dandy
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mercoledì 30 marzo 2011
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ci vediamo...panna smontata!
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Il film "testamentario" del regista,che però non ne chiude la carriera ma ne distilla le idee sulla vita e la morale.Qui il suo personaggio,sui fa "cristologicamente" carico di quella violenza che in passato i protagonisti dei suoi film hanno sperimentato, e a volte subito.Ma oltre al ritorno dei temi dominanti nell'ultimo periodo(la responsabilità dei padri verso i figli,veri o putativi che siano,l'occasione di riscattarsi)si prende in pieno petto la consapevolezza di una presenza che,da "Mystic River" e "MIllion Dollar Baby"è diventata costante nelle sue opere:la morte.Con una libertà narrativa insolita per Hollywood,Eastwood sceglie un racconto sommesso,fatto di lunghe divagazioni e momenti di umorismo(i battibecchi tra Walt e il barbiere italo-americano,gli usi degli Hmong)concedendo poco alle aspettative del pubblico,per poi far esplodere la violenza costringendo lo spettatore a fare i conti con le ingiustizie della vita.
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Il film "testamentario" del regista,che però non ne chiude la carriera ma ne distilla le idee sulla vita e la morale.Qui il suo personaggio,sui fa "cristologicamente" carico di quella violenza che in passato i protagonisti dei suoi film hanno sperimentato, e a volte subito.Ma oltre al ritorno dei temi dominanti nell'ultimo periodo(la responsabilità dei padri verso i figli,veri o putativi che siano,l'occasione di riscattarsi)si prende in pieno petto la consapevolezza di una presenza che,da "Mystic River" e "MIllion Dollar Baby"è diventata costante nelle sue opere:la morte.Con una libertà narrativa insolita per Hollywood,Eastwood sceglie un racconto sommesso,fatto di lunghe divagazioni e momenti di umorismo(i battibecchi tra Walt e il barbiere italo-americano,gli usi degli Hmong)concedendo poco alle aspettative del pubblico,per poi far esplodere la violenza costringendo lo spettatore a fare i conti con le ingiustizie della vita.La prima volta che lo vedrete potrà non piacervi,come al sottoscritto(in particolare il finale)ma va riguardato per poterlo apprezzare veramente,e più di una volta.Se siete amanti del cinema allora concorderete nell'affermare che è l'ennesimo capolavoro di uno dei migliori attori/registi di tutti i tempi,venerando,ma tutt'altro che a corto di idee e di respiro.Ingiustamente ignorato agli Oscar,a favore del meno riuscito "Changeling",si è rifatto al botteghino(dove solitamente al regista va male) ottenendo un sorprendente e meritato successo.
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michela papavassiliou
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martedì 21 febbraio 2012
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generoso e candido gran torino
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Sobborghi violenti, gangs, miseria ed individualismo sono gli ingredienti base di questo film, prodotto, diretto e interpretato da Clint Eastwood.
Walt Kowalski ex combattente nel conflitto in Corea, assassino di una dozzina di nemici, vive la sua vecchiaia col rimorso di aver ucciso guardando negli occhi un muso giallo che voleva arrendersi . Per quell' efferato delitto ha ricevuto una medaglia che odia perche' risveglia quotidianamente tutto il suo rimorso. Rimasto vedovo di una donna che ama ancora, ha due figli estranei ed un labrador Daisy che gli rende piu' tollerabile la solitudine. Vive in una zona di squadriglie urbane composte da nullafacenti e violenti ragazzi asiatici dell'etnia Hmong.
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Sobborghi violenti, gangs, miseria ed individualismo sono gli ingredienti base di questo film, prodotto, diretto e interpretato da Clint Eastwood.
