Melancholia |
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Un film di Lars von Trier.
Con Charlotte Gainsbourg, Charlotte Rampling, Stellan Skarsgård, Alexander Skarsgård.
continua»
Fantascienza,
Ratings: Kids+16,
durata 130 min.
- Danimarca, Svezia, Francia, Germania 2011.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 21 ottobre 2011.
MYMONETRO
Melancholia
valutazione media:
3,54
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Nulla è uno slogan non male!di Massi(Mo)rdiniFeedback: 2673 | altri commenti e recensioni di Massi(Mo)rdini |
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sabato 11 gennaio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
E non sarebbe male nemmeno come termine per indicare ciò che ha spinto Lars Von Trier a girare questo capolavoro; nulla in quanto nichilismo, paura del niente e, paradossalmente, di tutto. Il terrore che tutto finisca, la consapevolezza della propria inutilità, il non riuscire a trovare un senso a ciò che ci accade: sono questi i sentimenti che tormentano, nel secondo capitolo del film, Claire (Charlotte Gainsbourg) nel momento in cui vede la vita prossima ad abbandonare sé e il suo pianeta a causa dell'impatto con Melancholia. Definire Melancholia un pianeta sarebbe improprio; quest'ultimo prima ancora di essere un corpo celeste è un'inclinazione all'omonimo umor nero, un male che si impossessa di noi quando siamo ancora sulla terra, o persino al nostro matrimonio. Lo sa bene Justine (la più che mai malinconica Kirsten Dunst), sorella di Claire e novella sposa di Michael, la quale non è mai stata così triste come nel giorno (che dovrebbe essere il) più felice della sua vita. Non sono sufficienti, infatti, l'amore di un uomo, l'affetto di una sorella o il successo lavorativo per placare il malessere di chi si è accorto che la vita è solo un palcoscenico su cui, per di più, si recita una tragedia. Questa (in)aspettata rivelazione sconvolge Justine, che a sua volta sconvolge ciò che le sta intorno: una delle sue prime azioni è infatti la sostituzione, sugli scaffali della biblioteca in cui si è ritirata, dei cataloghi contenenti le confortanti cosmogonie di Malevic con opere pervase da scenari cupi e presagi di morte (Bruegel, Caravaggio, Bosch, Millais). Il regista danese si affida, ancora una volta, al mondo dell'arte per descrivere ciò che è difficile spiegare con le parole. Le luci vengono utilizzate in maniera (e con intenzione) analoga: una fotografia calda, ma artificiale, nel primo capitolo (in cui però la fiamma di una lanterna non esita a bruciarne l'involucro...); luci fredde nella seconda parte, a preannunciare l'inevitabile dramma finale. Inevitabile poiché non è data alcuna possibilità di salvezza: fuggire non solo è impossibile, dal momento che cavalli, automobili e minicar si rifiutano di allontanarsi dalla villa, ma pure inutile poiché se anche ci fosse un luogo in cui rifugiarsi (la diciannovesima buca in un campo da golf che ne contiene diciotto) l'impatto del pianeta lo travolgerebbe comunque. Ancora una volta è nell'arte che si cerca riparo, in quella grotta magica costruita lavorando ramoscelli come fa la protagonista del quadro di Cranach intitolato, non a caso, come la pellicola di Von Trier. In questa raffigurazione, che è a sua volta debitrice verso l'omonima stampa di Dürer, si nota inoltre un oggetto che vedremo più volte maneggiato dal piccolo Leo, il quale (come i bambini del quadro) si diletta nel misurare con questo arnese la circonferenza di una sfera: Melancholia. Ben presto questa circonferenza si dilaterà fino a raggiungere, fisicamente, quella della Terra e cancellando definitivamente ogni immagine dall'universo e dallo schermo che lo conteneva. Esaurita la suggestione visiva, la musica torna a segnare il tono con cui si succedono gli eventi: nessuna eroica sinfonia, qui la Nona di Beethoveen (suggerita come apocalittica colonna sonora da Claire) viene sostituita dal rassegnato motivo del “Tristano e Isotta” wagneriano e infine da un boato a cui succede ciò da cui siamo partiti: il Nulla.
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