Penguins

Sono buffi, inoffensivi, immediatamente riconoscibili. Vivono in un mondo ostile e il loro scopo nella vita è trovare un partner, riprodursi e vivere con la famiglia per il resto dei loro giorni. Con queste caratteristiche da family animal, cui si aggiunge il phisique du rôle da star del muto, non sorprende che il pinguino sia tra gli animali più amati dal cinema. Che si tratti di documentari, film live action o animazione, la livrea bianca e nera del pennuto che non sa volare è da sempre sinonimo di tenerezza, determinazione e successo al box office, da Mary Poppins fino a Penguins, ultimo nato di Disneynature atteso prossimamente al cinema. Sono però i primi anni 2000 a segnare l'inizio dell'era del cine-pinguino, con il documentario del 2001 Il popolo migratore di Jacques Perrin e soprattutto con la hit La marcia dei pinguini (2005) di Luc Jacquet, Oscar nel 2006 come miglior documentario, seguita nel 2017 da La marcia dei pinguini - Il richiamo. Al centro del film di Jacquet, narrato nella versione italiana da Fiorello, c'è la marcia - poetica, reale e realmente drammatica - di una coppia di pinguini imperatori diretti, insieme al loro piccolo, dall'oceano alla regione dei ghiacci.

Anche i cartoni animati hanno ceduto al fascino del pinguino, e quasi contemporaneamente: nel 2005 usciva Madagascar, film corale nel quale spiccavano tre terribili pennuti (protagonisti nel 2014 dello spin off I pinguini di Madagascar), e nel 2006 arrivava Happy Feet, primo di una serie di lungometraggi di animazione dedicati al pinguino Mambo e alla sua passione per il ballo.

Non tutti i pinguini, però, sono uguali. E se quello del tipo "imperatore" è la star indiscussa della specie, quasi sempre scelto come protagonista per documentari e film, nel caso di Penguins il pennuto è di tutt'altra pasta. La specie raccontata nel film è la cosiddetta "Adelia" (dal nome della moglie dell'esploratore Jules Dumont d'Urville, che scoprì la specie nel 1840) considerata più "egoista" delle altre, più votata cioè all'individualismo che alla logica di gruppo. Ne è un esempio il singolare comportamento di alcuni pinguini quando il branco si ritrova unito, sulle scogliere, per tuffarsi in acqua.

Un'azione che viene compiuta dagli esemplari tutti insieme e nello stesso momento, allo scopo di confondere i predatori in attesa nell'oceano: per i più lenti non ci sarà scampo, ma il numero e la massa del gruppo permetterà alla maggior parte dei pinguini di salvarsi. Una buona strategia. Non fosse che alcuni degli Adelia hanno il vizietto di fingere di buttarsi in acqua, per poi aspettare che le foche leopardo si avventino sul branco. E immergersi, tranquillamente, solo a giochi fatti. Curiosi come bambini, amichevoli ed estroversi (caratteristiche che spesso li fanno finire nei guai), sono monogami come i pinguini imperatore, e paritari nella gestione dei piccoli fra uomo e donna. Le loro abitudini sessuali sono però "trasversali" e aperte ai rapporti omosessuali: lo studio "Sexual Habits of the Adélie Penguins", scritto a fine Ottocento, fu giudicato per la morale del tempo "impubblicabile". Nel mondo esistono poco più di tre milioni di pinguini Adelia, distribuiti in 251 colonie in Antartide.

Penguins è solo l'ultimo di una serie di documentari con cui Disney, dal 2008, si occupa di esplorare il mondo animale. Il primo prodotto originale Disneynature fu Il mistero dei fenicotteri rosa, seguito nel 2009 da La vita negli Oceani, firmato da Jacques Perrin, e African Cats - Il regno del coraggio. Dopo le farfalle di Pollen (2011) e le scimmie di Chimpanzee (2012) e Monkey Kingdom (2015), è stata la volta di Bears (2014), Dolphins (2018) e Penguins. Tra le caratteristiche dei documentari Disneynature spicca l'uso di voci narranti d'autore (tra i doppiatori impiegati Meryl Streep, Samuel L.Jackson, John C.Reilly e Tina Fey), l'attitudine all'antropoformismo, l'individuazione di un "eroe" animale a guidare il pubblico nel suo ambiente e una spiccata preferenza per la leggerezza narrativa rispetto al dramma. 