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Fra politica, polemiche e... paura

Marco d'Aviano, il nuovo film di Martinelli.
di Pino Farinotti

Un progetto finanziato dalla Rai

lunedì 20 settembre 2010 - Focus

Un progetto finanziato dalla Rai Il Cda della Rai ha concesso il finanziamento al nuovo progetto di Renzo Martinelli, il film su Marco d'Aviano, il frate cappuccino friulano, messo pontificio, che nella notte fra l'11 e il 12 settembre del 1683, con un accorato e intenso discorso, brandendo il crocefisso, sulla collina del Kahlembergh sopra Vienna, contribuì alla vittoria dei cristiani sui turchi.
Come sempre trattasi di scontro politico. Il tema, non c'è dubbio, è delicato. Un membro del Cda, area centrosinistra, Giorgio Van Stratel, ha votato contro il finanziamento. "Ci sembrava sbagliato e inopportuno" ha dichiarato "che un servizio pubblico partecipi alla produzione di un film che si preannuncia marcatamente anti-islamico e che ha un titolo provocatorio." I titoli saranno due: Marco d'Aviano, per la miniserie televisiva e 11 settembre 1683, per la sala.

Quadro
Un inserto, un quadro storico. La battaglia di Vienna fu drammaticamente decisiva. Se l'Islam avesse sfondato sarebbe dilagato nel cuore dell'Europa e certo l'Occidente avrebbe avuto una storia diversa, molto diversa, sempre che fosse riuscito, come accreditano certe letture, a sopravvivere. Siamo alla fine del 17° secolo, agli albori dell'era moderna. Non è improprio dire che gli scontri fra le due civiltà occupino 1400 anni, dalla morte di Maometto a... oggi. Molto importanti furono altri momenti, come Poitiers, quando nel 732 Carlo Martello spinse gli arabi verso la penisola iberica. Nel 1492 Ferdinando II e Isabella di Castiglia (quelli di Colombo) costrinsero alla resa gli Arabi a Granada. Nel 1571, a Lepanto, la flotta cristiana sconfisse quella turca e quella battaglia divenne il simbolo della riscossa cristiana rispetto all'imbattibilità musulmana nel Mediterraneo. E poi Vienna nel 1683, appunto.

L'eroe
Conosco bene l'argomento. Nel mio romanzo del 2008 L'eroe, raccontavo la storia di un sociologo italiano, importante, conosciuto nel mondo che, consapevole della debolezza della civiltà occidentale rispetto a quella islamica, decide di dare un segnale: indossare una cintura esplosiva e attivarla nella moschea di Vienna. Salvo ribaltare l'intenzione alla fine e dare un'indicazione di tolleranza e percorso comune fra le due culture. Martinelli fu uno dei primi a leggere il romanzo in bozze. Stava scrivendo, insieme ad altri, la sceneggiatura del Marco d'Aviano. A mia volta sono stato uno dei primi a leggerla. Si racconta del ragazzo Marco, nato da famiglia agiata e quasi subito combattuto fra due attitudini, quella mistica e quella dell'impegno, anche sui campi di battaglia. Divenne frate cappuccino, girò il mondo, ospite di principi e regnanti in molti stati europei. L'amicizia con il re di Polonia Giovanni Sobieski fu decisiva quando il polacco si trovò a capo della coalizione cristiana, che dovette affrontare l'avanzata dei turchi, al comando del Gran Visir Kara Mustafà, sotto la guida spirituale di Maometto IV. Le forze ottomane erano nettamente superiori, 140mila contro 80mila. Nella notte dell'11 settembre la battaglia sembrava ormai volgere a favore dei turchi, ma il giorno dopo, grazie a un attacco disperato e grazie, anche, al frate cappuccino, i cristiani prevalsero. Lo script di Martinelli privilegia la fase epica e spettacolare della storia e cerca una prospettiva equidistante fra azioni e culture avversarie. C'è rispetto verso il valore di Kara Mustafa, eroe della propria fede, omologo, nei diversi ruoli naturalmente, dell'antagonista Marco. Il Gran Visir e il messo pontificio sono entrambi sicuri di essere strumenti del loro Dio. Non hanno nessun dubbio di essere dalla parte della ragione. Martinelli, insieme a Valerio Massimo Manfredi si è impegnato per essere distante da ogni pregiudizio. Non è il buono che prevale sul cattivo, o il fedele sull'empio, è solo una guerra, sono le armi contro le armi, e la strategia militare cristiana ha la meglio. Nell'ultima stesura della sceneggiatura gli autori hanno corretto un errore evidente. Si seguiva la storia di Marco, fino a buona parte del film senza sapere chi fosse quell'eroe cristiano. Così è stato aggiunto un cartello iniziale che dà quell'informazione. Dunque il pubblico seguirà la vicenda con quell'informazione decisiva e diversa passione iniziale.