Walt Kowalski ex combattente nel conflitto in Corea, assassino di una dozzina di nemici, vive la sua vecchiaia col rimorso di aver ucciso guardando negli occhi un muso giallo che voleva arrendersi . Per quell' efferato delitto ha ricevuto una medaglia che odia perche' risveglia quotidianamente tutto il suo rimorso. Rimasto vedovo di una donna che ama ancora, ha due figli estranei ed un labrador Daisy che gli rende piu' tollerabile la solitudine. Vive in una zona di squadriglie urbane composte da nullafacenti e violenti ragazzi asiatici dell'etnia Hmong. Non passa giorno in cui non debba brandire il fucile per far sgombrare i
musi gialli, come li chiama, dal suo terreno, un fazzoletto di terra di fronte alla sua casa in legno che sembra uscita da un quadro di Hopper. Poche abitudini, falciare l'erba e l'immancabile birra alla maniera di un altro polacco famoso ,Bukowsky. I vicini dagli occhi a mandorla lo infastidiscono ed una notte coglie sul fatto il giovane Thao mentre cerca di rubargli l' unico gioiello della sua vita, una vecchia Gran Torino di color verde. Walt e' un burbero ma la sua indole buona ed altruista si rivela nel giorno in cui salva la sorella di Thao, Sue dal gruppo dei soliti teppisti. La ragazza solare ed intelligente si guadagna per prima l' amicizia del polacco. Il salvataggio di Sue lo rende un'eroe agli occhi della comunita'. Gli portano doni di ogni tipo e fiori che sistematicamente finiscono nel bidone della spazzatura. Molto parco di parole gentili o sorrisi Walt aggiusta tutto e ama leggere sotto la sua veranda il giornale con accanto Daisy. La madre di Thao desidera che il figlio diventi suo tuttofare x espiare la colpa del furto. Il giovane mettera' cosi a nuovo la casa di fronte e sotto la guida di Walt imparera' quasi tutto quanto un ragazzo dovrebbe sapere nella vita. Diventeranno amici e Walt lo iniziera' al mondo dei veri uomini portardolo dal suo amico barbiere italiano in un'esilarante gag dove da timido ed impacciato imparera' ad essre grintoso e sicuro di se'. Trovera' anche un lavoro a Thao in un cantiere. Una notte Sue viene rapita e violentata e Walt sacrifichera' la sua vita pur di mandare in galera per sempre i malviventi e regalare una vita serena ai suoi due giovani amici. Gran Torino e' un film generoso, crudo e meravigliosamente candido. MP
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melania
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martedì 24 marzo 2009
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fantastico!
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E' un bellissimo film non solo per la tematica sul razzismo e sul rapporto padre-figlio ma soprattutto per la meravigliosa interpretazione di Eastwood.Il film è lui,ti conquista,ti coinvolge,ti fa entrare nelle pieghe della sua anima....davvero indimenticabile!
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alessandra verdino
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mercoledì 25 marzo 2009
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la zampata del leone
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"Grand Torino" di Clint Eastwood é un film assolutamente incredibile, assolutamente da vedere e, se si é in grado, apprezzare.
Ecco un uomo. Il Leone di Hollywood, che qui ritorna, ancora una volta, Ispettore Callaghan.
Con una parola in bocca, anzi tre: giustizia, pietà e comprensione.
Affronta un tema difficilissimo: la vecchiaia.
Dapprima, con un tocco di humor.
Quando si invecchia, i difetti si accentuano.
Il suo Kowalsky é un rompiscatole, perché é solo.
Solo nella sua solitudine, immerso nei fantasmi di un passato difficile e senza amici.
Non dovrebbe, in realtà, essere così: ha dei figli.
Ma i parenti sono, spesso, dei serpenti.
Ci possiamo scegliere gli amici ma i parenti, purtroppo, no.
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"Grand Torino" di Clint Eastwood é un film assolutamente incredibile, assolutamente da vedere e, se si é in grado, apprezzare.
Ecco un uomo. Il Leone di Hollywood, che qui ritorna, ancora una volta, Ispettore Callaghan.
Con una parola in bocca, anzi tre: giustizia, pietà e comprensione.
Affronta un tema difficilissimo: la vecchiaia.
Dapprima, con un tocco di humor.
Quando si invecchia, i difetti si accentuano.
Il suo Kowalsky é un rompiscatole, perché é solo.
Solo nella sua solitudine, immerso nei fantasmi di un passato difficile e senza amici.
Non dovrebbe, in realtà, essere così: ha dei figli.
Ma i parenti sono, spesso, dei serpenti.
Ci possiamo scegliere gli amici ma i parenti, purtroppo, no.
Ed ecco il primo tema: la solitudine di un misantripo, che é tale perché privo di veri affetti.
E la perdita, condita di nostalgia, della gioventù: la sua bella auto "Gran Torino" nel garage, che può accarezzare e ammirare ma che non si sente più di usare: per estremo pudore. E'il suo tempo perduto.
Però la vita continua e, quindi, ecco, inaspettatamente, nuove amicizie.
Che gli daranno la forza di andare avanti, di mettersi, ancora una volta, in gioco.
Ed ecco, miracolosamente, tolta l'armatura dell'uomo triste ed arrabbiato, e la voglia di vivere nuovamente.
Dovrà dare se stesso, per vendicare i suoi nuovi amici. Inaspettatamente, della razza che aveva combattuto in gioventù in guerra.
La "Pietas" umana. La forza di chiedere scusa a se stesso, sforzandosi di capire l'ultimo regalo della vita.
