Advertisement
ONDA&FUORIONDA

Diagnosi e terapia del cinema italiano.
di Pino Farinotti

In foto Isabella Ferrari e Paolo Franchi durante la conferenza stampa di chiusura della VII edizione del Fetival di Roma.
Paolo Franchi 1969, Bergamo (Italia). Regista del film E la chiamano estate.

domenica 18 novembre 2012 - News

E la chiamano estate, il film di Paolo Franchi presentato a Roma, è l'ultimo sintomo dello stato del cinema italiano. Franchi è il padrone assoluto dell'opera, scrittura e regia. A Roma la critica non solo ha stroncato il film, lo ha deriso. Quando un autore ha un'intenzione drammatica che dovrebbe attivare il pensiero invece attiva le risate è grave, è il peggio. Va detto - lo dico da molto- che la critica non è la verità assoluta, ma se tu fai un film indirizzato in quel senso, poi devi accettare la reazione... critica.
Franchi ha dichiarato: "Bisogna fare una considerazione transtemporale di un rapporto di coppia, il tempo non viene concepito in maniera lineare, un po' come in Bergson. Reiterare una scena dunque significa rileggerla e mi sembrava interessante realizzare un racconto che non si sviluppasse in senso longitudinale, dove passato, presente e futuro si mischiano". Mamma mia...
Sono le parole di un cineasta che cerca di esprimersi come uno scrittore. Da tempo (ancora) dico che la scrittura, quella profonda, quella che "cambia il mondo" non appartiene al cinema, salvo poche eccezioni: cito, fra le non molte, Moretti da noi e i Coen per il mondo. Per chiarire questo concetto lo estremizzo e mi rifaccio a Celentano, che ci spiega che il paradiso esiste e lassù si sta meglio che quaggiù. Lo può fare perché non possiede la cultura per valutare il proprio grottesco e ridicolo e, naturalmente, per valutare il proprio ruolo. Quando un regista cerca di cambiare il mondo cade nel ridicolo, com'è successo, impietosamente, a Paolo Franchi. Io ho letto Bergson, e giuro che in sala avrebbe riso come gli altri, forse di più.

Premessa
Questa premessa per rilevare il sintomo che ho detto sopra. Il cinema italiano è pieno di sintomi, qualcuno è persino buono. In questa chiave, martedì 20, all'Università Cattolica, terrò la mia prima lezione sul cinema italiano contemporaneo. Nell'ambito del corso di Armando Fumagalli. Il programma didattico che ho preparato può valere come indicazione generale, non solo "accademica". Ma con una certa mediazione, e attenzione da parte mia. Se scrivo per gli utenti di MYmovies so di rivolgermi a competenti, spesso molto competenti, e adulti. So dunque che certi miei giudizi sono filtrati da una cultura che non si fa... traviare. Per i giovani occorre prudenza. Un concetto perentorio, negativo, può attestarsi nella memoria e creare un pregiudizio che rimane lì a lungo. Il lettore di MYmovies ha la facoltà di pensare, e di dire (e lo dice) "Farinotti non capisce niente". C'è una base di partenza, che mi appartiene, in questi termini "eravamo i più bravi del mondo, adesso siamo fra i peggiori". Un'affermazione come questa, così perentoria, definitiva è anche sentimentale: l'innamorato tradito. E va, appunto, rivista, "depurata" dal sentimento. Anche se la sostanza è molto vicina alla didascalia. Non c'è dubbio che fossimo fra i più bravi e che adesso... non lo siamo più.

Legittimo
Presenterò un primo montaggio di sequenze. È legittimo, e opportuno, un promemoria, di quando "eravamo...". L'età dell'oro del cinema italiano. Ecco le sequenze:
Gassman e Sordi che si fanno fucilare pur di non rivelare un segreto militare ne La grande guerra (1960) di Monicelli.
Alberto Sordi che sputa alla macchine dei ricchi ne Una vita difficile (1961) di Dino Risi.
Il valzer di Verdi ballato da Burt Lancaster e Claudia Cardinale nel Gattopardo (1963) di Visconti.
Il passaggio del Rex in Amarcord (1973) di Fellini.
L'episodio della trattoria dove il piccolo Staiola mangia la mozzarella in carrozza, col padre, in Ladri di biciclette (1948) di De Sica.
L'incipit di Ossessione (1942), l'arrivo di Massimo Girotti nella locanda, ancora di Visconti.
Il finale dell'episodio del convento di Paisà (1946) di Rossellini.

Una volta ricordato quell'incanto, quell'arte che oltrepassa il cinema, passerò ai momenti del cinema di adesso. Focalizzando i codici e i modelli, cercando, alla fine, di dare anche qualche indicazione, proposta e soggetto, per il cinema che verrà.
Completo la premessa con la riproposta dei riconoscimenti - i tre maggiori: Oscar, Palma e Leone - ottenuti, dal dopoguerra, dal cinema italiano.

1946 Palma d'oro a Roma città aperta di Rossellini
1947 Oscar a Sciuscià, di De Sica
1949 Oscar a Ladri di biciclette, di De Sica
1951 Palma d'oro a Miracolo a Milano, di De Sica
1952 Palma d'oro a Due soldi di speranza, di Castellani
1956 Oscar a La strada, di Fellini
1957 Oscar a Le notti di Cabiria, di Fellini
1959 Leone d'oro a Il generale della rovere, di Rossellini
1959 Leone d'oro a pari merito a La grande guerra, di Monicelli.
1960 Palma d'oro a La dolce vita, di Fellini.
1962 Leone d'oro a Cronaca familiare, di Zurlini
1963 Oscar a 8 e mezzo, di Fellini
1963 Palma d'oro a Il gattopardo, di Visconti
1963 Leone d'oro a Le mani sulla città, di Rosi.
1964 Oscar a Ieri, oggi, domani, di De Sica.
1964 Leone d'oro a Deserto rosso, di Antonioni.
1965 Leone d'oro a Vaghe stelle dell'orsa, di Visconti.
1966 Palma d'oro a Signore e signori, di Germi.
1966 Leone d'oro a La battaglia di Algeri, di Pontecorvo.
1967 Palma d'oro a Blow-Up, di Antonioni.
1970 Oscar a Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, di Petri
1972 Palma d'oro a Il caso Mattei di Rosi e a La classe operaia va in paradiso di Petri.
1972 Oscar a Il giardino dei Finzi Contini di De Sica.
1974 Oscar a Amarcord, di Fellini
1977 Palma d'oro a Padre padrone dei Taviani.
1978 Palma d'oro a L'albero degli zoccoli, di Olmi.
1988 Oscar (assoluto) a L'ultimo imperatore di Bertolucci
1988 Leone d'oro a La leggenda del santo bevitore di Olmi.
1990 Oscar a Nuovo cinema Paradiso di Tornatore
1992 Oscar a Mediterraneo di Salvatores
1998 Leone d'oro a Così ridevano, di Amelio.
1999 Oscar a La vita è bella di Benigni
2001 Palma d'oro a La stanza dei figlio di Moretti.

Ultimi vent'anni 4 premi, ultimi 10 anni, nessun premio.
Questi sono numeri, non è discrezionalità, è... aritmetica. Emerge che nelle nostre stagioni eroiche vincevamo un premio all'anno. Poi ci siamo difesi. Ma nel nuovo millennio, salvo un'eccezione ormai lontana, proprio iniziale, siamo a "zero tituli". E forse ce lo meritiamo...

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati