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James Dean ‘risorge’ a Hollywood. Si apre un nuovo orizzonte

Da Peppone e Don Camillo a Audrey Hepburn e Gregory Peck, ecco chi potremmo rivedere al cinema.
di Pino Farinotti

James Dean (James Byron Dean) 8 febbraio 1931, Marion (Indiana - USA) - 30 Settembre 1955, Paso Robles (California - USA).
lunedì 18 novembre 2019 - Focus

La notizia è grossa, James Dean sta interpretando a Hollywood il suo nuovo film, Finding Jack, per la regia di Tati Golykh, tratto da un romanzo di Gareth Crocker. La domanda è: come può James Dean partecipare a un film se è morto più di 60 anni fa? Può. Adesso può. La digressione: Dean era ancora impegnato sul set de Il gigante. Nel giorno di pausa stava guidando la sua Porsche spyder verso ovest sulla U.S. Route 466 a est di Cholame, in California, quando in direzione opposta una Ford coupé attraversò la corsia della Porsche e ci fu lo scontro quasi frontale. Erano le 15.30, Dean morì alle 17.59, del 30 settembre del 1955. Eppure eccolo, adesso sul set del suo quarto film. Lo si deve alla CGI, Computer Generated Imagery, una tecnica che, attraverso un ologramma,  permette di far rivivere una persona.
 

Si apre un nuovo orizzonte, l’impossibile che diventa possibile, chi non c’è più rivive, raggiunta l’immortalità. Un confine pauroso e pericoloso. Ma il cinema non si arresta, troppo invitante la nuova frontiera. E poi trattasi di business, e tutto viene superato. 
Pino Farinotti, MYmovies.it

Si deve solo di scegliere chi resuscitare per primo. La risposta è stata James Dean, il divo morto 24enne, dunque con prospettive infinite. Con un sortilegio in più, è morto da 64 anni senza che il suo mito morisse con lui, anzi, si rilanciasse del tempo, esponenzialmente. Finding Jack è una storia di Vietnam. Racconta la vicenda di diecimila cani, usati nelle missioni, e lasciati laggiù. Secondo i produttori il mito di Dean non verrà scalfito. Sarà il suo quarto film, assicurano. 

Non c’è dubbio che adesso alcuni divi saranno violati nelle loro tombe. I loro segnali e le eredità saranno ritoccati. Addio evasione, identificazione. Addio sogno. John Wayne, Gary Cooper, Marlon Brando, Paul Newman, fra gli altri, erano eroi oggi sorpassati e incompresi, ma ancora buoni per il box office. E poi Marilyn Monroe, Grace Kelly, Audrey Hepburn, Elizabeth Taylor, erano compagne belle, sexy, vivaci, quasi sempre fedeli. Chissà cosa ne sarà di loro, nelle storie dei cineasti contemporanei. C’è un’altra opportunità, suggestiva: affiancare in un film i divi detti sopra ai loro eredi Brad Pitt, George Clooney, Leonardo DiCaprio, Angelina Jolie, le emergenti Emma Stone e Margot Robbie. Può essere suggestivo e divertente. Ma... che ibrido.  
 
Come scrittore cedo alla tentazione di stare al gioco degli ologrammi; resuscitare alcuni divi dell’età dell’oro. Di getto penso a un sequel straordinariamente evocativo, l’ evoluzione del rapporto fra Audrey Hepburn e Gregory Peck dopo Vacanze romane. Il giornalista Peck aveva fiutato il grande scoop accompagnando per Roma l’ignara principessa, facendosi riprendere da un fotografo. Alla fine, sappiamo, non la tradisce. A una conferenza ufficiale la principessa vede fra gli inviati il cronista che ha mantenuto il segreto. Il loro sguardo è intenso, promettente.


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