“Blade Runner 2049”, esteticamente raffinato, è il degno sequel del cult del 1982. Simile e diverso dalla pellicola di Scott, la cui forza emozionale, profondità e carattere innovativo restano ineguagliabili e insuperabili, il film si mostra organico, con una propria identità, ricco e potente – soprattutto a livello tecnico e visivo – e complementare al predecessore.
Forse è un po’ esagerato o prematuro gridare al capolavoro, ma “Blade Runner 2049” è davvero ambizioso, affascinante, attraversato com’è da una sottile, malinconica solitudine esistenziale, generata dalla consapevolezza dell’impossibilità di poter esprimere tutto ciò che si vorrebbe, a prescindere dai dettami della propria natura, umana o replicante che sia. La trama noir si sovrappone ai tanti interrogativi su identità e umanità che stanno al centro del racconto. Le questioni tematiche e filosofiche sono qui un aspetto centrale – benché non compiute in modo esauriente. L’idea di base è vincente, ma lo script rivela pochezza di fondo nel trattamento tematico o nella fragilità di certi dialoghi, risultando spesso poco convincente o inconcludente.
La visione immaginifica di Villeneuve però è un omaggio e una dichiarazione d’amore al capolavoro di Scott: del suo universo vi riprende l’essenza, ma lo espande e approfondisce ulteriormente. Visivamente perfetto, in alcuni punti rarefatto in modo quasi sperimentale, e con una forza scenica da pelle d’oca.
Le pause introspettive impongono ritmo e registro; Gassner crea magniloquenti scenografie ricche di finezze e nostalgia; la musica, contrappunto suggestivo, si sviluppa nelle pieghe del plot; il grigio ghiaccio, i colori fumosi, le tinte blu scuro e le tonalità argilla si mescolano in una tavolozza che dà forma a panorami distopici e interni asfissianti (eccelso anche il comparto VFX e un lodevole artigianato); il direttore della fotografia Roger Deakins rende la meraviglia più grande: la sua luce, i suoi colori dipingono disperata poesia e perfezione stilistica in ogni immagine, fondendo magistralmente il suo sguardo con quello del regista. Scene silenziose pregne di intensi sguardi degli attori (tutti bravi) si alternano ad azione e violenza, metafore di un mondo sempre invivibile, e la pellicola diventa così un’esperienza cinematografica stupefacente, intensa, da vedere al cinema per coglierne ogni traccia figurativa, sensoriale, espressiva.
Fantascienza curata, matura e umanista che parla alla testa e al cuore del pubblico, sa trasmettere un senso di ineluttabilità dal sapore tragico e lirico allo stesso tempo, riflesso di mancanze, fragilità e incompiutezze a cui condanna l’esistenza. In questa stessa sospensione è lasciato anche lo spettatore, avvolto nelle cupe situazioni, atmosfere e suggestioni vissute dai protagonisti, perennemente in equilibrio tra ciò che è reale e ciò che non lo è. Il progresso è realmente tale? Chi è davvero un replicante? Chi un essere umano? Chi è stato creato e chi no? Qual è la vera differenza? Ma soprattutto, chi siamo veramente noi? Cos’è l’uomo? Lo sguardo verso un immaginario futuro non fa che riecheggiare i dilemmi sociali, morali e identitari del nostro presente. Si è annullato il confine fra uomo e macchina sintetica. Continua lo sfruttamento dell’uomo sul suo simulacro, o dell’uomo sull’uomo. La deriva dell'umanità è ormai senza controllo. Per quanto si voglia cercare delle soluzioni o delle risposte nel futuro, la verità risiede sempre altrove, forse in noi, forse da nessuna parte...
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weachilluminati
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venerdì 6 ottobre 2017
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caro antonio trattadii plagio autorizzato
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Privo di ogni elemento interessante, scopiazzato e senza alcuno spunto di innovazione, noioso.................ma i capolavori non si copiano mai si ottengo solo modesti risultati
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antoniomontefalcone
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lunedì 9 ottobre 2017
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ciao weach
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Ho letto le tue opinioni. Se hai notato, all'inizio della mia recensione ho scritto che "Blade Runner" di Scott, con la sua potenza emozionale, profondità e carattere innovativo, resta ineguagliabile e insuperabile. Era difficile aspettarsi il contrario. Non sono tra quelli che grida al capolavoro per "Blade Runner 2049", ma, tra pregi e difetti, lo considero comunque ben realizzato e con una sua dignità. Mancherà, come dici tu, di vera originalità e innovazione, ma ne ho apprezzato soprattutto il livello visivo/stilistico e certi suoi aspetti di qualità. Un caro saluto e a presto!
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weachilluminati
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giovedì 12 ottobre 2017
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ciao mio amico antonio
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Vedo che continui a dilettarti nel recensire.Come vedi oggi sono quasi assente; in compenso leggo di più .Amo il cinema ........................ a distanza................sta diventando banale ..... come molte cose.................sarà la vecchiaia che incombe ma vedo poca luce ovunque. Aiutami a ritrovrla, si mio faro.grazieweach
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michelevoss
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martedì 24 ottobre 2017
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weachilluminati
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Basta leggersi la sua recensione di Interstellar per chiedersi perchè lei si preoccupi dei pareri altrui al posto dei propri.
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tom87
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mercoledì 25 ottobre 2017
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“che cosa definisce un essere umano?”
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“Blade Runner 2049” è il prolungamento ossequioso di un universo visivo, ambientale, cinematografico che ha fatto epoca 35 anni fa. Il regista, scegliendo uno stile rarefatto e ipnotico, ha voluto citare ma non rifare il capolavoro di Scott, chiedendo di abbandonarsi ad un percorso che recupera il ricordo dell’opera precedente ma adattandolo a nuove esigenze. In “Blade Runner 2049” tutto ricorda il film iconico del 1982, ma tutto è allo stesso tempo qualcosa di diverso, lasciando intatto il tema cardine dell’identità, dell'umanità del replicante, e le inquietudini di natura etica e bioetica. Rivisitazione che però non ci offre nulla di nuovo e soffre della sua eccessiva ambizione filosofica.
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“Blade Runner 2049” è il prolungamento ossequioso di un universo visivo, ambientale, cinematografico che ha fatto epoca 35 anni fa. Il regista, scegliendo uno stile rarefatto e ipnotico, ha voluto citare ma non rifare il capolavoro di Scott, chiedendo di abbandonarsi ad un percorso che recupera il ricordo dell’opera precedente ma adattandolo a nuove esigenze. In “Blade Runner 2049” tutto ricorda il film iconico del 1982, ma tutto è allo stesso tempo qualcosa di diverso, lasciando intatto il tema cardine dell’identità, dell'umanità del replicante, e le inquietudini di natura etica e bioetica. Rivisitazione che però non ci offre nulla di nuovo e soffre della sua eccessiva ambizione filosofica. Allo stesso modo anche il plot, pur complesso, non ha l’asciuttezza e la sospensione del capostipite, e pecca di schematismi e questioni fin troppo enunciate. La pellicola, comunque, è solida in sé, potente visivamente e ricca di affascinanti sequenze. Ma la poesia arriva solo a tratti.
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rudy_50
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domenica 26 aprile 2020
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noioso
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ci sono delle scene di una lnghezza insopportabile
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