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Lo aspettavamo in tanti questo Blade Runner 2049. Certo il confronto con il precedente, un capolavoro assoluto, era inevitabile. Sembra, però, che il secondo abbia retto molto bene e sono molti che l'hanno apprezzato con entusiasmo, ritenendo che abbia tutte le carte in regola per stare allo stesso livello del film del 1982, col solo limite, se così si può dire, "di non essere il primo" e, per questo motivo, di essere carente di originalità. Eppure la stessa critica, non sempre benevola con i sequel, si è mostrata favorevole.
Vale anche la pena osservare che, nonostante le azioni si svolgano in un'atmosfera simile, una Los Angeles in un futuro sempre più inquietante e buio, il cuore della storia è diverso.
Nella bellissima storia raccontataci nel 1982, ci ha commosso Roy Batty (Rutger Hauer), un replicante, una creatura artificiale, più bella e intelligene dello stesso creatore e perfino con un mondo di emozioni che ne certificano un'umanità piena. Roy non ha scelte da fare, se non quella di combattere per allungare la sua esistenza o almeno per non essere soppresso prima del decorso del suo programmato tempo di vita.
In Blade Runner 2049, l'agente K (Ryon Goslin), replicante di nuova generazione e poliziotto che caccia i rimanenti replicanti ribelli di vecchia generazione, è abituato a fare il suo lavoro e a stare al suo posto, eppure si ritrova a dover fare delle scelte che arricchiscono maggiormente la sua umanità.
Cosa accade se la persona che cerchi è quella che non avresti mai voluto trovare? Cosa accade se un padre, accusato di non essere stato presente, rivela la verità più cruda, ma la sola che possa trovare comprensione. A volte per proteggere la persona amata è necessario rimanerne lontano. Siamo di fronte al paradosso dell'affermazione di un valore attraverso la sua negazione.
L'agente K ora deve fare scelte sempre più difficili e dolorose. Questa volta non siamo soltanto di fronte ad un replicante che ha acquisito le emozioni degli umani, ma di fronte ad un uomo che sa seguire il suo destino obbedendo anche ad una legge morale, ad un codice umano così antico che si perde nella notte dei tempi, la protezione di quel che rimane della sua famiglia.
L'agente K capisce la lezione impartitagli dal vecchio cacciatore e va incontro al suo destino. In silenzio, però. La mancanza di parole intensificano maggiormente la poesia del momento. Le parole non servono più da tanto tempo.
Yupsos
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