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Bibi Andersson: quando c'è lei, non vedi gli altri

Malata da anni, si è spenta ieri a Stoccolma l'attrice svedese scoperta da Ingmar Bergman.
di Pino Farinotti

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Bibi Andersson (Birgitta Andersson) Altri nomi: (Bibi Andersen) 11 novembre 1935, Stoccolma (Svezia) - 14 Aprile 2019, Stoccolma (Svezia). Interpreta Sara nel film di Ingmar Bergman Il posto delle fragole.
lunedì 15 aprile 2019 - Celebrities

Un mio assunto, ma non solo mio, è che il decennio del cinema più grande sono gli anni Cinquanta. Ho scritto un libro in questo senso, mi limito all'affermazione. Fra tanta qualità, di Hollywood, nostra, francese, occidentale in generale, giapponese, c'era... Ingmar Bergman.
Il settimo sigillo (1956) e Il Posto delle fragole (1957) sono opere d'arte del Novecento, accreditate sempre e dovunque. Woody Allen nel suo Manhattan (guarda la video recensione) indica le cose per cui vale la pena di vivere, fra queste c'è il cinema svedese. E credo che a questa sua affermazione non fosse estranea Bibi Andersson (1935-2019), protagonista nei due film.

Bibi aveva dunque poco più di vent'anni, non era solo dolce, bella e intensa, ma possedeva quella grazia misteriosa che il cinema trasmette: se c'è lei non vedi gli altri.
Pino Farinotti

La Andersson era già storia del cinema. Nel Settimo sigillo è la moglie di un saltimbanco goffo e insignificante, ma che... vede la madonna col bambino. Nel Posto delle fragole se ne va in giro con due compagni di viaggio, un credente e un ateo, e li tiene a bada, li dirige, fa da arbitro. Bergman è certo stato il suo mentore e il suo destino, ma c'era troppa qualità in quella ragazza perché non arrivassero le solite sirene dalla California. Lei le ascoltò ma non ne fu sedotta. Com'era stato per due superdivine conterranee come la Garbo e la Bergman, diventate, di fatto, americane.
Era bello, per una come lei, corteggiata nel mondo, mantenere quell'identità svedese, alta ed esclusiva: Stoccolma - dov'era nata - è sempre la sede del premio Nobel. Bergman la vide recitare, sedicenne, in una piccola parte in un teatro di Malmö e le fece fare uno spot pubblicitario. Un inizio come tanti altri. Poi, col grande svedese, avrebbe fatto undici film. Intese Hollywood come esperimento, passando dalla cultura del nord Europa ... al west. In Duello a El Diablo (1966), di Ralph Nelson, era una bianca violentata da un indiano, ed era del tutto credibile. Le sirene c'erano tutte, suonate da gente importante, com'era John Huston, che la volle in Lettera al Kremlino (1970). Ne L'amour en question (1978) di André Cayatte, la Andersson approcciava la cultura, sofisticata, francese della Nouvelle vague con assoluta disinvoltura, le culture erano la sua radice e il suo mestiere.


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