"The Wolf of Wall Street", la nuova pellicola del grande Martin Scorsese, mi ha davvero sorpreso.
Raramente mi è capitato di vedere una commedia nera così irriverente e pungente; forse l'unico film che davvero può essere comparato è "Il Dottor Stranamore" di Kubrick, che con questo condivide una forte componente "scorretta".
Assistiamo all'ascesa nel mondo di Wall Street di Jordan Belfort, da giovane e ingenuo ragazzo a avido e potente cocainomane, che fonda il suo guadagno sull'illegalità. Lascia la sua vecchia vita, per entrare in una nuova composta da potere, donne, droga e qualsiasi cosa lui voglia. Non sapendo come spendere il suo denaro, organizza famose feste dionisiache e ogni tanto si dà a qualche atto di carità.
Adorato e benvoluto da tutti, soprattutto dai suoi collaboratori, vede piano piano il suo paradiso sgretolarsi...
Questo film è, secondo me, la dimostrazione di come un grande regista del cinema non perda mai la sua vena artistica neanche ad una veneranda età. Scorsese ha ancora un ha tante cose da dire e The Wolf of Wall Street è un'opera complessa che sprizza una vitalità incredibile.
Nelle sue tre ore di durata, assistiamo ad una vera e propria epopea cinematografica che ci immerge nel lato oscuro della borsa, nell'avidità e nell'illegalità, che ricorda molto il grande capolavoro dello stesso regista "Quei Bravi Ragazzi". In effetti, con quest'ultimo The Wolf ha molto in comune: la chiara vena ironica presente in Quei Bravi Ragazzi è ampliata in quest'ultimo fino a sfociare in una vera e propria commedia nera spietata.
Penso che Scorsese voglia mostrarci il sogno americano per quello che è stato considerato nei decenni.
Soldi a non finire, donne, superficialità... E' questo che è l'America, il capitalismo? Questi sono solo alcuni dei quesiti morali che vengono sollevati dalla pellicola. La cosa veramente interessante che mi ha spinto a dare 5 stelle a questo film è il suo cinismo. The Wolf of Wall Street non è controverso per le scene forti, ma per ciò che ci sta dietro: la rappresentazione di una vita vuota riempita dal denaro. A meno secondo il mio parere, perchè Scorsese decide di attuare la strategia migliore che si possa mai pensare in un film del genere: non imporre il suo pensiero.
La stessa mossa era stata utilizzata da Danny Boyle nel suo capolavoro "Trainspotting", veniva mostrata la vita dei protagonisti eroinomani senza un solo commento del regista, che lasciava allo spettatore il compito di costruirsi un'opinione mostrando semplicemente i fatti, senza filtrarli.
Scorsese fa la stessa identica cosa.
La vita di Jordan viene rappresentata senza moralismi e finto buonismo. Semplicemente la realtà e proprio in questo punto si trova l'immensa forza rivoluzionaria del film.
Mai nella mia vita cinefila mi è capitato di trovare tanta scorrettezza, forse solo nelle prime sperimentazioni di Tarantino. Con quest'ultimo è interessante denotare le somiglianze nei dialoghi, infatti a mio parere The Wolf deve molto al genio tarantiniano espresso in "Pulp Fiction" e "Le Iene", Scorsese aggiunge il suo stile e il risultato è un capolavoro imperdibile che distrugge tutti i canoni cinematografici, e si inserisce con onore tra i classici della storia del cinema.
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