L'uomo nuovo che diventerà dovrà, però, inaspettatamente, ritornare quello del passato.
Gli scherzi della vita.
In questo film, sono riuniti quasi tutti i temi che Eastwood ha toccato nella sua incredibile carriera.
Il mito del silenzio e della solitudine.
La pietà verso se stesso e tutta l'umanità.
Il perdono. La ricerca di Dio e della verità assoluta.
E, infine, eccolo pienamente.
L'uomo che chiede Giustizia e che é costretto, per ottenerla, a diventare un eroe.
Eastwood non si smentisce mai.
"Gran Torino" é un grandissimo film.
Potrebbe il suo testamento spirituale.
Mi auguro di no.
Per tutti noi.
Per avere sempre la possibilità di emozionarci e di provare, vedendolo, le sue sensazioni.
Per provare nostalgia e ammirazione per un modo di vivere e vedere la vita che forse non esiste più.
E per avere la speranza che questo modo di vivere ritorni ancora.
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elena flauto
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lunedì 16 marzo 2009
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eastwood fa centro con semplicità narrativa
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Eastwood è tornato alla semplicità narrativa di Million Dollar Baby e fa centro. Dopo la complessità narrativa di Changeling, l'unico film di Clint che non ho amato,qui,in una unità di tempo e di luogo immediata,torna a colpire al cuore.Walt Kovalski è un uomo che confessa di non sapere come si fa il padre e che non comunica con figli e nipoti,ma entra in sintonia con un mondo fino a poco prima detestato. E'un razzista, ma è anche un uomo giusto e combattivo e difende Sue, la figlia dei vicini musi gialli,da una gang di afroamericani. La giovane gli fa varcare la soglia di un mondo, quello di casa sua, dove lui è capito e riesce a capire più che tra i suoi...diventa mentore del fratello di lei,Thao, un ragazzo senza coraggio e vessato dalla gang del cugino, e in un crescendo di empatia con questa nuova famiglia, per difendere Thao,in realtà Kovalski porta lo scontro con i giovani teppisti gialli ad un punto di non ritorno.
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Eastwood è tornato alla semplicità narrativa di Million Dollar Baby e fa centro. Dopo la complessità narrativa di Changeling, l'unico film di Clint che non ho amato,qui,in una unità di tempo e di luogo immediata,torna a colpire al cuore.Walt Kovalski è un uomo che confessa di non sapere come si fa il padre e che non comunica con figli e nipoti,ma entra in sintonia con un mondo fino a poco prima detestato. E'un razzista, ma è anche un uomo giusto e combattivo e difende Sue, la figlia dei vicini musi gialli,da una gang di afroamericani. La giovane gli fa varcare la soglia di un mondo, quello di casa sua, dove lui è capito e riesce a capire più che tra i suoi...diventa mentore del fratello di lei,Thao, un ragazzo senza coraggio e vessato dalla gang del cugino, e in un crescendo di empatia con questa nuova famiglia, per difendere Thao,in realtà Kovalski porta lo scontro con i giovani teppisti gialli ad un punto di non ritorno. Thao intanto ha imparato il coraggio di un uomo e vorrebbe vendicarsi dell'aggressione subita dalla dolce Sue, ma Walt che ha appena scoperto di avere una grave malattia, si sacrifica per lui che diventa l'erede di ciò che Kovalski amava di più: il suo cane e la sua auto Gran Torino. Eastwood racconta il tutto con una preziosa semplicità rendendo indimenticabile il suo personaggio che da chiuso e fortemente razzista si apre a sprazzi di sorrisi e golosità, quando si immerge in una cultura, quella della famiglia asiatica di etnia Hmong, tenuta in vita con grande rispetto delle proprie tradizioni. Kovalski con quel segno di pollice e indice a indicare la pistola come nei giochi dei bambini, con quel ringhiare come un cane quando viene irritato dall'invasione e prepotenza altrui,con quel rapportarsi con ironia da vero uomo con il suo barbiere,con la sua dipendenza dalle lattine di birra tenute al fresco e bevute in compagnia del suo golden retriver,con il suo bisogno di decoro ed ordine, con la sua idiosincrasia per la chiesa, con il ricordo della sua defunta ed amata moglie, la migliore donna al mondo, con il suo confessare solo 2 peccati in tutta una vita: un bacio ad un'altra donna da sposato e non avere pagato le tasse sulla vendita di un auto, è un uomo che conosce la vita e ha guardato in faccia la morte durante la guerra di Corea. Ed è un personaggio tra i più riusciti tra quelli diretti ed interpretati dal grande Clint Eastwood.
