alex2044
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venerdì 23 ottobre 2015
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un film feroce che più feroce non si può
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Quando un film italiano ha successo è sempre una buona notizia . Se poi il film è anche ben fatto lo è ancora di più . Stefano Sollima coglie con Suburra il primo dei bersagli . Per quanto riguarda il secondo bisogna dire che il film lo coglie solo parzialmente . Niente da dire dal lato tecnico . Le riprese , seppur qualche volta un po' di maniera , sono corrette e le cartoline del lungomare di Ostia sono gradevoli . Gli interni , alcuni ispirati da altri film ,vedi il Divo , azzeccati . Gli esterni , seppur con un eccesso di pioggia ( reminiscenze di Black Rain ? ), indicano in modo preciso le situazioni tristi e criminali di cui devono essere teatro .
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Quando un film italiano ha successo è sempre una buona notizia . Se poi il film è anche ben fatto lo è ancora di più . Stefano Sollima coglie con Suburra il primo dei bersagli . Per quanto riguarda il secondo bisogna dire che il film lo coglie solo parzialmente . Niente da dire dal lato tecnico . Le riprese , seppur qualche volta un po' di maniera , sono corrette e le cartoline del lungomare di Ostia sono gradevoli . Gli interni , alcuni ispirati da altri film ,vedi il Divo , azzeccati . Gli esterni , seppur con un eccesso di pioggia ( reminiscenze di Black Rain ? ), indicano in modo preciso le situazioni tristi e criminali di cui devono essere teatro . Gli attori sono bravi ma forse lo sono stati di più in film precedenti . Il commento musicale invece non è assolutamente evocativo per le situazioni che dovrebbe accompagnare anzi il suo volume eccessivo diventa spesso gratuito e francamente disturbante . In sostanza il film risulta un po' scolastico e tendente , come si sarebbe detto un tempo , ad epater le bourgeois ma scorre senza pause a parte alcune ripetizioni per le quali le forbici non sarebbero state inutili . I colpi d'ala sono pochi e forse il migliore arriva proprio alla fine con la rivincita dei deboli . Un colpo di teatro inaspettato e quindi molto azzeccato . Dove invece Sollima ha chiaramente toppato è il versante politico . Un condensato di luoghi comuni e di deja-vu dove le macchiette prevalgono sui personaggi. Meglio , molto meglio il lato criminale con cattivi che più feroci non si può . Situazione che il regista dimostra di saper maneggiare con maestria . Insomma il film non mi ha per niente annoiato ma se devo essere sincero neppure entusiasmato . Si può vedere ma anche no e forse la televisione è la sua destinazione più indicata .
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simianrogue
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venerdì 16 ottobre 2015
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tutta colpa della politica
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Appena finito il film, quando appare la scritto Suburra sullo schermo, ho sentito un brivido percorrermi tutta la schiena. Mi è capitato con pochissimi altri film.
Suburra l'ho apprezzato per la sua coralità, per la sua violenza, per la trama, per la critica alla politica italiana, per la sua musica, per la sua fotografia, per la tecnica registica. Un film eccezionale, magniloquente ma MAI troppo ostentato. E gli attori? Gli attori sono stati tutti S-T-R-E-P-I-T-O-S-I! Amendola, Favino, Germano e Borghi favolosi, sempre sul pezzo, sempre da brividi. Indubbiamente uno dei migliori film di tutta la stagione cinematografica.
Questo è cinema, questo è IL vero cinema italiano, signori miei.
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Appena finito il film, quando appare la scritto Suburra sullo schermo, ho sentito un brivido percorrermi tutta la schiena. Mi è capitato con pochissimi altri film.
Suburra l'ho apprezzato per la sua coralità, per la sua violenza, per la trama, per la critica alla politica italiana, per la sua musica, per la sua fotografia, per la tecnica registica. Un film eccezionale, magniloquente ma MAI troppo ostentato. E gli attori? Gli attori sono stati tutti S-T-R-E-P-I-T-O-S-I! Amendola, Favino, Germano e Borghi favolosi, sempre sul pezzo, sempre da brividi. Indubbiamente uno dei migliori film di tutta la stagione cinematografica.
