Gran Torino |
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Un film di Clint Eastwood.
Con Clint Eastwood, Bee Vang, Ahney Her, Christopher Carley.
continua»
Azione,
durata 116 min.
- USA 2008.
- Warner Bros Italia
uscita lunedì 15 novembre 2021.
MYMONETRO
Gran Torino
valutazione media:
3,60
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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GRAN TORINO (come il titolo del film)di AceFeedback: 0 |
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sabato 14 marzo 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ci sono tempi in cui si uccide a sangue freddo per vendetta, in cui l’istinto prevale sulla ragione, ed i muscoli sulla mente. Walt Kowalski, un tempo ammazzava “musi gialli” in guerra, pur se indifesi od ormai spacciati. Il tempo delle pistole, e delle pallottole a furor di rivalsa, ha avuto la sua parte, com’ è normale che sia, nella vita di quest’uomo così come nella carriera di Clint Eastwood, icona cinematografica che sembra non avere la minima voglia di smettere di stupire. Questa volta lo fa portando sullo schermo una storia che magari può anche risultare già vista o banale, troppo incentrata sul burbero protagonista che l’attore/regista sembra già aver impersonato più volte. In questo caso si commetterebbe però il grave errore della superficialità. Cogliendo i numerosi spunti ironici, se così si vogliono chiamare, del film, dalla prospettiva errata, si sbaglierebbe strada, totalmente. Anche perché gran parte degli stessi riguarda insulti di stampo razziale: il giovane Thao però, impegnato nel suo percorso reale di “iniziazione”, “se li prende” tutti. E questo è solo uno dei tanti momenti importanti dell’opera, nei quali Eastwood, con estrema semplicità, cerca di porci il proprio messaggio in prima persona, forse per l’ultima volta… Ed è proprio la semplicità il mezzo migliore per farlo, e questo lo sa bene dall’alto della sua esperienza, ed allora eccoci, come lui stesso l’ha definito, il suo “film più piccolo, ma allo stesso tempo più personale ed intimo”. Gli spunti che contribuiscono a rendere lo svolgimento dei fatti più originale del solito, pervengono tutti dagli ideali e dalla personalità di Clint, e quando si sta dalla sua parte, è difficile riuscire nell’impresa di commuovere lo spettatore, o comunque di soddisfarlo. Il personaggio di “Wally”, corre il forte rischio di inciampare nel patetico, nel luogo comune. E questa è a mio avviso la trappola che il regista ci pone volutamente: non esistono personaggi stereotipati fini a se stessi. Ogni essere umano, proprio perché tale, bianco, nero o giallo che sia, può cambiare e redimere i propri mali: il Cambiamento è l’attitudine che ci rende tutti uguali. Ma Kowalski stravolgerà la sua vita solo alla fine di essa, ed aiuterà “Tardo” a sconvolgere la propria a sua volta, però all’inizio della stessa. Il tempo non conta, si è sempre in tempo. Da non sottovalutare la perspicacia nel scegliere il popolo Hmong (sulla cui storia non mi dilungo), nel rappresentare i tanto odiati co-protagonisti “diversi”. Attenzione poi alla figura, secondo me importantissima, del giovane prete: colui non vuole e non deve essere un capro espiatorio, ma piuttosto un’altra immagine stravolta dal veder scorrere una lacrima, nello scantinato dell’abitazione n° 238, da quell’espressione che mai prima di quell’istante aveva trasmesso emotività. Punto chiave del film. Assieme a tutto il pre-finale, dalla comparsa di una Sue distrutta. Un Uomo sopravvissuto alla Korea, e ad una missione suicida che gli ha valso una medaglia custodita fedelmente suo malgrado, in quella situazione riesce a mantenere la Calma, fondamentale per decidere il finale più che mai adeguato. Ebbene sì, non c’è più tempo per impugnare l’arma, quella vera, e prendere la mira; non è più il tempo degli Uomini, ma dei vigliacchi. Ed in questo tempo non si vuole più cambiare. Clinton Eastwood Jr., uomo della polvere, è riuscito a farlo.
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