danylt
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giovedì 30 gennaio 2014
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irriverente e sfrontato ma mai banale e gratuito
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Irriverente, sfrontato ai limiti del buongusto. Qualsiasi cosa con queste premesse sarebbe potuto diventare facilmente volgare e gratuito, e invece il maestro Scorsese riesce a non andare mai oltre questo. Droga, sesso, soldi ed eccesso sono mescolati e frullati in un vortice che trascina e diverte. E' così che entri nella vita di Jordan Belfort, che da persona comune aveva il sogno e l'ambizione di diventare ricco.
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Irriverente, sfrontato ai limiti del buongusto. Qualsiasi cosa con queste premesse sarebbe potuto diventare facilmente volgare e gratuito, e invece il maestro Scorsese riesce a non andare mai oltre questo. Droga, sesso, soldi ed eccesso sono mescolati e frullati in un vortice che trascina e diverte. E' così che entri nella vita di Jordan Belfort, che da persona comune aveva il sogno e l'ambizione di diventare ricco. E lo diventa, ma poi sarà anche un drogato, infedele ed arrivista. Risucchiato in quel mondo superficiale e materiale che farebbe diventare meschino anche la persona più pura di questo mondo. Ma la parte più interessante e coinvolgente sarà il suo declino. Dove tutto diventa esagerato, non puoi fare a meno di essere travolto ai limiti della sopportazione. Perché è quando tutto diventa pesante e ripetitivo, vai in overdose di immagini forti. Ma Scorsese riesce a non giudicare, ti spiattella tutto davanti e ti mette in condizione di poter scegliere se quello che stai guardando è giusto o sbagliato. Sei libero di divertirti e parteggiare per Jordan o di indignarti.
Di Caprio mattatore ai limiti della perfezione, lui è Jordan Belfort e nell'immaginario lo rimarrà fino al suo prossimo ruolo o magari con la chiusura di una bella vittoria all'Oscar. Jonah Hill, l'amico e socio, è una spalle eccezionale e la bellissima moglie Margot Robbie dimostra carattere e una forte personalità. E il cameo di un sempre più camaleontico Matthew McConaughey, che è uno degli ostacoli alla vittoria agli Oscar per Di Caprio. (fosse per me farei un bel ex aequo)
Scorsese dimostra ancora una volta di essere uno dei registi migliore di tutti i tempi.
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fabiofeli
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martedì 4 febbraio 2014
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guadagnare un milione di dollari a settimana
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Jordan Belfort (Leonardo DiCaprio) è un giovane broker di belle speranze che si affaccia a Wall Street nel 1987, muovendo i primi passi nell’agitato mondo finanziario. In poco tempo apprende i trucchi del mestiere sotto la guida dello spregiudicato Mark (Matthew McConaughey), cioè come guadagnare grosse provvigioni nella compravendita di azioni per i suoi clienti. La catastrofica crisi del 19 ottobre gli fa perdere il lavoro, ma non si perde d’animo: trova a Long Island una scalcinata agenzia di broker e la trasforma, pur con la limitata esperienza, in una micidiale macchina per fare soldi. Completamente privo di scrupoli morali punta su piccole società quotate in borsa a pochi centesimi l’azione facendone artatamente lievitare il valore fittizio a cifre a tre zeri.
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Jordan Belfort (Leonardo DiCaprio) è un giovane broker di belle speranze che si affaccia a Wall Street nel 1987, muovendo i primi passi nell’agitato mondo finanziario. In poco tempo apprende i trucchi del mestiere sotto la guida dello spregiudicato Mark (Matthew McConaughey), cioè come guadagnare grosse provvigioni nella compravendita di azioni per i suoi clienti. La catastrofica crisi del 19 ottobre gli fa perdere il lavoro, ma non si perde d’animo: trova a Long Island una scalcinata agenzia di broker e la trasforma, pur con la limitata esperienza, in una micidiale macchina per fare soldi. Completamente privo di scrupoli morali punta su piccole società quotate in borsa a pochi centesimi l’azione facendone artatamente lievitare il valore fittizio a cifre a tre zeri. I guadagni sono enormi e l’agenzia diventa la Stratton Oakmont, con un pacchetto assortito di broker altrettanto spregiudicati, tra i quali primeggia il fraterno amico Donnie (Jonah Hill), dedito come lui all’assunzione di alcoolici e di droghe di tutti i generi, dal metaqualone alla cocaina. Il tenore di vita diventa esagerato come un sogno allucinato tra donne favolose, abiti di lusso, auto prestigiose, yacht monumentali, case hollywoodiane, continuamente sovreccitato e sopra le righe, alimentato da guadagni che sfiorano il milione di dollari la settimana. Tanta attività non può sfuggire agli agenti federali e al fisco, che lo prendono sott’occhio; a nulla serve la frenesia nel nascondere il denaro in compiacenti banche svizzere e fallisce anche il tentativo di corrompere l’agente Patrick Denham (Kyle Chandler). E chi troppo in alto sale, come accade di sovente, precipita miserevolmente. Una pena carceraria irrisoria di meno di due anni per riciclaggio e frode, strappata per la collaborazione prestata denunciando i sodali, trasforma Jordan in insegnante dei trucchi del mestiere di broker.
