L’ultima fatica di Burton è una combinazione non molto risolta di elementi (il fantasy soprannaturale, l’horror gotico, la parodia della cultura pop) che cercano invano di restare in equilibrio tra loro. Visivamente sontuosa, coinvolge però solo a tratti, e dopo un inizio effervescente (la cinepresa a volo d'uccello, i bellissimi titoli di testa, i primi 20 minuti) sembra irrigidirsi e perdersi. Nell'America del XVIII secolo, Barnabas Collins (Johnny Depp all’ 8° film con Burton) giovane aristocratico inglese, seduce e abbandona la strega Angelique Bouchard (Eva Green) favorendola a Josette. La strega lo trasforma in vampiro. Condannato a una sepoltura lunga due secoli, Barnabas viene liberato nel 1972 e tornando come un alieno nella sua famiglia, trova tutto cambiato. Eccetto Angelique, ancora invaghita di lui e gelosa del suo nuovo amore. Il film mescola sapientemente letteratura gotica e immaginario collettivo anni Settanta. I riferimenti a questi anni provengono dalla fedeltà filologica all'omonima serie tv che la pellicola ricalca e al tempo stesso amplifica, in un mix di soap-opera e realismo. La natura televisiva del serial emerge nella sezione centrale dedicata alla famiglia Collins. “Dark Shadows” ha certamente i suoi momenti divertenti e spettacolari; un cast di attori eccellenti; un crescendo inquietante verso l’epilogo; ma il complesso dell’opera resta diseguale. Piatto nella scrittura e incerto nel tono e nel registro, mostra purtroppo una stanchezza sia nella galleria dei soliti personaggi burtoniani (tipici dei suoi film anni ’80; si consideri su tutti “Beetlejuice”) sia nell’incisività della trama, purtroppo priva di quello spessore narrativo, intensità emozionale, romanticismo e lirismo altrove presenti. Il punto debole del film sembra essere nello sviluppo della storia e nel disegno di scene e personaggi, che fanno sembrare il tutto un gioco un po’ sterile e fine a se stesso. Sfavorito peraltro da un richiamo nostalgico troppo insistito nell’omaggio doveroso e citazionistico, e da una stravaganza e un umorismo spesso inefficaci e fuori luogo. Un Burton poco originale e troppo manieristico. Scenografie e fotografia, costumi e trucco, regalano indubbiamente al film un’estetica ineccepibile (a metà tra i film anni ’80 e i gotici alla "Sleepy Hollow"); ma anche qui, sotto tanto fascino ed eleganza sembra mancare l’anima. Ciò che più è riuscito, o appare interessante del film, è la rappresentazione di un disagio che ogni personaggio, e soprattutto il protagonista, nutre verso gli altri, oltre che verso i cambiamenti sociali e temporali. La disperazione fascinosa dell’autore è espressa in quest’opera nella relazione malata e tragica dei singoli componenti familiari. Se ogni personaggio è disadattato o intollerante ad accettare contrari sentimenti e circostanze, ed è incapace a trovare un equilibrio interiore e col mondo circostante, è a causa del (proprio) nucleo familiare. Per il regista la vita familiare, salvo rari casi, resta il fattore che più opprime e reprime la libertà e vitalità di un individuo al suo interno. Ciò che ne deriva è il desiderio di frantumare il suo ambiente; già in sé decomposto, poiché mai veramente comprensivo di “diversità” e sentimenti soffocati. Almeno sotto questo aspetto tematico abbiamo riconosciuto il Tim Burton di “Edward mani di forbice” e “La fabbrica di cioccolato”. Ma per un’opera di nuovo all’altezza del suo talento artistico e visionario rimandiamo, fiduciosi, al prossimo film...
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weach
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venerdì 18 maggio 2012
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caro antonio montefalcone !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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é sempre un piacere leggerti; sperereri in una tua più attiva presenzi nei vari forum di questo sito se non altro per le tue parole , sempre approriate , formalmente ineccepibili , profonde, acute. Purtroppo in questio caso non mi sento di condividera la tua letture ........e questo certo non è un problema .. anzi.............forse solo un bene per entrambi.( ci potremo così nella diversità arricchire un poco ).Ho apprezzato del film il perfetto movimento energetico fra suoni, musica ed immagini ;ne sono rimasto compiaciuto... il resto non mie è mancato.Ma caro Antonio è sempre un piacere leggerti , come detto,sta più spesso con noi .........dacci una mano a "vibrare sensazioni"!! CIAO A PRESTO
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(di antonio montefalcone)
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marezia
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sabato 19 maggio 2012
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classico errore di tutti i pretesi cinefili
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Paragonare opere PROFONDAMENTE diverse solo perché di uno stesso autore...
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(di antonio montefalcone)
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peppe2994
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venerdì 8 giugno 2012
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anche per te lo stesso
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Caro Antonio Monfalcone,anche tu come Weach,hai scritto una bellissima recensione,ricca e variegata nel suo genere.Allora io come posso non farti i complimenti di una scrittura così attenta e minuziosa.Ovviamente il mio grado di stupore è molto elevato.Veramente bravo,è stato un piacere leggerti.
[+] ti ringrazio molto!!!!
(di antonio montefalcone)
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doc steve
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martedì 26 giugno 2012
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ciao
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Anch'io voglio farti i complimenti per la recensione, scritta molto bene! ho avuto le stesse impressioni :)
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(di antonio montefalcone)
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