Questo è cinema, questo è IL vero cinema italiano, signori miei. E ora di dire: BASTA ai Cinepanettoni, BASTA a Frank Matano e le sue commedie da Serie B, BASTA con queste commedie insulse, BASTA con questi film pseudo-intellettuali ma che di intellettuale non hanno nulla, BASTA. Grazie Sollima.
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affabuloscopio
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lunedì 19 ottobre 2015
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pioggia biblica
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Piove su Roma, una pioggia incessante e invernale che sembra spogliare a poco a poco le fragili esistenze dei tre protagonisti: Filippo, politico corrotto col vizio delle donne, Samurai, capo indiscusso di una periferia sempre più in degrado e ras del quartiere senza sconti, Sebastiano, delicatamente impersonato nei tratti facciali da un duttile Germano, un uomo quasi pirandelliano, costretto a scendere a patti con una violenza sovrastante.
E’ un diluvio Suburra, come fosse un’escrescenza della notte, cresce maligna e rimbombante e quando esplode somiglia a un’apocalisse, la stessa che sta ammorbando l’intero paese, con le dimissioni bibliche di un papa famoso e di un altrettanto celebre capo.
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Piove su Roma, una pioggia incessante e invernale che sembra spogliare a poco a poco le fragili esistenze dei tre protagonisti: Filippo, politico corrotto col vizio delle donne, Samurai, capo indiscusso di una periferia sempre più in degrado e ras del quartiere senza sconti, Sebastiano, delicatamente impersonato nei tratti facciali da un duttile Germano, un uomo quasi pirandelliano, costretto a scendere a patti con una violenza sovrastante.
E’ un diluvio Suburra, come fosse un’escrescenza della notte, cresce maligna e rimbombante e quando esplode somiglia a un’apocalisse, la stessa che sta ammorbando l’intero paese, con le dimissioni bibliche di un papa famoso e di un altrettanto celebre capo.
Basterebbe la prima scena a rendere il talento del regista, ghignante e plasticamente potente; la crisi della chiesa fotografata nei toni dell’espressionismo, resa magistrale da un suono che per tutta la durata del film resta avvinghiante, inquietante, sottolineato ed esaltato dai folgori che si abbattono sullo spettatore come le verità in arrivo, bombe d’acqua che in un finale anni’40 si trasformano in fuoco vendicatore.
Ottimo anche il montaggio, capace di serrare il ritmo e di confezionare apparizioni di razza (penso al bravo Fassari, attore mai troppo utilizzato), capeggiate da un impeccabile Favino, che al dispetto del cognome, grandeggia in duttilità, mimica, voce, cambi di tono ferali.
E finalmente un film che rivaluta cinematograficamente il ruolo della donna, né fa le veci la Scarano, un bellissimo angelo perduto che come in un noir americano agguanta i destini dei protagonisti verso un inferno senza ritorno.
Da non perdere!!
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the beast
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lunedì 2 novembre 2015
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capolavoro italiano
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Scorcio crudo di una Roma decadente, matrimonio perfetto tra i colori torbidi di Gomorra e l'intreccio narrativo di Romanzo Criminale. Cast stellare e prova magistrale degli attori. Tra tutti un impareggiabile Claudio Amendola, che con il Samurai si dimostra maestro di doppiezza morale. Fotografia fantastica - una goduria per gli occhi. Vivamente consigliato!
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brian77
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giovedì 15 ottobre 2015
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finalmente cinema!
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mi sa che a suon di vedere il micro-cinema italiano da micro-autore per festival, c'eravamo un po' dimenticati di cosa può essere il cinema quando qualcuno sa farlo. Quello di Sollima sarà uno stile ruvido e da post-poliziotteschi, ma almeno guarda al di là degli orizzonti angusti in cui s'è rinchiusa la stragrande maggioranza delle produzioni italiane. Quest'anno finora ho visto o il vero cinema d'autore (Bellocchio) o il vero cinema-cinema (Sollima), che sono poi due facce di uno stesso schermo: due film che si staccano nettamente da tutto il rimanente, trito pigolare.
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flavio micarelli
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giovedì 15 ottobre 2015
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c'era una volta in suburra
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Non riesco veramente a trovare un aggettivo degno di tale bellezza, la pellicola è una forte introspezione nella realtà italiana, romanzata perfettamente sotto ogni aspetto , persino la pioggia è metafora della decadenza, e i personaggi rappresentano la classe che sta affondando lo Stivale.
