che sovrasta l'intera pellicola. Il capo però non esiste, è fuori campo, è il contorno di una sagoma invisibile, tanto che Ravn, proprietario di un'azienda informatica se n'è inventato la figura per nascondersi dietro di essa nei momenti di [...] Vai alla recensione »

NEWS
CELEBRITIES
martedì 19 maggio 2009
Stefano Cocci

Con Antichrist il regista danese torna a provocare È stato fortunato Lars Von Trier a non fare la fine di Ned Flanders. Infatti, la leggenda narra che il celebre personaggio dei Simpson sia stato allevato da genitori hippie senza alcuna regola, in [...]

NEWS
mercoledì 27 giugno 2007
Paola De Rosa

In questa seconda metà di giugno l'uscita clou è senz'altro Il grande capo di Lars von Trier. Il discusso regista danese torna a spiazzare con un esperimento di sconcertante snobismo: una commedia. Dimenticate i toni plumbei e tragici di Dogville e Manderlay [...]

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