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brian77
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giovedì 19 marzo 2009
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gran film
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Il film mi è piaciuto molto ed è senz'altro fra i quattro o cinque migliori della stagione (con The Hurt Locker e pochi altri), anche se non vale capolavori recenti di Eastwood come "Mystic River" o "Million Dollar Baby". E' un film "piccolo" e intenso su un personaggio pieno di pregiudizi perché quella è la sua cultura angusta, ma con una sua visione etica del mondo che a poco a poco lo porta a fare scelte decisive. Non sono invece d'accordo né con chi lo elogia in quanto antirazzista, né tanto meno con chi lo condanna in quanto razzista. Questo non è un film ideologico, è un film problematico su un personaggio, sul suo modo di riflettere sul mondo, sulla propria vita, sulla morte. Non dobbiamo leggere Eastwood in chiave ideologica, né in un senso né nell'altro.
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Il film mi è piaciuto molto ed è senz'altro fra i quattro o cinque migliori della stagione (con The Hurt Locker e pochi altri), anche se non vale capolavori recenti di Eastwood come "Mystic River" o "Million Dollar Baby". E' un film "piccolo" e intenso su un personaggio pieno di pregiudizi perché quella è la sua cultura angusta, ma con una sua visione etica del mondo che a poco a poco lo porta a fare scelte decisive. Non sono invece d'accordo né con chi lo elogia in quanto antirazzista, né tanto meno con chi lo condanna in quanto razzista. Questo non è un film ideologico, è un film problematico su un personaggio, sul suo modo di riflettere sul mondo, sulla propria vita, sulla morte. Non dobbiamo leggere Eastwood in chiave ideologica, né in un senso né nell'altro. E - come sempre - non sono d'accordo con chi dice di proiettarlo nelle scuole come pistolotto antirazziale: nelle scuole bisogna insegnare a guardare dentro ai film in quanto tali, e non ad usarli come arma di diffusione delle belle idee. Bisogna formare degli spettatori critici, capaci di leggere i film; non degli spettatori passivi, che si lascino influenzare dalle idee (per quanto buone) di un film. Va bene proiettarlo nelle scuole: ma per studiarlo come esempio di ottimo cinema, non per propagandare il rifiuto del razzismo. Se un ragazzo cresce abituandosi a valutare film, libri e idee, diventerà di conseguenza antirazzista. Se è contro il razzismo perché si lascia influenzare emotivamente da un film, cambierà presto idea davanti al prossimo film o libro o cattivo maestro...
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paperinik
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lunedì 23 marzo 2009
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non sbaglia un colpo: pure da regista!
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Clint è ancora in piena forma: l'occhio della sua regia è vigoroso e rigoroso, ma questo lo si è capito da tempo.
Ormai si riconosce lo "stile Eastwood", nel tocco e nella trama. In aggiunta, stavolta, il film è anche incalzante e ben ritmato, grazie a una sceneggiatura davvero a tempo e a tratti davvero godibile.
Certo, l'intelaiatura lascia poco al contributo personale dello spettatore, ma la scelta di una narrazione strettamente didascalica è il marchio di fabbrica a cui siamo ormai abituati: piacere o meno è questione di gusti.
In ogni caso impagabile la postura da cow-boy con la mano a pistola: un lento giro di camera che segue la semi-soggettiva mentre prende via via la mira contro i teppisti del quartere.
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Clint è ancora in piena forma: l'occhio della sua regia è vigoroso e rigoroso, ma questo lo si è capito da tempo.
Ormai si riconosce lo "stile Eastwood", nel tocco e nella trama. In aggiunta, stavolta, il film è anche incalzante e ben ritmato, grazie a una sceneggiatura davvero a tempo e a tratti davvero godibile.
Certo, l'intelaiatura lascia poco al contributo personale dello spettatore, ma la scelta di una narrazione strettamente didascalica è il marchio di fabbrica a cui siamo ormai abituati: piacere o meno è questione di gusti.
In ogni caso impagabile la postura da cow-boy con la mano a pistola: un lento giro di camera che segue la semi-soggettiva mentre prende via via la mira contro i teppisti del quartere.
Toccante anche il richiamo alla passione, sebbene l'immagine rovesciata suscita qualche inquietudine.
Saranno anche solo due le espressioni del nostro eroe: con e senza sigaro; eppure la smorfia di disgusto dipinta sul volto mentre i nipotini si genuflettono vale il film intero.
Siamo forse di fronte Maestro? Di certo è ormai una garanzia.