Apparentemente Scorsese con toni eclatanti e adrenalinici sembra solo registrare la vicenda, la storia vera di una vita ai limiti dello sballo esclamativo, ma la descrizione del rientro in metropolitana dell’agente federale, mal vestito e dimesso, confuso tra gente normalmente povera, fa capire da che parte sta.
La recitazione di Di Caprio è notevole allineandosi alle prestazioni da Actor’s Studio di grandi attori del passato; ci si dimentica il bamboccio delle iniziali recitazioni dell’attore in melodrammatiche storie romantiche: qui è un lupo che mostra i denti, spregiudicato, aggressivo, odiosamente supponente con la falsa convinzione dell’invincibilità e della totale impunità. Lo affiancano attori dai toni esagerati come Mc Conaughey e Hill o misurati come Chandler e Bob Reiner, nel ruolo del padre di Jordan. Il film è un fuoco d’artificio che si esalta e poi si spegne lentamente con gli ultimi mesti scoppiettii. Un’ottima prova registica, che non lesina scene ad effetto, coadiuvata da un montaggio millimetrico, da maestri. Da vedere.
Valutazione *** 1/2
FabioFeli
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caraste
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lunedì 24 febbraio 2014
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anestesia provvisoria
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Personaggi come Jordan sono dei vortici che trascinano nel proprio mondo con estrema facilità. Dalla tua poltrona assisti a stralci di vita viziosa, piaceri impenitenti ed espliciti, pudore ridotto ai minimi, e lo fai senza battere ciglio, come se stessi guardando un breve spot. Eppure la durata è di gran lunga superiore. Sarà per la leggerezza mai moralista, per la noncuranza del giudizio nei personaggi, ma l'etica si anestetizza e lascia scorrere la storia. Gli occhi così sono appagati da personaggi a loro agio nell'eccesso. Dell'eccesso, però,sembra incompleta l'atmosfera, appena accennata da musiche ben scelte, seppure non sorprendenti. Film come questo meritano l'attenzione di ogni parte del cervello e una colonna sonora più insistente avrebbe aiutato ad elevarlo ancora di più.
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Personaggi come Jordan sono dei vortici che trascinano nel proprio mondo con estrema facilità. Dalla tua poltrona assisti a stralci di vita viziosa, piaceri impenitenti ed espliciti, pudore ridotto ai minimi, e lo fai senza battere ciglio, come se stessi guardando un breve spot. Eppure la durata è di gran lunga superiore. Sarà per la leggerezza mai moralista, per la noncuranza del giudizio nei personaggi, ma l'etica si anestetizza e lascia scorrere la storia. Gli occhi così sono appagati da personaggi a loro agio nell'eccesso. Dell'eccesso, però,sembra incompleta l'atmosfera, appena accennata da musiche ben scelte, seppure non sorprendenti. Film come questo meritano l'attenzione di ogni parte del cervello e una colonna sonora più insistente avrebbe aiutato ad elevarlo ancora di più. Scorsese tiene bene il passo dei tempi moderni.
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andrea buono
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mercoledì 5 marzo 2014
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sapienza, lucidità, ironia
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La storia raccontata in The Wolf of Wall Street, diretto sapientemente da Scorsese e interpretato magistralmente da Di Caprio (che lo dico a fare), fornisce secondo me più di qualche spunto di riflessione: partendo dalla considerazione che probabilmente c'è un limite (non necessariamente definito o materiale) superato il quale non si possiede ma si è posseduti dalle cose e dalla ricchezza (che rischia di erodere un po' alla volta l'uomo e la sua anima, facendolo diventare anche altro da sé).
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La storia raccontata in The Wolf of Wall Street, diretto sapientemente da Scorsese e interpretato magistralmente da Di Caprio (che lo dico a fare), fornisce secondo me più di qualche spunto di riflessione: partendo dalla considerazione che probabilmente c'è un limite (non necessariamente definito o materiale) superato il quale non si possiede ma si è posseduti dalle cose e dalla ricchezza (che rischia di erodere un po' alla volta l'uomo e la sua anima, facendolo diventare anche altro da sé). Non per forza, poi, la maggiore o magari infinita possibilità di scelta è garanzia di fare la migliore o anche solo una buona scelta.
Il "Noi siamo l'America", espressione con cui Jordan Belfort si riferiva alla sua società, è molto più che un battuta circoscritta. La Strattmont Oakmont è l'America: è l'"opportunità", con tutto il suo potenziale vincente e attrattivo e tutto il suo strascico di pesanti e palesi contraddizioni. E' l'America in un mondo così "globale" e interconnesso da contemplare che a far inciampare un broker milionario sia una catena di ristoranti giapponesi. Sono l'America e il mondo della mercificazione portata alle sue estreme conseguenze e che girano così velocemente da non "permetterti", sulla strada del "successo", di fare a meno di ricorrere a "stampelle" che illudono e separano dalla realtà, ti permettono di "non piegarti", ma alla fine spesso ti spezzano e fanno implodere. E in fin dei conti l'America e il mondo che non possono, a dispetto di certe manie di grandezza e onnipotenza, non fare i conti con "i nodi", che prima o poi "vengono al pettine". Una storia intensa ed estrema di vita, narrata con lucidità e ironia. Un gran bel film
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nexus
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venerdì 18 aprile 2014
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caricatura grottesca dei valori dominanti
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E' una fotografia impietosa del mondo americano (occidentale?) della finanza. Un ritratto spinto all'eccesso di quelli che sono i valori dominanti "inseguiti" e raggiunti da una piccola parte dei cittadini ma che una più' cospicua parte di persone vorrebbe conseguire se solo ne avesse l'opportunità (e le capacità). Avidità di potere, soldi, sesso, droghe... senza limite ne scrupoli o sensi di colpa. Una visione "rapace" degli altri esseri umani. Buoni solo per essere spennati, raggirati, derubati con l'inganno della "magia" della finanza e dei suoi prodotti derivati, luccicanti, fantasmagorici ed incomprensibili. Una visione cupa della società dove devi fregare il prossimo o verrai fregato. Non c'è posto per la solidarietà, l'empatia, l'amore vero.
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E' una fotografia impietosa del mondo americano (occidentale?) della finanza. Un ritratto spinto all'eccesso di quelli che sono i valori dominanti "inseguiti" e raggiunti da una piccola parte dei cittadini ma che una più' cospicua parte di persone vorrebbe conseguire se solo ne avesse l'opportunità (e le capacità). Avidità di potere, soldi, sesso, droghe... senza limite ne scrupoli o sensi di colpa. Una visione "rapace" degli altri esseri umani. Buoni solo per essere spennati, raggirati, derubati con l'inganno della "magia" della finanza e dei suoi prodotti derivati, luccicanti, fantasmagorici ed incomprensibili. Una visione cupa della società dove devi fregare il prossimo o verrai fregato. Non c'è posto per la solidarietà, l'empatia, l'amore vero.
E' consigliabile vederlo in abbinata all'ottimo documentario: "The Corporation".
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boston sire
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domenica 1 giugno 2014
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il mio oscar
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Non esiste una definizione unica e soprattutto univoca di "bel film". Decidere il film più bello dell'anno è molto soggettivo e spesso una vera e propria “mission impossible” anche per esperti cinefili. Io definisco The Wolf of Wall Street il film migliore dell'anno, e a differenza dell'Accademy che non da una ragione chiara a supporto delle sue scelte, io elenco due banalissimi motivi che mi portano a questa conclusione.
Prima di tutto la soddisfazione del pubblico, che non si registra attraverso commenti ricercati dei più abili paganti, ma semplicemente dal fatto che le persone che lo hanno visto e vogliono rivederlo. Questa è la misurazione principe per il successo di un film. La prima domanda da fare agli spettatori usciti dal cinema dovrebbe essere: lo rivedrai?
In secondo luogo la qualità di interpreti, della regia, della sceneggiatura, dei costumi e dei dialoghi, che è decisamente ben al disopra della media.
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Non esiste una definizione unica e soprattutto univoca di "bel film". Decidere il film più bello dell'anno è molto soggettivo e spesso una vera e propria “mission impossible” anche per esperti cinefili. Io definisco The Wolf of Wall Street il film migliore dell'anno, e a differenza dell'Accademy che non da una ragione chiara a supporto delle sue scelte, io elenco due banalissimi motivi che mi portano a questa conclusione.
