The French Dispatch

Un film di Wes Anderson. Con Benicio Del Toro, Adrien Brody, Tilda Swinton, Léa Seydoux.
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Commedia, Ratings: Kids+13, durata 108 min. - USA 2021. - Walt Disney uscita giovedì 11 novembre 2021. MYMONETRO The French Dispatch * * * - - valutazione media: 3,23 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Un vertiginoso affresco di vicende umane Valutazione 4 stelle su cinque

di Antonio Montefalcone


Feedback: 23054 | altri commenti e recensioni di Antonio Montefalcone
giovedì 18 novembre 2021

Ispirandosi ad articoli e firme storiche dell’amato periodico statunitense «The New Yorker» (come si vede dalle copertine nei titoli di coda), ma spostando l’azione in Francia, l’ultima pellicola di Anderson è (anche e non soltanto) un sentito omaggio a qualcosa che sta scomparendo (o è già scomparso), a una cultura passata di moda, a un certo modo di fare giornalismo, all’onesta ricerca della verità, al gioco di squadra, a una tradizione e alla descrizione dei stupefacenti sistemi e meccanismi nascosti dietro il fascino della carta stampata e, per estensione, del cinema analogico (l’opera è girata su pellicola), oggi sempre più soppiantati dal telematico e dal digitale. Il film mescola il bianco e nero e il colore, il live-action e l’animazione; ha un’estetica avvolgente e una grafica ricca e bizzarra, immaginifica e fantasiosa, che rimandano a miniature e modellismo, disegni e quadri pittorici.
Quattro storie, quattro godibili episodi incastonati tra loro (l’ispirazione del regista è stata la struttura del film “L’oro di Napoli” di De Sica), firmati da altrettanti giornalisti e ciascuna delle quali corrispondente a una sezione dell’immaginario magazine protagonista di questa pellicola, raccontate in immagini e parole col consueto e ammaliante, geometrico e stilizzato, personale e riconoscibile stile visivo e narrativo a cui ci ha abituati Wes Anderson con la sua mirabile filmografia.
In nome del cinema e del suo puro piacere, Wes Anderson inanella qui una serie energica, vertiginosa e minimalista di citazioni e omaggi, riconoscimenti e prodezze tecniche.
Tantissimi gli attori nel variegato cast, e tantissima carica vitale nel ritmo delle sequenze e del montaggio, ma anche nella composizione delle inquadrature, tanto piene di elementi e dettagli.
Interessante anche stavolta il sapiente utilizzo delle raffinate scenografie (precisa, curata e minuziosa la costruzione dei décor, dei costumi e accessori), dell’elegante uso della fotografia, dell’efficacia della colonna sonora.
Tutto suona di meraviglioso, nel senso di sbalorditivo, in “The French Dispatch”, ed è una gioia per gli occhi (e non solo) dello spettatore. Tutta questa grazia visiva e sonora, antinaturalistica e formale, non scade mai però nel mero esercizio di stile, manierato, fine a stesso o sterile, anzi, diventa altro, diventa arte, astrazione allegorica e commovente dell’esistenza umana, e, soprattutto, motivo di riflessione e tenerezza emotiva, perché, seppur nascosta dalla patina di divertita e divertente autoironia, il film offre temi seri ed importanti(la creatività e l’idealismo dalla cronaca all’arte, ciò che rimane della Storia contemporanea, ciò che può trasfigurare il vuoto dell’esistenza materiale o che merita di sopravvivere alle miserie e alle memorie umane), scorci di poesia, lampi di umanità, comicità e tragedia, disagio del cambiamento e morte...
Non quindi una semplice commedia mascherata da riflessione cinefilo-nostalgica, non un riduttivo inno al giornalismo che fu, non una parodica girandola di racconti e vicende ben incastrate tra loro, come potrebbe sembrare in apparenza, “The French Dispatch”  è si tutto questo ma anche altro: è soprattutto la messinscena di un disperato bisogno tutto umano di riempire con dolcezza e senso ciò che manca (e mancherà) alle nostre menti e ai nostri cuori nello spazio, nel Tempo, nelle pieghe della Storia e delle vite di ognuno di noi…

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uppercut venerdì 19 novembre 2021
ma quale "onesta ricerca della verità"?!
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Carissimo Antonio,
Wes Anderson si dichiara un "gran bugiardo" esattamente come Fellini. Quindi nessun omaggio all''"onesta ricerca della verità" (mica siamo in un editoriale, siamo in un film..., grazziaddio!). I giornalisti del film sono tutti cialtroni, devoti solo alla fede dell''artefatto come unica via di fuga dal Nulla, non meno dello stesso spudorato regista. Ed è per questo che li amiamo con infinita gratitudine. Il digitale è di una tristezza infinita non perché meno eticamente corretto ma perché sommamente noioso. Preclude la possibilità di giocare con la materia nella gioiosa fatica, da umili artigiani, di renderla miracolosamente VIVA. Seppure, ça va sans dire, solo per finta. [+]

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Carissimo Antonio,
Wes Anderson è un "gran bugiardo" esattamente come Fellini. Quindi nessun omaggio all''"onesta ricerca della verità" (mica siamo in un editoriale, siamo in un film..., grazziaddio!). I giornalisti del film sono tutti cialtroni, devoti solo alla fede dell''artefatto come unica via di fuga dal Nulla, non meno dello stesso spudorato regista. Ed è per questo che li amiamo con infinita gratitudine. Il digitale è di una tristezza infinita non perché meno eticamente corretto ma perché sommamente noioso. Preclude la possibilità di giocare con la materia nella gioiosa fatica, da umili artigiani, di renderla miracolosamente VIVA. Seppure, ça va sans dire, solo per finta. [+]

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antonio montefalcone lunedì 22 novembre 2021
sono parole di wes anderson, non mie
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Ciao Uppercut. Con le parole ''onesta ricerca della verità'' non volevo riferirmi né alla poetica di Wes Anderson, né ai personaggi di questo film. Mi riferivo invece allo spirito impegnato che animava e a ciò che caratterizzava i cronisti dell''epoca, al loro approccio nei riguardi della validità delle fonti e della diffusione di notizie; mi riferivo a un modo di fare giornalismo tipico di una certa editoria dell''epoca passata: un giornalismo che comunque è trattato da questa pellicola, e che, al di là dei suoi cialtroni giornalisti (come dici tu), si concepiva per mantenersi lontano dalla manipolazione di realtà e notizie, lontano dallo spacciare fake news (pratiche invece tanto diffuse oggi), per cercare di attenersi il più possibile alla realtà dei fatti, approfondendo o indagando sul campo questi ultimi per andare oltre la notizia e magari arrivare anche a diverse sue interpretazioni e presunte nuove ''verità'' nei e sui fatti narrati. [+]

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