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francesca meneghetti
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domenica 29 marzo 2009
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una rivisitazione del mito della frontiera
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Difficile non ripetere quanto è già stato detto in termini di apprezzamento su "Gran Torino", ma , a caldo, si possono proporre alcune impressioni frammentarie. Il film emoziona, non solo per l’intensità di alcuni momenti drammatici, ma perché si ha l’impressione che Clint Eastwood, al pari del suo protagonista, voglia lasciare un suo ultimo messaggio al pubblico, quasi custodisse dietro la sua scorza secca e rugosa, un segreto sul suo destino (il tema della morte, dal cui riflesso si illumina la vita, c’era anche in Million Dollar Baby, solo che visto da un altro punto di vita). Il testamento morale che il grande attore-regista ci consegna è che il sentimento tipicamente americano della “frontiera”, che si traduce nella franchezza del linguaggio portata all’estremo, nel mito dell’autodifesa spinta fino all’aggressività, non deve disgiungersi dalla giustizia e dall’umanità (in Million Dollar Baby, sfidando la legge, qui rispettandola).
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Difficile non ripetere quanto è già stato detto in termini di apprezzamento su "Gran Torino", ma , a caldo, si possono proporre alcune impressioni frammentarie. Il film emoziona, non solo per l’intensità di alcuni momenti drammatici, ma perché si ha l’impressione che Clint Eastwood, al pari del suo protagonista, voglia lasciare un suo ultimo messaggio al pubblico, quasi custodisse dietro la sua scorza secca e rugosa, un segreto sul suo destino (il tema della morte, dal cui riflesso si illumina la vita, c’era anche in Million Dollar Baby, solo che visto da un altro punto di vita). Il testamento morale che il grande attore-regista ci consegna è che il sentimento tipicamente americano della “frontiera”, che si traduce nella franchezza del linguaggio portata all’estremo, nel mito dell’autodifesa spinta fino all’aggressività, non deve disgiungersi dalla giustizia e dall’umanità (in Million Dollar Baby, sfidando la legge, qui rispettandola). Difficile stabilire se il tema del razzismo, ovvero delle tensioni tra diverse etnie, acuite dalla crisi e dall’insicurezza, sia prioritario o strumentale rispetto a questa intenzione, ma propenderei per la seconda ipotesi. Walt Kowalski si muove in un mondo trasformato dai tempi, in cui i nipoti, allo stesso titolo delle bande giovanili, sono “strani animali” osservati con occhio moralistico più che antropologico, con pregiudizio convinto. E tuttavia, poiché il film si può definire anche “di formazione”, a crescere e a trasformarsi non è solo il timido Thao, il ragazzo hmong vicino di casa, ma anche lo stesso Walt: che riesce a vedere, oltre le apparenze, chi sono davvero i suoi familiari e i suoi vicini, molto meno stranieri dei propri figli. Resta il dubbio se il razzismo di parola, che risulta sdoganato tra Walt e i suoi amici (Thao e la sorella Sue e il barbiere), sia sempre dissociabile dai fatti, così da risultare praticamente innocente. Molto interessante, invece, nell’ambito della questione del razzismo, la differenza per genere che si viene a determinare: Sue spiega che le ragazze si adattano meglio e finiscono al college, mentre i loro coetanei maschi, disadattati, finiscono in prigione. Però Sue, una donna, è quella che subisce la violenza peggiore: è come quei materiali resistenti e forti che rivelano improvvisamente, in particolari situazioni, la loro fragilità. In modo analogo, Clint copre il suo intenerimento nei riguardi della femminilità offesa dietro la maschera di duro e scorbutico, come già aveva fatto nei panni di Frankie, con Maggie, in Million Dollar Baby.
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guido69
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giovedì 26 marzo 2009
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meraviglioso!!!
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Non è facile parlare di questo film che ho trovato stupendo, vero cinema. Un film che stupisce, che critica il falso perbenismo invitando a concentrarsi sulla sostanza delle persone valicando le apparenze. Il polacco appare razzista, becero, chiuso al mondo ma al momento dei fatti si dimostra un grande uomo capace di lasciare alle persone che vogliono stargli vicino dei grandi insegnamenti e capace di sacrificarsi per chi ama.
Un film che immagino abbia avuto un budget limitatissimo a dimostrazione che il grande cinema non ha bisogno di grandi capitali da spendere, ma di idee, interpreti e una storia da trasmettere.
Grande grande grande Eastwood.
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tiamaster
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giovedì 24 febbraio 2011
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potente
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questo film è un thriller\drammatico molto potente..in certi punti angosciante e con molta suspance,i personaggi e i dialoghi sono belllissimi il finale stupendo,e i vari sviluppi ti tengono incollato al film fino al ultimo secondo!!!
complimenti clint!!!
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