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L’Arminuta, una storia di riscatto in un mondo che ha i livori, i silenzi, l’odore di una infinita sconfitta

Tratto dal romanzo bestseller di Donatella Di Pietrantonio, il film di Giuseppe Bonito procede senza voler mai spiegare troppo, come per incisioni nello spessore del tempo vissuto dalla bambina. In Selezione ufficiale alla Festa del Cinema di Roma e ora al cinema.
di Giovanni Bogani

giovedì 21 ottobre 2021 - Focus

Delle oche. Un casolare di campagna disadorno, cadente. Una 500 rossa arrugginita nel cortile. Un’Alfetta bordeaux che arriva. Ne escono una ragazza dai capelli rossi, ferma e bianca come un burattino di pezza, e un uomo con i baffi e un borsello di cuoio, di quelli che si portavano negli anni ’70. 

L’uomo accompagna la ragazza in una cucina, dove una donna in vestaglia ha l’aria di aver visto già tutto, di aver già tutto sofferto. L’aria di chi ha da tempo spento in sé ogni sorriso. Con lei, in quella cucina, una bimba in canottiera ne tiene in collo un’altra, piccolissima. 

Entriamo in un mondo che ha i livori, i silenzi, l’odore di una infinita sconfitta. Entriamo, insieme alla ragazzina, in un Medioevo prossimo scorso, in cui lei viene scaricata come un pacco postale, da una famiglia borghese a quel grumo di desolazione. Capiremo, lentamente, perché. 

Inizia così L’Arminuta, unico film italiano in selezione ufficiale alla Festa del cinema di Roma. Tratto dal romanzo di Donatella Di Pietrantonio, che nel 2017 ha vinto il premio Campiello, e diretto da Giuseppe Bonito, regista che ai figli, alle loro sofferenze, ai loro difficili equilibri psicologici – e a quelli dei loro genitori – ha dedicato gli altri suoi due film, Pulce non c’è e Figli, nel quale porta a compimento l’ultimo progetto di Mattia Torre, con cui aveva lavorato in Boris e che aveva affidato il film tratto da un suo monologo, mentre la malattia stava iniziando a travolgerlo. 

“L’arminuta” significa, in dialetto abruzzese, la “rimandata”, la “ritornata”: la “rivenuta”. Tornata da dove? Da un’altra famiglia, da un altro mondo, dalla città, Pescara. Da una famiglia a cui era stata data in adozione, e che misteriosamente la ha rispedita da dove era venuta. E lei a interrogarsi se ha commesso qualche colpa. “Che cosa ho fatto di male?”. 

Non capire. Non sapere perché siamo qui e non lì, non capire perché siamo strappati a un mondo e abbandonati in un altro. Tutto questo sta negli occhi grandi, di colore indefinito, della ragazzina dai capelli rossi. Sta negli interni disadorni, nella campagna livida del film, che ricorda per certi aspetti il mondo visto ne Le meraviglie di Alice Rohrwacher. Ma qui non ci sono entusiasmi, gioia. Ci sono solo un padre e una madre sfiniti. Una nidiata di figli cui si aggiunge questa strana creatura venuta da un altro pianeta. E in un lampo viene in mente il primo film di Jane Campion, Un angelo alla mia tavola, in cui una ragazza dai capelli rosi, figlia di contadini, solitaria e insicura, si rifugiava nella scrittura, lontano da un mondo che non la capiva e che lei non capiva. 

Il film di Giuseppe Bonito procede senza voler mai spiegare troppo, procede come per incisioni nello spessore del tempo vissuto dalla bambina. Silenzi opprimenti a tavola. Un padre che, senza parlare, massacra di botte uno dei figli. Schiaffi e scapaccioni usati da tutti come una forma preistorica di comunicazione. Le parole, quasi un lusso da ricchi. Le parole, da dirsi sottovoce. Parole che ogni tanto escono, quasi irreali, nel silenzio, senza che ci sia mai un vero dialogo. 

Poche parole, anche poche musiche nel film. Soltanto in rari momenti Bonito si concede di raccontare gioie furtive, brevi momenti di armonia. Una giostra ambulante, quei seggiolini appesi con una catena d’acciaio, seggiolini con cui la ragazzina dai capelli rossi impara a volare. Una musica straniante, e gli occhi di lei, aperti, mentre respira atomi di felicità. O il momento in cui, nel buio, nella notte che non ha luci accese, non ha baci della buonanotte, non ha favole raccontate ai figli, qualcosa accade. Qualcosa di inaspettato, che sa di proibito. 


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