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Sergio Sollima

Sergio Sollima è un regista, scrittore, sceneggiatore, musicista, assistente alla regia, è nato il 1 aprile 1921 a Roma (Italia) ed è morto il 1 luglio 2015 all'età di 94 anni a Roma (Italia).

Quel Sandokan di Sollima

A cura di Fabio Secchi Frau

Regista e sceneggiatore italiano, fu conosciuto per essere uno degli autori più importanti del sottogenere degli spaghetti western (Faccia a Faccia, Corri uomo corri, La resa dei conti), ma soprattutto per aver portato sul piccolo schermo Sandokan. Il 6 gennaio 1976, sul Primo Canale Rai, andò in onda, infatti, la prima puntata di questo sceneggiato televisivo. Non era il primo sceneggiato d'avventura in tv (c'erano già stati L'isola del tesoro e La freccia nera, tanti anni addietro): ma fu l'inizio della smania. Grandi venti e notti calde, siparietti di umorismo e laceranti squarci di mestizia coloniale. Cose mai viste, fra colori saturi, effetti visivi inauditi e un'aria imponente che chi non frequentava Salgari non aveva mai avuto il piacere di provare. Ci fu anche un piccolo gruppo di genitori e opinionisti in fibrillazione, animati dalla malafede ipocrita e da un moralismo ipercattolico che gridarono allo scandalo perché «si era portata la violenza nel piccolo schermo». In realtà, la loro era solo l'ignoranza più oscurantista, degna figlia del seme in cui era nata e venne spazzata via rapidamente, dal numero di consensi (un'audience di ben 27 milioni di telespettatori). Nemmeno la critica televisiva italiana, che tentò prima di definire l'opera «l'operazione culturale sciocca e inutile di riesumare in televisione romanzi ridicoli» poi di liquidare il fenomeno con l'alibi della moda passeggera, fece una figura gloriosa, fallendo miseramente di fronte alla realtà dei fatti. Perché Sandokan era l'inizio di una rivoluzione catodica morale ed estetica che cambiò i gusti nostrani negli Anni Settanta. I bambini e gli adolescenti (quelli che forse oggi sono i nostri genitori e i nostri nonni), sanamente, lasciarono che tutti si scannassero a parole fra loro. Ormai, il vaso di Pandora era stato aperto. In battuta, arrivò, infatti, anche il boom nella vendita degli altri libri di Emilio Salgari (il Ciclo dei corsari delle Antille, il ciclo dei corsari delle Bermude, il ciclo del Far West, I due marinai, Il Fiore delle Perle, I figli dell'aria e tanti altri) e, nel corso dei decenni, anche la sigla dello sceneggiato divenne una canzone italiana popolare, perché per tutti noi Sandokan «Sandokaaaaaan giallo è il sole e la forza mi dà, Sandokan, Sandokaaaaaan, dammi forza ogni giorno e ogni notte coraggio verrà», per la felicità delle tasche di Guido e Maurizio De Angelis (i mitici e tanto amati Oliver Onions).
Fu così che gli italiani familiarizzarono con il resto delle sue opere cinematografiche, immergendosi nuovamente negli spaghetti western e nel suo universo eccessivo, forse meno elegante e meno epico di maestri come Leone, ma più sanguinario e più politico.
Chiunque abbia un minimo di amore per Sollima, sa che dopo di lui, in televisione, nulla fu più come prima.

Studi e l'amicizia con Sergio Leone
Sergio Sollima nacque a Roma il primo aprile 1921. Dopo aver studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia, lavorò come critico cinematografico. Solo intorno agli Anni Cinquanta, si avvicinò alla cinepresa, diventando l'assistente regista di Domenico Paolella e, sporadicamente, anche un autore teatrale (scrisse "L'uomo e il fucile" nel 1947, diretto da Luigi Squarzina e con un cast che comprendeva Rossella Falk, Tino Buazzelli, Achille Millo, Nino Manfredi, Luciano Salce e Arnoldo Foà). Grande amico del Maestro Sergio Leone, negli Anni Sessanta, fu proprio grazie a lui che si accostò al sottogenere degli spaghetti western, rimanendone affascinato.