Prima di tutto la soddisfazione del pubblico, che non si registra attraverso commenti ricercati dei più abili paganti, ma semplicemente dal fatto che le persone che lo hanno visto e vogliono rivederlo. Questa è la misurazione principe per il successo di un film. La prima domanda da fare agli spettatori usciti dal cinema dovrebbe essere: lo rivedrai?
In secondo luogo la qualità di interpreti, della regia, della sceneggiatura, dei costumi e dei dialoghi, che è decisamente ben al disopra della media. Mettere una storia vera sullo schermo è sempre difficile e si rischia di rendere la trama banale o, peggio ancora, di non riuscire a passare il messaggio della storia al pubblico.
The Wolf of Wall Street non delude nemmeno su questo ultimo punto, ponendo una domanda che permette di uscire dalla sala con una riflessione interessante: meglio bruciare la candela dai due lati e pagarne il prezzo, oppure meglio la gratificazione di un fuoco tenue ma sicuro che durerà a lungo? Questa fatidica domanda arriva nel finale quando, aggiungendo una scena del tutto inutile per la trama, Scorsese scocca una freccia che arriva al cuore dell’attento spettatore. Quando inquadra l'agente dell'FBI Patrick Denham intento a tornare a casa in metrò dopo la condanna di The Wolf, Martin Scorsese sembra proprio interrogarci sussurrandoci : siete sicuri che ha ragione lui?
L’espressione dell’agente è forse la risposta del regista, anche se rimane una domanda soggettiva con una risposta soggettiva, proprio come la definizione di miglior film dell’anno. Definizione che alla fine spetta a ognuno di noi, a prescindere dalle blasonate statuette.
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dave san
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venerdì 6 giugno 2014
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corrosivo ed esilarante
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Tempo fa avevo letto un’analisi acuta sulle istituzioni in senso politico. Si conveniva sul fatto che la società attuale è relativizzata. Che i valori odierni non riescono più a essere pienamente intransigenti su certi mali. Sempre più difficile localizzare un lucifero di turno, senza dover fare i conti con una miriade di possibili attenuanti. The Wolf ritrae un personaggio controverso, in termini simili. Un auto-ritratto di villan con piglio narrativo e intrigante. Ispirato appunto all’omonima autobiografia di Jordan Belfort. Si ironizza, si romanza e si descrive una caricatura spassosa su un imprenditore senza scrupoli, ma vulcanico.
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Tempo fa avevo letto un’analisi acuta sulle istituzioni in senso politico. Si conveniva sul fatto che la società attuale è relativizzata. Che i valori odierni non riescono più a essere pienamente intransigenti su certi mali. Sempre più difficile localizzare un lucifero di turno, senza dover fare i conti con una miriade di possibili attenuanti. The Wolf ritrae un personaggio controverso, in termini simili. Un auto-ritratto di villan con piglio narrativo e intrigante. Ispirato appunto all’omonima autobiografia di Jordan Belfort. Si ironizza, si romanza e si descrive una caricatura spassosa su un imprenditore senza scrupoli, ma vulcanico. Probabile che non tutti i cineasti sarebbero in grado di filmare una personalità discutibile, così “Scorsesemente”. Con impronta esperta, il regista trasforma le perversioni e il cinismo del nostro in un congegno ilare e frenetico. Una pellicola che sembra elaborarsi come per certi personaggi Simpsoniani, biasimevoli, trasformati in caricature da scompisciarsi. Resta impresso l’incontro scontro tra i due poli, a bordo del panfilo di Belfort-DiCaprio. Non mancano ingenti quantità di situazioni grottesche e non propriamente vestali. Presumibilmente, la pellicola e/o lo stesso libro, potrebbero essere un monito. Oppure un sagace affresco liberale. Il soggetto, nel bene e nel male, ne esce come indomabile furbastro.
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the thin red line
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lunedì 30 giugno 2014
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lo scorsese tarantiniano che non ti aspetti
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Devo ammetterlo, non avevo grandi aspettative per questo film a causa dell'argomento trattato, secondo me sviscerato anche troppo negli ultimi anni, ma mi sono davvero dovuto ricredere. Scorsese, all'ennesima collaborazione con Di Caprio (Eccellente come di consueto), racconta wall street da un punto di vista grottesco e informale (quasi volgare ma senza ridicolizzarlo). L'ascesa e la caduta dell'aspirante broker Jordan Belfort nell'olimpo di wall street è una descrizione mirata dell'incapacità dell'uomo di sapersi accontentare, la voglia di potere e soldi è inferiore solo all'ego enorme del suo protagonista in questo "lunghissimometraggio" (tre ore di film).