Critica
Martinelli è un regista poco amato dalla critica, per due ragioni: è un autore liberale, non fa parte della prevalente corrente di sinistra. Inoltre ha sempre fatto pochissimo per ingraziarsi i critici. Anzi, non ha perso occasione per prenderli di petto, magari con battute come "i critici è solo gente frustrata" detta da un personaggio de Il mercante di pietre. Tuttavia, come sempre, a un'azione corrisponde una reazione, a un peso un altro peso. Voglio ricordare l'affair più recente, la dialettica opposta riferita al Vallanzasca di Placido. Stralcio una piccola parte del mio intervento in quel senso: "...quando partono i titoli di coda di un film - se è importante, se è stato fatto per il dibattito e lo scandalo - il pubblico si divide. Una parte ama, una parte lo odia. Diciamo che i due gruppi possono equivalersi. E anche i gruppi che agiscono dopo, i critici, gli opinionisti, il business, la cultura eccetera, si equivalgono. È assodato che non esiste una verità, una sola, non c'è più niente di univoco. A fronte di un pensiero c'è sempre un contro-pensiero che lo annulla, e così siamo sempre allo zero...."

Paura
Dunque, per Marco d'Aviano, a fronte del pensiero detto sopra, c'è stato il relativo contro-pensiero che ha portato i propri argomenti opposti, che dico in sintesi: abbiamo una tale paura dell'Islam da doverci persino autocensurare e non celebrare un eroe come Marco d'Aviano, mentre Gheddafi annuncia che presto l'Europa sarà musulmana e Hamas ha realizzato una fiction sulla distruzione di Israele. La memoria di quella vittoria a Vienna potrebbe anche essere un promemoria per l'Islam, sicuro della nostra debolezza, che noi occidentali ... non ci arrendiamo.
Tutto questo è politica, così come è "politica" il cinema e, se non lo è, viene letto come tale. E dunque assumo la formula dei due pesi equivalenti che si annullano, e aggiungo che le due parti hanno entrambe ragione, così come avevano entrambi ragione il Gran Visir e il Marco Cappuccino. A questo punto rimane il cinema per il cinema. Che è quello di cui voglio interessarmi.

Finanziamento
Qualche notizia utile: il finanziamento è di circa 9 milioni di euro. Ecco il dettaglio delle attribuzioni: 4,1 milioni Rai fiction; 1,3 Rai cinema; 2,4 Polonia; 1,2 Austria; 0,3 prevendite estere. Martinelli ha in programma un incontro col ministro della cultura turco. È chiaro che un intervento dell'antico Paese avversario sarebbe davvero un grande segnale. Addirittura ribalterebbe il temuto significato del film.
La parte di Marco è affidata a Joseph Fiennes. Fra gli altri interpreti due presenze costanti, e prestigiose, nei lavori di Martinelli, Murray Abraham e Harvey Keitel. E poi Aljcia Bachleda Curus, la bellissima moglie di Colin Farrell.

Domanda
Una domanda può essere: che destino può avere un film su una battaglia? Il precedente Barbarossa di Martinelli non è stato fortunato. Ci si chiede a quale target si debba rivolgere un film "tradizionalmente epico". Forse lo spazio non è davvero grande, nelle sale, ci sono maggiori possibilità sul piccolo schermo. Certo puoi anche avere un successo importante con una battaglia, ma allora devi produrre un 300, e giocare con l'estetica, gli effetti e il fumetto. E così ne esce un Leonida scolpito dal computer e buono a rientrare nella play station da dove sembra uscito.
Se nel nostro tempo l'epica ha scarsi adepti, a Martinelli va comunque riconosciuto un costante tentativo spettacolare. Il regista sa rilanciare lo schermo dando la sensazione del kolossal anche se il budget non è da kolossal. E sa certamente girare. L'augurio è che la sceneggiatura, e la scrittura, siano adeguati. Non è sempre stato così.

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