Gli Spaghetti western
Dapprima solo sceneggiatore di questo tipo di pellicole, decise, a un certo punto, di fare il grande salto verso la regia. Fra tutti gli autori (Ferdinando Baldi, Enzo Barboni, Alfonso Brescia, Mario Caiano, Enzo G. Castellari, Sergio e Bruno Corbucci, Franco Giraldi, Antonio Margheriti), lui fu quello che maggiori energie spese per la costruzione psicologica dei personaggi protagonisti dei suoi originali e ambiziosi film, nonché per la loro lettura ideologico-politico-sociale (la decolonizzazione e le conseguenti lotte terzomondiste, il comunismo cheguevariano, l'adesione ai principi del partito italiano Lotta Continua) senza comunque tradire i sacri canoni del genere, per l'estrema cura nella scelta delle inquadrature e del cast (amò Gian Maria Volonté, Van Cleef, Tomas Milian). Così, titoli pieni di violenza e parolacce come La resa dei conti (1966), Faccia a Faccia (1967), Corri uomo corri(1968) divennero i fulgidi esempi di quel polveroso cinema italiano ricco di duelli di Colt, colpi di scena fra miriadi di morti ammazzati, strafottenti scambi di battute spigliate e divertenti, che veniva esportato in un'America inconsapevole che il personaggio di Cuchillo, in La resa dei conti, era largamente ispirato al personaggio del Che.

L'esordio cinematografico
Ma prima di tutto questo, firmò per il grande schermo un episodio del film corale L'amore difficile (1962). Le donne, questo il titolo del suo (all'epoca) piccante sketch, risultò essere il più divertente fra i quattro, forse per l'accurata descrizione della sfacciataggine delle ragazze del 1963.

L'Agente 3S3
Con l'avvento cinematografico della saga di James Bond, Sollima fu uno dei primi che, sotto lo pseudonimo di Simon Sterling, propose agli spettatori italiani le avventure di un altro agente segreto: l'Agente 3S3. Di questo filone, la pellicola più nota, suggestiva e rocambolesca, fu senza dubbio Agente 3S3 - Massacro al sole (1966), che uscì all'estero con il titolo Hunter of the Unknown, anche se Agente 3S3 - Passaporto per l'inferno (1965), fu quello più curato dal punto di vista registico.

I noir
Negli Anni Settanta, aderì al genere noir con Città violenta (1970), Il diavolo nel cervello (1972) e Revolver (1973),, riscontrando risultati notevoli e degni di lode nel loro piccolo, anche grazie alle colonne sonore di Ennio Morricone.

Il successo di Sandokan
Di grande importanza ed enorme successo, invece, furono i suoi sceneggiati televisivi, ispirati principalmente alle opere di Emilio Salgari. Fra tutti, Sandokan fu quello che lo portò a diventare un idolo per i teenagers italiani dell'epoca, creando un vero e proprio caso nazionale. Tale fu il boom di questo sceneggiato che molti dei bambini nati intorno agli anni 1976/1978 vennero chiamati Sandokan e che il nome per personaggio fu utilizzato per definire una persona coraggiosa e forte. Inizialmente, Sollima volle utilizzare i romanzi di Salgari per girare un lungometraggio con Toshiro Mifune nel ruolo della Tigre della Malesia, ma il progetto naufragò dopo un anno, senza però che il regista lo dimenticasse. Parlando con Tullio Kezich della sua idea, la RAI gli propose di utilizzare la sua sceneggiatura per la creazione di una miniserie che non avrebbe diretto lui (si pensò a Damiano Damiani, Duccio Tessari e addirittura Sergio Leone), ma dopo molte difficoltà e tanti rifiuti, la regia cadde di nuovo nelle sue mani. Mani che perfezionarono la sceneggiatura introducendone nuovi elementi, mani che indicarono i membri del cast (Kabir Bedi, Carole André, Kumar Ganesh, Adolfo Celi, Philippe Leroy, Sal Borgese), mani che toccarono gli alberi dell'isola di Capas come location. Ma non vanno dimenticati Il corsaro nero, Il figlio di Sandokan e il film tv mai realizzato su Tremal-Naik, un indiano bengalese (protagonista di "I misteri della jungla nera", 1887) che vive nella giungla in compagnia della sua tigre Darma, e lotta contro i thug, una sanguinaria setta di assassini.

Vita privata
Sergio Sollima è il padre del regista Stefano Sollima e dell'artista Samanta Sollima. Morirà il primo luglio 2015 all'età di 94 anni.

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