Forse il mio voto è dovuto all'adrenalina che ho ancora in circolo o forse più semplice sono intento a premiare di più un film italiano quando se lo merita davvero a discapito delegato grandi produzioni.
Sollima si supera e la sua opera diventerà culto generazionale.
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lo stopper
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giovedì 15 ottobre 2015
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potenza e oscurita'
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“Suburra” e’ un film potente, scuro, spietato e affascinante, ambientato in una Roma buia, quasi sempre sferzata da una pioggia battente, in grado di formare una sorta di specchio opaco all’intera drammatica vicenda.
Il racconto si svolge nell’arco di pochi giorni prima della fine del governo Berlusconi, nel novembre 2011, e trae origine da un progetto per una lottizzazione selvaggia del litorale di Ostia, da trasformare in una specie di Las Vegas alle porte della citta’, progetto al quale sono interessate le “famiglie del sud”, gli esponenti della malavita del litorale romano, e un gruppo di zingari ormai stanziali gia’ infiltrati nelle principali attivita’ criminali della capitale.
Il referente politico per l’approvazione della legge, che dovrebbe poi consentire la trasformazione di Ostia, e’ l’onorevole Malgradi (Piefrancesco Favino), mentre il collegamento tra l’esponente politico e le “famiglie” e’ garantito da “Samurai” (Claudio Amendola), ex componente della Banda della Magliana.
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“Suburra” e’ un film potente, scuro, spietato e affascinante, ambientato in una Roma buia, quasi sempre sferzata da una pioggia battente, in grado di formare una sorta di specchio opaco all’intera drammatica vicenda.
Il racconto si svolge nell’arco di pochi giorni prima della fine del governo Berlusconi, nel novembre 2011, e trae origine da un progetto per una lottizzazione selvaggia del litorale di Ostia, da trasformare in una specie di Las Vegas alle porte della citta’, progetto al quale sono interessate le “famiglie del sud”, gli esponenti della malavita del litorale romano, e un gruppo di zingari ormai stanziali gia’ infiltrati nelle principali attivita’ criminali della capitale.
Il referente politico per l’approvazione della legge, che dovrebbe poi consentire la trasformazione di Ostia, e’ l’onorevole Malgradi (Piefrancesco Favino), mentre il collegamento tra l’esponente politico e le “famiglie” e’ garantito da “Samurai” (Claudio Amendola), ex componente della Banda della Magliana.
Un “incidente” durante un festino a base di sesso e droga, con protagonista Malgradi, da’ l’avvio ad una serie di eventi drammatici, costellati di omicidi e conseguenti vendette, nelle quali rimane coinvolto, suo malgrado, anche Sebastiano (Elio Germano), giovane pr e procacciatore di donne ai potenti di turno.
“Suburra” e’ girato con estrema cura e le immagini di Roma raccontano una citta’ notturna, fredda e distante, destinata ad una decadenza fisica e morale che appare inarrestabile. Anche il riferimento alle imminenti dimissioni di papa Ratzinger e agli accennati contatti finanziari tra banditi e Ior, non fanno che aumentare la sensazione di estraneita’.
Stefano Sollima conferma il suo talento nel descrivere il contemporaneo mondo criminale, aiutato, anche questa volta, dalla scelta di un cast di ottimo livello. Le interpretazioni di Favino e Amendola sono magistrali, ma non sono da meno quelle di Alessandro Borghi e Greta Scarano, coppia di banditi radicati nella zona del litorale di Ostia. Quasi tutti i personaggi si potrebbero definire dei veri e propri mostri, che incanalano sete di potere e ricchezza fino a farla esplodere in comportamenti di inaudita violenza, dimostrando tutta la loro rozza inadeguatezza di fronte ad una meta finale che avrebbe bisogno di ben altro equilibrio.
Il finale di “Suburra” appare abbastanza “aperto”: in base al successo di questo primo capitolo, ulteriori sviluppi sono piu’ che probabili. I precedenti di Sollima, a questo riguardo, sono eloquenti.
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poupaud
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venerdì 16 ottobre 2015
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potente film con ottimi attori
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Finalmente un gran bel film italiano, grande prova di cinema popolare, con scene molto forti ma di effetto che ricorda il nostro buon bel cinema degli anni '70, quel cinema dei Damiano Damiani, dei Fernando di Leo e di tanti altri bravi artigiani del nostro cinema, non per ultimo dello stesso padre di Stefano Sollima, quel Sergio a cui il film è dedicato.
I critici hanno scritto che è un cinema di genere che non vuole essere grande. Per me è cinema punto e basta.
Ambientato nel 2011, Sollima con mano sicura da buon artigiano del cinema, dipinge una Roma tenebrosa e tetra e dintorni a pochi giorni dell'Apocalisse ( che nel finale corrisponde con l'ultimo giorno).
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Finalmente un gran bel film italiano, grande prova di cinema popolare, con scene molto forti ma di effetto che ricorda il nostro buon bel cinema degli anni '70, quel cinema dei Damiano Damiani, dei Fernando di Leo e di tanti altri bravi artigiani del nostro cinema, non per ultimo dello stesso padre di Stefano Sollima, quel Sergio a cui il film è dedicato.
I critici hanno scritto che è un cinema di genere che non vuole essere grande. Per me è cinema punto e basta.
Ambientato nel 2011, Sollima con mano sicura da buon artigiano del cinema, dipinge una Roma tenebrosa e tetra e dintorni a pochi giorni dell'Apocalisse ( che nel finale corrisponde con l'ultimo giorno). In questo scenario si incrociano vari personaggi uniti da storie di umana disperazione e poca importa se siano criminali, politici e esponenti della chiesa, il film non fa sconti a nessuno. Con un incalzare e progredire rossiniano la trama si snoda inesorabilmente verso il finale. Gli attori sono tutti credibili ma per almeno 3 di loro ci vuole una menzione speciale: straordinari Favino e Germano, come sempre, ma la vera rivelazione è Amendola, che senza strafare e con piglio sornione ci regala la sua migliore interpretazione dai tempi di Mery per sempre. State ancora leggendo??? Alzatevi e andate al cinema e vederlo se non lo avete già fatto!
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hollyver
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sabato 17 ottobre 2015
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chiesa politica prostitute droga feste pistole
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Chiesa politica prostitute droga feste zingari mafia pistole e coltelli. Non manca nulla in questo film di Sollima che ci fa vedere tutto quello che non vorremmo vedere o che non vorremmo che accada nella Roma dei nostri giorni ma che ahimé sembra terribilmente credibile e verosimile.
Così la storia di un parlamentare nel periodo appena precedente la crisi di governo del 2011, si interseca con quella della malavita, partendo da una notte brava passata insieme a due giovani prostitute. Una di loro morirà e per disfarsi del corpo entrerà in gioco la malavita. Da questo momento in poi sarà la malavita con le sue leggi, i suoi schemi a comandare il gioco perché la vita del parlamentare verrà sconvolta e si troverà costretto a votare una legge a favore della mafia capitale (Amendola) .
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Chiesa politica prostitute droga feste zingari mafia pistole e coltelli. Non manca nulla in questo film di Sollima che ci fa vedere tutto quello che non vorremmo vedere o che non vorremmo che accada nella Roma dei nostri giorni ma che ahimé sembra terribilmente credibile e verosimile.
Così la storia di un parlamentare nel periodo appena precedente la crisi di governo del 2011, si interseca con quella della malavita, partendo da una notte brava passata insieme a due giovani prostitute. Una di loro morirà e per disfarsi del corpo entrerà in gioco la malavita. Da questo momento in poi sarà la malavita con le sue leggi, i suoi schemi a comandare il gioco perché la vita del parlamentare verrà sconvolta e si troverà costretto a votare una legge a favore della mafia capitale (Amendola) . Gli zingari invece ne sono coinvolti per caso perché la prostituta sopravvissuta chiamerà un suo amico rom per disfarsi del corpo. Così politica mafia e una potente famiglia rom si troveranno ognuna contro l'altra in una faida mortale.
Al di là della storia però, che é verosimile e ben narrata, mi sono piaciute alcune scelte del regista, come quella di suddividere il film in giorni (5 o 7) prima dell'apocalisse (la crisi di governo), la pioggia battente che apre e chiude il film, la musica che ci immerge in una torbida atmosfera.
