Ammettiamolo: è davvero difficile confrontarsi con una pietra miliare, una di quelle opere che in qualche modo inventano uno stile nuovo e diventano un punto di riferimento, e non è un caso se per 35 anni nessuno ha avuto il coraggio di dare a Blade Runner un seguito.
A 2049 spetta il destino di tutti i sequel: Villeneuve e compagnia bella hanno cercato di fare il meglio possibile, e ci sono riusciti, probabilmente: hanno fatto un ottimo lavoro, ma di lavoro si è trattato; anche se si percepisce chiaramente che la sensibilità verso un predecessore intoccabile li ha fatti intenzionalmente volare basso. Se è apprezzabile un certo “rispetto” nei confronti del precedente film (non si sente affatto odore di mera operazione commerciale, anzi) diventa qui quasi eccessivo e assume i toni del timore reverenziale (o della furbata) tanto da somigliare quasi più a un “fan film”, un accorato omaggio, un tributo si ma senza pretese.
Ma sia chiaro: non voglio dire che è brutto, è bellissimo !
E’ “solamente” bellissimo, però: hanno davvero fatto tutti un ottimo lavoro, dicevo. Gosling mi è piaciuto; non capisco le critiche di chi l’ha definito freddo ed inespressivo: è un replicante, diamine ! Leto invece boh… a parte il fatto che per recitare tre minuti di un quasi-cameo nascosto dietro un barbone hipster e due occhi di vetro, ci poteva stare chiunque. Ford ? Doveva interpretare se stesso invecchiato di trent’anni: così è vincere facile.
Chi stravince e meritatamente è Roger Deakins: se stavolta non vince l’oscar per la fotografia, non è una cosa seria. Ogni fotogramma è da incorniciare; però anche il suo talento è “tecnicamente” perfetto, come tutto in questo film: un lavoro fatto bene. Lavoro.
Questo film contiene vari ingredienti che, se analizzati uno ad uno e paragonati (inevitabilmente) col film del 1982, quando non sono addirittura superiori sono quantomeno degnamente confrontabili; eppure Blade Runner 2049 manca totalmente di sapore: non sa nemmeno di “minestra riscaldata” (che quando è buona fa comunque piacere) sa di plastica.
Blade Runner (1982) è stato uno di quei film (o opera d’arte in generale) che quando è arrivato ha spiazzato e creato qualcosa di nuovo: ambientazioni, personaggi e musiche “alla Blade Runner” !
Ora, Villeneuve ha fatto un bellissimo, veramente bellissimo film “alla Blade Runner” come se a un bravissimo pittore si chiedesse di fare un dipinto “alla Picasso”; io non so dipingere ma so tenere in mano un coltello: sono capace pure io di tagliare una tela come Lucio Fontana, ma il mio sarebbe solo un rovinare una tela senza la potenza creativa del gesto originale.
E’ questo il punto: Blade Runner 2049 non aggiunge nulla, proprio nulla.
La nuova Fiat 500 o il nuovo Volkswagen Maggiolino sono belle auto: molto più “belle”, comode, sicure, performanti, tecnologiche, ecologiche e quanto altro si possa dire di buono di una auto, sono “migliori” in tutto e per tutto rispetto agli “originali”, ma non sono originali. Nei libri di storia o di design, non ci saranno loro, ma gli “originali” e proprio per questo motivo.
Analogamente, credo che di Blade Runner 2049 non resterà nulla, non passerà alla storia del cinema, non verrà citata nessuna frase tantomeno nessun monologo leggendario, non verrà preso ad esempio se non come ottimo lavoro.
Forse è ora che il Cinema smetta di fare "replicanti" e investa più sulle sceneggiature e meno sul marketing, che torni a far sognare perchè quello dovrebbe essere il suo senso di esistere, invece è comunque solo business e quando (forse come in questo caso) non è fatto solo per i soldi, comunque soldi in ballo ne girano parecchi e gli investitori non vogliono rischiare, vogliono cadere sul morbido: le idee originali sono rischiose ! In una recente intervista Rutger Hauer ha detto che 35 anni fa con Blade Runner aveva "visto il futuro"; oggi Blade Runner 2049 ci mostra come il cinema del 2017 non sia più capace di vendere sogni ma "solide realtà", manco fossero nell'edilizia. Pazienza. "Ho visto cose che..."
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