Titolo originale | Love, Marilyn |
Anno | 2012 |
Genere | Documentario, |
Produzione | USA, Francia |
Durata | 107 minuti |
Regia di | Liz Garbus |
Attori | Glenn Close, Viola Davis, Ben Foster, Jeremy Piven, Jack Lemmon, Oliver Platt Janet McTeer, Jennifer Ehle, Hope Davis, Ellen Burstyn, Eli Wallach, Elizabeth Banks, F. Murray Abraham, Jay Kanter, Molly Haskell, Amy Greene-Andrews, Milton H. Greene, Donald Spoto, Thomas Schatz, Joe DiMaggio, Norman Rosten, George Cukor, Sarah Churchwell, Jean Negulesco, Edward R. Murrow, Arthur Miller, Richard Meryman, Natasha Lytess, Joshua Logan, Stephen Lang, Paula Strasberg, Ben Gazzara, Ben Lyon, Lili Taylor, Lauren Bacall, Gloria Steinem, Lee Strasberg, Lindsay Lohan, Jack Huston, Peter Lawford, Marilyn Monroe, Laurence Olivier, Patricia Bosworth, Don Murray, Uma Thurman, Marisa Tomei, Susan Strasberg, Adrien Brody, John Daly (II), Jane Russell, Ida Bolender, Albert Bolender, George Barris, Dean Martin, Lois Banner, Evan Rachel Wood, Billy Wilder, Paul Giamatti, Truman Capote, David Strathairn. |
Uscita | lunedì 30 settembre 2013 |
Distribuzione | Feltrinelli Real Cinema |
MYmonetro | 2,85 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 18 maggio 2017
Tratto dal libro omonimo che raccoglie i testi inediti di Marilyn Monroe, il film propone interviste, materiali d'archivio, video e foto della diva americana.
CONSIGLIATO SÌ
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Un piccolo grande tesoro di lettere, poesie, appunti, pagine di diario nei quali Marilyn Monroe parla soprattutto a se stessa, si esorta a fare meglio, riconosce il ruolo delle persone a lei vicine, distingue con grande lucidità la sua persona dal personaggio che lei stessa ha creato e che ha prodotto il suo successo e la sua gabbia. È questo materiale privato, ritrovato dopo 50 anni in due scatole nell'abitazione di Lee Strasberg, che ha solleticato la curiosità di Liz Garbus, regista e produttrice solitamente portata ad altri interessi.
Pur non aggiungendo molto a quanto già noto sulla compresenza in Marilyn di talento e insicurezza, fama e solitudine, ambizione e irrimediabile tristezza, la Garbus compie un'operazione importante nel momento in cui illumina tutti questi aspetti parziali non per sottolineare una schizofrenia di fondo ma, al contrario, per dar conto di una donna vera e complessa, umanamente contraddittoria e socialmente chiamata ad una conciliazione difficile tra ribalta e retroscena come accade a molte donne da sempre. In questo evitare di gridare alla patologia e al destino dannato in partenza, in favore di un ritratto che invece avvicina il personaggio alla persona (l'attrice che si appunta la necessità di seguire le lezioni, la sposa che cerca di darsi da fare in cucina, l'imprenditrice di se stessa che ad un certo punto alza la voce rispetto alle ingiustizie contrattuali nelle quali la 20th Century Fox insiste a mantenerla), c'è l'aspetto più apprezzabile del résumé della Garbus ma anche il suo limite, perché portare il discorso un solo passo avanti le costa l'inciampo.
La combinazione, in Marilyn, di tante donne diverse offre infatti alla regista l'appiglio per strutturare il documentario come un coro: riunisce così un cast variegato di attrici di diversa età e impostazione, da Lily Taylor a Uma Thurman, da Glenn Close a Viola Davis a Marisa Tomesi a Evan Rachel Wood, cui chiede non tanto di interpretare la diva ma di impersonare ognuna delle sue facce per il tempo di una frase o di un pensiero. Eppure, il risultato finale del puzzle sfugge maliziosamente alla soluzione: c'è un pezzo mancante - ineffabile come ineffabile è il quid del divismo e la ragione per cui Norma Jeane Mortenson è diventata M.M. e nessun'altra ha mai fatto lo stesso- che spariglia le carte alla fine del gioco, strappando l'icona alla normalizzazione e alla razionalizzazione per riammantarla di mistero e imprendibile polvere di stelle.
Di Marilyn Monroe si parla ancora, dopo gli oltre 1000 libri scritti su di lei e i forse altrettanti film, la 80enne Brigitte Bardot invece nessuno la va a trovare. Gli è che Marilyn è per sempre giovane, per sempre diva, la sua immagine e il clamore attorno al suo nome sono cristallizzati al 1962, quando la bellissima 34enne è morta.
LOVE, Marilyn. Con amore, Marilyn. Quando gli appunti che Norma Jean scriveva freneticamente per sé prendevano infine la forma di lettere vere, di volta in volta indirizzate a mariti, amanti, amici, colleghi, ammiratori, c'era sempre una nota di dolcezza, un segno di affetto, a sigillarle. La donna schiacciata dalla diva provava a farsi ascoltare. Niente vezzi di primadonna, solo la tenerezza di una [...] Vai alla recensione »