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Devo ammetterlo, non avevo grandi aspettative per questo film a causa dell'argomento trattato, secondo me sviscerato anche troppo negli ultimi anni, ma mi sono davvero dovuto ricredere. Scorsese, all'ennesima collaborazione con Di Caprio (Eccellente come di consueto), racconta wall street da un punto di vista grottesco e informale (quasi volgare ma senza ridicolizzarlo). L'ascesa e la caduta dell'aspirante broker Jordan Belfort nell'olimpo di wall street è una descrizione mirata dell'incapacità dell'uomo di sapersi accontentare, la voglia di potere e soldi è inferiore solo all'ego enorme del suo protagonista in questo "lunghissimometraggio" (tre ore di film). Scorsese racconta la storia in mondo inconsueto affidandosi ad attori collaudati giovani e bravissimi ad entrare nella parte degli psicopatici semi-tossici e alcolizzati broker; i lunghi dialoghi intrisi di parolacce e imprecazioni approfondiscono spesso argomenti banali: qui il tratto tarantiniano del film esce senza nascondersi intrattenendo e sconvolgendo lo spettatore che ammutolisce davanti a cotanta competenza tecnica alternata a sconcertante follia allucinata della squadra di broker creata dal protagonista. C'è poco spazio per la drammaturgia in questa pellicola che da risalto invece allo sfarzo e alla goduria che i soldi la droga e il sesso possono offrire alla gente comune abituata a tirare a campare. Un cast eccelso che ci intrattiene per tre ore senza farci sbadigliare grazie anche alla struttura tarantiniana del film. La conseguente e ovvia caduta del protagonista è resa più leggera da quell'essere considerato comunque leggenda dopo aver pagato il proprio dazio in carcere. Leonardo Di caprio dimostra ancora una volta di essere considerato l'attore più sottovalutato della storia del cinema (ancora senza oscar!!!) Jonah Hill (già premiato) è dentro la parte come sempre e sa divertire e commuovere. Altro centro per Scorsese.
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freshit
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lunedì 13 ottobre 2014
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il maestro che ritorna
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Scorsese tira fuori un film con le contropalle: riesce innanzi tutto a far entrare in una sfera anche comica un argomento che potrebbe risultare noioso. Le 3 ore di film, contrariamente a quanto viene detto passano molto veloce ( al contrario, io mi sarei visto un'altra mezz'ora) la fotografia è perfettamente consona all'argomento del film trattato. Ci sono piccoli errori di montaggio, ma assolutamente passabili. Film consigliato sicuramente non a tutti, ma a persone che comunque vogliano vedere 3 ore di film, e capiscano un minimo di borsa.
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rukahs
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venerdì 24 gennaio 2014
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scorsese, di caprio e.. terence winter
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La già rodata coppia Scorsese - Di Caprio continua imperterrita a sfornare prodotti di livello altissimo, ma il collante speciale stavolta non può non trovarsi in una scenggiatura che rasenta la perfezione. Terence Winter (già sceneggiatore de i Soprano e Boardwalk Empire e che ci crediate o no anche di Xena e Le nuove avventure di Flipper) non si lascia sfuggire neanche per una volta il ritmo che bombarda lo spettatore per ben 3 ore che sembrano volare, mai tempi morti o scene troppo inutili e banali. Nella portata principale un Di Caprio in "forma smagliante" (come afferma il suo Jordan Belford) sempre più vicino a trasformarsi in Marlon Brando e una regia che esalta il sapore della sceneggiatura e del protagonista.
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La già rodata coppia Scorsese - Di Caprio continua imperterrita a sfornare prodotti di livello altissimo, ma il collante speciale stavolta non può non trovarsi in una scenggiatura che rasenta la perfezione. Terence Winter (già sceneggiatore de i Soprano e Boardwalk Empire e che ci crediate o no anche di Xena e Le nuove avventure di Flipper) non si lascia sfuggire neanche per una volta il ritmo che bombarda lo spettatore per ben 3 ore che sembrano volare, mai tempi morti o scene troppo inutili e banali. Nella portata principale un Di Caprio in "forma smagliante" (come afferma il suo Jordan Belford) sempre più vicino a trasformarsi in Marlon Brando e una regia che esalta il sapore della sceneggiatura e del protagonista. Dopotutto cosa vi aspettate da un film con le grandi 5 candidature: sceneggiatura non originale, regia, attori protagonista e non e ovviamente miglior film.
Non posso che augurarvi in bocca al lupo!
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