Inoltre ci sono dei colpi di scena degni di nota, come la morte di un personaggio della malavita investito da un'auto, il suicidio del padre di Elio Germano che organizzava le feste della Roma bene buttatosi nel Tevere, e la rivalsa nel finale di Elio Germano che, apparentemente personaggio senza attributi, nel finale ammazzerà il boss dei Manfredi esasperato dall'essere costretto a fare tutto ciò che questi gli chiedeva. Anche la ragazza del boss di Ostia, tossicodipendente, porterà a termine la sua personale vendetta ammazzando il boss della mafia.
Un'elogio particolare merita la scena delle scale mobili del centro commerciale in cui con una magistrale ripresa dall'alto il regista inquadra contemporaneamente sia il boss di Ostia ferito che si trascina agonizzante da una scala, sia i due sicari rom che gli avevano sparato mentre lo cercano dall'altra.
Insomma un gran bel film!
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surofi
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domenica 18 ottobre 2015
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il palazzo della cinematografia iataliana
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Abbandonarsi in sala e godersi un film dai tratti noir, o un western metropolitano, o un gangster movie non mi è più capitato da tempo, ora che i “grandi” registi americani non riescono a osare. Rimanere sorpreso che questo film è di Stefano Sollima, pensando invece che fosse un regista misto tra un paul thomas anderson e un giovane martin scorsese. Mi complimento per la recitazione della maggior parte del cast (da incetta di premi attoriali sono Pierfrancesco Favino e Alessandro Borghi, in particlare, e non nominerò Amendola, perché non mi è piaciuto il suo approccio al personaggio e come esso sia stato costruito in fase di sceneggiatura), per la fotografia del signor Carnera, per il sonoro (menzione speciale in vista del fatto che le scene sotto lo scroscio della pioggia sono sensazionali) e, lo posso dire, per la regia.
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Abbandonarsi in sala e godersi un film dai tratti noir, o un western metropolitano, o un gangster movie non mi è più capitato da tempo, ora che i “grandi” registi americani non riescono a osare. Rimanere sorpreso che questo film è di Stefano Sollima, pensando invece che fosse un regista misto tra un paul thomas anderson e un giovane martin scorsese. Mi complimento per la recitazione della maggior parte del cast (da incetta di premi attoriali sono Pierfrancesco Favino e Alessandro Borghi, in particlare, e non nominerò Amendola, perché non mi è piaciuto il suo approccio al personaggio e come esso sia stato costruito in fase di sceneggiatura), per la fotografia del signor Carnera, per il sonoro (menzione speciale in vista del fatto che le scene sotto lo scroscio della pioggia sono sensazionali) e, lo posso dire, per la regia. Un film nuovo per la cinematografia italiana che inserisce un altro mattone al palazzo che hanno formato Caligari, Salvatores, Tornatore, Deodato (con l'impresa di Cannibal Holocaust) e tanti altri (non l'ultimo Dario Argento, i cui La Terza Madre e Dracula 3D sono stati inutili). Sollima si presenta quindi una nuova ripartenza per il cinema italiano (sia chiaro, c'è ancora molta strada da fare). Chiedo al regista Garrone di imparare un po', dato che il suo “Il racconto dei racconti” non l'ho molto apprezzato. Vedendo il film si noterà senz'altro una claudicante sceneggiatura, infatti l'ho lasciata per ultima per la stoccata finale. La sceneggiatura non completa ciò che ho elogiato prima:
1. Alcuni personaggi sembrano abbozzati e messi lì per arrivare a due ore e dieci minuti di film (il papa)
2. Menzione speciale va al Samurai che gli sceneggiatori e Amendola, insieme ai costumisti, hanno fatto sembrare un impiegato delle poste e non quel Samurai (maestro del pensiero fascista) nato in carcere col Dandi
3. Qualche piccolo buco di sceneggiatura che poteva essere risolto allungando di poco il film, ma che verrà comunque riempito con l'arrivo di Suburra – La Serie
4. In compenso tutte quelle critiche che ho letto sulla poca originalità della sceneggiatura possono fottersi, insieme a quelle sulla mancata atmosfera del film, secondo me ben riuscita
Mancano molto i film del genere visivo e narrativo di Sollima o, di Damiani per esempio, oggi il Sollima figlio dimostra con Suburra che si può fare dell’ottimo cinema medio. Di qualità, creativo, che ha storie coinvolgenti che possono funzionare in Italia ma anche all’estero. Proprio quello che manca(va).
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